Ci sono canzoni che sembrano nascere da un raggio di sole che filtra tra le nuvole, altre da un sussurro che consola, altre ancora da una preghiera che trova finalmente la sua voce. “Una Luce”, il nuovo brano di Don Pasquale Ferone, appartiene a tutte e tre queste cose insieme: è una carezza per l’anima, un richiamo dolce e profondo, un invito a rialzarsi quando il peso della vita si fa sentire un po’ di più.
Il brano è disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 13 novembre 2026.
“Una Luce” nasce come una riflessione intima sul bisogno di ritrovare un punto fermo, qualcosa che illumini anche quando tutto attorno sembra confuso. Don Pasquale Ferone scrive un testo che è insieme un messaggio, una preghiera e anche un abbraccio spirituale: parole semplici, ma capaci di arrivare dritte al cuore.
Al centro c’è un tema universale: la fiducia. Aprire il cuore all’amore del Signore significa ritrovare pace, protezione e quella forza silenziosa che permette di andare avanti. Il brano diventa così un invito a non lasciarsi affondare dal buio, ma a sollevare lo sguardo, verso quella luce che non si spegne mai.
Una delle frasi più intense del testo racchiude tutto il senso del brano:
“E allora correrai verso il Sole tu andrai, la certezza della fede, il sostegno ti darà.”
È una promessa semplice e potente: la fede non è un concetto distante, ma un’energia che ti solleva proprio quando ne hai più bisogno.
Musicalmente, “Una Luce” sceglie una veste totalmente acustica, essenziale e autentica, perfettamente coerente con il cuore del testo e in linea con lo stile del cantautore. L’arrangiamento è dunque affidato a una chitarra acustica in presa diretta, che accompagna con delicatezza, senza virtuosismi, proprio per lasciare spazio alla forza delle parole.
La voce di Don Pasquale Ferone arriva naturale, vicina, umana: una voce che non interpreta soltanto, ma sembra parlare a chi ascolta, come farebbe un amico o un padre nei momenti difficili.
“Una Luce” è, in fondo, una mano tesa nei momenti bui: un brano semplice, sincero e profondamente umano, capace di ricordarci che anche nelle giornate più dure c’è sempre qualcosa che continua a brillare dentro di noi.
Nel testo, Naba personifica la musica come una figura femminile sfuggente, un amore tossico che domina e consuma: “Lei non sapeva nemmeno che io esistessi, eppure ce l’avevo con lei lo stesso”. Questa metafora si intreccia con versi dove emerge la parte più vulnerabile dell’artista come “Sei tu che mi uccidi e poi mi resisti”, emblema di un sentimento che sopravvive anche quando fa male.
Simbolo del bianco, dell’acqua e della rinascita, l’Albedo rappresenta la seconda fase del processo alchemico, quella della purificazione.
Il brano è un’esplosione di pop e dance contemporanei, un mix di ritmo pulsante, bassi caldi e synth brillanti che restituiscono un’atmosfera internazionale, ma sempre con un tocco di stile italiano. La voce di Alis, carismatica e avvolgente, alterna inglese e italiano con naturalezza, diventando il ponte tra due mondi culturali che convivono in lei.



Dal punto di vista musicale, “Vivere in una scacchiera” si muove tra atmosfere pop moderne e una produzione dal respiro intimo ma incisivo. Il ritmo incalzante, sorretto da una batteria pulsante e da linee di chitarra avvolgenti, crea un equilibrio perfetto tra tensione e malinconia, mentre la voce di MettFOUR emerge limpida e sincera, guidando l’ascoltatore dentro un percorso emotivo che non lascia indifferenti.
