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  • “Vietato l’ingresso ai gatti” è il nuovo romanzo di Anna Bellini

    Disponibile in libreria e nei principali store digitali “Vietato l’ingresso ai gatti”, il nuovo romanzo di Anna Bellini, una storia corale ambientata in una Venezia surreale, dove la comparsa di cartelli contro i gatti sconvolge la quiete di un vecchio palazzo e trasforma le vite dei suoi abitanti.

    Michela Tangoglio, CEO & Founder dell’agenzia letteraria EditReal, commenta: “Anna Bellini è una di quelle rare autrici capaci di trasformare l’ambientazione in un’autentica protagonista narrativa. In questo romanzo, è Venezia a imporsi con la forza evocativa dei suoi canali, la sontuosità della sua storia e le ombre affascinanti dei suoi fantasmi. E poi i gatti, creature arcaiche e misteriose, sacre sin dai primordi: spiriti silenziosi che attraversano la città lagunare con la stessa grazia con cui la scrittura dell’autrice attraversa le pagine. Anna Bellini incarna il gioco, la bellezza e la complessità della letteratura contemporanea. Un libro da leggere, rileggere e custodire, come si fa con le storie che ci accompagnano per sempre”.

    SINOSSI

    A Venezia in riva al Canal Grande c’è un vecchio palazzo in rovina nascosto dai rampicanti. Lì vive un’umanità eterogenea, un insieme di generazioni e generi, distribuiti sui tre piani dell’antica Ca’ Saraghi. Tra gli abitanti di quella surreale dimora esiste un certo equilibrio che un bel giorno viene meno per colpa di… un gatto!

    I gatti e Venezia sono sempre andati d’accordo quindi nessuno degli inquilini capisce perché nel palazzo siano improvvisamente comparsi quegli strani cartelli che ne vietano l’ingresso.

    Il Canal Grande conduce la storia e i gatti la modificano, costringendo gli abitanti a interagire fra loro, svelando il proprio passato e costruendo un comune futuro.

    Sulle rive del Canale nascono storie e ognuna di esse ne contiene molte altre, la narrazione è a più voci e il risultato è un’unica sinfonia che ha come tema Venezia e l’umanità dei giorni nostri.

    BIOGRAFIA

    Anna Bellini scrive dall’età di dieci anni e pubblica da oltre venti, il più delle volte con Case Editrici di nicchia e indipendenti: libri per ragazzi, romanzi per adulti e sillogi poetiche.

    È un medico, ha esercitato in ospedale e ambulatorio per più di quarant’anni, adesso è a disposizione di chi ha bisogno di un consiglio.

    Dagli anni Ottanta recita a teatro, dal cabaret a Shakespeare, in alcuni periodi ha recitato molto e in giro per l’Europa, in altri meno, adesso ogni volta che la scritturano.

    Dipinge da sempre e dagli anni duemila espone un po’ ovunque da Parigi agli Emirati Arabi passando per Roma, Firenze, Verona.

    È più che mai convinta che l’arte salvi la vita, la renda migliore e come sta scritto sulla porta di una libreria di Parigi crede che: “L’arte è quella cosa che fa sembrare la vita migliore dell’arte”.

    Con Ventura edizioni ha pubblicato per i ragazzi “Marea Nera” e “Racconti divertenti”, i romanzi per adulti “Corona per Corona” e “Un Airone a Venezia” e la silloge poetica “Viviamo tutti in una bolla”.


  • Sofia Tornambene in arte KIMONO torna in radio con “NIENTE DI NOI” da venerdì 4 aprile

    La voce inconfondibile di KIMONO, vincitrice della 13ª edizione di X Factor e di Area Sanremo 2024 con “Fuori Tempo”, torna a farsi sentire con un nuovo, intenso brano: “NIENTE DI NOI” (Dischi dei Sognatori / ADA Music Italy), disponibile in radio da venerdì 4 aprile.

    Un pezzo che è più di una canzone: “è un viaggio emotivo sospeso tra il desiderio di fuga e la paura di perdere ciò che conta. Niente di noi racconta quello spazio fragile tra ciò che siamo e ciò che sentiamo di essere, tra confusione e ricerca di sé. Uno sguardo può diventare un veleno dolceamaro, e la vita continua a rincorrerci mentre cerchiamo il nostro posto nel mondo”.

    Il sound riflette questa tensione: atmosfere elettroniche avvolgenti, synth e pad eterei, un mix tra melodia malinconica e ritmi dance che trasporta in una dimensione intima e sospesa. Un brano che ondeggia tra luce e ombra, tra il trattenere e il lasciar andare, come se tutto potesse svanire in un istante.

    “Niente di noi” è prodotto da Maestro, scritto dalla stessa cantautrice Kimono con Marco Rettani e Maestro.

    Con “Niente di noi”KIMONO prosegue il suo percorso artistico dopo i successi di “Tempesta”“In Ostaggio”“Piena di S锓Parafulmini”“Leggera” e “Fuori Tempo”, il brano che l’ha consacrata vincitrice di Area Sanremo 2024.


  • Da Glass a Cage, da Reich a Sollima: viaggio nella musica del Novecento con il Chigiana Percussion Ensemble venerdì 4 aprile alla Reggia di Monza

    MONZA – Riflettori puntati sul Chigiana Percussion Ensemble in occasione della terza edizione dei Monza Music Meetings, la manifestazione organizzata nel capoluogo della Brianza dall’Orchestra da Camera Canova con l’Accademia Musicale Chigiana di Siena e l’associazione culturale Musicamorfosi con l’obiettivo di fare rete per favorire e facilitare la diffusione della cultura musicale (grazie a concerti, performance, conferenze e incontri con gli artisti) attraverso l’esperienza, l’ascolto e la riflessione: venerdì 4 aprile, per la prima volta a Monza, il Chigiana Percussion Ensemble, gruppo di percussioni a organico variabile dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena diretto da Antonio Caggiano, per l’occasione in formazione di quartetto (con Giulio Ancarani, Francesco Conforti, Roberto Iemma e Matteo Lelii), si esibirà nella Sala degli Specchi della Villa Reale (ore 19 e 21, ingresso 10 euro; prevendita online su www.mailticket.it/evento/46452/chigiana-royal-percussions–ore-19-00 e www.mailticket.it/evento/46453/chigiana-royal-percussions–ore-21-00) con un programma dedicato alla musica del Novecento. In scaletta brani di Philip Glass (Opening), uno degli alfieri del cosiddetto minimalismo americano; John Cage (Trio, che riprende la forma in tre movimenti della classica composizione di musica da camera: Allegro, Marcia e Waltz), Toru Takemitsu (Rain Tree, in cui l’immaginazione poetica segue i flussi musicali apparentemente ininterrotti)Julia Wolfe (Dark Full Ride, composizione che invita al ballo libero)Lukas Ligeti (Pattern Transformation, in cui il materiale sonoro si deforma nel tempo), Giovanni Sollima (Millennium Bug, tra suggestioni di musica globale ed echi di progressive rock)David Friedman & Dave Samuels (Carousel, dalle atmosfere jazz) e Steve Reich (Drumming caposaldo del minimalismo americano e del repertorio percussionistico moderno).
    Il concerto del Chigiana Percussion Ensemble offrirà agli spettatori un racconto sul concetto che per i compositori del Novecento ha rappresentato il principale oggetto di interesse filosofico ed estetico: il rapporto fra l’ordine del tempo, la sua mobilità irrefrenabile e la posizione dell’ascoltatore al suo interno. Si può dire che dal secondo Dopoguerra in poi, da una parte e l’altra dell’Atlantico settentrionale, quasi tutti abbiano tentato di dare una risposta propria e originale al dilemma dell’alterità fra il tempo musicale e quello in cui scorrono le nostre vite.

    Monza Music Meetings proseguiranno fino al prossimo 7 aprile: sabato 5 suoni e vivacità musicale invaderanno i quartieri e le vie di Monza grazie al progetto “L’importante è avere un piano”. L’idea di questo format di Musicamorfosi è che la musica sia un mezzo potente per rigenerare i legami tra le comunità e per creare benessere attraverso gli scambi relazionali. Così, in questa giornata di appuntamenti diffusi, gli allievi dell’Accademia Chigiana di Siena, quelli monzesi del liceo musicale B. Zucchi e della Fondazione Musicale Vincenzo Appiani, gli studenti della Civica Scuola di Musica e Danza di Desio e i solisti dell’Orchestra Canova si esibiranno in vari momenti e in vari luoghi della città: all’Arengario (dalle 11 alle 18.30), nella casa di riposo Anna e Guido Fossati di via Collodi 6 (dalle 9.30 alle 11.30), con le “Serenate metropolitane” nelle case popolari di via Pisacane 4 (alle 16 e alle 18.30) e nella Sala della Pendola della Reggia di Monza (dalle 10.30 alle 18.30).
    Sempre sabato 5 aprile, nella Sala degli Specchi della Reggia andrà in scena “Presenza reale”, performance site-specific prodotta da DANCEHAUSpiù in cui due danzatrici (Alice Beatrice Carrino e Sofia Magnani) si alterneranno, accompagnando i visitatori alla scoperta del palazzo settecentesco e dei preziosi saloni di corte. Con un’interpretazione in chiave contemporanea liberamente ispirata alla Regina Margherita, la danza rievoca gesti, sguardi e atmosfere di un’epoca passata come un’eco tra storia e presente. “Presenza reale” è un’esplorazione artistica innovativa, un viaggio nel tempo che condurrà il pubblico in un’esperienza immersiva, rendendolo spettatore di fugaci attimi di vita reale (dalle 10.30 alle 18.30, ingresso libero fino a esaurimento posti per i visitatori della Villa Reale).
    La giornata di domenica 6 aprile si aprirà con le prove aperte dell’Orchestra Canova nella Sala degli Specchi della Reggia di Monza (dalle 10 alle 13.30; ingresso libero fino a esaurimento posti per i visitatori della Villa Reale), in vista del concerto di chiusura della manifestazione.
    Infine, per l’evento di chiusura della terza edizione dei Monza Music Meetings, ci si sposterà nel Duomo di Monza dove, lunedì 7 aprile (ore 21, ingresso libero con libera donazione), l’Orchestra Canova diretta da Enrico Pagano, il soprano Barbara Massaro e il mezzosoprano Benedetta Mazzetto eseguiranno lo Stabat Mater di Pergolesi e il Jesus’ Blood Never Failed Me Yet dell’inglese Gavin Bryars, quest’ultimo con la partecipazione dei cori di Monza Le Dissonanze, Fior di Montagna, Modusnovi, Alchimia Vocal Ensemble, Echoes City Choir e il coro del Liceo Zucchi. Una sorta di “suite spirituale”, proposta senza soluzione di continuità, fusione del capolavoro del tardo barocco napoletano e del celebre lavoro del musicista britannico contemporaneo: le note intonate da un senzatetto nella stazione Waterloo della metropolitana Londra diventano l’ostinato sul quale viene costruito un potente inno in cui si leggono tutte le contraddizioni di una vita ai margini della società. La speciale performance collettiva, in cui i cori di Monza si uniranno all’Orchestra Canova, sarà il simbolico coronamento del percorso di partecipazione in musica vissuto nelle due settimane di manifestazione.

    La manifestazione è realizzata grazie al contributo del Comune di Monza, del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, il supporto di Acinque, Brianza Acque e Banco Desio, il sostegno di Fondazione Cariplo e Fondazione della Comunità di Monza e Brianza. L’iniziativa è in collaborazione con Fondazione Gioventù Musicale d’Italia, associazione musicale Rina Sala Gallo di Monza, Cori Lombardia APS e associazione culturale Novaluna.

    Programma completo e modalità di accesso: www.chigiana.org/mmm2025/ e www.musicamorfosi.it 


  • “Ricordi” è il nuovo singolo di Punto Cieco

    Dal 14 marzo 2025 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale “Ricordi”, il nuovo singolo di Punto Cieco.

    “Ricordi” è un brano che racconta la sensazione che si prova quando si cresce e lo stile di vita cambia. Affronta la paura del cambiamento e la nostalgia del passato, per poi aprirsi a un augurio carico di speranza verso il futuro.

    Spiega l’artista a proposito del brano: «“Ricordi” racconta la sensazione di quando si cresce e lo stile di vita cambia. Va a trattare il sentimento della paura del cambiamento e della nostalgia del ricordo, per poi però sfociare in un augurio per il futuro».

    Il videoclip di “Ricordi” è stato realizzato interamente con immagini in VHS, per creare un legame visivo con un passato lontano evocato dal testo.

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=eUafH7fv5Z4

     

     

    Biografia

    Nato nel 2023 dalla volontà di Matteo Morini, Punto Cieco è un progetto musicale il cui nome porta un doppio significato: quello visivo e quello metaforico. Nelle produzioni e nelle performance, Matteo è affiancato da Giacomo Lunardi (chitarra e tastiere), Giuliano Sarti (basso e chitarra), Rebecca Bonfigli (batteria). Fondamentale è il lavoro dietro le quinte di Giulio Testi (fotografia, grafica ed occasionalmente tastiere). Il progetto ha alle spalle varie esibizioni live nel ferrarese ed è salito sui palchi di alcuni festival locali, come Il Solito Festival ed il Rockafe. Inoltre, ha partecipato all’open week di Maggio 2024 del CPM di Franco Mussida.

    Dopo “Incantesimo”, “Ti amo!”, “Ricordi” è il nuovo singolo di Punto Cieco disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 14 marzo 2025.

     

    Instagram

  • Caponetti pubblica il nuovo album Millenium

    Millennium è il titolo del nuovo album di Caponetti, fuori su tutte le piattaforme digitali da venerdì 4 aprile. Un disco frutto di un lungo lavoro di labor limae da parte del cantautore marchigiano, il primo interamente scritto e prodotto da lui. Dopo la conclusione del rapporto professionale con Carosello Records, l’artista si è trovato a doversi fronteggiare da solo, ma con le spalle larghe, il mercato musicale del nostro Paese e ha scelto l’autenticità della sua proposta e un prodotto di qualità che lo rendesse orgoglioso, senza nessun tipo di compromesso. In questi anni ha continuato a pubblicare musica, che sarà confluita in questo lavoro, insieme a inediti tutti da scoprire. La sua attività live non si è arrestata, compresa la partecipazione a Musicultura, e sarà intensa nei prossimi mesi, dove porterà dal vivo i nuovi brani, sia chitarra e voce che accompagnato dalla sua band.

    Un titolo emblematico quello di un progetto in cui il cantautore, partendo dalla propria esperienza personale, si fa portavoce di una generazione bloccata a metà tra l’analogico e la rivoluzione digitale, tra la nostalgia del passato e un presente con cui fare spesso a pugni. 11 pezzi, di cui strumentale, interamenti suonati, dal forte impatto emotivo, romantici e potenti allo stesso tempo. In Millenium Caponetti racconta le varie sfumature dell’esistenza, dall’appagamento di un amore ricambiato all’amarezza del distacco, dalla fiducia di poter realizzare i propri obiettivi alla cruda disillusione del dovere fare i conti con la realtà che ci mette i bastoni tra le ruote, con una sola certezza, quella che vale sempre la pena buttarsi e fare ciò che ci fa stare bene, fregandosene delle conseguenze.

    Viviamo nel consumismo emotivo e materiale più sfrenato, ma questa piccola opera rappresenta il me nell’età adulta, nella sua presenza, rabbia, amorevolezza, dolcezza e forza nel vivere ogni giorno. Mi ci è voluto tanto tempo per accettare questa giostra di su e giù però alla fine, dopo tanto tempo, questo disco l’ho interiorizzato, accettato e amato così com’è, senza tanti se, ma, perché. Non c’è un finalità reale ma solo la voglia scomposta di comunicare e condividere una gamma di emozioni a me familiari, e se questa cosa vi smuoverà, anche solo di un millimetro, forse vorrà dire che il mio lavoro l’ho fatto. Ma servirà a qualcuno? Ma che cazzo ne so, però finche avrò fiato continuerò a sputare canzoni perché è l’unica cosa che mi fa sentire vividamente umano, che mi fa commuovere, che mi rende parte di qualcosa, non so cosa, ma sicuramente qualcosa di più magico rispetto a quello che vedo intorno“.

    La tracklist

    Millennium
    Un titolo migliore
    Vitamine
    Duchamp
    Truman
    Anestesia #1
    America
    Maionese
    Nero
    Continenti
    STNV

  • Salvatore Mete unico concorrente italiano tra i finalisti di X Factor Albania

    Salvatore Mete, allievo della RC Voce e Produzione di Cecilia Cesario e Rosario Canale, è in finale a X Factor Albania venerdì 4 aprile 2025.

    Salvatore Mete ha raggiunto la finale di X Factor Albania prevista il 4 aprile dopo un percorso emozionante e ricco di sfide. Tra i tre italiani in gara, ha conquistato il pubblico albanese durante le Audition con una performance appassionata di “Mon Amour” di Slimane, ricevendo 4 “Sì” unanimi dai giudici. Il calore del pubblico e il supporto dei giudici lo hanno spinto a superare i Bootcamp e a brillare nelle Home Visit, dove ha incantato Young Zerka con la sua interpretazione di “Never Enough” dal musical The Greatest Showman.

    “La finale è un sogno che si realizza”, ha dichiarato Salvatore, visibilmente emozionato. “Ogni passo di questo percorso mi ha insegnato a perseverare e a credere in me stesso. Ringrazio la mia insegnante Cecilia Cesario, i miei genitori e Antonio per il loro supporto costante.”

    Ora, pronto per la finale, Salvatore, unico concorrente italiano in lizza per la vittoria, si prepara ad affrontare il grande palco che ha sempre sognato, determinato a dare il massimo in questa straordinaria opportunità. La sua partecipazione a X Factor Albania è la prova che con talento e dedizione si possono realizzare i propri sogni.

    Salvatore Mete, 32 anni, originario di Lamezia Terme, è un hairstylist e proprietario del centro di bellezza Eden Hair and Beauty di Lamezia Terme. Quest’anno ha vissuto un periodo particolarmente significativo, caratterizzato da due notizie bellissime e inaspettate. Dopo anni di studio presso RC Voce Produzione, seguito dalla vocal coach Cecilia Cesario e da Rosario Canale, ha pubblicato il singolo “I LOVE MY LIFE”, scritto dall’artista MR. ANIMAL, disponibile su tutte le piattaforme digitali e inserito nella compilation “HIT MANIA DANCE”.

    La RC Voce Produzione è una scuola di alto perfezionamento canoro e artistico diretta da Cecilia Cesario e Rosario Canale che vanta da oltre dieci anni una presenza importante su tutto il territorio nazionale e si configura sicuramente come la prima realtà didattica della voce, del talent scouting e della produzione nel panorama nazionale. A guidare la scuola ci sono due tra i più influenti artisti, cantautori e vocal coach del panorama nazionale:

    Rosario Canale, autore multiplatino per Mengoni, Tatangelo, Zero Assoluto e svariate edizioni del Festival di Sanremo, nonché cantautore di Amici di Maria De Filippi nel 2017 e finalista di Castrocaro.

    Cecilia Cesario, cantautrice, musicoterapeuta, vocal coach ad Amici di Maria De Filippi e ad Amici di Maria De Filippi Celebrities e protagonista di svariati tour internazionali.

    Sito Web RC Voce e Produzione |Instagram | Instagram Cecilia Cesario |Instagram Rosario Canale

     

  • Burn-out emotivo e abitudine sentimentale: “MOMENTO” di KAWAKAMI è la canzone che parla a tutta una generazione

    Ciò che non uccide fortifica. Quante volte ci si trova accanto a qualcuno senza sapere più se ci stia davvero guardando? È da questa domanda che nasce “MOMENTO”, il nuovo singolo di KAWAKAMI, disponibile su tutte le piattaforme digitali per Keyrecords/KMusic con distribuzione ADA Music Italy. Dopo l’ibridazione culturale di “Gitana”, l’artista milanese classe 1999 torna con una traccia intima ma lucida, in bilico tra malinconia e resistenza, che racconta cosa accade quando il sentimento si ritrova imbrigliato nella routine, e l’amore non basta più a coprire le crepe del quotidiano.

    Un brano che mette a fuoco l’esatto momento in cui si smette di essere certi e si comincia a cercare conferme. Quell’istante in cui le parole si fanno preghiera, la consuetudine diventa abitudine e l’unico appiglio resta chiedere: «Per un momento, chiedimi che cosa penso».

    Una domanda che non riceve risposta, uno sguardo che sfugge e parole trattenute troppo a lungo. E in amore, così come nella vita, c’è chi resta e chi si allontana, anche stando nella stessa stanza. Ed è così che alla fine, quella voce che prima confortava, ora confonde: «Lasciami stare, perdo il respiro, voglio sbagliare, sono sola per un po’».

    In un’epoca in cui il tempo sembra sfuggire dalle nostre mani e le relazioni soffrono la pressione di questa velocità, “MOMENTO” diventa parte di un discorso urgente: secondo l’Istat, quasi un terzo delle giovani coppie italiane si separa entro i primi 5 anni di relazione, e il 68% cita come causa principale “l’incapacità di comunicare e condividere”. In questo senso, il brano assume i tratti di un racconto generazionale, collettivo, in cui il disincanto affettivo si intreccia con l’incapacità diffusa di stare davvero dentro il presente emotivo di sé e dell’altro.

    “MOMENTO” intercetta il punto in cui ci si sente più soli: non quando l’amore finisce, ma quando comincia a trasformarsi in qualcosa che non riconosciamo più. Secondo un’indagine condotta dall’Università Cattolica di Milano, oltre il 70% dei giovani adulti italiani dichiara di avere difficoltà nel parlare apertamente con il partner dei propri bisogni affettivi. In questo contesto, il silenzio non è più solo una pausa, ma una voragine. KAWAKAMI restituisce questa frattura senza alcuna sovrastruttura, scegliendo la nudità del dubbio come forma narrativa. E proprio perché non forza un significato e non offre facili soluzioni, il pezzo lascia spazio a quel margine sottile in cui si smette di comprendere l’altro, ma non si ha ancora il coraggio di ammetterlo. È lì che “Momento” si ferma: in quel punto cieco dove le cose cambiano senza che nessuno riesca a dirlo ad alta voce.

    «Scrivere “MOMENTO” è stato come fermare un fotogramma di qualcosa che stava per sfuggirmi – racconta l’artista -. Avevo bisogno di capire se quella persona mi vedeva ancora per davvero, o solo per abitudine. È difficile restare, ma è ancora più difficile sentirsi dimenticati mentre si è presenti.»

    La produzione, firmata da Luigi “CALMO” Ferrara e Luca Notaro, veste il brano di un abito essenziale e caldo: un’anima R&B attraversata da scale blues, su cui la voce di KAWAKAMI si muove con misura e consapevolezza. Tra radici urban, venature soul e aperture melodiche che sfuggono alle etichette, frammenti quotidiani si intrecciano a pensieri quasi sussurrati che sembrano una confessione. Perno del progetto resta la direzione artistica di Kaizèn, capace di accompagnare l’artista in un’alternanza di pieni e vuoti, prendendo per mano l’ascoltatore e guidandolo in uno spazio disarmato, non protetto ma sicuro e privo di giudizio, dove anche il non detto ha un peso.

    In questo equilibrio sottile tra presenza e assenza, tra parole dette e trattenute, si coglie e si fa sempre più evidente una scelta precisa: il tono. La decisione di mantenere una scrittura sobria ma diretta, anche nei versi più netti, è una delle cifre distintive di “MOMENTO”. KAWAKAMI attraversa il disorientamento con parole semplici, mai gridate, ma che restano addosso: «Stessa bocca con lo sguardo perso, mi cerchi ancora ma… siamo tutte prese male». Una frase che descrive non solo la crisi della coppia, ma una generazione che fatica a comunicare davvero, risucchiata da automatismi, burn-out affettivi e una quotidianità che spesso spegne il desiderio prima ancora di dichiararne la fine.

    «”MOMENTO” non è un addio – conclude la cantautrice milanese -. È il tentativo di capire se esiste ancora un punto d’incontro prima che tutto svanisca. È quel minuto di silenzio tra due persone che si sono amate, in cui si decide tutto.»

    Con un tono maturo, mai retorico, “MOMENTO” mostra un lato più vulnerabile e riflessivo dell’artista, già protagonista con “Gitana”, “Altrove” e “Fiori di Carta“, brani che le hanno permesso di conquistare playlist editoriali di spicco come “Scuola Indie” e “Anima R&B”. Il suo stile unico e fortemente riconoscibile, minimalista nelle immagini ma intenso nel significato, riesce a raccontare incrinature, fragilità e distanze affettive senza costruzioni.

    Con “MOMENTO”, KAWAKAMI ci guida in uno spazio silenzioso e necessario, in cui ci si può permettere di vacillare senza sentirsi sbagliati. Un invito a fermarsi, sedersi uno accanto all’altro, e ricominciare a chiedersi a vicenda cosa si prova. Perché a volte, basta un solo momento per cambiare tutto.

  • Autismo: tra ipersensibilità e bellezza nascosta. Il nuovo singolo di Giordano Amici è un volo metaforico oltre i confini della percezione

    Il silenzio, il rumore, le sensazioni amplificate e le parole che sfuggono. Un universo che spesso sembra troppo veloce, troppo caotico, troppo difficile da decifrare. Con “Dove tutto è possibile” (Pako Music Records/Believe Digital), il nuovo singolo di Giordano Amici, il cantautore romano si fa interprete dell’esperienza vissuta da chi convive con il Disturbo dello Spettro Autistico, restituendo uno sguardo intimo e rispettoso su una condizione che riguarda un bambino su 77 solo in Italia, secondo gli ultimi dati dell’ISS.

    Disponibile su tutti i digital store dal 2 aprile, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, il brano non vuole spiegare, ma accompagnare, in un cammino di sensibilizzazione e comprensione. E lo fa con la delicatezza che contraddistingue da sempre la scrittura di Amici, da anni impegnato nella narrazione di tematiche sociali: una canzone che racconta l’autismo dall’interno, in prima persona, dando voce a chi troppo spesso resta inascoltato.

    Il testo di “Dove tutto è possibile” è una finestra aperta su un orizzonte fatto di percezioni sottili, dettagli che diventano essenziali e sensazioni che sfuggono alle definizioni comuni – «Nel mio mondo silenzioso di colori e sfumature, diverso è il rumore, nella mente più di un fiore» -. Parole che portano l’ascoltatore dentro una quotidianità differente, quella di un ragazzo autistico, traducendone le difficoltà e la bellezza della sua visione del mondo, fatto di suoni amplificati, gesti che assumono significati propri e una ricettività che segue traiettorie tutte da scoprire. «La folla è un grande mare» e il silenzio può diventare assordante, ma ogni cosa ha un proprio ritmo, una propria logica, un proprio spazio di libertà.

    Quello di Giordano è un approccio che non si ferma alla superficie, ma ci spinge a riflettere su quanto il nostro modo di percepire la realtà sia solo uno dei tanti possibili.

    «Ognuno ha il proprio modo di sentire, comunicare e vivere – spiega -, e credo sia fondamentale provare a comprendere queste diversità, accoglierle, rispettarle.»

    L’autismo è definito “spettro” per la sua vastissima gamma di sfumature. Chi vive questa condizione sviluppa un’interpretazione unica di ciò che lo circonda, e il brano di Amici evita qualsiasi semplificazione, scegliendo piuttosto di trasmettere un’emozione autentica, senza retorica.

    Molti studi dimostrano che l’autismo altera la percezione sensoriale, facendo sì che suoni, luci e contatti fisici vengano elaborati in modo amplificato o, al contrario, quasi ovattato. Secondo la National Autistic Society, oltre il 70% delle persone a cui è stata diagnosticata una forma di autismo sperimenta un’ipersensibilità o un’iposensibilità agli stimoli, un aspetto che influisce profondamente sulla loro interazione con il mondo esterno. Questa caratteristica trova riflesso nella costruzione sonora di “Dove tutto è possibile”, dove gli arrangiamenti guidano l’ascoltatore in un alternarsi di quiete e impeto, di leggerezza e immersione totale, proprio come accade a chi convive con un’elaborazione sensoriale diversa. Il risultato è un’esperienza musicale che non si limita a raccontare, ma fa vivere l’essenza del brano.

    Non è un caso che la musica, da sempre, rappresenti un canale privilegiato di espressione per chi ha difficoltà a comunicare con le parole. La musicoterapia, infatti, ha evidenziato effetti positivi nel migliorare l’interazione sociale, facilitando una connessione più spontanea con l’ambiente circostante e riducendo significativamente i comportamenti ripetitivi e ansiosi associati all’autismo. Una ricerca pubblicata nel 2023 ha confermato che l’ascolto e la pratica musicale possono stimolare entrambi gli emisferi cerebrali, favorendo una maggior consapevolezza emotiva e potenziando le capacità relazionali. “Dove tutto è possibile” utilizza la musica non solo come linguaggio artistico, ma come mezzo per avvicinarsi a chi merita di essere ascoltato.

    Se da un lato il testo descrive la quotidianità di chi vive questa condizione, dall’altro porta con sé un messaggio di fiducia e libertà. Il volo metaforico citato nel ritornello – «Prendi le mie mani, entra nel mio mondo, guarda è magico. Prendi le mie ali, insieme ce ne andiamo dove tutto è possibile» -, simboleggia la possibilità di andare oltre le barriere imposte dagli schemi sociali e dalle difficoltà di comunicazione, riconoscendo la ricchezza di ogni punto di vista.

    Un’immagine che esprime il desiderio di leggerezza, di libertà, la necessità di potersi muovere senza il peso delle aspettative, in un equilibrio che non ha bisogno di essere giustificato.

    «L’obiettivo non è cambiare chi è diverso – conclude Amici -, ma imparare a vedere la bellezza di questa diversità. Ciascuno di noi ha un’interiorità che può essere compresa solo se ci si prende il tempo di osservarla con attenzione.»

    “Dove tutto è possibile”, prodotto da Alessandro Di Somma, rappresenta una delle pagine più toccanti del percorso artistico del cantautore. Un brano che, pur mantenendo un taglio personale, si lega a un tema di attualità sempre più presente nel dibattito pubblico, ponendo l’accento sull’importanza della consapevolezza e dell’inclusione.

    Giordano Amici non è nuovo a progetti di stampo inclusivo. Con “Lara“, ha raccontato il dramma delle dipendenze giovanili, mentre “Fiocco Viola” ha portato alla luce il tema spesso taciuto dell’anoressia maschile. “Dove tutto è possibile” prosegue questo percorso, dimostrando ancora una volta l’urgenza narrativa del suo autore.

    “Dove tutto è possibile” è un’opportunità di guardare oltre, di mettersi in ascolto, di accogliere nuove prospettive. Perché quando scegliamo di tendere la mano a chi vede il mondo con altri occhi, tutto può davvero diventare possibile.

  • Jaboni: fuori il videoclip del nuovo singolo “Esistere”

    Il videoclip ufficiale di “Esistere”, il nuovo singolo di Jaboni, diretto da Daniele Tofani, è ora disponibile su YouTube dopo l’anteprima su Askanews. Il brano, il secondo in italiano dell’artista, è su tutte le piattaforme digitali e in radio dal 21 marzo 2025, e segna un altro passo nel percorso musicale dell’artista. Prodotto da Giorgio Lorito per Gil Produzioni, “Esistere” esplora la sensazione di immobilità interiore e la necessità di trasformazione personale per superare le proprie paure.

    Musicalmente, il brano si inserisce nel solco del sound elettro-pop di respiro internazionale che caratterizza fin dall’inizio il percorso artistico di Jaboni, con un arrangiamento capace di amplificare il contrasto tra staticità e slancio vitale, in perfetta sintonia con il significato del testo. “Esistere” riflette sulla condizione di immobilità che spesso si prova di fronte alla vita, quando tutto sembra fermo e ricoperto di polvere. In questo stato, la passione e l’amore diventano un appiglio, ma la vera svolta arriva solo attraverso il cambiamento interiore.

    “Bisogna avere il coraggio di lasciarsi andare e non farsi governare dalle paure per vivere in pieno i propri sentimenti, ingredienti essenziali della nostra esistenza.” spiega Jaboni.

    Nel videoclip ufficiale viene offerta una visione narrativa che rafforza il messaggio del brano, in cui il tennis diventa metafora di una battaglia interiore, un confronto con il destino e le proprie fragilità. Diretto da Daniele Tofani, il video racconta una partita che va oltre il piano fisico: ogni scambio di colpi rappresenta scelte, opportunità e ostacoli da superare. La pallina che vola da un lato all’altro del campo simboleggia il costante equilibrio tra paure e speranze, la ricerca di un punto vincente che, come nella vita, dipende solo dalle nostre azioni e scelte. “Esistere”, così, si trasforma in una potente rappresentazione della condizione umana, dove la vera vittoria è trovare il coraggio di affrontare se stessi.

    Guarda il video https://www.youtube.com/watch?v=Llk7_8hqCao

  • Relazioni tossiche e doppia identità: Bennyvi canta ciò che molti vivono e pochi raccontano

    Una doppia personalità, imprevedibile, manipolatoria. È questa l’immagine che Bennyvi immortala nel suo nuovo singolo, “Gemini” (DelmaJag Records). A pochi mesi dal successo di “I Know What You Are“, che ha riscosso numerosi consensi sui principali media italiani, europei e statunitensi e l’ha consacrata come una delle voci più interessanti della nuova scena internazionale, la cantautrice ticinese di origini venete torna con un brano ancora più diretto e graffiante sulle relazioni segnate da ambiguità e narcisismo.

    Secondo recenti dati pubblicati da Psychology Today, il 45% dei giovani tra i 18 e i 30 anni ha vissuto almeno una volta nella vita un rapporto sentimentale tossico, caratterizzato da manipolazione, disequilibrio e forte instabilità. Mai come oggi, le relazioni affettive si giocano su un terreno scivoloso, dove il fascino può trasformarsi in controllo e le promesse in strumenti di dominio. La costruzione dell’identità – amplificata dai social e dalla costante esposizione – crea legami più fragili e volatili, rendendo più difficile riconoscere chi si nasconde dietro una maschera. Il narcisismo è sempre più radicato. Tra manipolazione affettiva, gaslighting e giochi di potere, molte persone si trovano intrappolate in rapporti in cui l’altro costruisce una versione di sé affascinante e irresistibile, salvo poi rivelare il proprio lato più freddo e calcolatore. L’incertezza e la contraddizione diventano pericolose armi di controllo, che alimentano dipendenza e senso di inadeguatezza. Un fenomeno amplificato dall’iperconnessione digitale, dove l’apparenza regna sovrana e le emozioni vengono spesso distorte o mercificate.

    Un ciclo di attrazione e distruzione che segna chi ne rimane coinvolto, rendendo sempre più complesso distinguere tra sincerità e strategia. È proprio su questa dinamica, così reale e attuale, che Bennyvi ambienta la narrazione di “Gemini”: la storia di un amore che si rivela ingannevole, fino a sgretolarsi sotto il peso della sua stessa ambiguità, in cui l’altro mostra due volti opposti, capaci di sedurre e ferire con la stessa rapidità.

    Su una produzione dal respiro internazionale, che richiama le hit d’Oltreoceano, “Gemini” intreccia pop ed elettronica con un ritmo incalzante scandito da clapping ritmici. Il sound si muove a mezz’aria tra le atmosfere confessionali di Taylor Swift, l’energia ruvida di Olivia Rodrigo e la fluidità sofisticata di Sabrina Carpenter, creando un contrasto netto, un gioco di specchi che ribalta gli equilibri.

    Bennyvi mette in scena un protagonista che cambia volto con una facilità disarmante, alternando lusinghe e menzogne. Una stabilità precaria che prende forma nei versi «Good lie, bad guy. Funny how the more you talk the less I believe you. Good time, good bye. For someone that’s two faced you’re terribly heartless.» («Bella bugia, cattivo ragazzo. Curioso come più parli meno ti credo. Bei momenti, addio. Per essere una persona con due facce sei terribilmente senza cuore.»)

    C’è qualcosa di familiare per molti in questa storia, una trama sottile e ricorrente che si insinua nelle relazioni e le svuota dall’interno. Il confine tra carisma e inganno è labile, e spesso si riconosce solo a posteriori, quando le parole che ammaliavano diventano schemi, gabbie che limitano, soffocano.

    «Scrivere “Gemini” è stato catartico – racconta Bennyvi -. Ho voluto mostrare come facilmente possiamo cadere nella trappola di chi ci mostra solo una parte di sé, nascondendo un’anima opposta e pericolosa. È fondamentale imparare a riconoscere questi meccanismi per proteggere sé stessi e la propria indipendenza.»

    Questa dualità spietata si fa strada nei versi, tra richiami ripetuti e immagini che si contraddicono, restituendo il senso di un’attrazione ambigua, che affascina e spaventa al contempo: «Gemini gemini. Which one of you will make me cry, make me cry? You’re such a gemini, gemini. For someone that’s two faced you’re terribly heartless.»(«Gemelli gemelli. Quale di voi mi farà piangere, mi farà piangere? Sei proprio un gemelli, gemelli.»)

    “Gemini” è anche il penultimo tassello prima della pubblicazione del tanto atteso EP d’esordio, che Bennyvi lancerà entro l’anno e che porterà alla luce una visione musicale ancora più matura e identitaria.

    «La musica deve anche far riflettere e aiutare a comprendere – conclude la cantautrice svizzera -. “Gemini” racconta esperienze che molti vivono senza riuscire a dare loro un nome. Riconoscerle è il primo passo per riprendere il controllo della propria emotività e della propria vita, diventando più consapevoli di sé e del proprio valore, anche nelle situazioni più difficili.»

    “Gemini” è un promemoria per una generazione che deve imparare a riconoscere le maschere dietro i sorrisi. Bennyvi utilizza la musica come strumento di lucidità, perché spesso ci rendiamo conto troppo tardi della vera natura di chi abbiamo accanto e del nostro valore personale. Aspetti imprescindibili da riconoscere in tempo, per proteggersi e vivere rapporti che non tolgano, ma arricchiscano entrambe le parti.