Con ‘A Tangle Of Thorns’, il singolo disponibile nelle radio e sulle piattaforme digitali a partire dal 18 marzo di SirBone and the Mountain Sailors, che si presentano ufficialmente al pubblico per anticipare ‘Wicked Games’ l’album d’esordio di una formazione già rodata e sulla quale c’è già parecchio interesse da parte degli addetti ai lavori.
‘A Tangle Of Thorns’ racconta un amore travolgente ma, allo stesso tempo, impossibile. Una storia che potrebbe essere la protagonista di una piovosa giornata in uno dei celebri romanzi americani, come pure della realtà di tutti i giorni.
Una storia impossibile perché potrebbe essere vera, e forse lo è per davvero, dove l’amore travolgente deve fare i conti coi sensi di colpa, con gli struggimenti e con un’amara realtà.
E non potevano che essere SirBone and the Mountain Sailors a raccontarcela, con quel loro suono talmente personale, di quelli che lasciano il segno, come sarà per tutto l’album ‘Wicked Games’, disponibile in formato fisico e digitale dal 1° Aprile.
L’album è stato registrato e prodotto da Fabio Ferraboschi presso i Busker Studio di Rubiera, con il supporto dell’ufficio stampa A-Z Press.
Menek pubblica il suo nuovo inedito “Light of Waves” con Sorry Mom. Questo brano parla di un amore perduto, delle emozioni che si provano sapendo che quello che è stato continua sempre a far parte di noi, in un modo o nell’altro.
“L’amore e il bisogno vivono nell’animo umano, nella consapevolezza che in qualche modo torneranno e solo attraverso sentimenti così puri ed incondizionati, ci si può sentire senza tempo, quasi guardarsi dall’alto, come in un film che descrive ogni fase e sfaccettatura di queste emozioni così intense. E allora forse può il mare, con i suoi moti e il suo scorrere in modo perpetuo, cancellare in qualche modo il dolore che ci pervade; le onde sembrano infrangersi contro le forti rocce della convinzione, ma è la luce che si intravede nei riflessi, che ci guida alla consapevolezza che tutto muta e quindi anche l’amore passerà, o meglio saprà evolversi.”
“Light of Waves” è una canzone rock, che alterna una ritmica incalzante, metaforicamente collegata ai pensieri nel pieno tumulto emozionale, a fasi melodiche quasi pacate, che ricordano come sogno, desiderio e vibrazioni siano parte della vita.
Fuori dal 4 marzo “Lacrime D’Argento”, l’atteso secondo singolo dei Kaldorei. Dopo il brano d’esordio “Atlantide Sommersa”, che nel giro di pocchissimi ha superato i 10000 ascolti su Spotify, la band torna con pezzo emozionante, intimo e delicato.
La voce profonda del cantante viene accompagnata dallo stile unico dei Kaldorei. Un alternative rock abbracciato delicatamente da un suono leggermente elettronico. Un filo conduttore anche a livello di testo lega questo brano con il primo.
In “Atlantide Sommersa” la band indagava la psiche umana, alla ricerca di quel pensiero che ci permette di stare a galla. In “Lacrime D’argento” il focus è sempre sui sentimenti e le emozioni. Quelle emozioni che spesso soffochiamo, quel dolore che ci preme nel petto e scalpita per essere espresso.
“Lacrime d’argento sono quello che sono, dei segni lasciati dal vento che gelano in inverno”
Questa frase che accompagna il testo più volte ci fa subito capire l’intenzione della band. Il brano è un racconto delle ferite che ci portiamo dentro e che di fronte all’ennesimo intoppo non riescono più a rimanere nascoste.
Un brano alternative rock con una carica emotiva davvero forte. Un ritmo accattivante per un testo che arriva dritto al cuore e lascia senza fiato l’ascoltatore.
I Kaldorei sono una band pugliese formatasi nel 2020. I percorsi musicali di questi sei ragazzi si sono scontrati all’improvviso, senza preavviso.
A dare vita al progetto sono stati il tastierista (Donato) e il cantante (Riccardo) dopo essersi incontrati per caso durante un concorso musicale a Scandicci, Firenze.
Si sono ritrovati a scrivere musica insieme ed è in quel momento che hanno deciso di creare una band. A loro si sono aggiunti subito dopo il primo chitarrista (Francesco) e il bassista (Cosimo); gli ultimi della formazione sono stati il secondo chitarrista (Savino) e il batterista (Martino) conosciuti al conservatorio “Nino Rota” di Monopoli.
I sei ragazzi vengono da realtà molto differenti, c’è chi è appassionato di Michael Jackson e chi di Vasco Rossi e i Pooh. Le influenze sono le più disparate, ma ogni componente porta nel gruppo un po’ di sé che si fonda con gli altri creando qualcosa di nuovo e unico.
La band prende il nome dal linguaggio elfico ” kaldørei”, ovvero ” Figli delle stelle” , questo perchè i loro brani vengono creati interamente di notte. I ragazzi hanno iniziato a comporre proprio in piena emergenza covid, nella speranza di poter dare alla gente un aiuto morale e una piccola speranza.
In questo anno i Kaldorei hanno perfezionato il loro sound e finalmente sono pronti a farci ascoltare i risultati del duro lavoro. Il 5 novembre è uscito il loro primo singolo “Atlantide sommersa”. Il 2022 si apre alla grande e il 4 marzo esce “Lacrime D’argento”, il nuovo brano della band.
Il 6 dicembre 2021 è uscito “Mamma”, il singolo d’esordio di Dodo GG, nome d’arte di Luigi Scuteri. Il brano nasce in un momento molto delicato della vita del cantautore, ovvero quando sua madre era ricoverata in terapia intesiva per covid.
Una lunga battaglia che alla fine ha vinto, ma che ha portato cinque interiminabili settimane di paura e dolore nella vita di Gigi. Questo evento ha segnato una rinascita nella vita del cantautore che ha presentato al mondo una nuova versione di sé: Dodo GG. “Mamma” è un brano molto intimo, una sorta di ballad accompagnata da un cantato in rima molto hip hop e un sottofondo indie trap.
“Scrivo da una vita ma non ho mai tradotto in musica. Mi sembrava un’utopia un qualcosa di impossibile, poi sono stato incitato dalla mia stessa mamma a cercare di divulgarla in quanto poteva essere d’aiuto alle persone che hanno vissuto e stanno ancora vivendo direttamente o indirettamente questa tragica condizione.
Nel testo la frase per me più emblematica è “non è biologia” che intende descrivere i sentimenti provati verso mia mamma non sono dovuti al rapporto parentale, nutrirei per lei la stessa stima lo stesso rispetto e amore in quanto persona eccezionale”.
Dodo GG ha messo in musica il suo dolore, ma il risultato è un brano carico di speranza ed energia positiva. Un elogio a sua madre e un richiamo a non arrendersi. Voglia di lottare e rinascere, “Mamma” è tutto questo e anche di più.
Dodo GG è Luigi Scuteri, detto anche semplicemente Gigi. La musica è da sempre il background della sua vita, in particolare si interessa alla composizione e alla scrittura. Il tarlo di trasformare i suoi pensieri in canzoni era nella sua testa da un po’, ma è stata la pandemia a rimescolare le carte in tavola.
Nel autunno 2020 la mamma di Gigi prende il covid e passa quindici interminabili giorni in terapia intensiva. E’ questo traumatico evento che spingerà l’artista a pubblicare la sua prima canzone. Nasce così DODO GG e il suo primo brano dal titolo “Mamma”.
Il nome DODO GG è un piccolo elogio alla nipotina Rebecca che da piccola continuava ripetutamente a chiamarlo Dodo. A questo si aggiunge GG che ha un doppio significato: da una parte è la firma del cantautore e dall’altra è uno slang giovaline che sta per GOOD GAME ovvero Ben Fatto.
Dodo GG è alle prime armi, ma la sua immagine è ben definita. Il legame con la famiglia e le proprie origini è importante. Altro dettaglio che non viene trascurato è la spontaneatà e la sincerità che trasuda dalla sua musica.
Il giovane artista torna a far parlare di sé col singolo “Fumo Por La Noche”. Il brano presenta un testo romantico e a tratti malinconico, due aspetti che si sposano bene con l’amore: romantico nella sua nascita, doloroso nella sua fine. Young Dice ha il vizio del fumo e spesso gli capita di chiedergli aiuto quando ha problemi legati a questi temi emotivi. Tutte le sue migliori riflessioni avvengono di notte, con una sigaretta in bocca.
“Fumo, ma cerco rifugio in esso soltanto la notte. Funziona soltanto la notte. Gli occhi, per me, sono la parte più bella di una donna e quando la perdo, penso subito allo sguardo che non avrò più. Per questo nel ritornello dico “pero donde miro si no tengo tus ojos por mi”, perché senza gli occhi di una lei che amo e come se fossi cieco. Non vedo e non mi interessa guardare da nessuna parte”.
“Femme Fatale” è il nuovo singolo del poliedrico artista Maida. Il brano, pubblicato con Sorry Mom, si sviluppa attorno alla figura della femme fatale.
Pensando a questa, l’artista si discosta dall’idea che questa debba necessariamente essere una donna, staccandosi così dall’interpretazione strettamente legata alle parole. “La Femme Fatale è desiderio e tormento allo stesso tempo, è “sirena e strega”, è una pulsione allegramente dolorosa, l’ambizione che conquista e logora. È la compulsiva ricerca del piacere che conduce all’autodistruzione. Insomma, è tutto il contrario di tutto e noi ci abbiamo scritto una canzone“
Dopo l’ottimo riscontro ottenuto con Odio Sanremo, continua il progetto artistico all’insegna della provocazione di Claudia Ottavia con il nuovo singolo Fossi maschio, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Un brano dai connotati insoliti, privo di musica e della durata di poco più di un minuto, un intermezzo a cappella che testimonia la volontà della cantautrice sarda di uscire fuori dagli schemi della forma canzone e sorprendere l’ascoltatore provocando in lui una reazione. Riposare le orecchie dopo la bolgia sanremese è il motivo che ha spinto Claudia a pubblicare adesso questo particolare inedito, ispirato a Tracy Chapman per il modello di riferimento strutturale.
Fossi maschio è un’invito rivolto all’uomo di togliersi la maschera che lo denota virile a ogni costo, come se mostrare un lato più vulnerabile fosse un motivo di vergogna. In un’epoca storica in cui l’assopimento e l’alienazione prendono il sopravvento e finiscono per renderci privi di capacità di risposta, questo brano vuole abbattere le barriere comportamentali tra i sessi e spronare chi ascolta ad esprimere nel quotidiano il proprio reale modo di essere.
Fossi maschio è incluso in un progetto che include 7 inediti, prodotti insieme a Michelegiuseppe Rovelli e nati durante il periodo della pandemia. I tratti distintivi sono la contaminazione tra ballo, canto e contenuti con sonorità elettroniche e testi ricchi di spunti di riflessione. Un disegno artistico che rispecchia l’anima eclettica di Claudia, spinta dalla necessità di spaziare tra mondi comunicativi diversi.
«Non mi sono mai schierata nei confronti del femminismo, Fossi maschio condanna un certo tipo di maschilismo stereotipato, sia perché ho avuto modo di conoscere tanti uomini che si presentano forti ma che in realtà sono degli agnelli tenerissimi, sia perché ho fatto lo sforzo di immedesimarmi in loro in quanto io stessa tendo a costruirmi una corazza difensiva di sicurezza, consapevole che la fragilità nel sistema sociale attuale porta all’annientamento. Homo homini lupus è ancora un’affermazione veritiera», dichiara l’artista.
Riaprono le discoteche e il cantautore di Olbia Nicola Russu ci regala il nuovo singolo in cui dominano le atmosfere da club e risalta prepotente la voglia di tornare a ballare sotto la cassa. È Claro, fuori su tutte le piattaforme digitali, è un concentrato di buoni propositi indirizzati verso un futuro dove le certezze sono poche. Il domani viene descritto come un gioco dove spetta a noi muovere le pedine, consapevoli che non possiamo controllare tutto quello che ci capita, ma allo stesso tempo abbiamo una percentuale di autogestione che ci sprona a dare il massimo per ottenere i propri obiettivi e migliorarsi.
Il pezzo si caratterizza per sonorità dreamin e nella produzione home made confluiscono le varie contaminazioni del progetto che sta portando avanti il cantautore sardo: è evidente, infatti, il suo amore per la musica elettronica più sognante, a metà tra euro-dance e melodia italiana del decennio ’90. Ma questo mondo sonoro si interseca con la canzone d’autore con cui Nicola è cresciuto e che lo ha spinto, in adolescenza, a scrivere.
«Mi rivolgo al futuro in un dialogo muto in cui lo interrogo su quali disegni abbia nei confronti miei e della mia generazione. C’è una parte certa che ci rende liberi di scegliere e che ci rende protagonisti della partita e una che invece dipende da fattori esterni. Penso che questo sia anche il bello della vita. Chissà cosa inventerà per noi e chissà se con le unghie e con i denti riusciremo nei nostri intenti. Intanto muovete le natiche che non ce lo vieta nessuno!».
Nicola Russu è un cantautore, musicista e compositore originario di Olbia, classe 1990. Inizia da autodidatta a suonare le tastiere durante l’adolescenza e dopo l’esperienza con la band dei Pazoba, con una partecipazione a Sanremo Rock, decide di perfezionarsi e di studiare al S.Louis College di Roma, città dove ora lavora, laureandosi sia come tecnico del suono sia nel campo della musica elettronica. Il suo progetto solista ha all’attivo due EP totalmente autoprodotti: Profondo Russu, pubblicato nel 2015 e disponibile su YouTube, in cui emerge il suo lato più introspettivo, e Montagne Russu, rilasciato lo scorso anno e più vicino alle attualità sonorità da clubbing. Da alcuni anni sta inoltre partecipando in qualità di tastierista all’attività live di Scarda.
Dopo il convincente debutto con Buonanotte, torna Letizya con il nuovo singolo Mostri, una ballad indie pop che parla di una relazione a distanza che finisce, con la narrazione affidata alla persona che resta e la sensazione di tristezza mista a rabbia in un ritornello dove le certezze e le speranze riposte nell’amato diventano un gigantesco punto di domanda. La cantautrice si interroga sul valore che diamo ai rapporti, consapevoli di quanto sia sbagliato affidare a un altro la nostra felicità anche se era in grado di azzerare le paure e le insicurezze.
Mostri è un viaggio di sola andata tra due giovani che concludono il percorso della loro storia, con le alte temperature esterne che si abbassano all’improvviso nel momento del triste annuncio, con il cuore che diventa di pietra e le mani che iniziano a tremare. Una scrittura matura, nonostante la giovanissima età, quella di Letizya che dimostra la sua capacità di introspezione psicologica in una canzone dai forti connotati sentimentali.
La produzione è di nuovo affidata a Davide Gobello, chitarrista, tra gli altri, di Fabrizio Moro, Loredana Bertè, Pierdavide Carone e Paolo Vallesi. La copertina è realizzata, come per Buonanotte, da Giorgia Malizia che ha proseguito l’immaginario visivo minimal e notturno, raffigurando una persona con la doppia faccia, riferibile ai due innamorati che guardano in direzioni diverse.
«Mostri è nata da una vicenda che è capitata a una mia amica, penso che gli amori a distanza siano quelli che necessitano di maggiore cura, non è facile riuscire a mantenere vivo il sentimento con i chilometri contro. Mostri è una storia che finisce con l’amaro in bocca, un saluto da digerire mentre il treno della vita continua la sua corsa».
Tornano i Baruffa e lo fanno con Amore magico, il nuovo singolo che racconta con irriverenza il processo di seduzione con una storia immaginaria che sfocia nella magia di due sguardi che si incrociano. L’io narrante si innamora di una ragazza che conosce in un locale e il tutto è descritto con la leggerezza che è il marchio di fabbrica dei testi del gruppo, capace di emozionare senza ricorrere ad artifici retorici ma con un linguaggio immediato e quotidiano. Un brano dalle sonorità pop rock, arricchito da elementi elettronici e con un ritornello sognante in cui il piano e la chitarra elettrica hanno il potere di immergere l’ascoltatore nella vicenda. Il pezzo anticipa l’EP d’esordio della band veneta che sarà pubblicato verso la fine della primavera.
«”Amore magico” parla di sesso. C’è tutto: lui, lei, il locale, il rituale, l’accoppiamento. Sembra poco. Anche perché i due palesemente si annoiano. Però poi c’è l’altro, l’intruso che spesso non vorresti, quella parola, la più difficile al mondo, che tanto valeva sbandierare senza pudore nel titolo: Amore. E poi, dato che non c’era più nulla di cui vergognarsi, abbiamo aggiunto magico. A volte è noioso doversi immedesimare nei ruoli della seduzione, flirtare-filtrare, alludere-illudere, fare storytelling, fingersi interessati-interessanti… tanto sanno tutti qual è il punto. Il protocollo annoia perché ci appiattisce su una copia di noi stessi, soprattutto nel ciclico ripetersi di incontri occasionali, vissuti in modo consumistico. L’amore, un gesto-rituale tramandato in eterno nella tribù degli esseri umani. Fino a quando, però, in quel gesto solito, meccanico, tecnico, preciso, rituale riusciamo a trovare noi stessi. Usciamo da un periodo di silenzio durato più di un anno dall’ultima pubblicazione (IndiePop, 2020) per presentarvi un brano che abbiamo scritto tempo fa e siamo molto felici che possiate ascoltarlo».