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  • ” You get me ” nasce con l’intento di essere un brano velocemente fruibile

    Martina Sergi, cantautrice di talento, colta e raffinata, torna con il suo nuovo singolo “You Get Me”, un brano che si distingue per la sua immediatezza e freschezza. Con questa canzone, Martina dimostra ancora una volta la sua capacità di creare musica che entra subito nel cuore, grazie a un ritmo avvolgente e estivo, pensato per essere ascoltato in loop e condiviso in ogni momento di spensieratezza.

    You Get Me” dice l’artista , nasce con l’intento di essere un brano velocemente fruibile, capace di arrivare dritto al punto fin dal primo ascolto. La canzone narra la storia di due ragazze che fremono dalla voglia di vivere il loro amore, celebrando momenti di risate, divertimento e felicità. L’euforia che le accompagna le fa sentire potenti, capaci di cambiare il mondo, un messaggio che si ripete nel ritornello, sottolineando la forza dell’amore e dell’autenticità.

    In conclusione, “You Get Me” è un singolo che conferma il talento di Martina Sergi come cantautrice capace di unire raffinatezza e immediatezza, offrendo un inno alla libertà e all’amore autentico. Un brano che, con il suo ritmo fresco e il suo messaggio positivo, si prepara a conquistare il cuore di molti ascoltatori.

  • Il satellite più pop ritrova la sua iconicità con “Luna Calamita” di Iside

    Dalle copertine di Vogue alle playlist globali, la luna è tornata al centro dell’immaginario pop. Nelle ultime stagioni è ricomparsa nei visual di moda, nei testi musicali e nei videoclip, evocata come simbolo di trasformazione, mistero e desiderio. Ma mentre molti la trattano come sfondo onirico o totem estetico, la cantautrice sarda Iside fa una scelta più radicale: in “Luna Calamita” (Daylite/The Orchard), il suo nuovo singolo, la trasforma in un diario. Intimo, silenzioso, essenziale. Non un oggetto di scena, ma una presenza costante: che ascolta, e raccoglie tutto ciò che non trova voce.

    Magnetica e distante, la luna attira da sempre i sognatori, con i loro desideri e aspirazioni, come un campo gravitazionale invisibile. Dai set lunari di Vogue Korea ai concept visivi di artiste come Billie Eilish, Rosalía e SZA, il satellite è tornato protagonista del linguaggio contemporaneo: non più solo simbolo romantico, ma archetipo di trasformazione, femminilità e mistero. Negli ultimi anni, questo immaginario ha invaso videoclip, scenografie live e interi concept album, rivelandosi una delle icone più ricorrenti nella cultura pop recente. Un ritorno che attraversa i linguaggi: da “Fly Me to the Moon” – brano diventato standard grazie a Sinatra, e oggi anche titolo di un film hollywoodiano del 2024 – la luna continua a ispirare canzoni, copertine, e pellicole cinematografiche.

    Iside lo sa bene e lo canta – «Chiudo gli occhi, spengo il cell. Luna calamita, attira tutto anche me» – con una voce che sa di sale e vento. Il testo, scritto da lei stessa, non è solo il resoconto di un amore spezzato; è il ritratto di chi, nel cuore della notte, cerca un angolo di buio per riconoscersi. Non una ballad nostalgica né un esercizio di stile, ma un pezzo che si muove tra Afrobeat, pop e R&B, sottraendosi consapevolmente ai cliché estivi. Perché per Iside la luna non è solo un emblema da contemplare, ma uno spazio in cui rifugiarsi. Non serve a creare atmosfera, ma a tenere insieme ciò che si spezza. È silenziosa, ma centrale. È il punto fisso attorno a cui ruota una voce che trova la sua forza proprio in ciò che resta in ombra.

    Anche grazie alla produzione di Kidd Reo, Krade e Young Cruel, “Luna Calamita” percorre un immaginario notturno, introspettivo, che predilige pause e mezzi toni al ritmo frenetico dei tormentoni. Dentro ci sono le relazioni di oggi, fatte di spazi vuoti, telefoni sempre accesi, silenzi che non trovano più il loro margine d’espressione e, quando lo fanno, pesano più di mille parole. Perché ci mettono a disagio, perché, abituati come siamo a rifuggire la noia e la nostra stessa presenza, sono il rumore più difficile da sopportare.

    Per capirlo, basta leggere questi versi: «Le possibilità son 0002. Nella stanza il letto è separato in due. Le mani fredde sulle tue, i litigi delle 02». Non ci sono grandi discorsi sull’amore. Solo la realtà di chi convive con distanze che nemmeno la vicinanza fisica riesce a colmare; una riuscita sintesi dei rapporti amorosi figli del nostro tempo, fatti di case, stanze e letti condivisi ma menti lontane, notti frammentate tra il bisogno dell’altro e il desiderio di allontanarsi per conoscersi – e, finalmente, riconoscersi.

    «La Luna, per me, è sempre stata una presenza che attira i pensieri e i desideri, anche quelli che non sappiamo confessare nemmeno a noi stessi – racconta Iside –. Non è solo una metafora, è un po’ come un riflesso muto, qualcosa che c’è sempre ma che non pretende attenzione. In quelle notti, nella mia stanza, avevo bisogno di silenzio. È da lì che è nata questa canzone: non da un evento preciso, ma da una sensazione che tornava ogni volta che guardavo fuori dalla finestra.»

    E in tutto questo, la Sardegna non è uno sfondo, né una cartolina da Instagram. È le onde che brillano sotto il cielo stellato, le scogliere che sfidano il maestrale, il luogo da cui si parte e a cui si torna quando serve stare lontani da tutto. È un epicentro. Con un aumento del 35% nelle produzioni musicali locali (FIMI, 2025), l’isola sta riscrivendo la mappa della musica italiana. Iside è una delle sue voci, contribuendo a quella scena locale che oggi non ha paura di parlare con voce propria.

    Il videoclip ufficiale che accompagna il pezzo, diretto da Matteo Varchetta e Kidd Reo, lo conferma: niente spiagge patinate, ma un’isola viva, che guarda il mondo dritto negli occhi.

    «In fondo, questa canzone parla anche di una forma di leggerezza – conclude l’artista -. Non quella che serve a distrarsi, ma quella che arriva quando smetti di forzare tutto. È una leggerezza che non ignora il peso delle cose, ma lo accoglie. Non è una fuga: è una piccola pausa consapevole, un modo per tornare a sentirsi interi, anche solo per un momento.»

    E proprio come la luna, che cambia ogni notte pur sembrando immobile, il brano coglie quella trasformazione silenziosa che spesso sfugge allo sguardo. Non c’è un climax, né una risoluzione. Solo l’onestà di chi si concede un momento per ascoltarsi. Niente cocktail o cliché da vacanze social, ma camere semi-buie e pensieri che restano addosso come il caldo umido di luglio. Un’estate vissuta nel cuore delle città, tra finestre aperte e silenzi interrotti da notifiche.

    Con un’estetica che richiama le atmosfere notturne della new wave pop internazionale, filtrate attraverso lo sguardo di una giovane artista italiana cresciuta tra i paesaggi di Olbia e le playlist globali, “Luna Calamita” non si rivolge a chi ha sempre tutte le risposte, ma a chi non ha paura di restare in ascolto. A chi, tra le sue tante domande, ogni tanto sceglie di perdersi. Non per cercare soluzioni, ma per abitare meglio i propri pensieri.

    E in queste notti d’estate, mentre la luna continua ad attirare pensieri e sognatori, c’è chi – ascoltando questo brano – potrà finalmente dare un nome a quel senso di attrazione inspiegabile che ci tiene svegli quando il mondo dorme. Invitandoci, implicitamente, a fermarci, anche solo per il tempo di una notte, e chiederci chi siamo quando nessuno ci guarda.

  • “Siamo stati dinosauri” è il nuovo singolo di Linn

    Dall’11 luglio 2025 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming “Siamo stati dinosauri”, il nuovo singolo di Linn in radio dal 25 luglio.

     

    “Stiamo stati dinosauri” è un brano che Linn dedica a suo fratello Federico, un inno alla tenerezza e all’amore fraterno.

    Il titolo del brano è un richiamo simbolico all’infanzia e ai momenti di gioco e spensieratezza, e vuole essere un omaggio alle persone più intime della propria vita, quelle che ci comprendono con uno sguardo.

    Con questo nuovo singolo, Linn offre un messaggio di amore e affetto, invitando gli ascoltatori a riflettere sull’importanza delle relazioni familiari e dell’amore fraterno.

    Commenta l’artista proposito del brano: ““In questi anni ho sempre mostrato, attraverso le mie canzoni, la mia parte più romantica, complessa e malinconica. Questa volta volevo spezzare la catena mostrando qualcosa che mi rende fiera, come il rapporto con mio fratello. Ho deciso di scrivere il testo proprio come una dedica. Spero che siano in tante le persone che si rivedono in questo rapporto. Chi ha un fratello o una sorella sa cosa vuol dire avere la fortuna di capirsi in un istante.”

    Il videoclip di “Siamo stati dinosauri” è un emozionante viaggio nel passato, un patchwork di vecchi filmati degli anni 90 e 00′ che racconta la storia di una vita in evoluzione. I video, presi da vecchie cassette dell’artista, sono stati convertiti in digitale e montati insieme per creare un quadro nostalgico e malinconico. Al centro c’è la famiglia, un tema cruciale per l’artista che ha voluto dare risalto al ruolo che essa ha avuto nella sua vita.

    Il video è un omaggio alla nostalgia e alla memoria, un invito a riflettere sul passato e sul presente.

    Guarda qui il visual video su YouTube: https://youtu.be/RYAK1OWRTik

    Biografia

    Linn (nome d’arte di Linda Antosiano) è una giovane artista italiana nata nel 1999, con radici a metà strada tra Piemonte e Veneto. La sua musica è un riflesso della sua personalità complessa e delle sue emozioni, che esplora temi come l’ansia e l’incertezza del futuro.

    Dopo aver completato la sua formazione professionale presso l’Accademia “MTS – Musical! The School” di teatro musicale, dove si è formata come artista a tutto tondo, includendo le discipline della danza e della recitazione, Linn ha preso parte alla tournée teatrale di “Raffaella! – Omaggio alla Carrà” come voce dell’orchestra.

    Successivamente, si è laureata presso l’istituto “VMS” di Loretta Martinez in canto pop, dove ha iniziato a produrre i suoi primi inediti. Tra i suoi ultimi singoli pubblicati ci sono “Spazi vuoti”, “Iride” e “Mille ferite per te”.

    Linn ha anche dato voce alle sigle della serie Netflix “I misteri di Barbie” e nel 2025 si è classificata tra i 40 finalisti del “Fatti sentire Festival”, che sarà trasmesso su RAI 2 ad agosto.

    “Siamo stati dinosauri” è il nuovo singolo di Linn disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dall’11 luglio 2025 e in rotazione radiofonica dal 25 luglio.

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  • La musica di Vi Skin continua a dare voce a chi non si sente mai abbastanza: il nuovo singolo è “Non è male (Studio Version)”

    «La vita è un gioco che non so giocare. Tanto vale che mi lasci andare». Comincia così “Non è male (Studio Version)”, il nuovo singolo di Vi Skin, cantautrice che negli ultimi anni ha saputo conquistare l’attenzione di pubblico e critica alternando brani di taglio intimista e personale come “Sei”, “Nei Guai”, “Calamita” e il recente “Mi avevi perso già” – una riflessione sul rapporto padre-figlia e sul percorso per imparare a bastare a se stessi – a inni sportivi quali “Amore Incondizionato” e “Ho scelto di vincere (We’re an only thing)”, dedicati all’Inter, la sua squadra del cuore, con cui ha emozionato migliaia di tifosi e preso parte a eventi ufficiali della società nerazzurra. Con questo nuovo lavoro, l’artista ciociara sceglie di pubblicare in piena estate una canzone fuori dagli schemi stagionali, senza ritmi da tormentone né parole leggere. Una decisione controcorrente, ma necessaria, che parla a chi, proprio quando tutto sembra spingere verso la spensieratezza, continua a interrogarsi, a cercare senso, a fare i conti con le proprie inquietudini e con il bisogno, spesso inascoltato, di fermarsi a respirare.

    Mentre l’immaginario collettivo invita a vivere questi mesi come evasione obbligata, Vi Skin riporta l’attenzione sul valore del dubbio e sull’importanza di accettare il fallimento, di accogliere l’errore come parte del percorso. “Non è male (Studio Version)” diventa così una risposta implicita a quella cultura della performance e del controllo che, secondo il 58° Rapporto Censis, riguarda il 58 % dei giovani (18‑34 anni) che si sente fragile e il 51,8 % che dichiara di soffrire di stati d’ansia o depressione. Un ritratto che conferma la crescente difficoltà di convivere con l’incertezza e l’imperfezione tra i più giovani, sempre più esposti alla pressione di dover essere impeccabili e vincenti.

    Il brano nasce in un pomeriggio qualunque, ma si misura con interrogativi concreti, domande che, prima o poi, attraversano la mente di chiunque cerchi di restare a galla tra aspettative e realtà: fino a che punto possiamo controllare ciò che viviamo? E cosa accade quando smettiamo di farlo? La risposta arriva, limpida, in un verso:

    «Devo imparare che sbagliare in fondo non è male.»

    Con questa frase, Vi Skin toglie il superfluo e porta in primo piano le parole e la loro fragile verità. La scelta di una “Studio Version” minimale non è solo stilistica, ma funzionale a mettere in risalto il senso e il peso di ogni verso: il focus resta sul messaggio, sui pensieri più immediati, sinceri e difficili al tempo stesso, quelli che in molti tengono per sé e pochi trovano il coraggio di ammettere, perfino a sé stessi.

    La canzone si snoda tra le contraddizioni di un amore sbilanciato, in cui la libertà di uno diventa il confine, il limite dell’altro – «La mia libertà la tua ossessione, la tua gelosia la mia prigione» -.

    «Frammenti che mi compongono», canta Vi Skin, dipingendo nel bianco e nero del suo pianoforte un’immagine, quella che racchiude l’essenza del pezzo: l’idea che siamo fatti di parti sparse, contraddittorie, a volte spezzate, e che proprio da quelle imperfezioni prende forma la nostra identità. Non esiste un’unità perfetta, ma un insieme di pezzi che, accettati e ricomposti, danno vita a qualcosa di unico.

    Dietro una melodia elegante, delicata e attraversata da una sensibilità rara, si cela il racconto di una relazione tossica, fatta di incomprensioni e privazioni, dove la passione per la musica viene vissuta dall’altro come una minaccia, non come una risorsa. Un’esperienza personale che Vi Skin sceglie di trasformare in un messaggio costruttivo, come lei stessa dichiara

    «Ho vissuto una relazione in cui la mia libertà veniva vissuta come una minaccia, la mia felicità ignorata, e la mia passione – la musica – non veniva accolta. Ho dato tanto, ho cercato di rendere il mio cuore un posto accogliente, ma ho ricevuto solo briciole. Anche da questa esperienza, però, ho scelto di trarre qualcosa di buono: ora so meglio cosa voglio e, soprattutto, cosa non voglio più.»

    In un’epoca in cui il dibattito sulle relazioni tossiche è sempre più centrale – basti pensare all’aumento di denunce per stalking e violenza psicologica registrato dal Viminale nel 2024 – Vi Skin punta i riflettori su un altro aspetto spesso taciuto: il controllo emotivo. La difficoltà di lasciare all’altro lo spazio per essere felice senza sentirsi meno amati.

    «Ho scritto questa canzone in un periodo in cui sentivo il bisogno di mollare le redini – prosegue l’artista –. Cercavo di controllare tutto per proteggermi, ma ho capito che così facendo stavo solo limitando la mia libertà. Ho capito che proprio ciò che sfugge al controllo può diventare una lezione preziosa: imparare a lasciar andare, a volte, è l’unico modo per respirare davvero. In fondo, sbagliare “non è male” se da quell’errore nasce qualcosa di nuovo.»

    Pubblicare una ballad introspettiva a luglio è una decisione controcorrente. Ma Vi Skin non cerca il consenso facile. Cerca chi, proprio nell’estate delle apparenze felici, ha bisogno di sentirsi meno solo nelle sue inquietudini.

    «Spesso pensiamo che questa stagione debba per forza coincidere con la leggerezza – conclude -. Ma conosco tante persone per cui l’estate non è una pausa dai pensieri, anzi. È un momento in cui il silenzio esterno amplifica il rumore interiore. Ho voluto dare voce anche a loro.»

    “Non è male (Studio Version)” è un invito a vivere le emozioni senza paura, ad accettare la vulnerabilità, e a concedersi il lusso di sbagliare, perché l’unico vero errore è rinunciare a vivere per il timore di fallire. E infondo, in un tempo che ci chiede di essere sempre impeccabili, imparare a fallire può essere la forma più concreta di libertà.

  • Sarai: “Iomelosento”, tra Nu Genea e Pino Daniele, un funk che conquista

    Disponibile su tutte le piattaforme digitali “Iomelosento”, il nuovo singolo di Sarai, che promette di inaugurare una nuova era musicale per l’artista. Il brano, dal sound pop-funk con venature malinconiche ma irresistibilmente groovy, segna un atteso ritorno sulla scena dopo due anni di stop forzato a causa di problemi vocali.

    “Iomelosento” è un invito profondo ad ascoltare i segnali del proprio corpo e della propria intuizione di fronte alle difficoltà, senza affannarsi a cercarne ossessivamente la causa, perché “io me lo sento, io me lo sento che non va…“. Il tema della recidività e dell’importanza dell’autoascolto viene raccontato attraverso il parallelismo con una storia d’amore tormentata e incoerente vissuta in passato dall’artista, un rapporto che ha generato sofferenza a causa dei segnali di incompatibilità ignorati.

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    Il sound del brano è un omaggio alle influenze che risuonano nelle cuffie dell’artista, da Nu Genea a Pino Daniele, da Harry Styles agli Ezra Collective. Grazie alla collaborazione con il produttore e amico Uakari (Giulio Rizzello), il pezzo si arricchisce di un groove funkeggiante, impreziosito dalle trombe di Filippo Mollicone e dal basso di Mauro Di Simone, elementi che si fondono perfettamente con la melodia pop italiana.

    Questo è solo l’inizio di questa mia nuova era pop funk e sono entusiasta di mostrarvela! Funk you”, dichiara l’artista, anticipando un progetto ricco di groove e autenticità.

    https://www.instagram.com/sonosarai_/

    https://www.facebook.com/profile.php?id=61569839173980

    https://open.spotify.com/artist/2KPYaMahPXNCrJqc0CMnUN?si=lRgcrrTfSRer1eo5f7ZwxA

    https://www.tiktok.com/@sarai.music?_t=8rw7jmeUqOn&_r=1

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    Nata a Roma nel 2001, Sarai ha iniziato a comporre e scrivere canzoni già all’età di 11 anni, trovando nella musica un essenziale canale espressivo per le sue emozioni. Cresciuta in un contesto familiare complesso, ha sempre considerato la musica come la sua salvezza e il suo principale mezzo di comunicazione.

    La sua formazione artistica è iniziata alle scuole medie con le prime esperienze da chitarrista in band. Durante il liceo, ha scoperto la sua vocazione per il canto, pubblicando il primo album, “Such a good lover”, in lingua inglese e di stampo pop-rock, con la band Four Vibes.

    Nel 2018, un anno di interscambio culturale nella Repubblica Dominicana, ottenuto grazie a una borsa di studio, ha consolidato ulteriormente il suo legame indissolubile con la musica. Successivamente al diploma, Sarai ha intrapreso un percorso accademico al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, dove si è diplomata in chitarra jazz, e sta attualmente frequentando la magistrale di composizione (Songwriting) presso l’Accademia Saint Louis di Roma.

    Parallelamente agli studi, ha iniziato a pubblicare brani in italiano con l’etichetta Talentoliquido, riscuotendo un notevole successo nella scena emergente italiana. Ha conquistato numerosi premi in contest radiofonici, ha partecipato a X Factor 2021 raggiungendo la fase dei Bootcamp e si è distinta tra oltre 700 proposte per le selezioni di Sanremo Giovani 2022.

    Negli ultimi tempi, l’artista ha affrontato e superato gravi problemi alle corde vocali, che l’hanno costretta a uno stop di quasi due anni. Oggi, Sarai è tornata con il suo ultimo singolo indipendente, “Iomelosento”, un brano che celebra la sua rinascita artistica e la sua rinnovata “fame di palco e di groove”. 

    Il suo ritorno è già stato accolto con successo, con il raggiungimento delle live audition al contest Music for Change e la vittoria dell’Eur Music Contest, che le ha garantito un premio di distribuzione video nelle metropolitane di Roma, Milano, Brescia e Genova. 


  • Suoni Mobili: ritmi brasiliani e cubani, jazz, world music, percussioni giapponesi e molto altro tra le province di Lecco e Monza e Brianza dal 21 al 27 luglio


    Guida agli appuntamenti, in programma fino a domenica 27 luglio, del festival organizzato da Musicamorfosi 

    MILANO – È in arrivo una nuova settimana di concerti nell’ambito di Suoni Mobili, il festival itinerante organizzato dall’associazione culturale Musicamorfosi e promosso dal Consorzio Brianteo Villa Greppi, che da lunedì 21 a domenica 27 luglio si concentrerà in particolare nelle province di Lecco e Monza e Brianza, con alcune “incursioni” oltreconfine, al LAC di Lugano. Vediamo quali saranno gli appuntamenti della XVI edizione in programma nei prossimi giorni.
    A Merate (Lc), Villa Confalonieri ospiterà (ore 21.30) lunedì 21 luglio il concerto del duo composto dall’arpista tedesca Maja Taube e dal clarinettista svizzero Jan Galega Brönnimann: la prima è una musicista di formazione classica, il secondo è noto nel panorama della musica jazz, della world music e dell’elettronica. Nel progetto Art of the Duo i loro mondi si mescolano e si intrecciano abilmente: la musica di questa formazione è caratterizzata, infatti, dai suoni ritmicamente concisi e brillanti dell’arpa e dalle linee melodiche (a volte liriche, a volte percussive) del clarinetto basso. I fluidi passaggi tra composizione, interpretazione e improvvisazione regalano emozioni e piacevolezza d’ascolto.  Prima del concerto (ore 19.30) sarà possibile partecipare alla visita visionaria di Villa Confalonieri, ascoltando con le cuffie wireless il contributo di Andrea Taddei.
    Martedì 22 luglio la carovana di Suoni Mobili si sposterà a Bulciago (Lc), presso il Santuario dei morti dell’Avello, dove (ore 21.30) si esibirà il trio JMO, formato da Moussa Cissokho (kora, voce),Jan Galega Brönnimann (clarinetto basso e sax soprano) e Omri Hason (percussioni orientali, hang): il gruppo, che presenterà l’album d’esordio “Al nge taa (“Andiamo!” in Mandinka, lingua parlata in Gambia, Mali e Senegal), mescola elementi della musica tradizionale africana con i nuovi suoni della contemporaneità. Le tecniche del jazz, le calde tonalità del clarinetto basso e delle percussioni orientali si fondono con l’hang (percussione di invenzione svizzera che produce un suono rilassante e meditativo) e la kora (l’arpa africana) in modo davvero convincente.
    Mercoledì 23 luglio, a Osnago (Lc), spazio a un altro duo: Villa De Capitani (ore 20) sarà la cornice perfetta del concerto intitolato “Love Songs”, che vedrà protagonisti la cantante, compositrice e arpista tedesca Agnes Verano e il vibrafonista Gabriele Boggio Ferraris, nome di punta della scena jazz italiana, impegnati in un viaggio musicale unico ed esclusivo. Da Bob Dylan a Morrisey, da Joni Mitchell a Tim Buckley, “Love Songs” è un dialogo intenso tra la voce intima di Agnes e le melodie sofisticate della sua arpa e la magia del vibrafono. Non mancheranno neppure alcune canzoni originali della musicista tedesca, nostalgiche, agrodolci e malinconiche, che catturano la fragile bellezza della transitorietà e che si sposano perfettamente con il suono caldo, avvolgente e vellutato del vibrafono.
    Sempre mercoledì 23 luglio, ma a Brugherio (Mb), in piazza Roma (ore 21.30), un gradito ritorno, quello della cantante e percussionista brasiliana Mirla Riomar e del suo gruppo: originaria di Salvador de Bahia, Mirla Riomar trasmette nella sua musica le origini e le radici sociali di un Brasile che ha saputo unire culture diverse nel corso della sua storia secolare, segnata dalla colonizzazione. Il suo stile, unico, è il risultato della fusione di ritmi bahiani (samba de roda, ijexá, forró, ramunha, maculele, samba, arrocha, samba de caboclo ma non solo) con tocchi di jazz, soul ed effetti elettronici.
    Il giorno dopo, giovedì 24 luglio, Mirla Riomar sarà di scena anche a Seregno (21.30, chiesa di S. Ambrogio) in duo con il chitarrista Marcel Vallès. La serata si aprirà con un momento meditativo (ore 20.45) affidato a Lorenzo Zandonella Callagher, con le riscritture per organo di alcuni celebri capolavori di Ettore Pozzoli, pianista, compositore e didatta originario di Seregno (in memoria del quale è nato il Concorso Pianistico Internazionale Ettore Pozzoli) diventato famoso per i suoi esercizi per pianoforte e le sue raccolte di solfeggi.
    Venerdì 25 luglio, a Barzanò (Lc), presso Peregolibri, si potrà assistere (ore 21.30) al concerto intitolato “Ritratto italiano”, con Elena Tavernini (voce), Francesco Baiguera (chitarra) e Giacomo Papetti (basso elettrico), protagonisti di un viaggio nella musica italiana degli anni Sessanta. I tre musicisti renderanno omaggio a grandi autori come Umberto Bindi e Bruno Lauzi e si faranno ispirare da tre interpreti meravigliose quali Mina, Milva e Ornella Vanoni. Le atmosfere sognanti e le trame ritmiche degli arrangiamenti proposti daranno nuova vita a un repertorio intramontabile. Il progetto si svilupperà attraverso un dialogo continuo tra voce, chitarra e sax: grazie a una tessitura ricca e raffinata, i tre musicisti valorizzeranno la profondità emotiva delle canzoni e faranno rivivere un passato condiviso, che rappresenta un’importante radice culturale della musica italiana.
    Si cambierà decisamente atmosfera sabato 26 a Correzzana (Mb): nella chiesa di S. Desiderio (ore 21) l’Inedito Flute Quartet dialogherà con l’organo e i Sanbiki, trio di percussionisti uniti dalla passione per il taiko, l’antico tamburo giapponese. A seguire, all’esterno della chiesa, i Sanbiki (ovvero Chiara Codetta, Tobia e Samuele Galimberti) datavano vita a un’esplosiva performance percussiva in cui ci sarà spazio anche per la batteria del talentuoso Mattia Venturella.
    Infine, per l’ultimo concerto della settimana, Suoni Mobili si sposterà a Cesano Maderno (Mb), nei Giardini di Palazzo Arese Borromeo, dove a partire dalle ore 21.30 la faranno da padrone i ritmi cubani. Prima si esibirà in solo la pianista, cantante e compositrice Jany McPherson, figura emergente della scena jazz internazionale, cui la collaborazione con John McLaughlin ha donato grande fama. Jany McPherson proporrà brani tratti dai suoi due album (A Long Way e Solo Piano!), nonché personali riletture di celebri successi internazionali. 
    Poi sarà la volta del trombettista e compositore Yelfris Valdés e del suo gruppo. Infaticabile sperimentatore di suoni alla costante ricerca di nuovi linguaggi, il musicista cubano (che ha affiancato artisti di fama mondiale come Madonna e Damon Albarn) porterà in scena il suo mondo musicale: non solo il jazz e le tradizioni della Isla Grande, ma anche elettronica, hip hop e pop, senza trascurare la musica indiana e le influenze arabe.

    Da segnalare, infine, che Suoni Mobili farà tappa al LAC di Lugano, “incrociandosi” con la rassegna LAC en plein air: giovedì 24 luglio sarà la volta del gruppo afrobeat/pop Afrodream, il 25 di Mirla Riomar e il 26 luglio di Jany McPherson e Yelfris Valdés.

    Maggiori info, calendario, programma in costante aggiornamento e modalità di accesso della XVI edizione di Suoni Mobili online su www.suonimobili.it e www.musicamorfosi.it
  • “Milano la città che sale”: dal 30 luglio al 15 agosto un viaggio in musica con i suoni del mondo tra i mercati rionali, le piazze e le strade del Municipio 3

    Funk, Soul, Blues, Afrobeat, Jazz, Cumbia e molto altro con Giovanni Falzone, Fanfara Olaïtan, Momi Maiga, Hip Horns Brass Collective, Sir Waldo Weathers, Henry Carpaneto, Christoph Grab ma non solo: la nuova edizione del festival organizzato da Musicamorfosi porta i ritmi del mondo nei quartieri milanesi  
    di Città Studi, Lambrate, Ortica e Acquabella 

     
    MILANO – Fino a qualche anno fa, nel periodo compreso tra la fine di luglio e Ferragosto, Milano era una città “chiusa per ferie”: strade vuote, negozi con le saracinesche abbassate, servizi ridotti, poca gente in giro e rare, anzi rarissime, proposte culturali per chi, invece di partire, restava all’ombra della Madonnina. Oggi, per fortuna, non è più così: i ritmi e i tempi della metropoli sono cambiati, le abitudini e gli stili di vita dei suoi abitanti pure e sono sempre più numerose le persone che nel periodo più caldo e vacanziero dell’anno non abbandonano la città.  Il cartellone di eventi Milano è Viva nei Quartieri, progetto finanziato dal Ministero della Cultura e attuato e coordinato dal Comune di Milano, è stato ideato  per valorizzare e alimentare il tessuto sociale e culturale dei quartieri, in particolare delle periferie, attraverso il teatro, la musica, la danza, il circo e le arti performative e l’associazione culturale Musicamorfosi (con la direzione creativa di Saul Beretta) ha pensato un programma ad hoc per chi resterà a Milano.  

    Nell’ambito di Milano è Viva nei Quartieri torna così, anche quest’anno, il festival Milano la città che sale. Nuovi rituali urbani, che si appresta a invadere, gioiosamente, i quartieri (in particolare Città Studi, Lambrate, Ortica e Acquabella), le piazze, gli spazi pubblici, i mercati rionali e i giardini di via Zanoia da cui trarranno giovamento anche i bagnanti della piscina Romano del Municipio 3, con tantissime iniziative – tutte a ingresso libero – all’insegna della musica, dell’aggregazione e dell’inclusione sociale e con una serie di concerti imperdibili in programma fino a Ferragosto in piazza Leonardo Da Vinci.  

    Dopo il viaggio a bordo del Magic Bus, che lo scorso 13 luglio ha portato gli abitanti delle case MM e alcuni fortunati ascoltatori di Radio Popolare alla Villa Reale di Monza per assistere all’ultimo live del festival Royal Summer Stage, Milano la città che sale prenderà il via ufficialmente mercoledì 30 luglio sul sagrato della Chiesina dell’Ortica  ( via Amadeo 90): qui si esibiranno (ore 21) il trombettista e compositore jazz Giovanni Falzone, nome di punta della scena italiana e internazionale, e la Fanfara Olaïtan, irresistibile formazione in arrivo dal Benin composta da sette musicisti che si sono uniti per valorizzare la tradizionale cultura Voodoo. In questa brass band percussioni tradizionali e fiati occidentali si incontrano per creare un suono coinvolgente, che combina in modo ingegnoso l’eredità della musica tradizionale di festa del Benin con uno stile che potremmo definire “vagamente jazz” e che spinge il pubblico a ballare, tenere il ritmo e cantare. Il quartiere dell’Ortica diventerà così una sorta di New Orleans, la culla del jazz, “speziata” con i colori di Cotonou, la città di provenienza della Fanfara Olaïtan. 

    La brass band africana porterà la sua energia e la sua allegria anche “on the road”, nelle zone più frequentate del Municipio 3: giovedì 31 luglio tra le bancarelle del mercato di via Ampère (dalle 9 alle 10.30), nei giardini di via Zanoia e nelll’area contigua alla piscina Romano (dalle ore 11 alle 12.30) e venerdì 1 agosto al mercato rionale di via Canaletto (dalle ore 9 alle 10.30).   

    Un altro tratto distintivo del festival è la presenza, ormai familiare, del Magic Bus, dotato di palco panoramico scoperto che ospita gli show dei musicisti: il “pullman sonoro” girerà (dalle ore 17.30 alle 21) da lunedì 11 a giovedì 14 agosto per le vie e le piazze del Municipio 3, regalando musica a domicilio, anche alla portata di finestre e balconi. Quest’anno il filo conduttore del Magic Bus di Musicamorfosi è Ciumbia la Cumbia: Ciumbia è la tipica espressione milanese di sorpresa e stupore, mentre Cumbia è un termine che indica un genere musicale colombiano (e una danza popolare che, di solito, si balla in coppia), frutto di una fusione di influenze africane, indigeni ed europee. Con Ciumbia la Cumbia gli organizzatori vogliono regalare stupore e meraviglia alla città con il desiderio di mescolare culture e integrare mondi anziché dividerli: sul palco del Magic Bus, la Cumbia si alternerà all’hip hop sfrenato del collettivo catalano Hip Horns, che fonde in modo convincente e originale rap e sonorità hip hop con la potenza degli ottoni. 

    Milano la città che sale approderà poi in piazza Leonardo da Vinci per i quattro concerti (ore 21.30, ingresso gratuito con donazione) della sezione Nuovi rituali urbani in programma dall’11 al 14 agosto: si parte lunedì 11 con il quartetto guidato dal compositore e cantante senegalese Momi Maiga, una delle voci più originali della nuova generazione di artisti dell’Africa occidentale. Cresciuto in una rinomata famiglia di griot, ha iniziato a suonare la kora (l’arpa africana) all’età di sei anni e da allora ha sviluppato un linguaggio musicale unico, che mescola le tradizioni Mandé con il jazz, il flamenco e la tradizione classica. Dotato di una notevole presenza scenica e di una grande capacità comunicativa, Momi Maiga ha collaborato con artisti come Youssou N’Dour, Jordi Savall, Seckou Keita e Amaro Freitas. In questa occasione presenterà Kairo (Pace), il suo ultimo lavoro discografico.  

    Martedì 12 agosto il palco sarà tutto per gli Hip Horns Brass Collective (in arrivo da Barcellona) e per il loro personalissimo sound, in cui il jazz di New Orleans si contamina con la cultura hip-hop senza rinunciare al groove e al rythm and blues. Nel 2024 gli Hip Horns, molto attivi sulla scena internazionale, hanno pubblicato Krewe, il loro album d’esordio, che spinge il genere brass band oltre i confini, tuffandosi in ritmi ballabili come il boombap e il bounce e traendo allo stesso tempo ispirazione dall’afrobeat, dal gospel e dal funk. 

    Mercoledi 13 agosto si cambierà completamente genere con un concerto a base di Cumbia, ma non solo: il gruppo guidato dal polistrumentista Ivan Rosas proporrà un viaggio nelle musiche popolari messicane e nei ritmi afrolatini, di cui è un profondo e apprezzato interprete. Infine, giovedì 14 sarà di scena il super combo funk-blues di Sir Waldo Weathers & Henry Carpaneto Organ Trio: un gruppo di altissimo livello formato da Sir Waldo Weathers (soprannominato The Pope of Funk, per oltre 15 anni ha fatto parte della band dell’immenso James Brown e ha collaborato anche con un mostro sacro come B.B. King) e dall’Henry Carpaneto Organ Trio, guidato da Henry Carpaneto, uno dei migliori musicisti blues a livello europeo (non a caso è stato nominato Best European Blues Piano Player). Una serata imperdibile per gli amanti della black music e del rhythm and blues.  

    Per l’ultimo appuntamento della nuova edizione di Milano la città che sale ci si sposterà alla Cascina Cuccagna, in via Cuccagna 2/4 (Municipio 4), dove il giorno di Ferragosto è previsto il doppio set (ore 19.30 e 21.30, ingresso libero) del quartetto guidato dal sassofonista svizzero Christoph Grab e completato da Nicole Johantgen (sax tenore e soprano), Maurizio Marsico (hammond) ed Elmar Frey (batteria). Premiato nel 2023 con lo Swiss Jazz Award, il riconoscimento che gli organizzatori del festival JazzAscona attribuiscono ogni anno a personalità di spicco della scena elvetica, Christoph Grab presenterà la sua versione, attualizzata e senza tempo, del Soul Jazz: che si lasci ispirare dal blues, dal funk di New Orleans, dal gospel o dalla canzone popolare svizzera, Grab e la sua band (in cui spicca la presenza dell’organo hammond e due sassofoni) riescono a creare un cortocircuito tra passato e presente che libera un’incredibile energia. Il suo ultimo progetto si intitola The RAY Session, omaggio al grande Ray Charles: pur senza stravolgerne la musica, Grab ha trasformato i suoi classici in pezzi strumentali completamente originali, che suonano come se non fossero mai esistiti in nessun altro modo. E che mantengono quell’urlo, quell’urgenza e quella qualità blues che costituisce il Dna della musica di Ray Charles.  Un rito del jazz in versione estiva e davvero unica. 

     

    Maggiori info: www.musicamorfosi.it; https://milanolacittachesale.it/2025  

  • Festival Onde musicali sul Lago d’Iseo: il giovane pianista Mattias Antonio Glavinic  in concerto domenica 20 luglio all’Accademia Tadini di Lovere (Bg)


    Nell’ambito dell’International Piano Campus organizzato dall’associazione Pianofriends, il quindicenne italo-croato Mattias Antonio Glavinic, vincitore assoluto 

    del Concorso pianistico Steinway per giovani talenti, suonerà pagine 

    di Beethoven, Schumann, Chopin e Ravel. E, il prossimo settembre, rappresenterà il nostro Paese al festival internazionale Steinway Young Talents in Concert, 

    esibendosi nella prestigiosa sala da concerto Laeiszhalle di Amburgo

     

    LOVERE (BG) – Dopo il grande successo di pubblico fatto registrare nelle prime settimane di programmazione, proseguirà nei mesi di luglio e agosto l’ottava edizione del festival Onde musicali sul Lago d’Iseo con tanti appuntamenti in agenda fino al concerto settembrino sull’isola di Loreto, atto conclusivo della rassegna. Organizzata dall’Associazione Luigi Tadini di Lovere in collaborazione con Visit Lake Iseo (l’ente di promozione turistica del Lago d’Iseo), la manifestazione anima dal 2017 le due sponde del Sebino e alcuni Comuni limitrofi nei mesi estivi ed è realizzata grazie al contributo di Regione Lombardia e al supporto di GF-Elti, Bertoni Antinfortunistica Industriale, Rotary Club Lovere-Iseo-Breno, Lions Club Lovere, Navigazione Lago d’Iseo e Comisa.
    Tra gli eventi più interessanti in programma in luglio spicca quello di sabato Solto Collina (Bg), presso l’Eremo di San Defendente, luogo di grande suggestione che offre una spettacolare vista sul lago: qui si terrà (ore 21) il coinvolgente concerto del Quadrophobia Wind Quartet, intitolato Colors. Composto da Daniel Roscia al clarinetto, Alessandro Fontanella al sassofono alto, Mattia Rullo al fagotto e Stefano Giacomelli al clarinetto basso, il quartetto è attivo sulla scena nazionale da oltre dieci anni e costituisce un’assoluta novità nel panorama della musica cameristica italiana: i timbri dei quattro strumenti si uniscono alla ricerca di nuove sonorità, senza esclusione di generi, passando dalla musica barocca alle sperimentazioni, dal jazz al blues fino al pop e oltre. Numerosi compositori bresciani hanno dedicato a questa formazione arrangiamenti e brani originali e il primo lavoro discografico dell’ensemble, intitolato In quattro,  ha ottenuto notevoli apprezzamenti di pubblico e critica.
    Nato nel 2023, il progetto Colors trae ispirazione dalle emozioni e dai sentimenti che generano i colori e dalla teoria sulla sinestesia, ovvero la capacità di percepire un senso attraverso un altro. I musicisti inviteranno gli ascoltatori ad abbinare un colore a ciascuno dei brani in programma, che includeranno celebri melodie di Karl Jenkins, Chick Corea, Astor Piazzolla, Tom Jobim ma non solo. Il risultato del sondaggio sarà elaborato tramite l’intelligenza artificiale per creare un’immagine astratta, che verrà poi pubblicata sulle pagine social del quartetto in ricordo della serata.
    Dal 12 al 27 luglio il suggestivo scenario del Lago d’Iseo farà da cornice, ancora una volta, al prestigioso International Piano Campus organizzato dall’associazione Pianofriends presso l’Accademia Tadini di Lovere, che coinvolge una novantina di giovani pianisti provenienti da tutto il mondo. Il Campus, giunto alla sedicesima edizione, offrirà due settimane di alta formazione musicale, occasioni di scambio culturale, dialogo, confronto e concerti aperti al pubblico. I maestri Vincenzo Balzani, Yuri Bogdanov, Philippe Raskin e Giuseppe Andaloro, nomi di rilievo internazionale, guideranno i partecipanti con momenti di approfondimento e perfezionamento. Accanto a loro, un’attenzione speciale sarà riservata ai più piccoli, grazie alla presenza di Catia Iglesias e Giovanna Di Donna, che offriranno la loro esperienza in percorsi dedicati alle nuove generazioni di musicisti. Il Campus culminerà in un ricco programma di concerti, che vedranno protagonisti proprio i pianisti partecipanti: un’occasione unica per scoprire le giovanissime promesse della musica classica immergendosi in un contesto di rara bellezza naturale e culturale.
    Il concerto inaugurale dell’International Piano Campus, in programma sabato 12 luglio nella Sala degli Affreschi dell’Accademia Tadini (ore 21), vedrà in scena il talentuoso diciottenne irlandese Aidan Keane, vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali e del Piano Talents Milano Prize alla César Franck International Piano Competition di Bruxelles nel 2024. Keane suonerà brani di Beethoven, John Field, Tchaikovsky, Debussy e Chopin e, dopo di lui, si esibiranno altri studenti del Campus.
    Nei giorni seguenti (sempre alle ore 21) sarà possibile ascoltare altri giovani talenti il 14, il 16, il 18 (con la sezione kids alle 18.30) e il 19 luglio, quando si svolgerà il concerto finale del primo turno, guidato da Balzani e Bogdanov. Domenica 20 luglio (ore 21) salirà sul palco dell’Accademia Tadini il quindicenne italo-croato Mattias Antonio Glavinic, vincitore assoluto quest’anno del Concorso pianistico Steinway per giovani talenti organizzato in Italia, che rappresenterà il nostro Paese al festival internazionale Steinway Young Talents in Concert esibendosi nella prestigiosa sala da concerto Laeiszhalle di Amburgo il prossimo settembre. A Lovere, Glavinic suonerà partiture di Beethoven, Schumann, Chopin e Ravel. Seguirà la seconda fase del Campus, guidata da Balzani, Raskin, e Andaloro, con i concerti serali in programma il 22, il 24, il 25 (sezione kids alle 18.30) e il 27 luglio.
    Da ricordare, infine, che domenica 20 luglio, presso la bella chiesa di Santo Stefano a Costa Volpino (Bg), alle ore 21 andrà in scena il concerto di musica sacra vocale Prière pour la paix, con Annalisa Soli (soprano), Giovanna Baldini (mezzosoprano), Alessandro Sevardi (violino), Leonardo Pini (organo) e con la partecipazione degli allievi della classe del mezzosoprano Marina Comparato. Il programma di sala prevede il Concerto in Re maggiore RV 230 di Vivaldi e diverse arie di Mozart, Händel, Bach, Elgar, Richter e dello stesso Vivaldi.
    Tutti  gli appuntamenti sono a ingresso libero.

    Maggiori info – Programma completo e aggiornamenti del festival on line qui: https://visitlakeiseo.info/eventi/onde-musicali-2025/ 
  • Nel centenario della nascita di Andrea Camilleri Olivia Sellerio canta Zara Zabara, tutte le canzoni per Montalbano tour estate 2025

    In occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Andrea Camilleri, Olivia Sellerio presenta in concerto “Zara Zabara, Canzoni per Montalbano”, tutti le canzoni scritte, arrangiate e interpretate per il Commissario Montalbano e il Giovane Montalbano I e II.

    Cinque i concerti in cinque luoghi simbolo della Sicilia: il 17 luglio al Teatro Panoramiche dei Templi di Agrigento, il 25 luglio al Baglio di Stefano di Gibellina (TP), l’8 agosto al Castello di Donnafugata a Ragusa, il 5 settembre al Teatro Greco di Taormina e il 7 settembre alla Villa Romana di Realmonte.

    Il tour proseguirà poi in autunno e per tutto il 2026.

    È inoltre in preparazione, sempre all’interno delle celebrazioni per il centenario di Camilleri (nato il 6 settembre 1925), una rilettura del repertorio di Zara Zabara con l’Orchestra Jazz Siciliana di The Brass Group di Palermo, che andrà poi a realizzarsi in una serie di concerti al Real Teatro di Santa Cecilia e in un nuovo album con gli arrangiamenti per orchestra di Pietro Leveratto.

    Oltre ai brani contenuti nell’album Zara Zabara. 12 Canzoni per Montalbano (Warner Musica 2019), Olivia Sellerio presenta in concerto insieme al suo quintetto anche altri brani, sempre legati a Camilleri e al commissario di Vigata. In particolare, U scrusciu d’u mari, scritta e dedicato allo scrittore siciliano a un anno dalla sua scomparsa e inserita nel 2020 nell’episodio “La Rete di protezione” del Commissario Montalbano. Quando a Camilleri chiedevano cosa più gli mancasse della Sicilia, il “mastro di parole” rispondeva u scrusciu d’u mari, il rumore del mare.

    E ci sono i briganti in agguato, invece, in Latri di passu, per estensione gente da cui guardarsi. Un brano che parla di una storia di delusione, di amicizia tradita, di fiducia mal riposta in chi, sedicente amico, nella cattiva sorte, ci volta le spalle. Da una poesia di Andrea Camilleri che vent’anni fa la regalò ad Olivia perché la mettesse in musica (per il cd Accabbanna uscito nel 2005 per EGEA). 

    Nel live, ad affiancare il canto di Olivia, il suono nobile del violoncello, la pulsione del contrabbasso e le chitarre – diverse a seconda dell’umore del brano – in una fitta rete di linee melodiche; un impasto di corde e archi a dialogare coi sapienti effetti della chitarra elettrica, un accordo acustico-elettronico a favorire l’incontro di sonorità più attuali con quelle della tradizione colta o popolare, siano i temi di origine extraeuropea, il jazz o la musica d’autore del secondo Novecento.

    Nei brani della cantautrice palermitana, ancora una volta capace di trasformare racconto e sentimento in musica, convivono atmosfere mediterranee, sonorità dell’Atlantico, polvere d’Africa e folk americano; nella sua voce piena di reminiscenze e di parole attente le storie si intrecciano al melos siciliano e a mille radici di altri modi e mondi, a fare spola tra la Sicilia e altrove.

    Storie d’amore, di spartenza e resistenza, di denuncia, di accoglienza cantate dalla sua voce magnetica, scura, viscerale, una voce matrioska che ne contiene tante.

    Olivia Sellerio nasce e vive a Palermo, da anni divisa tra i libri e la musica. Cresce nell’amore per le storie e il piacere di condividerle che diventa mestiere, eredita “cuore di carta e sangue d’inchiostro”, e sono questo battito, questo respiro, a muovere per primi la sua voce, il desiderio di farsi tramite di un racconto, testimone di canzoni che racconto sono due volte, di musica e parole.

    Un cammino che parte in Sicilia e presto la conduce attraverso altri generi e luoghi della musica, travalica i confini con nuovi incontri dirompenti, ma in Sicilia più che spesso la riporta.

    Da anni impegnata nel rinnovare la tradizione musicale della sua terra, il suo lavoro, oggi, è un mosaico nel quale convivono interpretazioni di riconoscibile impronta jazz con vocalità mediterranee e africane, latinoamericane e neolatine, che si fondono in un incontro inedito, un’opera di ricerca e sintesi che accorda linguaggi e generi musicali dei mondi diversi – interpretati da Olivia nel tempo – coniugandoli fra loro e al melos siciliano, dai successi internazionali di “Accabbanna”, che nel 2005 firma a quattro mani con Pietro Leveratto – affascinante e inedita commistione tra canto popolare siciliano e jazz d’autore, che la porta sui grandi palchi della scena nazionale e internazionale -, alle canzoni che dal 2014 scrive e canta per le serie del commissario di Vigàta raccolte e pubblicate da Warner Music in Zara Zabara.

    Per i suoi lavori in lingua siciliana Olivia ha ricevuto: il Premio speciale “Donna di scena” 2006; il Premio Donna nel Jazz 2006; il Premio Rosa Balistreri – Alberto Favara 2013; il Premio Efebo d’Oro per Nuovi Linguaggi per la Musica 2015; il Premio Donna del Mediterraneo per le Arti dello Spettacolo 2018; il Premio A.N.D.E. 2018; il Premio Mimosa d’oro 2021.

    TOUR ESTATE 2025

    17/07 Agrigento

    Teatro Panoramica dei Templi

    “Sotto il cielo d’estate al Parco”

    25/07 Gibellina (TP)

    Baglio di Stefano, Festival Orestiadi di Gibellina

    08/08 Ragusa

    Castello di Donnafugata, Donnafugata Film Festival

    05/09 Taormina (CT)

    Teatro Greco, Camilleri a Taormina

    07/09 Realmonte (AG)

    Villa Romana, Mosaic Summer

    FORMAZIONE

    Olivia Sellerio, voce

    Lino Costa, chitarra

    Dario Salerno, chitarra

    Paolo Pellegrino, violoncello

    Alberto Fidone, contrabbasso

    Guest

    Roberto Gervasi, fisarmonica

    Roberto Izzo, violino


  • Uscito “Martiri delle sabbie”, il nuovo giallo thriller poliziesco di Marco Lugli con il commissario Gelsomino

    Indomitus Publishing annuncia l’uscita dal 3 luglio di Martiri delle sabbie, il settimo e attesissimo capitolo della serie gialla con protagonista il commissario Luigi Gelsomino, creata dallo scrittore e fotografo Marco Lugli.

    Mentre il sole inizia a infuocare le spiagge del Salento e la stagione turistica si appresta a entrare nel vivo, una scia di eventi inquietanti incrina la serenità apparente con morti sospette e messaggi criptici.

    Il commissario Luigi Gelsomino, uomo segnato da un passato che non smette di bruciare e da un futuro incerto, viene chiamato a fare luce su quella che all’inizio sembra solo una tragica fatalità. Ma più l’indagine si addentra tra grotte marine, litorali battuti dal vento e silenzi complici, più emergono verità scomode: sfruttamento, vendette sotterranee, ideali distorti.

    Chi sono i martiri delle sabbie? Chi muove davvero i fili di questi macabri sacrifici? E fino a dove è disposto a spingersi pur di lanciare il suo messaggio? Tra omertà, ambizioni nascoste e fanatismi ideologici in una terra bellissima e tradita, Gelsomino dovrà affrontare i fantasmi propri e altrui, mettendo insieme indizi che affondano nella carne viva del Sud per decifrare un enigma in cui nulla è come sembra.

    “Il basso Salento, pur non essendo così flagellato dal fenomeno mafioso, è un’area a vocazione turistica non esente da fenomeni di criminalità e di lassismo giuridico – ha dichiarato il noto scrittore.

    Lavoro nero, contrabbando e corruzione sono presenti qui come un po’ ovunque nel Paese. Questi fenomeni fanno da contorno a una vicenda che tuttavia si incentra su altro, ossia su come alcune battaglie eticamente giuste, come la lotta per mantenere integro il Pianeta in cui viviamo, nascondano in alcuni casi ben altri interessi e finalità. Il commissario Gelsomino non segue il pensiero mainstream per cui tutto ciò che è green è buono. Se una battaglia giusta è portata avanti nel modo sbagliato, tipicamente con violenza o anche solo calpestando libertà di chi in quella battaglia non è coinvolto, si sente particolarmente motivato.

    Muovendosi con una certa disinvoltura tra gli intrallazzi e le inosservanze della legge tipiche della gestione stagionale del turismo, punta al bersaglio grosso: stroncare un inquietante fenomeno di improbabili suicidi dimostrativi in nome della causa ambientalista”.

    “Con Martiri delle sabbie Marco Lugli firma il settimo, attesissimo capitolo della fortunata serie gialla con protagonista il commissario Luigi Gelsomino, accolta e amata da una community fedele e sempre più ampia che ha già portato l’autore a superare ampiamente le 30 mila copie vendute – ha commentato l’editore Davide Radice.

    Sullo sfondo di un Salento magnetico e struggente, teatro di luci e ombre, si muove una trama tesa e coinvolgente, dove il mistero si intreccia a tematiche attuali e profonde, in un’indagine che spinge il protagonista – e il lettore – a guardare oltre le apparenze.

    Il romanzo è un gioiello per gli amanti dei gialli italiani, dei polizieschi ricchi di atmosfera e delle storie che scavano nell’animo umano. La scrittura di Lugli, lodata dai lettori per la sua scorrevolezza e densità letteraria, accompagna con ritmo serrato e stile elegante un intreccio ricco di colpi di scena, tensione narrativa e riflessioni sottili, senza mai rinunciare a quel tocco di ironia disillusa che rende unico il suo commissario”.

    In un Salento da cartolina e un labirinto da cui districarsi alle prese con temi cruciali come l’ecologismo radicale, il lavoro nero e la corruzione sistemica, “Martiri delle sabbie” (distribuzione DirectBook) è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, offrendo uno sguardo lucido e mai banale sulla realtà del nostro Paese e confermando Marco Lugli come una delle voci più autentiche e riconoscibili del thriller italiano contemporaneo.

    

    DATI TECNICI

    Autore: Marco Lugli

    Casa editrice: Indomitus Publishing

    Data di pubblicazione: 3 luglio 2025

    Costo: ebook € 5,99 (in esclusiva su Amazon, incluso in Kindle Unlimited) / paperback € 16,99 in libreria e su tutti gli store online tramite distribuzione DirectBook

    Pagine: 302

    Link al sito: https://www.indomitus-publishing.it/product/martiri-delle-sabbie-marco-lugli/

    BIOGRAFIA AUTORE

    Marco Lugli è uno scrittore e fotografo emiliano. Da alcuni anni vive e lavora in Salento assieme al suo personaggio, il commissario di Polizia Luigi Gelsomino. Alla produzione gialla alterna romanzi di narrativa tradizionale. Maggiori informazioni sul suo sito https://www.marcolugli.name/

    PROFILO CASA EDITRICE

    Indomitus Publishing è una casa editrice alternativa, indipendente e attenta nello scegliere accuratamente storie avvincenti per il mercato editoriale dando fiducia ai bravi Autori italiani e rispettando la natura grazie ad un’attenta pianificazione delle tirature per evitare sprechi.