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Max Ionata Special Edition – Tivoli
Da venerdì 12 dicembre 2025, disponibile questo nuovo disco in digitale e in formato fisico. Mentre da giovedì 11 dicembre a domenica 14, Roma, Atessa, Bari e Verona saranno le tappe del tour di presentazioneConsegnato alle stampe dalla prestigiosa etichetta danese Mingus Records, disponibile su tutte le piattaforme digitali e in copia fisica da venerdì 12 dicembre, Tivoli è il nuovo capitolo discografico firmato Max Ionata Special Edition, brillante quartetto costituito da Max Ionata (sax tenore), Martin Sjöstedt(pianoforte), Jesper Bodilsen (contrabbasso) e Martin Maretti Andersen (batteria), formazione che sarà impegnata in tour, a dicembre, per presentare l’album dal vivo: l’11all’Alexanderplatz Jazz Club (Roma), il 12 al Teatro Comunale (Atessa – provincia di Chieti), il 13 al Teatro Forma (Bari) e per concludere, il 14, al Teatro Ristori (Verona). Tutti i concerti inizieranno alle 21:00.Il disco, il cui leader Max Ionata è uno fra i sassofonisti jazz italiani più rappresentativi degli ultimi vent’anni, vede la presenza di tre punte di diamante del jazz scandinavo come Martin Sjöstedt, Jesper Bodilsen e Martin Maretti Andersen. Un CD formato da otto brani: tre originali frutto della rigogliosità compositiva di Ionata (Tivoli, Naru’s Waltz e Mr. GT), Det Iysner scaturito dalla creatività di Bodilsen, mentre Canción para Sara (Sergio Ruben Aranda), Consolation (Kenny Wheeler), Everything I Love (Cole Porter) e When We Were One (Johnny Griffin) completano la tracklist.“Tivoli” è un lavoro profondamente rispettoso della tradizione jazzistica, ma al tempo stesso improntato su un sapido mélange che unisce la toccante sensibilità melodica, armonica e l’alto senso estetico dai tratti poetici, tipico della scena jazz scandinava, all’estro e al fervore espressivo che contraddistingue i grandi jazzisti italiani come l’autore del progetto. Il tutto impreziosito da un sound avvolgente, che emana calore umano.Max Ionata descrive così la genesi e le peculiarità di questa sua nuova creatura: «Tivoliè nato come una fotografia sonora di un periodo particolarmente intenso della mia vita. In Scandinavia ho trovato una luce diversa, un respiro nuovo, e ho sentito il bisogno di trasformare quelle sensazioni in musica. Il disco mette in dialogo ciò che per me è casa: la tradizione jazzistica di brani come Everything I Love di Cole Porter con la dimensione più lirica e sospesa di Kenny Wheeler, che da sempre ispira il mio modo di raccontare le emozioni attraverso il sax. Questo viaggio musicale arriva fino all’Argentina con Canción para Sara di Sergio Ruben Aranda, un brano dalla grande dolcezza che mi ha toccato profondamente. L’incontro con i musicisti scandinavi (Martin Sjöstedt, Jesper Bodilsen e Martin Maretti Andersen, ndr) ha aggiunto una trasparenza e una profondità nuove al mio suono. Tivoli è tutto questo: un cammino fatto di colori, memorie e scoperte, che ora prende forma in un album che desidero condividere con chi vorrà ascoltarlo». -

“Cuore Dentro” è il nuovo singolo di Alberto Conti
Dal 5 dicembre 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica “Cuore dentro”, il nuovo singolo di Alberto Conti.
“Cuore Dentro” è un brano emotivo che racconta il momento fragile in cui una relazione si spezza, ma il cuore non riesce ancora a rassegnarsi.
Il testo vive di contrasti: il desiderio di capire fin dove ci si sta spingendo (es. “pagherei un jet per comprendere se oltre il mare ghiaccio e cemento sto precipitando”) e la paura di affrontare il distacco: “toglimi di dosso tutta la paura che c’è”.
Il tempo scorre veloce, la via d’uscita non si vede, e due persone non saranno più insieme “nella tua città”. Eppure rimane la volontà di fare ordine, legando i ricordi e il tormento che hanno segnato quella storia.
Commenta l’artista sul nuovo brano: “Cuore Dentro è un brano emotivo che racconta i tormenti di una relazione che finisce. Nasce dall’idea di voler esprimere anche questo mio lato più introspettivo.”
Il videoclip di “Cuore Dentro” vede Alberto Conti immerso in un bosco e circondato dai ricordi, che sono rappresentati dalle foto che lo circondano. È un insieme di immagini che vogliono proiettare l’ascoltatore dentro il tormento che caratterizza il brano.
Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=NZefX3B-pIc
Biografia
Alberto Conti, nato a Modena il 15 agosto 2003, è un cantautore e chitarrista che combina una formazione classica con influenze contemporanee. Inizia a suonare la chitarra all’età di otto anni e prosegue gli studi al Liceo Musicale di Modena, diplomandosi in Chitarra Classica, e successivamente si laurea in Chitarra Jazz al Conservatorio di Parma.
Nel 2022, partecipa a Italia’s Got Talent, dove si fa conoscere per la qualità della sua esibizione, ricevendo un’accoglienza entusiasta dai giudici. Nel 2025, inizia il suo percorso discografico in collaborazione con il produttore Alex Bagnoli, con cui ha realizzato i brani del suo primo disco, un progetto che unisce ricerca sonora e autenticità espressiva. Marco Baroni contribuisce come coautore dei testi, arricchendo ogni canzone di sfumature e profondità narrativa.
Il suo primo singolo, “Sogni in Svendita”, è un’anticipazione del suo album di debutto atteso per i primi mesi del 2026. Il progetto si distingue per originalità e freschezza, proponendo un linguaggio musicale personale e distante dalle mode dominanti nel panorama italiano. Alberto Conti cita John Mayer, Sam Fender e Jacob Collier come suoi artisti di riferimento.
Con la sua musica, Alberto desidera raccontare la vita di tutti i giorni e le esperienze dei suoi coetanei, cercando di costruire una carriera musicale incentrata sulla chitarra e sulla voce, strumenti che desidera mantenere al centro del suo percorso artistico. Dal vivo, Alberto trova la sua dimensione più naturale, dove chitarra e voce diventano strumenti diretti per raccontare la sua musica con semplicità e autenticità.
A novembre 2025 pubblica il brano “Sogni in svendita”.
“Cuore Dentro” è il nuovo singolo di Alberto Conti disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 5 dicembre 2025.
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“Blu” è il nuovo singolo di Alice Blasi
Da venerdì 5 dicembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “BLU” (TRP Vibes / Track Records Productions) il nuovo singolo di ALICE BLASI già disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre.
“Blu” è un brano leggero e luminoso, nato per trasmettere un messaggio universale di amore verso ciò che ci circonda e verso la vita stessa. Il pezzo racconta quei momenti in cui ci si sente sopraffatti da voci e sguardi pronti a giudicare, ricordando che, anche quando tutto sembra buio, esiste sempre la possibilità di ridipingere il mondo con i propri colori: «E se poi il mondo è buio, dipingilo tu». La canzone invita a riscoprire la luce che ciascuno porta dentro di sé, anche quando il nero sembra dominare ogni prospettiva. La vita, in “Blu”, assume i tratti di un gioco: il tempo scorre in fretta e vola via, ma proprio per questo è importante non limitarsi a guardare da spettatori. Bisogna restare in gioco, con gli occhi aperti e lo sguardo rivolto dritto al cielo.
Spiega l’artista a proposito del brano: «Era notte e una melodia continuava a girarmi in testa. Alla fine, presi in mano una chitarra un po’ scordata e iniziai a canticchiare ciò che oggi sarebbe diventata “Blu”. Fu il primo brano che scrissi, la prima volta in cui ogni mio pensiero trovava spazio tra le note di quella melodia. Da allora ho capito la vera bellezza della musica: un luogo in cui ognuno può trovare il proprio posto.
La musica non esclude, non divide; accoglie ogni sfumatura, ogni colore. E spero che, tra queste sfumature, possiate ritrovarvi anche voi e che i colori di “Blu” diventino, almeno un po’, anche i vostri».
Ascolta ora il singolo “BLU”: https://found.ee/8LMnJi
Il videoclip di “Blu”, diretto da Gianluca Scalia e prodotto da Kemedia, amplifica il significato del brano attraverso una fotografia che esalta il colore che dà il titolo alla canzone. Il lavoro visivo del regista si distingue per un linguaggio cinematografico contemporaneo, capace di valorizzare la presenza scenica dell’artista e di trasportarla in un contesto emozionale sospeso tra realtà e immaginazione.
Guarda il videoclip di “BLU” su YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=Vu_FpqjIUHE
Biografia
Alice Blasi, 18 anni, è una giovane cantautrice indie-rock, che ha recentemente conseguito il diploma al liceo classico. Fin da giovanissima mostra interesse per la musica, un’arte che diventa ben presto una componente fondamentale della sua vita.
Il suo approccio musicale inizia con lo studio della chitarra, strumento che continua a coltivare con dedizione guidata dal maestro Edoardo Musumeci.
Ha intrapreso anche un percorso vocale con la vocal coach Lilla Costarelli, che le permette di sviluppare le sue potenzialità come interprete
Un nuovo e significativo passo avanti arriva con l’incontro artistico e umano di Riccardo Samperi, che accompagna Alice nella crescita del suo stile personale e nell’affermazione della sua identità artistica. Grazie a questa collaborazione Alice realizza i suoi primi singoli “Non so più di te” e “Ognuno per le Sue” per l’etichetta TRP vibes.
“Blu” è il nuovo singolo di Alice Blasi disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre 2025 e in rotazione radiofonica da venerdì 5 dicembre.
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La musica come spazio delle cose irrisolte: il nuovo singolo di DannyZ e Lortex
Ci sono collaborazioni che seguono percorsi prevedibili: il confronto dei numeri, l’incastro delle fanbase, la lettura dei dati. E poi ce ne sono altre che si accendono senza interessi o strategie, in uno spazio laterale del music biz, in un DM che cambia la direzione di un pezzo. “Ti cerco ancora” nasce così: DannyZ invia una demo; Lortex risponde con una strofa già chiusa. Sessanta minuti. Nessun aggiustamento. Il brano è completo.
Una traccia realizzata fuori dai tavoli decisionali, dalle previsioni di resa e dai piani di impatto. Solo un ascolto e la sintonia tra chi riconosce un linguaggio affine. Oggi che i featuring vengono spesso letti come somma di pubblici, con tanti dibattiti sull’effetto moltiplicatore delle platee e sull’idea di operazione algoritmica, “Ti cerco ancora” si fonda su un riflesso immediato, istintivo, che precede la progettualità e riporta al senso originario delle collaborazioni musicali.
Il brano trova la propria dimensione nell’attuale cartografia della mancanza, quella che non coincide quasi mai con un addio definitivo, ma con le zone intermedie, dove niente si interrompe davvero e niente riparte – «Ti cerco ancora, ti cerco ancora, nei messaggi che non mando». Una frase che descrive perfettamente come funzionano le relazioni oggi. Non si archivia, non si cancella: si resta in bilico. Il ritratto di una generazione che conserva tutto: chat, foto, contatti. Che lascia sempre uno spiraglio aperto, anche quando sarebbe il momento di chiudere.
La chiave del brano è proprio nel non detto che pesa più delle parole, nei WApp mai inviati, nella ritualità di una ricerca che non passa attraverso i fatti, ma resta intrisa nelle pieghe di un’abitudine che continua a bussare e farci sentire a casa.
Nelle ricerche più recenti sulla comunicazione privata emerge un comportamento ricorrente: molte interazioni interrotte non vengono cancellate, ma restano in forma di chat riaperte, note vocali eliminate prima di premere il tasto Invia, bozze che si accumulano senza mai diventare messaggi spediti. È un archivio informale, fatto di tentativi trattenuti, che ormai accompagna buona parte delle relazioni digitali. “Ti cerco ancora” si colloca proprio lì, in quelle conversazioni che non si ha il coraggio di chiudere o di riaprire del tutto.

«“Ti cerco ancora” – racconta DannyZ – è nata in un momento in cui sentivo l’urgenza di mettere ordine nei pensieri. Parla di chi rimane anche quando tutto sembra concluso. Quando ho fatto ascoltare la demo a Lortex, ho capito che avrebbe colto subito il senso che avevo in testa: la sua strofa ha completato esattamente ciò che non riuscivo a dire da solo.»
«Dopo un’ora avevo già scritto la mia parte – prosegue Lortex -. È arrivata nel momento esatto in cui serviva, come se il brano mi avesse chiesto di entrare. Sono felice che la mia scrittura si sia armonizzata con quella di DannyZ e con l’atmosfera del pezzo.»
Il valore di questa release risiede nella sua capacità di fotografare un tratto specifico del nostro tempo, quello della consuetudine digitale che lascia spiragli aperti ovunque.
Con Lortex — nome che negli ultimi anni ha consolidato un posto stabile nella nuova scena urban-pop — Dannyz trova un incastro naturale, che non richiede adattamenti artistici o compromessi sonori. La loro combinazione si percepisce nella fluidità dei versi, nella velocità della scrittura, nella spontaneità con cui i due timbri si avvicendano.
“Ti cerco ancora” è un brano nato senza l’intenzione di diventare un duetto, ma è proprio questa origine a renderlo così coerente. È un incontro che trova da solo la propria forma, nella naturale continuità tra due scritture che, per una volta, non hanno avuto bisogno di essere allineate per funzionare.
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«Ne farò a meno»: la promessa più difficile da mantenere nelle relazioni tossiche. LUVI e “Veleno”
Il vero ricatto del presente è la conoscenza. Abbiamo la grammatica esatta per definire ogni male – relazione tossica, dipendenza affettiva, gaslighting, ghosting – ma se sapere non salva, si trasforma in una condizione di condanna a rimanere. L’individuo dispone della diagnosi perfetta, ma vi è un’ostinata permanenza nel danno, una zona franca dove la ragione è vigile, allertata, ma la volontà si nega all’atto finale.
In questa paralisi del sé, dove il vocabolario psicologico non basta a sciogliere il nodo, nasce “Veleno“, il nuovo brano di LUVI per Troppo Records. L’artista milanese, classe 2003, forte di una preparazione tecnica che le è valsa il secondo posto al Premio Mia Martini e la semifinale a Una Voce per San Marino, compie un’analisi sul fallimento dell’azione, sulla complicità con il danno che ci rende simultaneamente consapevoli e immobili dentro ciò che ci logora.
In “Veleno”, il legame descritto è individuato come dannoso, ma il richiamo a esso resta irresistibile. Un ossimoro che si allontana dal lamento per tradursi in una moderna disamina musicale su un fenomeno sempre più discusso e vissuto dalla generazione Z, quello dei confini liquidi e delle decisioni affettive auto-sabotanti.
I dati sul benessere giovanile, infatti, disegnano uno scenario di forte contraddizione. Sebbene un giovane su due abbia avuto esperienze affettive oppressive (Indagine del Consiglio Nazionale Giovani e dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, 2024), la vera distonia è nel riconoscimento. La generazione più informata sulle dinamiche relazionali dichiara che molti dei rapporti attuali generano ansia, ma solo il 15% degli intervistati lo ammette nel proprio legame. Si è capaci di definire il confine altrui, ma si è disarmati di fronte alla propria esperienza.
Non si tratta di un’emergenza marginale, ma di un fenomeno strutturale che attraversa le nuove generazioni. Una logica del trattenersi che si ripete in silenzio, molto prima che diventi allarme. Perché le relazioni tossiche non sono solo quelle con violenza evidente: sono anche quelle in cui si rimane per abitudine, per paura della solitudine, per l’illusione che l’altro possa cambiare. Quelle in cui si annega consapevolmente, in un veleno che si continua a bere.
«Ho scritto “Veleno” perché sentivo il bisogno di dare un nome a quella sensazione che ti pervade quando sai che una persona ti sta facendo del male, ma non riesci a staccarti – afferma LUVI -. Non è una questione di debolezza, è dipendenza mascherata da amore. Scrivere questo brano è stato un modo per guardare quella parte di me in faccia e capire che conoscere rischi e possibili conseguenze non basta. Serve il coraggio di agire. E per trovarlo, a volte devi toccare il fondo.»
La voce dell’artista resta calma, quasi rassegnata, mentre descrive un rapporto cresciuto insieme a lei ma ormai diventato una gabbia. Non traspare alcun sentore di rabbia o vendetta; solo la constatazione di un male che «non passa», che si è infiltrato nel sistema, come un virus identificato ma ancora attivo.
Non è la storia di una vittima, ma di chi, pur riconoscendo la tossicità come un veleno, continua a eleggerla a sostanza vitale.

Il brano porta con sé il rumore sordo della disillusione, di un legame che corrode l’identità pur essendone parte integrante. Per LUVI, il veleno non è solo l’altro, ma l’alterego che accetta e desidera quel dolore:
«Ma sei veleno in cui ci annego. Tu il mio alter ego, ne farò a meno»
La figura dell’alter ego è l’ammissione di una personalità interamente plasmata dal rapporto, la proiezione di chi si è diventati dentro quella relazione. Una versione di sé che non si riconosce più, ma in cui si resta intrappolati. E quel «ne farò a meno» è un proposito, una fede ancora da conquistare. Il tentativo di convincersi che sia possibile uscirne.
Ma è nel cambio di lingua, dall’italiano all’inglese, che troviamo un netto passaggio dalla rassegnazione all’affermazione, dalla dipendenza all’autodeterminazione:
«And I try to get over you, now is came the bad bitch who was made by you»
(«E provo a lasciarti andare, ora è arrivata la bad bitch che sei stato tu a generare»)Questa frase è un affrancamento dialettico, la messa a fuoco di un dolore che non annienta ma modella. La nuova, più forte versione della protagonista – la “bad bitch” – non è nata nonostante la relazione, ma è stata forgiata proprio dall’esperienza nociva. La sofferenza, anziché distruggere, ha involontariamente innescato il distacco e la riappropriazione di sé. La “cattiva ragazza” non è vendicativa, ma resiliente, tenace, creata dalle ceneri della relazione. Per l’artista, questa è la vera forma di giustizia personale: non la vendetta, ma riprendersi e ricominciare da sé stessi.
Perché nonostante l’affanno e il tormento, l’uscita da questo circolo vizioso è la genesi di una nuova forza.
«Il “veleno” non è solo la storia o l’altra persona, ma la parte di noi che accetta il male. Scrivere questa canzone è stato l’inizio di una chiarezza che non pensavo di poter raggiungere. Il processo è stato doloroso, ma mi ha forgiata.»
LUVI ha scelto di camminare su quel territorio instabile dove la fine è già scritta ma il corpo ancora non riesce a voltare pagina. Il bilinguismo – l’italiano per i ricordi, l’inglese per la presa di coscienza –serve a segnare il passaggio da un prima a un dopo, dalla rassegnazione alla riconquista di sé.
Con “Veleno”, la cantautrice milanese ci offre una chiave di lettura per le contraddizioni etiche e affettive che definiscono l’età adulta in costruzione, dove spesso la coscienza è già chiara, ma l’azione di salvezza è in ritardo. Perché sapere serve, ma non basta. A volte, bisogna smettere di aspettare che il veleno faccia effetto, e decidere di guarire.
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Jazz Winter Camp: a lezione di musica dal 3 al 5 gennaio 2026 con i migliori docenti italiani al CEMM di Bussero (Mi)
Lezioni di tecnica strumentale, musica d’insieme ma non solo: il CEMM di Bussero organizza tre giorni di full immersion e di alta formazione con alcuni degli insegnanti italiani più preparati, tra cui il batterista Tony Arco, il bassista Dario Deidda, il sassofonista Pietro Tonolo, il chitarrista Walter Donatiello, il pianista Valerio Silvestro e la cantante Loredana LubranoMILANO – Tre giorni di full immersion tra didattica, corsi di musica d’insieme e pratica strumentale per iniziare il nuovo anno all’insegna della formazione di qualità: succede – e ormai è un appuntamento consolidato – al CEMM di Bussero (Milano), scuola di musica tra le più note e prestigiose in Italia, che dal 3 al 5 gennaio 2026 organizza il tradizionale Jazz Winter Camp. In programma workshop, corsi e momenti di approfondimento aperti a tutti i musicisti (professionisti e amatori) e agli studenti iscritti ai Conservatori, alle scuole di musica e agli istituti musicali di alta formazione. Il tutto a cura di alcuni dei musicisti più preparati e qualificati della scena nazionale, come il batterista Tony Arco, il bassista Dario Deidda, il sassofonista Pietro Tonolo, il chitarrista Walter Donatiello, il pianista Valerio Silvestro e la cantante Loredana Lubrano.Sabato 3 e domenica 4 gennaio il corso si svolgerà dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17, lunedì 5 gennaio dalle 9.30 alle 12.30. Le lezioni del mattino saranno dedicate allo studio dello strumento, al canto e ai laboratori, mentre quelle pomeridiane ai gruppi di musica d’insieme (gli studenti verranno suddivisi in gruppi omogenei in base al loro livello di preparazione). Ogni insegnante si focalizzerà sullo sviluppo di argomenti e aspetti del proprio strumento che generalmente non vengono affrontati durante le ore di lezione curriculare.Come sempre, inoltre, nelle ore libere il CEMM offrirà agli iscritti la possibilità di usufruire degli spazi della scuola per chi vuole approfondire lo studio o, semplicemente, per suonare insieme agli altri allievi al di fuori delle lezioni. Al termine del Camp Winter Jazz, i partecipanti riceveranno un attestato di frequenza e la certificazione valida per la richiesta di crediti formativi.Una borsa di studio per i giovanissimiLa novità di quest’anno riguarda l’istituzione di una borsa di studio in memoria di Mattia Liguori, giovane allievo del CEMM scomparso prematuramente in un tragico incidente. La borsa di studio consentirà la partecipazione gratuita al Jazz Winter Camp ed è rivolta ai ragazzi e alle ragazze di età compresa fra i 15 e i 20 anni. Per candidarsi è necessario inviare una breve presentazione personale e un file audio relativo a una propria esecuzione musicale. Le candidature saranno valutate dalla commissione dei docenti, che selezionerà il/la destinatario/a della borsa di studio sulla base del merito, della motivazione e delle potenzialità artistiche. Le candidature devono essere inviate entro il 15 dicembre all’indirizzo email segreteria@cemmusica.com con oggetto “Candidatura borsa di studio Mattia Liguori”. Spiega Walter Donatiello, direttore didattico e fondatore del CEMM, realtà attiva da oltre vent’anni: «Con questo gesto desideriamo ricordare il talento di Mattia, la sua passione e la sua dedizione alla musica, offrendo un’opportunità concreta ad altri giovani musicisti. Più in generale con il Jazz Winter Camp proponiamo, ormai da diversi anni, un’interessante offerta formativa, coniugando lezioni di tecnica strumentale e di musica d’insieme. Offriamo agli studenti la possibilità di trascorrere intere giornate accanto a grandi professionisti del settore, con lo scopo di favorire la didattica di specializzazione e l’approfondimento di argomenti quali la composizione, l’improvvisazione e l’interplay. Gli studenti potranno suonare e confrontarsi con gli insegnanti, tra i più preparati del panorama jazzistico, che collaborano da diversi anni con la nostra scuola».Il costo d’iscrizione al Jazz Winter Camp è di 370 euro.Maggiori informazioni on line: www.cemmusica.com;email: segreteria@cemmusica.com; tel. 0295039675; 3471759854. -

Roma Ukulele Festival 2025: il 6 dicembre all’Hotel dei Congressi la Capitale celebra l’ukulele tra musica, creatività e condivisione
Roma apre le porte al suono brillante e inclusivo dell’ukulele con la prima edizione del ROMA UKULELE FESTIVAL 2025, che si terrà il 6 dicembre presso l’Hotel dei Congressi ad ingresso libero con prenotazione obbligatoria.
Una giornata di musica, incontri e workshop per tutti i livelli, in un evento che unisce artisti internazionali, appassionati e curiosi in un’unica, grande festa musicale. Organizzato dall’Associazione “Roma in Fabula”.
Sul palco del festival si esibiranno artisti di rilievo della scena ukulelistica internazionale e italiana:
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Peter Moss (UK) – virtuoso dell’ukulele e ambasciatore mondiale dello strumento
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Adriano Bono (ITA) – musicista e performer eclettico, già fondatore del Reggae Circus
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Orchestra Ukulele Italiana (ITA) – ensemble che riunisce suonatori da tutta Italia
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Alessandra Scaraggi (ITA) – voce raffinata e tra le protagoniste del panorama italiano.
In aggiunta ai concerti, il pubblico potrà partecipare a workshop per principianti, laboratori interattivi, open mic e jam session collettive, per suonare insieme e scoprire la magia dell’ukulele in tutte le sue forme. Il programma e le info per raggiungere il festival sono disponibili tramite il QR code sulla locandina o tramite il sito https://www.ukusinfabula.it/
roma-ukulele-festival-2025/ .La manifestazione inizierà alle 13:30 con l’accoglienza e i saluti. Dalle 14:00 si terrà l’evento “Porta il tuo ukulele e suona con noi”, una Jam session e Ukulele Circle per rompere il ghiaccio.
Il pomeriggio sarà dedicato ai workshop: alle 15:30 si terrà “Ukulele per principianti” a cura di Alessandra Scaraggi, seguito alle 16:30 da “Uke and sing” curato da Peter Moss. Dalle 17:30, il palco sarà a disposizione di chiunque voglia esibirsi con l’”Ukulele Open Mic”, per il quale è richiesta la prenotazione anticipata. Alle 19:30 è prevista una pausa cena. I concerti serali inizieranno alle 20:30 con l’Orchestra Italiana Ukulele. Le esibizioni proseguiranno alle 21:15 con Adriano Buono , e si concluderanno alle 22:00 con la performance di Peter Moss.
Il ROMA UKULELE FESTIVAL 2025 è un progetto promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e vincitore dell’Avviso Pubblico Artes et Iubilaeum – 2025, finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU per i grandi eventi turistici nell’ambito del PNRR – Misura M1C3, Investimento 4.3 “Caput Mundi” – ed è realizzato in collaborazione con SIAE.
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“Nothing But Dust” è il nuovo singolo di Kostja
Dal 5 dicembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “NOTHING BUT DUST”, il nuovo singolo dei KOSTJA, disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre.
“Nothing But Dust” è il primo singolo estratto dal nuovo album di Kostja, dal titolo Drift Migration, termine scientifico che descrive la deviazione di un uccello migrante dalla propria rotta originaria. “Nothing But Dust” racconta la sensazione di stallo e smarrimento che può suscitare l’avere troppe scelte davanti a sé, e il perenne dubbio di aver compiuto quella sbagliata in assenza di riferimenti e conferme dall’esterno. L’arrangiamento del brano si “costruisce” pezzo dopo pezzo durante l’ascolto, in una sovrapposizione di elementi che solo nel finale raggiunge la sua completezza. L’artwork è stato curato da Davide Palombo e ha come soggetto un uccello smarrito in un paesaggio industriale. Il volatile sarà protagonista anche delle successive copertine dei singoli, a creare una narrazione grafica che culminerà con la copertina finale dell’album.
Commenta l’artista sul nuovo singolo: Ho scritto Nothing but Dust in un periodo in cui mi sentivo sopraffatto dal lavoro e faticavo a trovare del tempo per me. Volevo descrivere la sensazione di indecisione che si prova nel momento in cui una scelta sembra non dare i frutti sperati e si è in bilico tra il perseverare a testa bassa e il cambiare completamente rotta. Il titolo della canzone, Nothing but Dust, nasce da un tentativo di osservare la situazione con più distacco e da una prospettiva più ampia e universale”
Biografia
Kostja è un chitarrista, cantautore e compositore nato a Leningrado e residente a Bologna, in Italia. Dopo una laurea in Geologia che lo ha portato in giro per le Alpi italiane, ha deciso di dedicarsi interamente alla musica. Nella primavera del 2021 ha pubblicato il suo primo EP autoprodotto Be Defenceless, con Giovanni Miatto al basso, Evita Polidoro alla voce, Anton Sconosciuto alla batteria. Il concept grafico è incentrato sulle diapositive, uno strumento fotografico in disuso che lo riconnette alla sua infanzia, e sui disegni ad acquerello di Kostja. Il suo secondo EP di quattro tracce intitolato Negative of a Reverie è uscito a gennaio 2024 tramite PLUMA Dischi / IRMA Records.
“Nothing But Dust” è il nuovo singolo di Kostja, disponibile in streaming su tutte le piattaforme digitali dal 28 novembre 2025 e in rotazione radiofonica dal 5 dicembre.
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La divisa che non protegge: Err Naif racconta il lato nascosto del dovere
«Se ci fosse tuo figlio lì in mezzo non premeresti il bottone»
«Pronto a morire per i miei ideali ma non per lo stato che non mi dà un ca**o»La prima immagine è un bottone. E un dito che, in un mondo ideale, non dovrebbe premerlo mai. Visto da lontano è strategia militare. Da vicino, è il trauma di chi torna – quando torna – senza più un nome da riconoscere allo specchio. Un’identità riscritta dal conflitto, spostata altrove, pur abitando lo stesso corpo.
La guerra, non è quella dei film, quella raccontata nei trailer. Non ci sono cori sulle rovine, rallenty, eserciti schierati davanti a una macchina da presa o bandiere che sventolano al momento giusto. È realtà entrata nel quotidiano, dinamica e meccanica di potere; una catena di comando che scende verticale e atterra sul gradino più debole: il corpo di chi non firma, non decide, non ha voce in capitolo. Un contratto firmato da altri, eseguito da chi non ha letto le clausole.
Tra chi preme e chi scompare, tra il dito che decide e il corpo che paga, si innesta “Soldato” di Err Naif (Daylite Records/prod. Purlple D btz), un brano che spoglia il conflitto da ogni mitologia, levandogli la divisa elogiativa e riportandolo al suo bilancio reale: quello in cui non ci sono eroi, ma pedine, vite trattate come variabili, coscienze dismesse al rientro e rientri che non somigliano mai a un ritorno vero.
L’artista sovverte la retorica bellica attraverso il prisma della coscienza ferita e della responsabilità generazionale, discostandosi dal presentare una canzone sulla guerra per proporre, invece, un’autopsia lirica del conflitto moderno, visto dagli occhi di chi non ha voce nei summit, di chi conosce l’ordine gerarchico solo quando diventa comando cieco e impara la parola “Stato” solo quando gli chiede qualcosa in cambio della pelle. Non si tratta di un racconto di schieramenti, ma di un inventario di conseguenze e di prezzo: chi lo paga, chi lo riscuote, chi incassa medaglie per conti saldati da altri. È l’anatomia di una generazione chiamata a farsi carico di un fardello che non le appartiene, che deve fare i conti con scelte che non ha preso, e che ancora troppo spesso incontra l’età adulta con un fucile tra le mani.

C’è l’asimmetria tra chi firma i conflitti e chi li combatte, tra chi accumula denaro e chi si dissolve, in quel «meno dell’uno per cento» dove «il popolo resta impotente». Un j’accuse eretto sulle macerie, gli arti, i figli degli altri, la coscienza che non torna a casa insieme al corpo.
Ucraina e Medio Oriente sono descritte al di là dei contesti geopolitici: assumono il suono di un ronzio costante nelle orecchie di chi cresce sapendo che le decisioni cadono dall’alto, sempre altrove. Un’inquadratura fissa negli occhi di chi non siede al tavolo dove si decide la posta, di chi arriva quando il tavolo è già saltato e opta per l’estraneità forzata a un gioco dove a rimetterci non è mai il banco – «Israele o Palestina, non so ma scommetto» -.
Il “Soldato” di Err Naif è già un reduce mentre combatte, perché sa che l’unica cosa che non tornerà in patria non è il corpo, ma l’integrità psichica – «Se ritorno vivo non ho più una coscienza». Qui, il rapper trascende il racconto di cronaca e tocca il tema della dissociazione post-bellica, perché la guerra non termina mai al cessate il fuoco, ma continua nelle notti senza sonno, nelle allucinazioni acustiche, nel rumore che resta addosso, tra i pensieri e sottopelle, quando il mondo prova a dichiararsi “di nuovo normale”. Un immaginario che non ha appigli poetici, ma la sintassi della polvere, della freddezza strategica, della vita che vale meno di un bottone premuto a distanza. È il tipo di rap che rifiuta la distanza protettiva e trova la sua ragione d’essere nell’esporre la faglia tra l’ideale e l’ordigno, in un bollettino scritto da chi non compare in quelli ufficiali.
«Quando ho scritto “Soldato” – dichiara l’artista – non pensavo alla geopolitica, ma al suono degli spari che resta nella testa anche a conflitto finito. Volevo scrivere un pezzo in cui la medaglia pesasse meno di un’ora di sonno tranquillo. È la storia di tutti quelli che non possono permettersi di pensare in termini di strategia, ma solo di sopravvivenza.»
“Soldato” è un testo scolpito nel senso e nei controsensi della nostra attualità, un brano che attraverso la densità ritmica e lessicale del rap, impone una riflessione ineludibile sulla responsabilità sociale e sul peso dell’obbedienza cieca. Perché se l’ideale giustifica la guerra solo a distanza, finché a combatterla sono i figli degli altri, davanti al volto dei propri nessuna autorità morale può reggere.
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“Nothing But Dust” è il nuovo singolo di Kostja
Dal 5 dicembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “NOTHING BUT DUST”, il nuovo singolo dei KOSTJA, disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre.
“Nothing But Dust” è il primo singolo estratto dal nuovo album di Kostja, dal titolo Drift Migration, termine scientifico che descrive la deviazione di un uccello migrante dalla propria rotta originaria. “Nothing But Dust” racconta la sensazione di stallo e smarrimento che può suscitare l’avere troppe scelte davanti a sé, e il perenne dubbio di aver compiuto quella sbagliata in assenza di riferimenti e conferme dall’esterno. L’arrangiamento del brano si “costruisce” pezzo dopo pezzo durante l’ascolto, in una sovrapposizione di elementi che solo nel finale raggiunge la sua completezza. L’artwork è stato curato da Davide Palombo e ha come soggetto un uccello smarrito in un paesaggio industriale. Il volatile sarà protagonista anche delle successive copertine dei singoli, a creare una narrazione grafica che culminerà con la copertina finale dell’album.
Commenta l’artista sul nuovo singolo: Ho scritto Nothing but Dust in un periodo in cui mi sentivo sopraffatto dal lavoro e faticavo a trovare del tempo per me. Volevo descrivere la sensazione di indecisione che si prova nel momento in cui una scelta sembra non dare i frutti sperati e si è in bilico tra il perseverare a testa bassa e il cambiare completamente rotta. Il titolo della canzone, Nothing but Dust, nasce da un tentativo di osservare la situazione con più distacco e da una prospettiva più ampia e universale”
Biografia
Kostja è un chitarrista, cantautore e compositore nato a Leningrado e residente a Bologna, in Italia. Dopo una laurea in Geologia che lo ha portato in giro per le Alpi italiane, ha deciso di dedicarsi interamente alla musica. Nella primavera del 2021 ha pubblicato il suo primo EP autoprodotto Be Defenceless, con Giovanni Miatto al basso, Evita Polidoro alla voce, Anton Sconosciuto alla batteria. Il concept grafico è incentrato sulle diapositive, uno strumento fotografico in disuso che lo riconnette alla sua infanzia, e sui disegni ad acquerello di Kostja. Il suo secondo EP di quattro tracce intitolato Negative of a Reverie è uscito a gennaio 2024 tramite PLUMA Dischi / IRMA Records.
“Nothing But Dust” è il nuovo singolo di Kostja, disponibile in streaming su tutte le piattaforme digitali dal 28 novembre 2025 e in rotazione radiofonica dal 5 dicembre.