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  • Una Traviata all’aperto per un pubblico senza barriere: Marco Severi riporta l’Opera tra la gente

    Riportare la musica classica tra la gente, senza barriere, e connetterla alle nuove generazioni: è questa la visione che guida il lavoro del Maestro Marco Severi, oggi protagonista di un nuovo allestimento de La Traviata. Il 28 luglio lo dirigerà all’aperto, in Piazza del Campo a Siena, dove l’opera torna dopo oltre vent’anni di assenza, trasformando uno spettacolo in una delle produzioni più attese della stagione estiva.

    Ex primo violoncello dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino – ruolo ricoperto per tre decenni – Severi ha progressivamente affiancato alla carriera da strumentista quella da direttore, guidando orchestre in Italia e all’estero, con particolare attenzione al repertorio lirico e sinfonico.

    La rappresentazione de La Traviata in Piazza del Campo non è solo un appuntamento culturale, ma un momento simbolico. È il ritorno della lirica nel cuore civico delle città, uno spazio che storicamente ha ospitato riti collettivi, civili e spirituali, e che oggi si riapre al gesto artistico come forma di partecipazione. Non un contenitore scenico, ma un luogo vivo, dove arte e comunità possono tornare a dialogare. Per Severi, dirigere in una cornice come questa è anche una forma di responsabilità:

    «Dirigere in piazza – dichiara – restituisce dignità al suono. Portare l’opera fuori dai teatri non significa ridurla, ma ricondurla al centro della vita pubblica. Dove è nata, e dove dovrebbe tornare.»

    È un’idea di musica che va oltre l’esecuzione tecnica: un atto civile, un invito a riscoprire la bellezza come bene comune. Un gesto che ha a che fare con il contesto, con le persone, con ciò che si vuole trasmettere davvero. In quest’ottica, il ruolo del direttore non si esaurisce nell’atto visibile, ma continua nel rapporto con l’orchestra e con chi ascolta. È lì che si gioca tutto: nel rendere possibile un tempo e uno spazio per la piena percezione della musica.

    Una visione che si traduce nella pratica quotidiana: la direzione orchestrale, per Severi, non è mai un esercizio di controllo. Al contrario: è un lavoro sulla relazione. Un equilibrio che si costruisce prova dopo prova, senza forzature, lasciando che la musica fluisca dal confronto. È una concezione non gerarchica del podio, che chiama in causa la responsabilità di ciascun musicista e valorizza l’ascolto reciproco.

    «La musica emerge dal confronto, non dall’imposizione – spiega -. Il direttore deve facilitare, non dominare.»

    Lo stesso principio guida il suo rapporto con il pubblico. Spesso considerata distante, la musica classica va restituita come linguaggio vivo, umano. E per farlo, servono esperienze effettive, non operazioni di facciata.

    «C’è bisogno di accorciare le distanze – conclude Severi –. Ma con contenuti, non con scorciatoie. La musica classica ha ancora molto da dire. Ma va fatta vivere con strumenti adeguati, senza mediazioni superflue.»

    Negli ultimi due anni, secondo recenti osservatori, l’interesse degli under 35 verso la musica classica è cresciuto del 15%. Inoltre, da un’indagine condotta dal Royal Philharmonic Orchestra (“The evolution of the orchestral audience in the digital age”, Marzo 2024), il 65% degli under 35 la ascolta regolarmente, superando gli over 55 (57%) e confermando una partecipazione giovanile in crescita. Una tendenza che intercetta il lavoro di chi – come Severi – punta a recuperare il rapporto con le nuove generazioni, non con strategie d’immagine e artifici comunicativi, ma con contenuti, qualità e coerenza.

    Alla fine di ogni concerto, il Maestro Severi saluta i presenti con una frase semplice: “Da cuore a cuore”. Una citazione legata alla Missa solemnis di Beethoven, in cui il compositore annotò sul manoscritto: «Vom Herzen – Möge es wieder – zu Herzen gehen» (“Dal cuore possa tornare al cuore”).

    Non è un vezzo, ma un modo per richiamare alla musica la sua accezione originaria: passaggio, esperienza condivisa, linguaggio che unisce – prima ancora che esibizione.

    Accanto all’attività trentennale al Maggio Musicale, Severi ha diretto titoli come NabuccoElisir d’amoreToscaDon GiovanniLa Bohème, lavorando con orchestre quali l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, l’Orchestra della Città di Grosseto, i Solisti del Maggio e l’Orchestra Maderna. Ha collaborato con registi come Grisha Asagaroff e si è esibito in teatri quali il Goldoni di Livorno, il Sociale di Rovigo, il Verdi di Lucca, Torre del Lago, Cortona, Piombino.

    Dopo vent’anni, l’opera torna in piazza. Ma ancor di più, torna l’idea che la cultura appartiene a chi la vive, e che la musica non ha bisogno di barriere per arrivare – da cuore a cuore.

  • “Disco Summer Night” è il nuovo singolo de I Lolli

    Da venerdì 11 luglio 2025 è in rotazione radiofonica “DISCO SUMMER NIGHT”, il nuovo singolo de I LOLLI disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 27 giugno.

    “Disco Summer Night” è un brano ironico, scanzonato e dal sapore profondamente italiano, che racconta il lato più surreale e tragicomico dell’estate. I Lolli, anche in questo testo, dipingono scene di vita paradossali e divertenti: dalle nonne al sole come venditrici ambulanti a Riccione, ai bambini sul gommone con il drone come piccoli paparazzi, passando per le code chilometriche in autostrada e le notti trascorse in dogana. Il sound è un mix esplosivo di pop elettronico, dance anni ’80 e atmosfere estive, con un ritornello dal sapore anglosassone pensato per essere cantato a squarciagola: in spiaggia, in macchina o nei locali. La canzone si inserisce nel percorso de I Lolli come un nuovo capitolo del loro racconto musicale, tra ironia generazionale, commedia all’italiana e spirito da tormentone estivo.

    Spiegano i Lolli a proposito del brano: «Questo brano nasce da una frase detta per scherzo durante un viaggio in macchina con Ale, “tutti i nostri amici quest’anno vanno in vacanza all’estero, e se una volta in dogana gli venisse negato l’accesso e fossero costretti a passare delle vacanze italiane cosa succederebbe?”. Avevamo in testa un mix di paesaggi assurdi, momenti di panico e risate — tutte quelle cose che ti fanno dire “non so se sto bene o se sto andando fuori di testa”. In studio ci siamo divertiti un sacco a registrarlo: non volevamo fare il classico tormentone estivo, ma una canzone che lo prendesse un po’ in giro. E invece alla fine… forse lo è diventato davvero».

    Il videoclip di “Disco Summer Night”, diretto da Edoardo Amicucci – già regista dei precedenti progetti del duo – è stato girato tra Piombino, Campiglia Marittima e San Vincenzo, lungo la costa toscana. Il concept riprende l’immaginario evocato dal brano: momenti surreali, viaggi low cost, sogni di libertà e libertinaggio, il tutto immerso in un’estetica pop e volutamente “cheap”, a sottolineare il tono ironico del testo. Tra costumi da spiaggia, valigie, auto assopite al sole e sogni improbabili, il videoclip trasporta lo spettatore in una “vacanza” più mentale che fisica.

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=wC24kVzPdvc

     

    Biografia

    I Lolli sono un duo musicale toscano composto da Matteo Buselli e Alessandro Pepe, artisti e performer nati tra palchi di piazza, radio e programmi TV. Dopo anni di formazione in recitazione e musica, hanno partecipato a talent e programmi televisivi tra cui “Don’t Forget the Lyrics” dove Matteo si è distinto diventando uno tra i campioni più ricordati del programma, oltre ad aprire concerti di artisti come Fabrizio Moro, Il Tre a Trento, e ad agosto quello di Dargen D’Amico all’Isola D’Elba. Attualmente stanno registrando il programma tv “Fatti Sentire” presto su Rai 2, dove stanno curando le interviste e il backstage.

    Con un’identità artistica che mescola musica pop, ironia teatrale e riferimenti alla cultura pop italiana, portano in scena spettacoli energici e coinvolgenti. Nel 2024 hanno pubblicato i singoli “l’isola della libertà”, “Non ti senti un boomer” e “Natale Digitale”.

     

    “Disco Summer Night” è il nuovo singolo de I Lolli disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale dal 27 giugno 2025 e in rotazione radiofonica da venerdì 11 luglio. 

     

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  • “Alla Baia” è il nuovo singolo dei Neida

    Dall’11 luglio 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica “Alla Baia”, il nuovo singolo dei Neida prodotto a Rimini da Mondo REC.

     

    I Neida tornano sulla scena musicale con un nuovo singolo pop dance che promette di diventare il tormentone dell’estate! “Alla Baia” è il titolo del brano, ispirato alla suggestiva Baia di San Giuliano Mare a Rimini, dove la teen-band si è lasciata trasportare dalla musica e dalla libertà. Con un sound internazionale e un ritmo accattivante, “Alla Baia” è il perfetto inno per l’estate e sarà la sigla ufficiale del BAIA Summer Festival, il nuovo evento musicale che si terrà a Rimini dal 13 luglio al 17 agosto.

    Commenta Sara Peci (cantante dei Neida) a proposito del brano: “ALLA BAIA è un pezzo che si discosta un po’ dal nostro stile abituale, ma proprio per questo si è incorporato in noi in modo naturale. È un brano che sa di estate, di esperienze da vivere, e racconta della famosa Baia di San Giuliano a Rimini, il luogo dove tutto è iniziato per noi, dove ci siamo conosciuti e abbiamo condiviso la nostra passione per la musica. A differenza dei precedenti singoli, questo non nasce da una sceneggiatura, il che ci ha permesso di esprimere ancora di più la nostra creatività nell’eseguirlo. È stato interessante scoprire le diverse sonorità di questo brano! Sin dal primo ascolto, ci è venuta voglia di ballare e non vedevamo l’ora di registrarlo!”

    Il videoclip di “Alla Baia”, girato nella suggestiva Baia di Rimini, San Giuliano Mare, è un tributo alla libertà, all’amore e all’amicizia, valori che rappresentano la bandiera della band. Con un intreccio di colori estivi e riprese spettacolari, il video racconta la storia di amori estivi nati sulla riviera, dove il sole non tramonta mai davvero. Diretto da Guido Milani e Fabio Cacciola per Mondo REC Original, con le riprese aeree di Samuele Fantini, il videoclip è un inno alla positività e ai buoni sentimenti. Un nuovo capitolo nella discografia dei Neida, che dopo tre singoli impegnati, si apre a un brano più leggero ma sempre ricco di significato.”

     

     

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=CMv_VqVNUA0

    Biografia

    I NEIDA sono una teen-band prodotta a Rimini da Mondo REC, composta da giovanissimi musicisti tra i 17 e i 21 anni. La band si è formata grazie al talent-show televisivo “The Coach” e da lì ha intrapreso un percorso in continua evoluzione che unisce musica e cinema. La formazione è composta da Sara Peci (voce e chitarra elettrica), Fabio Cacciola (tastiera) e Cristian Maggioli (batteria).

    I NEIDA hanno già pubblicato tre singoli: “Battito” (maggio 2024), “Ogni Natale” (dicembre 2024) e “Forever”, colonna sonora del lungometraggio “Battito Forever” distribuito su Amazon Prime Video. La band ha recentemente inaugurato il suo tour estivo e sarà tra i giurati del Baia Summer Festival di Rimini dal 13 luglio al 17 agosto 2025.

    “Alla Baia” è il nuovo singolo dei Neida disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dall’11 luglio 2025.

     

    Instagram Mondo REC  |  Instagram NEIDA

  • “L come Lusitania”: viaggio intorno al Fado tra musica e parole con Barbarito, Marconi e Manera mercoledì 16 luglio al Parco Center di Milano


     
    Il nuovo appuntamento della rassegna Alfabeto di PARCO è dedicato al genere musicale nato a Lisbona e dichiarato dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’umanità

    MILANO – È in programma mercoledì 16 luglio al Parco Center di Milano il nuovo appuntamento di Alfabeto di PARCO, la rassegna dedicata alle culture del mondo e agli artisti che hanno rivoluzionato il Novecento: si tratta di L come Lusitania, concerto-spettacolo tra canzoni e parole sul Fado e sul fascino irresistibile che questo genere musicale, simbolo di Lisbona e del Portogallo, continua a esercitare ancora oggi in tutto il mondo. Dichiarato nel 2011 dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’umanità e reso celebre dall’inarrivabile Amália Rodrigues, il Fado ha radici che si perdono nel mito: con ogni probabilità è nato nelle strade e nelle taverne dei quartieri più poveri di Lisbona dall’incontro di vari popoli, tra i quali molti di origine africana.
    Il Fado è musica da cantare, ascoltare e ballare. Parla di argomenti legati alla vita quotidiana ed è impregnato di un’altissima intensità emotiva detta saudade, termine con il quale si indica uno stato d’animo di struggimento carico di desiderio per qualcosa d’indefinito e d’indefinibile. Saudade è un misto di tristezza, malinconia e rassegnazione, legato alle aspettative e alle speranze. È una smania che ricongiunge passato e futuro nel ricordo di qualcosa che non potrà tornare, nella nostalgia per l’infanzia o per la propria terra, nel desiderio di qualcosa che avrebbe potuto accadere, nella bramosia di qualcosa che si vorrebbe accadesse ma che non accadrà.
    Il periodo d’oro del Fado ebbe inizio negli anni ‘40 del secolo scorso. A partire da questo decennio e fino agli anni ’60 si moltiplicarono i talenti e nacquero stelle di prima grandezza, tra cui la stessa Amália Rodrigues, soprannominata “la diva do fado”, che rese celebre questo genere in tutto il mondo. In anni più recenti, una nuova generazione di fadisti e strumentisti ha apportato al Fado suoni fusion che, senza alterarne il carattere, gli hanno regalato sfaccettature insospettate.
    Protagonisti di L come Lusitania saranno la cantante Camilla Barbarito, il chitarrista Fabio Marconi, la violinista Eloisa Manera e alcuni ospiti a sorpresa. Davide Ferrari sarà la voce narrante della serata, mentre la drammaturgia e la regia saranno a cura di Antonio Ribatti, direttore artistico di Alfabeto di PARCO. Come sempre, lo spettacolo, prodotto da AHUM, inizierà alle ore 20.30 e sarà al coperto (lo spazio che lo ospita è climatizzato). Ingresso libero con prenotazione consigliata on line (https://www.eventbrite.it/e/l-come-lusitania-il-fado-cuore-segreto-del-portogallo-tickets-1446982025189).

    Afferma Camilla Barbarito: «Con estremo rispetto e amore, ho sempre rubato canzoni e sonorità provenienti da varie culture e da vari popoli. Sono cresciuta ascoltando i richiami dei lavoratori della campagna, le serenate dei pescatori, le ninne nanne, le lamentazioni funebri, i canti di esilio e le filastrocche.  Questi suoni ancestrali mi hanno sempre tenuta radicalmente scostata da quella vocalità imperante così diffusa tra le cantanti della mia generazione. E mi sono sentita sempre accolta nei campi rom, nei villaggi del Sahel nell’Africa subsahariana, negli altipiani andini e in qualsiasi luogo dove si respirasse libertà e anticonformismo. Il Fado fa parte della rosa dei grandissimi amori. Melodie schiette, a tutto cuore. Con una dignità dei sentimenti e una melanconia che preme tra i denti, in una lingua, il portoghese, che fa filtrare il pathos dolorosamente, trattenendo e rilasciando. Questo mondo sonoro, schietto e ruvido, vellutato e carezzevole ma anche arrabbiato, non tollera fronzoli e orpelli ed esige una discesa vertiginosa verso un sé che non è personale, individuale, ma è un sé collettivo e per questo motivo non può che essere radicale. L’artista deve farsi medium, portale della vita, ma non della propria, bensì di quella di questo “noi”, nessuno escluso. Oggi queste pratiche sono molto trasgressive perché impera per l’artista il dovere di intrattenere, animare. Il Fado ci riporta altrove. In un luogo dove canta la madre, canta la nonna e canta la ragazzina. E tutti cantano la stessa canzone».

    Camilla Barbarito, cantante e performer milanese, si è formata attraverso un percorso variegato di teatro sperimentale e canto, grazie anche ad alcune tournée nell’Africa subsahariana e la conseguente scoperta delle culture extra-europee. Collabora con numerosi ensemble musicali e porta avanti una propria originale ricerca nell’ambito della musica popolare mediterranea, ispirandosi alle sonorità balcaniche, al Fado, al Rebetiko greco, al Tango e alla musica Rom. Parallelamente vive molte esperienze sia come attrice di teatro sia come vocal-performer all’interno di spettacoli e concerti di natura sperimentale e improvvisativa.
    Dopo gli studi di jazz all’Accademia Internazionale della Musica di Milano, Fabio Marconi ha iniziato un percorso di ricerca nel campo della world music, in primis quella balcanica della Nema Problema Orkestar con la quale si è esibito in vari festival e nei club di tutta Europa. Si è dedicato alla costruzione di un linguaggio personale influenzato da mondi sonori extraeuropei, a cominciare dal Medio Oriente. Nella collaborazione con Camilla Barbarito si è cimentato con il tango, il fado, il flamenco, lo swing e la bossanova. Nel 2015 ha iniziato la collaborazione con il famoso suonatore di tar Fakhraddin Gafarov e l’anno successivo ha fondato con Ashti Abdo e Manuel Buda l’Abdo-Buda-Marconi trio, che propone brani dal sound mediterraneo. Nel 2018 ha dato vita all’Osmosi trio insieme ad Alberto Pederneschi e Ivo Barbieri.
    Violinista, compositrice e improvvisatrice, Eloisa Manera ha una robusta formazione classica, ma si sta affermando sempre più nell’ambito del jazz e della musica contemporanea. Dedita alla sperimentazione e all’arte e interessata al carattere antropologico e migratorio della musica (come dimensione artistica in grado di catalizzare culture diverse), da sempre Manera indaga il rapporto fra scrittura e improvvisazione. Eloisa ha suonato con tanti big, non solo del jazz, tra cui ricordiamo Herbie Hancock, Ralph Alessi, Chris Cutler, Keith and Julie Tippett, Adam Rudolph, Cyro Baptista, Noa e Skin.

    Prima dello spettacolo, dalle ore 18:30 è previsto un dj set con l’apertura del bar, gestito da 10gradinord, che proporrà prelibatezze e bevande a tema.

    La seconda stagione della rassegna Alfabeto di PARCO, ideata e realizzata da Antonio Ribatti e da Roberto Polillo, titolare del PARCO Center di Milano, gode del patrocinio del Municipio 6 del Comune di Milano: dopo la pausa estiva gli appuntamenti dedicati ai luoghi, alle musiche e alle culture del mondo ripartiranno e riguarderanno la Spagna, il Giappone, il Marocco ma non solo.

    ALFABETO DI PARCO, stagione 2024/2025
    PARCO, via Ambrogio Binda 30, 20143 Milano.
  • Artisti per la Pace a Milano, il 18 luglio un evento promosso e organizzato da Adriano Formoso e Altra Psicologia Lombardia

    Venerdì 18 luglio 2025, alle ore 21.00, Adriano Formoso e tanti artisti insieme per la Pace, la Vita e i Diritti Umani saliranno sul palco del Circolo La Scighera in via Giuseppe Candiani a Milano – in rappresentanza di Altra Psicologia Lombardia, per dire NO alla guerra.

    Nel silenzio assordante di un’epoca in cui l’arte viene spesso sedata dal mercato e molti artisti di fama sembrano dimenticare il potere delle proprie voci, Adriano Formoso, psicologo, cantautore e promotore della serata, rompe il coro muto e sale sul palco per cantare la Pace. Dopo una personale campagna di sensibilizzazione culminata in un appello rimasto inascoltato da molte celebrità del panorama musicale, Formoso denuncia pubblicamente la mancata reazione collettiva del mondo dello spettacolo di fronte alle guerre in corso e al genocidio del popolo palestinese, perpetrato da interessi mostruosamente disumani.

    La musica nei suoi Formoso Therapy Show è da sempre strumento di consapevolezza e di cura. Con brani come “Zajal” e “Zio Pasqualino”, Formoso ha saputo toccare corde profonde, risvegliando il pensiero critico e l’empatia del pubblico. In questo stesso spirito, l’affetto e il sostegno dei suoi amici del gruppo di Altra Psicologia Lombardia hanno organizzato Artisti per la Pace, un evento libero e aperto a tutte e tutti, per dire No alla guerra e sì alla Vita, sostenuto oltre che dagli psicologi, da tanti cittadini che intendono mantenere viva l’attenzione sui diritti umani e contrastare ogni forma di disumanizzazione.

    Una serata unica di musica, parole e testimonianze, in cui tanti collaborano per un obiettivo comune. I compagni di viaggio di Formoso per questo progetto sono Tiziano Schirinzi alla parte tecnica audio e direttore artistico della serata, Luca Granata, coordinatore di Altra Psicologia Lombardia, e Lorenzo Comendulli, co-organizzatore e portavoce di un team di dieci colleghi che hanno lavorato con passione per dare vita a questo importante appuntamento.

    Sul palco, oltre al Cantaterapeuta Adriano Formoso e ricercatore fondatore della Neuropsicofonia, si alterneranno artisti e musicisti che, con generosità e coscienza, hanno scelto di donare la propria voce per una causa collettiva:

    • Sor – Mathys – Seraphic Eyes – Matteo Boseglio – Jazz Band Schirinzi
    • Alessandro Re – Alice Chirico – Aurora – Giuseppe Musso – Gianluca Beltrame
    • Quasi Soul – Mauro Toffetti – Alessandro Ardigò

    Adriano Formoso afferma: “Non possiamo continuare a cantare l’amore, se non abbiamo il coraggio di cantare anche la verità. Non possiamo più tacere. L’arte che tace davanti alla guerra è complice.”

    L’ingresso è gratuito con tessera Arci e sarà possibile fare una donazione per realtà come Emergency, Amnesty International e Croce Rossa, impegnate in queste zone di conflitto. Ingresso con tessera ARCI (può essere fatta sul posto o scaricando l’app “ARCI”). Un’occasione per stare insieme, emozionarci, riflettere e – soprattutto – non rimanere indifferenti.

    Per partecipare è necessario registrarsi al seguente link:  https://bit.ly/artistiperlapace

     

    Biografia

    Adriano Formoso vive e lavora a Milano ed è il primo cantautore italiano, psicologo, omeopata, naturopata e psicoterapeuta ad aver portato la musica in un reparto ospedaliero di ostetricia e ginecologia, presso un importante ospedale milanese.

    Ricercatore nell’ambito delle neuroscienze, Adriano si dedica allo studio della relazione tra musica, cervello ed emozioni.

    Le sue competenze gli hanno permesso di essere protagonista della rubrica del TG2 “Tutto il bello che c’è”, dove propone le sue “pillole” di canzoneterapia e Neuropsicofonia, un approccio innovativo che coniuga arte, scienza e psicologia.

    Autore del libro Nascere a Tempo di Rock applaudito al Salone Internazionale del Libro di Torino, ha reso la musica uno strumento per il benessere psicologico e per la crescita personale, integrandola nel suo percorso terapeutico e artistico.

    Fondatore del Centro di Psicologia e Psicoterapia e del Centro di Ricerca in Psicoanalisi di Gruppo bioniana e di Neuropsicofonia a Garbagnate Milanese, ha iniziato la sua carriera unendo arte e terapia già in giovane età, lavorando presso il Carcere Minorile Beccaria di Milano.

    Da lì, ha proseguito la sua opera nei servizi territoriali per le tossicodipendenze, nelle comunità terapeutiche e nei centri psicosociali per pazienti con gravi patologie come la schizofrenia.

    Nel mondo dello spettacolo, Adriano ha portato la relazione di aiuto al servizio del benessere psicologico attraverso il suo innovativo Formoso Therapy Show. Questo spettacolo, che unisce musica e formazione, è stato accolto con entusiasmo nei teatri italiani, dove aiuta il pubblico a riflettere su temi come la crescita personale e la gestione dei disturbi psicologici.

    Cantautore apprezzato, opinionista radiotelevisivo, scrittore e autore di articoli scientifici, Adriano Formoso continua a ispirare con la sua capacità unica di intrecciare musica, psicologia e ricerca scientifica, rendendo l’arte un potente mezzo di trasformazione e benessere.

    A gennaio 2025 pubblica il brano “Zio Pasqualino”.

    “Nè rabbia né dolore” è il nuovo singolo di Adriano Formoso disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dall’11 aprile 2025. 

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  • “Te voglio bene” è il singolo d’esordio di Alfredo Venosa

    Da venerdì 11 luglio 2025 sarà in rotazione radiofonica “TE VOGLIO BENE”, il primo singolo di ALFREDO VENOSA, già disponibile sulle piattaforme digitali dal 28 marzo.

    “Te voglio bene” è una ballad che racconta la storia di due persone che si lasciano pur continuando ad amarsi. Alla base della separazione c’è il carattere introverso di uno dei due, che, con dispiacere, non riesce a esprimere il proprio amore. L’altro, invece, avrebbe bisogno – ogni tanto – di una carezza, di un abbraccio, di sentire con più continuità che quell’amore c’è, che è vivo.

    Il sound è delicato, pensato per arrivare come una carezza anche attraverso la musica e accompagnare, con sincerità, quelle parole che spesso non si riescono a dire a voce.

    Spiega l’artista a proposito del brano: «In “Te voglio bene” ho cercato di trasmettere con la melodia, il testo e le sonorità, i sentimenti di malinconia e rimpianto che possono nascere quando finisce una storia ma non un amore e, allo stesso tempo, fare arrivare la speranza che esso possa riaccendersi. E‘ un brano nato di getto anche se poi, al momento di registrarlo, mi sono reso conto che la struttura non mi convinceva; sentivo che non dovesse rispecchiare, in questo, gli standard della musica pop. Ho voluto perciò sperimentare qualcosa di diverso e ho avuto, in questa fase, numerosi ripensamenti.

    Il progetto vede coinvolti musicisti di primo piano come Rosario Jermano (percussioni), Paolo Del Vecchio (chitarre acustica e classica), Guido Esposito (viola), Mimmo Langella (chitarra elettrica) e Alfredo Venosa (basso). Tutti hanno registrato nel proprio studio casalingo; la voce invece è stata registrata da Carmela Di Costanzo presso lo studio Artistika Recording di Graziano Donadona».

    Il videoclip di “Te voglio bene”, diretto da Pasquale De Falco, trasforma la delicatezza del brano in immagini altrettanto intime e significative. Attraverso un linguaggio visivo essenziale, il video racconta la distanza emotiva tra due persone che si amano ma non riescono più a comunicare davvero. I gesti mancati, gli sguardi sfuggenti, i silenzi condivisi: ogni scena riflette il bisogno inespresso di vicinanza. Le inquadrature ravvicinate e l’uso della luce naturale amplificano il senso di vulnerabilità, mentre la narrazione procede senza forzature, lasciando spazio all’interpretazione dello spettatore.

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=zbbxrFdc7I8

     

    Biografia

    Alfredo Venosa, bassista e songwriter napoletano, inizia a suonare la chitarra all’età di diciotto anni attratto soprattutto dalla musica dei Deep Purple e dei Santana. Con la grande evoluzione che ebbe il basso e il diverso modo di intenderne il ruolo, decide di passare a questo strumento. Lavora in tournée con vari artisti: nel 1988 è nei tour invernale ed estivo di Mia Martini, dal 1992 al 2006 è con Nino D’Angelo, dal 2001 al 2011 suona con Valentina Stella e dal 2010 al 2014 è con Giovanni Mauriello, noto cantante della NCCP.

    All’attività dello strumentista si accompagna quella dell’autore/compositore. Nel disco “Femmene” (1993) della cantante Ida Rendano scrive musica e testo della canzone omonima. Per il disco “Preta ‘e mare” (BEM, 1996) della cantante Giulietta Sacco, prodotto da Nino D’angelo, compone le musiche di due brani: “Buono guaglione” e “Preta e mare” che darà anche il titolo all’album. Dal ’93 al 2007 è presente nei dischi di Nino D’Angelo per il quale scrive la parte musicale di numerosi brani tra cui “Chesta Sera”, entrata nella storia della musica napoletana. Tra gli altri brani spiccano “Lolita” (2001) e “St’ammore” (2005). Nel 2023 compone due brani per Valentina Stella facenti parte del disco Nannì: “E po murì” e “M’annammoro e te”.

    Nel marzo del 2025 esce “Te voglio bene”, il primo singolo da solista da lui scritto, arrangiato e prodotto. 

    “Te voglio bene” è il singolo d’esordio di Alfredo Venosa disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 marzo 2025 e in rotazione radiofonica da venerdì 11 luglio.

     

     

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  • Dagmar Segbers, Michele Fazio e Marco Brioschi fanno rivivere  le grandi voci del Jazz e dello Swing giovedì 10 luglio a Busto Arsizio (Va)


     
    Prosegue la XVI edizione della rassegna JAZZaltro: il primo appuntamento di luglio è un viaggio nel tempo attraverso le voci di Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Nina Simone, Sarah Vaughan, Etta James e Dee Dee Bridgewater 

    BUSTO ARSIZIO (VA) – Proseguirà per tutto il mese di luglio (e oltre) la XVI edizione della rassegna JAZZaltro, curata dal direttore artistico e imprenditore discografico Mario Caccia (titolare dell’etichetta Abeat Records), che porta i suoni e le musiche del mondo tra le province di Varese e Milano. Dopo il seguitissimo concerto inaugurale del Jasmine Trio di Max De Aloe a Solbiate Olona e quello all’alba, altrettanto partecipato, di Eugenia Canale, Luca Falomi e Carlos Buschini a Fagnano Olona, giovedì 10 luglio a Busto Arsizio (Va), presso i grandiosi spazi di Villa Ottolini Tosi, sarà la volta di Ladies of Jazz & Swing. In un coinvolgente recital fatto di musica, parole e immagini, la cantante Dagmar Segbers e il pianista Michele Fazio, insieme al trombettista Marco Brioschi, condurranno il pubblico in un caleidoscopico viaggio nel tempo, raccontando le storie delle più grandi voci femminili del Jazz e dello Swing di ieri e di oggi: da Billie Holiday a Ella Fitzgerald, da Sarah Vaughan a Nina Simone, da Etta James fino a Dee Dee Bridgewater ma non solo. Un progetto raffinato, in cui la voce limpida e sofisticata della Segbers, il pianismo eclettico di Fazio e il lirismo della tromba di Brioschi si sposano perfettamente. Organizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale di Busto Arsizio, il concerto inizierà alle ore 21 (in caso di maltempo si terrà presso la sala Pro Busto).
    Michele Fazio, pianista e compositore pugliese dal tocco inconfondibile e delicato, ha collaborato in ambito jazzistico con Fabrizio Bosso e Fausto Beccalossi e nel pop con artisti quali Gianluca Grignani, Patty Pravo, Fabio Concato e Francesco Tricarico. È storico il suo sodalizio con il regista e attore Sergio Rubini, per il quale ha firmato le colonne sonore di diversi film. Dotato di un lirismo distintivo, Fazio si è guadagnato l’appellativo di “supermelodista italiano” dalla stampa americana.
    Nata a Papenburg, in Germania, da madre tedesca e padre olandese, Dagmar Segbers ha ormai da tempo messo radici in Italia, dove si esibisce da anni in diverse formazioni jazz. Poliglotta, è conosciuta in Italia ed in Europa per il suo timbro vocale caldo e originale. Suo, tra l’altro, il brano Love come with me scelto dal Principe Alberto di Monaco come colonna sonora delle nozze con Charlène Wittstock.
    Il trombettista milanese Marco Brioschi ha suonato con moltissimi musicisti di vaglia come Paolo Fresu, Gianni Cazzola, Emanuele Cisi, Jim Hall e Bob Mintzer, con cui ha inciso un album. Molto stimato e richiesto in ambito jazzistico, è amato e corteggiato anche da grandi personaggi della musica leggera (tra cui Renzo Arbore, Adriano Celentano, Giorgia e Vinicio Capossela), che ne apprezzano il timbro suggestivo, il gusto melodico e la grande versatilità.
    JAZZaltro proseguirà domenica 20 luglio con il live a Olgiate Olona (Va), all’esterno della Chiesa di Sant’Antonio Abate, del Silver Wheels Trio, formazione in bilico tra jazz e funk composta da Max Tempia all’hammond, Massimo Serra alla batteria e Fabio Buonarota alla tromba. In scaletta composizioni inedite e brani legati alla tradizione trombettistica. In occasione del concerto è prevista una raccolti fondi per il restauro della facciata della chiesa.
    Venerdì 25 luglio, sempre a Olgiate Olonapresso la Cooperativa Progetto Promozione Lavoro, la compagnia teatrale Un po’ fuori, composta da 22 attori diversamente abili, presenterà lo spettacolo Un corpo negato. A seguire, un concerto solidale a sostegno della cooperativa con la presenza di musicisti italiani e internazionali, tra cui Carlos Buschini, Francesco Pinetti, Marco Simoncelli, Mario Caccia, Roberto Talamona, Alessandro Grosso e ospiti. Per l’ultima data del mese, domenica 27 luglio, ci si sposterà al Castello Visconteo di Legnano (Mi) che ospiterà il live, tra sonorità jazz e world music, di tre musicisti di talento: Vince Abbracciante (fisarmonica), Aldo Di Caterino (flauto) e Carlos Buschini (basso acustico), oltre allo special guest Achille Succi (clarinetto basso e sax alto), jazzista tra i più innovativi della scena italiana ed europea.
    Nel mese di agosto sono in programma altri tre appuntamenti: sabato 2 agosto, sempre nella suggestiva cornice del Castello Visconteo di Legnano, andrà in scena il progetto Crossover con Luca Meneghello alle chitarre, Michele Fazio al pianoforte e alle tastiere, Alex Carreri al basso e Martino Malacrida alla batteria. I quattro musicisti daranno vita a una performance in cui le audaci sonorità jazz-pop della chitarra di Meneghello si uniranno alla delicatezza lirica del pianoforte di Fazio.
    Sabato 23 agosto si tornerà ancora una volta al Castello Visconteo di Legnano con il trio del contrabbassista e compositore russo Yuri Goloubev, di formazione classica e ora molto richiesto dai più importanti musicisti jazz della scena mondiale. Goloubev sarà affiancato dall’emergente pianista Simone Locarni e da Marco Zanoli, batterista esperto e versatile, con un ospite d’eccezione: il sassofonista Gianluca Zanello.
    L’evento di chiusura di JAZZaltro è in programma sabato 30 agosto presso il cortile del municipio di Castellanza (Va) con il concerto del Francesca Leone & Guido Di Leone Quartet (Francesca Leone, voce; Guido Di Leone, chitarra; Gianluca Fraccalvieri, basso; Fabio Delle Foglie, batteria): il loro nuovo progetto, Aquele Abraço, è un suggestivo viaggio nel mondo senza tempo della bossanova e del samba, con originali riletture di capolavori dei maestri brasiliani Tom Jobim, Vinicius de Moraes, Edu Lobo, Gilberto Gil, ma anche di Cole Porter, Jule Styne, Franco Cerri e Pino Daniele. Un’esecuzione di grande eleganza e raffinatezza e al tempo stesso molto piacevole all’ascolto.

    JAZZaltro – XVI edizione – Dal 19 giugno al 30 agosto 2025
    Inizio concerti: ore 21
    Ingresso libero a tutti gli eventi con libera donazione.
    On line: jazzaltro.it
    FB: www.facebook.com/JAZZaltroTour
    Instagram: jazzaltro.
    Maggiori informazioni: management@abeatrecords.com; cell: 3478906468.

  • Cenere in concerto a Borghi e Frazioni in Musica: il 16 luglio a San Giorgio di Piano (BO)

    Mercoledì 16 luglio 2025 ore 21:30 Cenere sarà in concerto nell’ambito della rassegna Borghi e Frazioni in Musica. L’evento ad ingresso gratuito avrà luogo a San Giorgio di Piano (BO) presso la località Stiatico (Piazza della Chiesa).

    “Sono molto contenta di essere stata invitata a partecipare alla rassegna Borghi e Frazioni in Musica, trovo che l’energia che sprigionano le rassegne dei piccoli paesi siano davvero uniche e autentiche. Con il nostro live porteremo in piazza a Stiatico un po’ di sano rock perché, al contrario di quel che dicono, non è affatto morto. Mi affiancheranno Rebecca Dallolio: violino e synth, Camilla Boschieri al basso e Nicola Benetti alla batteria. Vi aspettiamo”, commenta Sarah Fornito.

    Biografia

    Un ciclo continuo tra una fine e un nuovo inizio, tra distruzione e rinascita. Dopo una lunga pausa, la penna di Sarah Fornito, ex voce della band Diva Scarlet, torna a scorrere. Nasce così Cenere, un nuovo progetto nato dall’incendio creativo scaturito dall’incontro con la violinista Rebecca Dallolio. Tre singoli all’attivo e numerosi riconoscimenti grazie ai testi di forte impatto e le melodie ipnotiche.

     A fine settembre l’esordio con Overdub Recordings svelerà il primo singolo del nuovo EP, prodotto in collaborazione con Renato D’Amico.

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  • Festival Onde musicali sul Lago d’Iseo: dal 12 al 27 luglio l’International Piano Campus  con giovani talenti da tutto il mondo all’Accademia Tadini di Lovere (Bg) 



    Riflettori puntati sull’International Piano Campus, organizzato dall’associazione Pianofriends e rivolto alle promesse degli 88 tasti: in programma due settimane di alta formazione musicale e concerti. Sabato 12 luglio è prevista l’esibizione del pianista irlandese Aidan Keane, vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali
    LOVERE (BG) – Dopo il grande successo di pubblico fatto registrare nelle prime settimane di programmazione, proseguirà nei mesi di luglio e agosto l’ottava edizione del festival Onde musicali sul Lago d’Iseo con tanti appuntamenti in agenda fino al concerto settembrino sull’isola di Loreto, atto conclusivo della rassegna. Organizzata dall’Associazione Luigi Tadini di Lovere in collaborazione con Visit Lake Iseo (l’ente di promozione turistica del Lago d’Iseo), la manifestazione anima dal 2017 le due sponde del Sebino e alcuni Comuni limitrofi nei mesi estivi ed è realizzata grazie al contributo di Regione Lombardia e al supporto di GF-Elti, Bertoni Antinfortunistica Industriale, Rotary Club Lovere-Iseo-Breno, Lions Club Lovere, Navigazione Lago d’Iseo e Comisa.
    Tra gli eventi più interessanti in programma in luglio spicca quello di sabato Solto Collina (Bg), presso l’Eremo di San Defendente, luogo di grande suggestione che offre una spettacolare vista sul lago: qui si terrà (ore 21) il coinvolgente concerto del Quadrophobia Wind Quartet, intitolato Colors. Composto da Daniel Roscia al clarinetto, Alessandro Fontanella al sassofono alto, Mattia Rullo al fagotto e Stefano Giacomelli al clarinetto basso, il quartetto è attivo sulla scena nazionale da oltre dieci anni e costituisce un’assoluta novità nel panorama della musica cameristica italiana: i timbri dei quattro strumenti si uniscono alla ricerca di nuove sonorità, senza esclusione di generi, passando dalla musica barocca alle sperimentazioni, dal jazz al blues fino al pop e oltre. Numerosi compositori bresciani hanno dedicato a questa formazione arrangiamenti e brani originali e il primo lavoro discografico dell’ensemble, intitolato In quattro,  ha ottenuto notevoli apprezzamenti di pubblico e critica.
    Nato nel 2023, il progetto Colors trae ispirazione dalle emozioni e dai sentimenti che generano i colori e dalla teoria sulla sinestesia, ovvero la capacità di percepire un senso attraverso un altro. I musicisti inviteranno gli ascoltatori ad abbinare un colore a ciascuno dei brani in programma, che includeranno celebri melodie di Karl Jenkins, Chick Corea, Astor Piazzolla, Tom Jobim ma non solo. Il risultato del sondaggio sarà elaborato tramite l’intelligenza artificiale per creare un’immagine astratta, che verrà poi pubblicata sulle pagine social del quartetto in ricordo della serata.
    Dal 12 al 27 luglio il suggestivo scenario del Lago d’Iseo farà da cornice, ancora una volta, al prestigioso International Piano Campus organizzato dall’associazione Pianofriends presso l’Accademia Tadini di Lovere, che coinvolge una novantina di giovani pianisti provenienti da tutto il mondo. Il Campus, giunto alla sedicesima edizione, offrirà due settimane di alta formazione musicale, occasioni di scambio culturale, dialogo, confronto e concerti aperti al pubblico. I maestri Vincenzo Balzani, Yuri Bogdanov, Philippe Raskin e Giuseppe Andaloro, nomi di rilievo internazionale, guideranno i partecipanti con momenti di approfondimento e perfezionamento. Accanto a loro, un’attenzione speciale sarà riservata ai più piccoli, grazie alla presenza di Catia Iglesias e Giovanna Di Donna, che offriranno la loro esperienza in percorsi dedicati alle nuove generazioni di musicisti. Il Campus culminerà in un ricco programma di concerti, che vedranno protagonisti proprio i pianisti partecipanti: un’occasione unica per scoprire le giovanissime promesse della musica classica immergendosi in un contesto di rara bellezza naturale e culturale.
    Il concerto inaugurale dell’International Piano Campus, in programma sabato 12 luglio nella Sala degli Affreschi dell’Accademia Tadini (ore 21), vedrà in scena il talentuoso diciottenne irlandese Aidan Keane, vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali e del Piano Talents Milano Prize alla César Franck International Piano Competition di Bruxelles nel 2024. Keane suonerà brani di Beethoven, John Field, Tchaikovsky, Debussy e Chopin e, dopo di lui, si esibiranno altri studenti del Campus.
    Nei giorni seguenti (sempre alle ore 21) sarà possibile ascoltare altri giovani talenti il 14, il 16, il 18 (con la sezione kids alle 18.30) e il 19 luglio, quando si svolgerà il concerto finale del primo turno, guidato da Balzani e Bogdanov. Domenica 20 luglio (ore 21) salirà sul palco dell’Accademia Tadini il quindicenne italo-croato Mattias Antonio Glavinic, vincitore assoluto quest’anno del Concorso pianistico Steinway per giovani talenti organizzato in Italia, che rappresenterà il nostro Paese al festival internazionale Steinway Young Talents in Concert esibendosi nella prestigiosa sala da concerto Laeiszhalle di Amburgo il prossimo settembre. A Lovere, Glavinic suonerà partiture di Beethoven, Schumann, Chopin e Ravel. Seguirà la seconda fase del Campus, guidata da Balzani, Raskin, e Andaloro, con i concerti serali in programma il 22, il 24, il 25 (sezione kids alle 18.30) e il 27 luglio.
    Da ricordare, infine, che domenica 20 luglio, presso la bella chiesa di Santo Stefano a Costa Volpino (Bg), alle ore 21 andrà in scena il concerto di musica sacra vocale Prière pour la paix, con Annalisa Soli (soprano), Giovanna Baldini (mezzosoprano), Alessandro Sevardi (violino), Leonardo Pini (organo) e con la partecipazione degli allievi della classe del mezzosoprano Marina Comparato. Il programma di sala prevede il Concerto in Re maggiore RV 230 di Vivaldi e diverse arie di Mozart, Händel, Bach, Elgar, Richter e dello stesso Vivaldi.
    Tutti  gli appuntamenti sono a ingresso libero.

    Maggiori info – Programma completo e aggiornamenti del festival on line qui: https://visitlakeiseo.info/eventi/onde-musicali-2025/ 
  • Hanno lasciato il Sud per vivere di musica: i Numbers 22 debuttano con un EP che ha il suono del sacrificio

    C’è un momento in cui la passione smette di essere un sogno e diventa una scelta. Per i Numbers 22, quel momento ha coinciso con un trasloco di 700 chilometri: da Napoli a Treviso, passando per il luogo in cui sono cresciuti, Cassino (FR), tra le mani sporche di lavoro e intere nottate in sala prove, per inseguire un’unica certezza — vivere di musica, o non vivere affatto.

    Non li ha lanciati un talent né un algoritmo: il loro primo EP, “22”, è nato così: dalla passione, dalla distanza, dalla rinuncia. Lavorando di giorno e suonando di notte, la frustrazione si è trasformata in canzoni. E quelle canzoni, oggi, parlano per loro.

    “22” è il loro primo progetto alternative rock: cinque tracce come cinque incisioni sulla pelle, che raccontano cosa significa lasciare tutto – davvero – per inseguire un’idea. Un disco nato dalla fame, non solo in senso metaforico: quella che ti spinge a fare turni, risparmiare su tutto, e poi rinchiuderti in sala prove fino all’alba per registrare, scrivere, riscrivere, sbagliare, crederci.

    Il progetto nasce dal legame viscerale tra Luca (Cory) e Francesco (Mad), cugini cresciuti come fratelli. In piena pandemia decidono di lasciare il Sud e trasferirsi a Treviso per una scommessa: costruirsi da soli un futuro nella musica. Senza etichette, senza certezze, ma con una consapevolezza rara in una scena spesso distratta:

    «Abbiamo capito che se non ci credevamo noi, non l’avrebbe fatto nessun altro. Allora abbiamo messo tutto in discussione, tranne la musica», raccontano.

    “22” è il numero che li accompagna da sempre. È diventato il nome della band e, ora, anche quello dell’EP. Ma è soprattutto un simbolo: della loro unione, del punto di svolta, del codice di una generazione che non si riconosce più nei modelli preconfezionati, ma prova a inventarsi una strada alternativa. È un rituale, un segno ricorrente che torna nei momenti chiave. Il giorno di una decisione importante. L’orario di una telefonata. Il numero scritto su un muro, su una porta, su un biglietto. Un richiamo costante che ha segnato la loro storia — e ora ne scrive il suono.

    Durante la lavorazione dell’EP, al duo si uniscono Giordano (JJ) al basso e Iacopo (Papo) alla batteria, portando nuova energia e solidità alla band. Ma la direzione resta intatta: suonare e cantare la verità, anche quando fa male.

    “22” è un EP in inglese, scritto e interpretato da chi conosce bene la parola ricominciare, prodotto e curato in ogni dettaglio da soli: per il mercato indipendente italiano, una rarità.

    Il pop del Belpaese è tornato al centro e l’inglese è spesso visto come un vezzo da export: mentre gran parte della nuova scena nazionale rincorre la lingua madre o l’estetica mainstream con la speranza di aggiudicarsi like e playlist, loro fanno un’altra scelta, completamente controcorrente. Scrivere e cantare in una lingua non loro — non per moda, ma perché è così che pensano, parlano, si raccontano. Una forma di distanza che protegge, ma non filtra. Con un’identità che non simula nessuno.

    E soprattutto, perseguono una linea chiara: dai visual al concept, senza team, senza major, senza hype. Nessun team creativo, nessuna agenzia. Solo loro, uno per uno, a costruire un progetto coerente e preciso, che oggi sembra professionale, ma che è nato in un garage.
    In un tempo in cui il DIY è spesso un trend, i Numbers 22 lo incarnano sul serio: senza estetica “lo-fi”, senza storytelling estetizzante. Solo lavoro.

    E una convinzione granitica: la forma deve reggere il contenuto.

    Nel 2025, chi canta in inglese partendo dal nulla ha due possibilità: sembrare fuori tempo, o sembrare fuori posto. I Numbers 22 non sono nessuna delle due cose: sembrano fuori dagli schemi, ma dentro l’unico spazio che conta davvero, quello della sostanza.

    In “22” non c’è un brano scritto a tavolino, una hit guida imposta, ma c’è un’esigenza chiara: raccontare ciò che brucia, ciò che non si riesce più a tenere dentro. Pezzi scritti nei giorni in cui le parole servivano per stare a galla.

    È per questo che proprio “R U Looking?” — la traccia di apertura — è attualmente in rotazione radiofonica: perché funziona come manifesto del progetto. Un brano che dice quello che molti pensano ma pochi hanno il coraggio di chiedersi davvero:

    «Your eyes are open, but are you looking?»
    («I tuoi occhi sono aperti, ma stai guardando?»)

    Tra scroll infiniti e silenzi pieni di rumore, questa domanda è diventata il mantra della band.

    Il resto dell’EP prosegue con la stessa urgenza. Ogni traccia è un frammento vissuto, una storia vera. Non c’è un sentiero preciso, c’è solo un bisogno: dire quello che spesso si ingoia.

    Nessun tentativo di piacere, nessun effetto scenico. Solo cinque canzoni che stanno in piedi da sole. Cinque verità da affrontare.

    A seguire, tracklist e track by track del disco.

    “22” – Tracklist:

    1. R U Looking?
    2. Time Files
    3. Too Bad
    4. Goodbye
    5. Piece of Myself

    “16m²” – Track by Track:

    L’EP si apre con “R U Looking?”, una sveglia in forma di brano che interroga chi ascolta e denuncia il torpore della vita digitale. «Your eyes are open, but are you looking? The world spins fast, but are you moving?» («I tuoi occhi sono aperti, ma stai guardando? Il mondo gira veloce, ma ti stai muovendo?»). Una domanda scomoda in un’epoca che anestetizza, che riempie di rumore ma toglie il senso. Il pezzo rompe il vetro della bolla online e chiede un ritorno alla realtà, come un grido di battaglia che ha il coraggio di non essere accomodante.

    Segue “Time Files”, il cui tema cardine è la liberazione da relazioni tossiche e dinamiche di dipendenza affettiva. È il racconto dell’istante in cui si smette di rincorrere chi ferisce e si sceglie, finalmente, di stare dalla propria parte: «I don’t wanna play your game. This time I’m the one who decides» («Non voglio giocare al tuo gioco. Questa volta sono io a decidere»).

    Too Bad” è forse il brano più crudo dell’EP. Una battaglia interiore che non cerca facili soluzioni: «Say you won’t let go ‘cause we’ll never go back. This is too bad» («Dì che non mi lascerai andare perché non torneremo mai più indietro. Questo è un vero peccato»). La voce si spezza, si riflette nello specchio, chiede di non essere lasciata da parte. Qui, l’alternative rock della band mostra la sua vena più fragile, ma senza perdere la forza comunicativa e narrativa. C’è la paura di essere lasciati all’angolo, ma anche la rabbia di chi non vuole arrendersi.

    In “Goodbye”, invece, la scelta diventa definitiva: il saluto alla sicurezza, alla casa, all’abitudine. «Close the door behind me, I have to find myself at all cost» («Chiudi la porta alle mie spalle, devo ritrovare me stesso a ogni costo»), cantano, raccontando cosa significa andarsene per ritrovarsi, anche se il cuore resta dov’era.

    A chiudere l’EP, “Piece of Myself”, un brano che è quasi un testamento. Una forza quietamente devastante: reiterata come una formula, ma mai sterile. Una confessione frammentata, l’alternanza tra controllo e rottura, tra il dire e il non riuscire a dirlo fino in fondo. Un pezzo che non ha bisogno di rincorrere il climax: resta lì, immobile, come una ferita che non si rimargina.
    «In everything I do, I leave a piece of myself» («In tutto ciò che faccio, lascio un pezzo di me stesso»): è un pensiero che si ripete, ossessivo, come se ogni verso fosse un tentativo di dirsi la verità fino in fondo. Il racconto delle notti in cui non si dorme, delle fughe che non funzionano, della fatica di provare a cambiare e fallire. Perché c’è chi scrive per guarire, e chi scrive per restare vivo. Qui non si cerca conforto: si cerca solo di reggere. È la chiusura più onesta possibile di un disco nato per necessità.

    «Facciamo musica perché non sappiamo vivere altrimenti – concludono i Numbers 22 -. Questo disco non lo vediamo come un inizio, ma come una conseguenza. È il frutto di tutte le volte in cui ci siamo detti “non ce la faremo mai”, e invece siamo andati avanti.»

    In un momento storico in cui sempre più giovani scelgono di emigrare per inseguire una possibilità, il percorso dei Numbers 22 intercetta un tema attuale e trasversale: la disillusione, la rinascita, il valore del sacrificio.

    “22” non è un EP che chiede di piacere. È un disco che pretende di essere ascoltato. E che lascia addosso qualcosa, come un tatuaggio. Come un numero che ritorna. Come qualcosa che non hai scelto, ma che ti sceglie. Un disco che rimane, anche quando tutto il resto scorre. Un punto fermo. O un punto di rottura.