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  • Con l’album “Twins”, i Ferrinis trasformano la vita quotidiana in un racconto a quattro mani

    «Siamo in fissa con la nostra storia, ogni sequenza è scritta da noi due»: bastano questi versi per inquadrare l’anima di “Twins”, il nuovo album del duo di fratelli forlivesi Ferrinis, una fotografia nitida della loro generazione dal taglio cinematografico.

    Dieci tracce che somigliano a episodi di un film scritto insieme – anche quando i protagonisti sembrano andare in direzioni opposte. Nessuna scorciatoia: solo relazioni imperfette, assenze come altalene di sensazioni, desideri che si contraddicono, notti che iniziano con un bacio e finiscono con un addio.

    Nel pieno di una stagione musicale sempre più improntata alla viralità e all’effimero, “Twins” sceglie un’altra strada. L’album tiene insieme i fili di una narrazione coerente, tanto nel linguaggio quanto nelle immagini: ogni brano è un frammento scritto a quattro mani, con la precisione di chi conosce bene le proprie fragilità e ha scelto di trasformarle in canzoni.

    Perché “Twins” non è solo una somma di storie, ma una voce che si fa in due. Non un punto di vista doppio, ma uno solo, condiviso. Nei brani, i Ferrinis portano il loro sguardo tra i chiaroscuri dell’amore, mettendo in scena legami sbagliati al momento giusto, addii mai risolti e ritorni che sembrano sogni.

    Non spiegano: mostrano. E lo fanno con istantanee che arrivano prima delle parole. Rapporti che si sfiorano, si consumano, a volte si salvano. L’amore, qui, non viene raccontato: viene ripreso nei dettagli, come se lo vedessimo da dietro una finestra.

    Ed è proprio da quella finestra che inizia “Twins”: con l’inedito “Il Nostro Film”, un’apertura che imposta subito lo sguardo. «Ricominciamo a scrivere il nostro film, tra momenti indelebili ed errori cancellabili». Le relazioni diventano un set da cui fuggire o in cui ritrovarsi, un piano sequenza interrotto che cerca ancora un finale. Una storia che si può riscrivere – anche quando sembra troppo tardi – se si ha il coraggio di farlo insieme.

    Ogni traccia è uno scorcio da cui si entra e si esce con angolature diverse. C’è il disincanto di “Coca e Malibù”, dove il vuoto è mascherato dallo scintillio dei social «Brillano i diamanti ma non brilla il mondo. Vuoto, vuoto, vuoto, tutto il resto dentro». E c’è la sensualità di “Labbra al Curry”, tra viaggi improvvisi, corpi che si sfiorano e sapori che restano addosso.

    Poi arrivano le promesse a metà voce. Quelle che si fanno guardando l’alba, quando tutto sembra possibile ma niente è davvero certo. “Aspettami” è una canzone che non parla esclusivamente di chi si allontana da qualcuno, ma anche di chi parte senza perdere il legame con ciò che è stato. «Aspettami dove sorge il sole, dopo una notte da ricordare, con una storia da raccontare». Non è solo un appello all’altro, ma a se stessi. Un modo per dire che si può cambiare città, paese, vita, ma restare fedeli a ciò che ci ha formati. Per non dimenticare chi eravamo, anche quando il futuro corre più veloce di noi.

    Una tracklist attraversata da ritorni imprevisti, notti che si riaccendono e frasi lasciate in sospeso. Con una scrittura fatta di slanci diretti e riferimenti pop – «Far l’amore è come un luna park» (da “Caldo Atomico”) – i Ferrinis incorniciano frammenti di relazione senza ingabbiarli, lasciando che parlino da soli. C’è leggerezza, ma anche tagli netti. Ci sono cliché che si rompono, e verità che affiorano proprio quando smetti di cercarle. Il loro è un mondo pieno di contrasti: iconico e quotidiano, fragile e diretto, personale ma condivisibile.

    E quando l’istinto prende il sopravvento sulla ragione, lo fa senza chiedere permesso. In “Lussuria e Desiderio”, la voce si fa corpo, e il corpo si fa dubbio. Attrazione e distanza si mescolano senza trovare tregua, come se ogni gesto fosse destinato a non durare: «Vorrei restare ma non riesco a trattenermi, non riesco a difendermi». In “Rollercoaster”, tutto rota attorno ai saliscendi emotivi di una relazione instabile. “Poche Ore”, raccoglie quello che resta quando il tempo si accorcia. “Aspettavo Questa Notte” è una corsa a perdifiato verso qualcosa che, forse, non tornerà più.

    Una progressione che rivela uno dei tratti più riconoscibili del disco: non c’è una linea narrativa unica, ma un intreccio continuo tra momenti sparsi e connessioni che riaffiorano. Una dicotomia che diventa stile, tra passato e presente, velocità e nostalgia.

    In “Senza Lieto Fine”, la chiusura dell’album, tutto si stringe in un epilogo sospeso, con un tono quasi elegiaco: «Come una melodia senza lieto fine, mi sa solo consumare. Niente mi può dare pace». Maicol e Mattia Ferrini immortalano l’esatto punto in cui qualcosa si spezza. Senza consolazioni, ma raccontando la verità di molti capolinea sentimentali contemporanei: quelli che non arrivano mai davvero. Una finale che non chiude, ma rilancia. Come se l’ultima scena non fosse ancora stata scritta.

    Perché certe assenze fanno più rumore di qualsiasi presenza.

    E se ciò accade, è perché continuano a parlarci anche quando tutto tace. Con “Twins”, Maicol e Mattia non cercano l’effetto immediato, ma lasciano spazio a ciò che torna. A ciò che resta.

    «Volevamo fare un disco che non avesse bisogno di essere spiegato – dichiarano -. “Twins” è nato come una finestra sul nostro mondo. È un album fatto di errori, ritorni, notti che sembrano infinite e frasi che ci siamo detti davvero. Ogni pezzo è un ricordo, una voce che ti risuona in testa quando meno te lo aspetti. Abbiamo scritto cercando la verità, anche quando fa male. Non volevamo dare risposte, ma fare spazio alle domande. A quello che succede quando pensi che sia tutto finito e invece no. La musica ti ci riporta, anche quando non vuoi.»

    In un’epoca in cui tutto è istantaneo, “Twins” prende tempo. Tra notti che sembrano durare due ore e rapporti che implodono prima di definirsi, i Ferrinis scelgono un linguaggio fatto di frasi concrete, immagini forti, emozioni riconoscibili.

    La contemporaneità che raccontano è quella in cui vivere ogni giorno «come fosse l’ultimo» (da “Poche ore”) significa anche perdere il senso del costruire, del fermarsi, del capire. In questo, il disco si inserisce in una riflessione più ampia: sulla fragilità della presenza, sulla permanenza del ricordo, sulla difficoltà di distinguere ciò che è passato da ciò che ancora abita dentro.

    Un disco che ha il passo del presente, ma guarda lontano.  “Twins” è il risultato di un’identità che non cerca mai una definizione netta. I Ferrinis non somigliano a nessuno, perché il loro sguardo è interno: si muove tra scene di vita, pensieri lasciati a metà, e ritornelli che sembrano messaggi vocali mai inviati.

    Con “Twins”, aprono un nuovo capitolo, in cui l’equilibrio tra immaginario pop e scrittura personale diventa cifra narrativa. E mentre tutto si consuma in poche ore, loro lo scrivono, lo cantano, lo mettono in scena. Senza pretese, ma con la voglia di dire: questa storia, forse, l’hai vissuta anche tu.

    Perché come affermano i due fratelli in conclusione, «Non importa se la storia è finita: ciò che ti rimane dentro, a volte, è più forte di quello che vivi davvero».

    “Twins” – Tracklist:

    1. Il Nostro Film
    2. Rollercoaster
    3. Lussuria e Desiderio
    4. Poche Ore
    5. Aspettami
    6. Aspettavo Questa Notte
    7. Caldo Atomico
    8. Coca e Malibù
    9. Labbra al Curry
    10. Senza Lieto Fine

  • FRANCESCA MIOLA IL SINGOLO “IMPERFETTA FELICITÀ” IN DUETTO CON MARIO VENUTI IN RADIO DAL 25 APRILE ANTICIPA “IL TEMPO, IL TRAFFICO E NOI” IL PRIMO ALBUM IN USCITA IL 9 MAGGIO

    Arriva il 9 maggio “Il tempo, il traffico e noi” (Dischi dei Sognatori/Artist First)  l’atteso album d’esordio di Francesca Miola, cantautrice raffinata e intensa, che con questo progetto conferma un percorso artistico all’insegna dell’eleganza e della profondità espressiva.
     
    Anticipato in radio da venerdì 25 aprile dal singolo Imperfetta felicità, interpretato in duetto con Mario Venuti, il disco è un viaggio sonoro che attraversa emozioni, silenzi e frenesie quotidiane, fotografando i contrasti della vita contemporanea.
     
    Prodotto da Tony Canto con la direzione artistica di Kaballà, l’album si distingue per arrangiamenti ricercati e una scrittura capace di toccare corde intime e universali. Accanto a Francesca Miola, autori del calibro di Marco RettaniZibba, lo stessoVenuti e i due produttori arricchiscono un progetto che fonde canzone d’autore, pop sofisticato e atmosfere senza tempo.
     
    “Il tempo, il traffico e noi” è molto più di un disco d’esordio: è la testimonianza di un’identità artistica che si afferma con forza e delicatezza, tra pause, deviazioni e nuove partenze.
     
    Un racconto musicale che accompagna l’ascoltatore tra il fluire del tempo e l’immobilità del traffico, dove – in mezzo al rumore del mondo – restiamo solo noi e lamusica che ci racconta.
    Nel disco, oltre al duetto con Mario Venuti, trovano spazio anche le collaborazioni con le voci di Matteo Faustini e Antonio Maggio.

  • “Umani giorni” è il nuovo singolo di Meron

    Da venerdì 25 aprile 2025 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “UMANI GIORNI”, il nuovo singolo di MERON.

    “Umani giorni” è un brano che racconta la fine di una storia d’amore che per l’artista non sembrava mai iniziata, perché nata come un gioco dominato dalla fisicità. Col passare del tempo, il peso della perdita si è fatto sentire, conducendolo in una profonda fase di depressione. Nella canzone, Meron descrive la speranza residua come quei momenti umani che riusciva a scorgere attraverso i gesti della partner, gesti che lei, per varie ragioni, non riusciva a comprendere fino in fondo.

    Spiega l’artista a proposito del brano: “Umani giorni è una ballata struggente, caratterizzata prevalentemente da archi, piano e orchestra. Il testo è nato in pochissimo tempo come la musica, mentre trovare il vestito adatto per l’arrangiamento è stato molto più complesso poiché serviva un sound adatto a richiamare quello stato di depressione descritto nel brano, poiché è la prima volta che provo a trattare in maniera così ampia e profonda questo tema. Che poi tutto sfocia nella speranza di un futuro migliore immaginato, che non sai se senza quell’amore potrà ritornare”. 

    Guarda il visual video su YouTube:  https://www.youtube.com/watch?v=duPr9pVNFiU

    Biografia

    Meron, classe 1997, nasce a Bologna e vive con sua madre fino all’età di 3 anni. Cresciuto in un paese della provincia di Rimini, inizia a scrivere canzoni all’età di 8 anni, e così la musica diventa la sua fedele compagna. A Carpi, dove in seguito si trasferisce, studia pianoforte e canto, prendendo parte a diversi progetti musicali della zona modenese. Nel 2017 tenta Area Sanremo, arrivando fino alla tappa delle semifinali. Dopo anni passati a suonare in vari locali e a studiare, nel novembre 2023 pubblica il suo primo singolo del nuovo progetto in corso, “Colori dell’ombra”, e successivamente “Gazza ladra”, “Nuove regole” e “Bella domanda”.

    “Umani giorni” è il nuovo singolo di Meron disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 25 aprile 2025.

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  • “Bossa” è il nuovo singolo di Dalîlah

    Dal 25 aprile 2025 sarà in rotazione radiofonica “Bossa”, il nuovo singolo di DALÎLAH disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 24 aprile. 

    “Bossa” è un brano ironico e spensierato che cattura la frustrazione di sentirsi dire le solite frasi come “dovresti fare questo genere di musica”, “dai, cantami questa canzone” o “mi piace tanto la tua musica” (peccato che poi non la ascoltino mai). Un ritratto divertente di quelle frasi che gli artisti si sentono ripetere costantemente, raccontato con un mood fresco e una scrittura diretta. Le sonorità richiamano la bossa nova, ma vengono reinterpretate in chiave pop con un arrangiamento e uno stile moderno e attuale.

    Commenta l’artista proposito del brano: “Ho scritto Bossa in un periodo di cambiamenti. Ero stanca di sentirmi dire che tipo di musica dovevo fare per arrivare “chissà dove” e di ascoltare le solite frasi ogni volta che suonavo nei locali, o quando qualcuno scopriva che facevo la cantante. Così, ho deciso di scrivere un brano ironico, in un genere che non è proprio quello del mainstream attuale, per sottolineare esattamente ciò di cui volevo parlare. Mi sono divertita moltissimo a scrivere e cantare questa canzone, e ancora di più a girare il video insieme alla mia famiglia e ai miei amici. Abbiamo voluto mettere in evidenza proprio il messaggio che desideravo trasmettere. Ogni volta che ascolto il brano, mi mette il buon umore.”

    Il videoclip di “Bossa”, diretto  da Matteo Varchetta, è stato girato in un locale nel centro storico di Arzachena, “Da Pilly”, situato appena sotto la piazza. Il locale, arredato in stile vintage, ha conferito al video un carattere autenticamente retrò. La partecipazione di familiari e amici dell’artista ha reso il video ancora più personale e divertente. Il racconto inizia con una band che si prepara a suonare, ma la cameriera inizia a cantare al posto del cantante. Tutti sono infastiditi dal fatto che la cameriera non stia svolgendo il suo lavoro, ma si stia concentrando sul canto e sul disturbo degli altri. A lei non importa delle loro opinioni e continua a fare ciò che ritiene giusto, riuscendo alla fine a coinvolgere tutti con la sua musica.

    Il video trasmette un messaggio di ribellione contro le imposizioni su come gli artisti dovrebbero fare musica o comportarsi per avere successo. L’artista vuole esprimersi liberamente, scegliendo un brano Bossa nova riarrangiato in chiave moderna, e lo fa con ironia e divertimento, sfidando le opinioni comuni.

    Aggiunge l’artista sul videoclip: “Ho voluto raccontare con ironia, attraverso il ruolo di una cameriera, quanto spesso noi artisti siamo costretti a fare qualcosa che non ci rappresenta pienamente. Nel video, interpreto una cameriera in un locale, ma invece di svolgere il suo lavoro, canta e disturba i clienti. I clienti sono infastiditi perché non sto facendo ciò che dovrei fare, e questo riflette il mood che mi ha spinto a scrivere il brano. Mi veniva ripetuto continuamente che dovevo fare un determinato tipo di musica, quella che “funziona”, e che una Bossa nova come quella che ho creato non sarebbe stata adatta. Nel testo, parlo anche dei luoghi comuni che spesso ci vengono rivolti come cantanti. È un vero e proprio sfogo, raccontato con divertimento, ma che nasconde un messaggio importante: la necessità di sentirmi libera di esprimermi.” 

    Guarda il videoclip su YouTube: https://youtu.be/mWYG4VP_k_M?si=EyouFFrlj8RAPg__

    Biografia

    Dalîlah è una cantautrice con la testa tra le nuvole, nata ad Arzachena (Costa Smeralda) e cresciuta viaggiando per il mondo alla ricerca di sé stessa. Ha vissuto in Irlanda e in Australia, dove ha iniziato a scrivere i suoi primi testi e ha scoperto l’esigenza di comunicare attraverso la musica. Nel 2016, fa la sua prima esibizione sul palco di XFactor, ricevendo il supporto e l’incoraggiamento di Arisa e Manuel Agnelli. Attualmente vive tra Milano e la Sardegna, suona ukulele e chitarra, produce le demo dei suoi brani e scrive canzoni che raccontano sé stessa, la quotidianità e i suoi continui viaggi nell’”astronave” della sua mente, con uno stile autentico e diretto.

    Nel 2021, è stata notata da Amici e da Spotify, entrando nelle playlist editoriali come New Music Friday, EQUAL Italia, Scuola Indie e Caleido. Il suo sound fonde sonorità elettroniche, sfumature vintage e latine, accompagnate da melodie accattivanti e una voce calda e a tratti malinconica. I suoi testi, influenzati dalle esperienze nazionali e internazionali, raccontano storie universali di incertezze, amori finiti, tempeste emotive e notti insonni, sempre con verità e ironia, celando la malinconia sotto la spensieratezza delle melodie.

    Dalîlah ha calato numerosi palchi, suonando prima dei The Kolors e Capo Plaza alla Trentino Music Arena, al Ateneika Festival di Cagliari, a Jesolo, Milano, Roma e in molte altre città. Ha portato la sua musica anche in TV, con apparizioni su Rai e Rai Radio 2. Oltre alla musica, è appassionata di moda, fotografia e sport.

    “Bossa” è il nuovo singolo di DALÎLAH disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 24 aprile 2025 e in rotazione radiofonica dal 25 aprile.

     

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  • “Mille ferite per te” è il nuovo singolo di Linn

    Dal 25 aprile 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica “Mille ferite per te”, il nuovo singolo di Linn.

    “Mille ferite per te” potrebbe essere definito un inno all’amor proprio, nato a seguito di un rapporto che ha lasciato solchi profondi nell’anima. Il brano è stato scritto in un momento di rabbia, caratterizzato dalla voglia di ribadire il proprio valore, ferito dalle esperienze vissute e ancora fresche nel momento della sua composizione.

    Commenta l’artista proposito del brano: “Il brano è stato scritto qualche mese fa in un momento di rabbia poco lucida. Non riuscivo a credere né tantomeno ad accettare la delusione vissuta. Nel testo sottolineo l’importanza di imparare ad amarsi smettendo di cercare approvazione all’esterno. Il proprio valore non può essere sminuito dalle cicatrici lasciate da altre persone. Sicuramente è un brano che mette in mostra senza peli sulla lingua dei solchi dell’anima difficili da digerire.”

    Il video visual di “Mille ferite per te”, prodotto da Emanuele Marin, è un loop di immagini realizzate in studio che trasmettono un mood decisamente amaro, come suggerito dai colori scuri e dall’uso di luce soffusa blu. Il trucco, creato dall’artista stessa, simula lacrime brillanti che solcano il viso, risaltando contro lo sfondo e gli abiti scuri. L’immagine trasmette un’intensa sensazione di dolce-amaro: da una parte c’è ancora un filo di malinconia, dall’altra una forte rabbia per il dolore vissuto.

    Guarda qui il visual video su YouTube: https://youtu.be/aMQSzG7pQqs

    Biografia

    Linda Antosiano, in arte “Linn”, è una cantautrice che nasce al confine tra Piemonte e Veneto. Con la sua musica, esprime le paranoie e i complessi di chi, a vent’anni, si trova a fare i conti con il futuro. La sua formazione accademica da performer le ha permesso di sviluppare esperienze live come artista a 360 gradi, integrando danza e teatro nelle sue performance. Tra le esperienze più significative, c’è la partecipazione alla tournée nazionale di “Raffaella! Omaggio alla Carrà”, dove ha ricoperto il ruolo di voce dell’orchestra. Con il suo primo EP, “Ombre”, Linn ha sviluppato una forte identità cantautorale che mescola emotività e carisma. Il suo percorso l’ha poi portata a vincere il concorso “PEM” dedicato ai cantautori emergenti del Monferrato. A completare il suo percorso poliedrico, ha anche partecipato al doppiaggio cantato per la sigla del cartone animato “I misteri di Barbie”, disponibile su Netflix.

    “Mille ferite per te” è il nuovo singolo di Linn disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 25 aprile 2025.

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  • “Ho voglia di vederti” è il nuovo singolo di Rebic feat. Jacopo Sarno

    Dal 25 aprile 2025 sarà in rotazione radiofonica “Ho voglia di vederti”, il nuovo singolo di Rebic feat. Jacopo Sarno disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 18 aprile. 

    Rebic riporta alla luce un brano di Jacopo Sarno di 15 anni fa, riscrivendone completamente le strofe con barre adeguate al presente, pur mantenendo intatto il ritornello originale, a cui resta fedele.

    “Ho voglia di vederti” racconta la storia di due ex che si ritrovano, vivendo la loro relazione per la seconda volta con la stessa intensità della prima. Nonostante il tempo passato, scoprono di apprezzare ancora pregi e difetti l’uno dell’altro, come se nulla fosse cambiato. Il legame che li unisce, fatto di affetto autentico e profonda comprensione reciproca, resiste al tempo e continua a vivere, immutabile.

    Commenta l’artista proposito del brano: “Dare vita a questo pezzo per me è stato come tornare indietro nel tempo a quando ero bambina. Ricordo che ascoltavo sempre questa canzone da adolescente e farne una nuova versione è stata la sfida più bella che potessi lanciare a me stessa”.

    Il videoclip di “Ho voglia di vederti” è stato girato al Patty Bakery & Bistrot di Milano. I due protagonisti si incontrano per un caffè e si rendono conto che i sentimenti che provavano l’uno per l’altro non sono mai davvero cambiati. 

    Guarda il videoclip su YouTube: https://youtu.be/uBTrOEEKHKM

    Biografia

    Rebic è un’artista di 25 anni originaria di Siena. Vive a Milano e svolge la sua professione di geometra, ma la sua più grande passione è il canto.

    Partecipa a molti contest come Nokep Tv, La Bella e la Voce a Vietri, New York Canta e a luglio ha presentato alla Trentino Music Arena di Trento il suo nuovo singolo per la prima volta cantando prima di Mècna e Ariete.

    “Ho voglia di vederti” è il nuovo singolo di Rebic feat. Jacopo Sarno disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale dal 18 aprile 2025 e in rotazione radiofonica dal 25 aprile.

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  • “Litio” è il nuovo singolo di Luca V

    Dal 25 aprile 2025 sarà in rotazione radiofonica “Litio”, il nuovo singolo di Luca V disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 18 aprile. 

    “LITIO” è un brano che esplora con intensità e lucidità l’evoluzione del disturbo bipolare, seguendo un arco emotivo che inizia dalla fase “up”, attraversa il picco della mania e culmina nella fase depressiva. Il testo, crudo e diretto, racconta il conflitto interiore di chi vive in continua oscillazione tra euforia e crollo, tra iperattività e immobilità, tra il desiderio di normalità e la resa al caos psichico. Le immagini evocate nelle strofe — denti che battono, letti ribaltati, sguardi fissi nel vuoto — restituiscono una quotidianità segnata dalla malattia, con una sensibilità che evita sia il pietismo che il distacco, puntando invece a una rappresentazione autentica. Il riferimento al litio (farmaco simbolo della stabilizzazione dell’umore) diventa una metafora della disperata ricerca di equilibrio, tra instabilità, acufeni, insonnia e vuoti d’identità.

    Il sound del brano si muove su coordinate pop cupe e viscerali, evitando i cliché della ballata malinconica. Le sonorità sintetiche e stratificate richiamano atmosfere dark pop con sfumature trip-hop e electro-noir, creando una tensione continua tra movimento e stasi. Le melodie vocali, sospese e a tratti ossessive, seguono l’altalena emotiva del testo, alternando momenti di slancio a brusche cadute nel silenzio e nel peso della parola. LITIO è una canzone intima e disturbante allo stesso tempo, che trasporta l’ascoltatore in un’esperienza emotiva sincera, scomoda, ma necessaria. Un grido sommesso di chi, pur attraversando l’abisso, continua a cercare una vita normale.

    Commenta l’artista proposito del brano: “Ho scritto LITIO mentre ero in una fase ‘giù’. Di quelle dove anche alzarsi dal letto sembra un’impresa, dove il silenzio pesa come cemento. Non avevo voglia di parlare con nessuno, ma sentivo il bisogno urgente di dire qualcosa, anche solo a me stesso. Così ho iniziato a scrivere – prima frasi sconnesse, poi immagini che mi facevano paura e allo stesso tempo mi facevano sentire vivo. In studio ho chiesto di tenere le luci basse. Volevo che tutto fosse vero, anche scomodo. Abbiamo lasciato volutamente dei respiri, delle crepe nella voce, perché la voce, quando stai male, non esce mai pulita. LITIO non è solo una canzone, è una fotografia scattata dentro una tempesta mentale. Fa parte di un progetto più ampio, dove ogni brano è una stanza diversa della mia testa. Questa è forse la più buia… ma anche quella dove ho trovato più verità.”

    Il videoclip di “LITIO”, diretto da Lorenzo Avanzi e ambientato all’interno di Cross+Studio di Milano, esplora visivamente il ciclo emotivo del disturbo bipolare, giocando su forti contrapposizioni scenografiche ed estetiche. Girato interamente in interni, il video si svolge in una singola stanza che cambia aspetto nel corso della narrazione, diventando essa stessa riflesso delle oscillazioni psichiche del protagonista. La stanza, inizialmente ordinata e perfettamente simmetrica, si trasforma gradualmente in un ambiente caotico e soffocante, seguendo il passaggio dalla fase maniacale a quella depressiva.

    Il protagonista, solo in scena, attraversa un arco emotivo intenso: nella prima parte del video appare vestito di rosso, in un contesto illuminato e controllato, dove ogni oggetto è al suo posto. I suoi movimenti sono energici, quasi ossessivi, e riflettono una condizione di apparente forza e lucidità. Con l’avanzare della canzone, si assiste a un progressivo crollo, visivamente rappresentato da gesti disordinati, oggetti che cadono, luci che si affievoliscono e un progressivo disordine che sostituisce l’ordine iniziale.

    Nella seconda parte, la scena è dominata dal nero. Il protagonista indossa abiti scuri e larghi, si muove lentamente, spesso rimanendo immobile o a terra. La stanza è ora piena di elementi rotti, fotografie sparse, specchi incrinati e un senso generale di abbandono.

    Attraverso uno storytelling visivo essenziale e simbolico, Avanzi costruisce un percorso emotivo coerente e d’impatto, in cui ogni dettaglio – dalla luce all’uso dei props, dalla coreografia dei movimenti all’evoluzione scenografica – contribuisce a dare voce al testo della canzone. LITIO è un video intimo, crudo e visivamente potente, che accompagna lo spettatore dentro una condizione complessa senza retorica, ma con profonda verità.

    Guarda qui il visual video su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=pUD3V1QwZl4

    Biografia

    Luca V, pseudonimo di Luca Mercandino, è un artista, cantante e cantautore italiano che fonde pop, indie e influenze cantautorali in uno stile personale e in continua evoluzione. Nato a Torino nel 1995 e cresciuto a Biella, si avvicina alla musica sin da bambino. Dopo il diploma, la sua passione diventa un vero e proprio percorso artistico, prima con lo pseudonimo Lucido, e successivamente, nel 2020, con il nome Luca V, segnando l’inizio di una nuova fase musicale.

    Nel 2022, dopo numerose pubblicazioni, Luca V decide di rimuovere alcuni brani dal suo catalogo per intraprendere un percorso più definito e coerente con la sua visione. Oltre alla carriera solista, partecipa al progetto La Capitaneria di Porto, un collettivo che pubblica l’album SOTTOSOPRA, e sperimenta sonorità alternative sotto l’alias AMORMALIE. Queste esperienze contribuiscono a ridefinire il suo approccio artistico, sempre più mirato e consapevole.

    Nel corso degli anni, Luca V collabora con diversi artisti e professionisti, tra cui Moreno Delsignore (suo insegnante di canto), Killian Cruiser (produttore musicale dei suoi primi progetti), Giovanni Ghioldi (produttore musicale e amico) e Lorenzo Avanzi (attuale produttore musicale e amico).

    Nel 2023, con il brano AMORE FUOCO CHEROSENE, Luca V evolve ulteriormente il suo sound, fondendo indie e pop in una sintesi personale e ricercata. Nel 2025 pubblica Pelle di Prozac, una canzone intensa e intima che esplora tematiche come la difficoltà di comunicare, una relazione finita e la depressione, consolidando la sua capacità di raccontare emozioni complesse attraverso la musica.

    Sempre nel 2025, Luca V raggiunge 5 milioni di streams su Spotify.

    “LITIO” è il nuovo singolo di Luca V disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 18 aprile 2025 e in rotazione radiofonica dal 25 aprile.

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  • “Banana sattva” è il nuovo singolo dei Monkeys From Space

    Da venerdì 25 aprile 2025 sarà in rotazione radiofonica “BANANA SATTVA” (Overdub Recordings), il nuovo singolo dei MONKEYS FROM SPACE, già disponibile sulle piattaforme digitali dal 22 aprile.

    “Banana sattva” è un viaggio surreale alle origini dell’universo, raccontato con toni visionari e un’ironia cosmica. La narrazione prende vita da un’immagine tanto assurda quanto suggestiva: lo spirito cosmico scivola su una buccia di banana, generando la molteplicità del cosmo. Le stelle nascono dalla sua disgregazione e la musica diventa il suono eterno di quella caduta primordiale.

    In questo scenario fantastico, un gruppo di scimmie spaziali – emissari di un mondo lontano – è incaricato di raccogliere i frammenti dello spirito e ricomporne l’essenza originaria.

    Spiega la band a proposito del brano: “L’universo è una buccia di banana sulla quale è scivolato lo spirito cosmico. Cadendo esso si è disintegrato dando origine alla moltitudine delle stelle. Il suono della caduta riverbera ancora per tutto l’universo ed è quello che gli uomini chiamano musica.”

    Il videoclip di “Banana sattva” mette in scena l’arrivo sulla Terra di un gruppo di misteriose scimmie spaziali. Le immagini alternano momenti di tensione – con l’umanità in allarme, pronta a respingere quella che sembra un’invasione aliena – a scene cariche di simbolismo e sorpresa. Armamenti, postazioni di difesa e atmosfere da guerra imminente lasciano spazio a un inatteso cambio di prospettiva: le scimmie non portano distruzione, ma un messaggio inaspettato.

    Attraverso uno stile ironico e visionario, il video ribalta i codici narrativi della fantascienza classica e ci invita a riflettere sulle nostre reazioni verso ciò che non comprendiamo.

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=afHnonOMMBM

     

    Biografia

    I Monkeys From Space sono l’enzima catalizzatore di un mondo fatto di allucinazioni, banane e viaggi spaziali. Una band italiana che unisce sonorità alternative rock a testi surreali che evocano atmosfere cosmiche.

    Diego Vermiglio (voce e chitarra elettrica), Matteo Vallino (basso), Simone Di Stefano Zamboni (chitarra elettrica) e Luca Barberis Vignola (batteria), formano la band nel 2022 e l’anno dopo pubblicano il loro primo EP “Monkeys from Space – Live on Tape” un concentrato di blues elettro-rituale con influenze space rock, registrato su nastro al “Tape Studio” da Franco Monte e mixato/masterizzato presso il “DD Studio Records” da Daniele Salomone. Distribuito da Banana Sattva Edizioni srl.

    Nel 2024 registrano il loro primo album “Monkeys From Space”: un antico pesce preistorico in cella frigo ad Hong Kong, una letale zampa d’elefante, alieni strafatti da cui fuggire e il fegato dolorante di Prometeo. Queste sono alcune delle atmosfere evocate nell’album che verrà pubblicato nel 2025 da Overdub recordings.

     

    “Banana sattva” è il nuovo singolo dei Monkeys From Space pubblicato da Overdub Recordings, disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 22 aprile 2025 e in rotazione radiofonica da venerdì 25 aprile.

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  • La Civica Jazz Orchestra e Paolo Tomelleri omaggiano Count Basie domenica 11 maggio al Blue Note di Milano

    MILANO – È uno dei più noti e apprezzati jazzisti italiani, ma al Blue Note di Milano ha suonato, nel corso della sua lunghissima e brillante carriera, solo una volta, tanti anni fa: Paolo Tomelleri, clarinettista di fama internazionale, colmerà questa “lacuna” esibendosi domenica 11 maggio sul palco del più importante jazz club della città insieme alla Civica Jazz Orchestra diretta da Luca Missiti per un imperdibile omaggio a Count Basie (doppio set alle ore 20.30 e 22.30, biglietti da 17 a 32 euro, prevendita on line su https://www.bluenotemilano.com/evento/concerto-civica-jazz-orchestra-11-maggio-2025-milano/ e su https://www.bluenotemilano.com/evento/concerto-civica-jazz-orchestra-11-maggio-2025-milano-2-set/.

    La Civica Jazz Orchestra, formazione composta da alcuni dei migliori allievi dei Civici Corsi di Jazz di Milano (vera e propria eccellenza nella didattica musicale italiana, attiva dal 1987 e da tempo parte integrante dell’offerta formativa della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado), e Paolo Tomelleri eseguiranno i brani strumentali del repertorio della celebre big band di Count Basie negli arrangiamenti originali dei trombettisti Neal Hefti e Thad Jones e del sassofonista Frank Foster, oltre che negli arrangiamenti vocali dello stesso Foster e del pianista e compositore Bob Florence tratti dal disco registrato con la presenza della cantante statunitense Diane Schuur.

    Conosciuto con il soprannome di “Re dello Swing”, Count Basie è considerato uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi e ha contribuito a definire il sound delle big band degli anni ’30 e ’40. Intorno alla metà degli anni Trenta la Count Basie Orchestra diventò la più celebre espressione dello swing che si fosse mai conosciuta: erano i tempi in cui Basie e i suoi musicisti “duellavano” con la Duke Ellington Orchestra per lo scettro della migliore formazione swing d’America.

    Basie è stato un vero innovatore, guidando la big band che porta il suo nome per quasi mezzo secolo e registrando oltre 480 album: nel 1958 è stato il primo musicista afroamericano ad aggiudicarsi un Grammy Award. Afferma Luca Missiti: «È un enorme piacere tornare al Blue Note alla guida della Civica Jazz Orchestra a un anno di distanza dal concerto sold out che abbiamo fatto registrare con il sassofonista Emanuele Cisi. Questa volta condivideremo il palco con quel meraviglioso musicista che risponde al nome di Paolo Tomelleri, probabilmente il più adatto di tutti nell’interpretare il magnifico repertorio swing che ci ha lasciato in eredità il geniale Count Basie».

  • “E Staje cu Mme” di Gianni Negri: una canzone che racconta il coraggio di restare

    Un abbandono totale all’amore. “E Staje Cu Mme”, il nuovo singolo di Gianni Negri (PaKo Music Records/Believe Digital), è la sintesi di ciò che, in fondo, non si può sintetizzare: la presenza dell’altro che diventa essenziale, il bisogno che non si dice, ma si riconosce.

    Un saluto trattenuto sulla soglia, le mani che non si lasciano, anche quando tutto attorno è in frantumi. Per la prima volta nella sua carriera, il cantautore e polistrumentista partenopeo scrive e interpreta un brano interamente in lingua napoletana, aprendo un nuovo capitolo della sua traiettoria artistica. Una scelta che non è solo stilistica, ma identitaria: un ritorno alle radici, un gesto affettivo, un’affermazione di appartenenza, di fedeltà a ciò che resta, anche quando il tempo e il rumore provano a mettere a tacere ciò che conta davvero.

    Con la produzione di Valerio De Rosa, “E Staje Cu Mmme” non si limita a raccontare un sentimento, ma lo attraversa e lo assume per intero: nella gioia, nella fragilità, nell’urgenza di esserci nonostante tutto. Una dedica intima a chi c’è, non per obbligo, ma per scelta. Un suono essenziale, capace di sostenere il testo senza spegnerne il respiro, senza invaderlo, accompagnandolo con equilibrio e misura, lasciando spazio al senso.

    «“E Staje Cu Mme” – spiega Gianni Negri – è una carezza che arriva dopo il rumore, dopo i giorni in cui si dubita perfino di sé. È il mio omaggio a chi c’è, a chi non si tira indietro anche quando sarebbe più semplice farlo.»

    Nel panorama odierno, dove i dati ISTAT confermano un calo costante dei matrimoni e un aumento delle separazioni (+31,2%), “E Staje Cu Mme” si impone come una contro-narrazione: un invito a custodire l’intimità non come rifugio ma come scelta consapevole. Una canzone che non celebra l’inizio dell’amore, ma la sua tenacia nel tempo, quando l’incanto iniziale lascia spazio alla realtà, e rimanere accanto a qualcuno diventa un atto di volontà e di cura. Scegliersi, dichiararsi necessari a vicenda non è solo romanticismo: è un gesto che, oggi, può considerarsi quasi rivoluzionario.

    In un tempo in cui i legami sembrano fragili, le relazioni sentimentali vengono spesso archiviate alla prima incrinatura, e molti brani raccontano l’amore come ossessione o salvezza, “E Staje Cu Mme” si muove su un piano più adulto: quello della presenza. Non c’è l’idealizzazione dell’altro, ma la presa di coscienza che amare davvero significa accettarne i silenzi, la distanza, le differenze. Questo brano suggerisce un’altra strada: un legame che si fortifica attraverso la fragilità, e trova senso proprio nel riconoscimento reciproco. Perché il silenzio, ancor di più delle parole, diventa il luogo dove si misura la mancanza:

    «Luntano a te nun sacc’ stà, pecchè o silenzio me fa chiagnere»
    («Lontano da te non so stare, perché il silenzio mi fa piangere»)

    Ma “E Staje Cu Mme” non è una risposta nostalgica. È un gesto presente, quotidiano. Una canzone che non mitizza, ma riconosce. E per questo arriva.

    «Pecché tu si na parte e me, pecché pur’ io so’ parte e te»
    («Perché tu sei una parte di me, e anch’io sono parte di te»)

    Dopo anni di pubblicazioni in italiano, Gianni Negri sceglie il napoletano per dire ciò che in italiano non suonerebbe allo stesso modo. Una lingua che scava, che trattiene, che sa toccare senza invadere:

    «Scrivere in napoletano è stato come tornare a casa – spiega l’artista -. Ogni parola ha un peso diverso, più viscerale. Alcune cose si possono dire solo così.»

    Negli ultimi anni, la lingua napoletana ha conosciuto una nuova primavera, anche grazie a fenomeni mainstream che l’hanno riportata al centro dell’industria discografica nazionale. Ma qui non si rincorre alcuna tendenza: “E Staje Cu Mme” è un ritorno necessario, non un calcolo.

    Una storia che parla a chi sa che amare non significa trattenere, ma esserci senza clamore. A chi ha imparato che il sentimento più sincero, genuino e profondo non sta e non si misura nelle promesse, ma nei gesti silenziosi che non chiedono, ma affermano. A chi ha capito che l’amore vero non è quello che accade, ma quello che si costruisce. Non si tratta di restare a ogni costo, ma di comprendere quando l’altro è parte di noi, anche nella difficoltà.

    «E nun me lass’ maje sti mane, pure si fora ’o tiempo è scuro e fa paura»
    («E non lasciarmi mai le mani, anche se fuori il tempo è buio e fa paura»)

    Un verso che non invoca, ma dichiara: anche nei giorni incerti, la vicinanza può essere una scelta, non una conseguenza.

    «Pecché tu si na parte e me, pecché pur’ io so’ parte e te»
    («Perché tu sei una parte di me, e anch’io sono parte di te»)

    Una frase che non serve spiegare. In poche parole, la definizione più semplice e disarmante dell’amore maturo: non qualcosa che si possiede, ma qualcosa che ci compone. Un riflesso condiviso. Un’identità che si crea insieme, nella continuità di una presenza che non cerca definizioni. Una fiducia che non cerca continue conferme. Una vicinanza che, anche nel buio, diventa appiglio.

    Un appiglio che non nasce dalla dipendenza, ma da quel tipo di amore che non ha bisogno di essere perfetto per essere vero. Una quotidianità che si regge sulla scelta di continuare a esserci anche nei momenti opachi, nei giorni che non brillano.

    Dopo aver duettato con Laura Pausini nella versione napoletana di “Durare” e una serie di pubblicazioni che ne hanno affinato il profilo autoriale, Gianni Negri si conferma come una delle voci che meglio stanno riscrivendo il cantautorato italiano contemporaneo, tra lingua, appartenenza e scrittura.

    È questo, forse, il messaggio più autentico di “E Staje Cu Mme”: l’amore che diventa solido non perché è perfetto, ma perché è condiviso anche nei giorni storti, nei silenzi, nelle esitazioni. Un brano che riporta l’attenzione su temi che riguardano la costruzione di un rapporto duraturo, fatto di presenza quotidiana, imperfezione condivisa, e dialogo silenzioso tra due anime che scelgono di riconoscersi ogni giorno. Perché restare, nonostante il buio, nonostante le crepe, è un atto di bellezza e resistenza. E in questo, la canzone ci suggerisce che l’intimità, oggi più che mai, è un atto rivoluzionario.