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  • Ai confini del jazz: esce il 14 maggio Blue Taxi, il primo album del chitarrista e compositore Loris Donatelli

    Tra brani originali e grandi classici rivisitati ecco il progetto solista del musicista abruzzese: un viaggio musicale oltre i confini del jazz che esplora sonorità acustiche ed elettriche con un approccio introspettivo 

    «Con Blue Taxi ho voluto realizzare un album che fosse un ponte tra tradizione e innovazione, in cui ogni nota racconta un frammento di vita. È un lavoro intimo ma universale, un progetto solista che parla a chi ama perdersi e ritrovarsi nella musica». Così il chitarrista e compositore pescarese Loris Donatelli descrive il suo debutto discografico, in uscita mercoledì 14 maggio per l’etichetta PlayCab. Disponibile in formato digitale e fisico, Blue Taxi conduce l’ascoltatore in un viaggio oltre i confini del jazz, in un dialogo tra tradizione e sperimentazione, senza soluzione di continuità. Nelle otto tracce del disco (cinque sono le composizioni originali), attraverso l’uso sapiente di loop, dissonanze e improvvisazioni, Donatelli esplora sonorità acustiche ed elettriche con un approccio introspettivo e allo stesso tempo narrativo. Senza risultare mai un esercizio di stile, Blue Taxi vuole essere una mappa emotiva nella quale perdersi e ritrovarsi, coniugando la profondità del jazz con la libertà della musica contemporanea. «Ogni brano è un piccolo universo autonomo e metafora di un’esplorazione interiore» dichiara l’autore.

    Apre l’album la title track Blue Taxi, un loop ostinato e asimmetrico che trae vita dal suono di un clacson nel caos del traffico cittadino. L’armonia, radicata nella scala blues, si sviluppa per intervalli di quarte (in un omaggio a McCoy Tyner) e terze sovrapposte, con dissonanze che evocano il frastuono urbano, mentre la metrica contribuisce all’impressione di un movimento frenetico e instabile. Il secondo brano, Autumn Leaves, si apre con un’introduzione libera in chitarra sola; il celebre tema si svolge poi nello stile chord-melody di Joe Pass, prima di passare ad un’energica improvvisazione swing in cui l’interplay di due chitarre rievoca il dialogo tra chitarra e contrabbasso di un tradizionale trio jazz. La terza traccia, Modal Steps, è un jazz waltz modale che si svela man mano nel dialogo sospeso tra due chitarre, mentre la melodia si apre in un intervallo sempre più ampio, creando una trama armonica ricca e imprevedibile. Segue ‘Round Midnight, un viaggio notturno tra le ombre del jazz: il tema di Thelonious Monk è sfuggente come un ricordo di mezzanotte e, proprio quando la ballad sembra concludersi, un frammento del brano si trasforma in un groove funk ipnotico, come se la malinconia, improvvisamente, trovasse il ritmo per danzare con sé stessa. Qui la chitarra solista, prendendo ispirazione dallo stile di Wes Montgomery, crea un dialogo serrato con il groove sottostante, mentre le sezioni jazz e funk del brano si legano perfettamente. All Of Me, la quinta traccia, è un dialogo sospeso tra tradizione e avanguardia: reso celebre da Billie Holiday, questo grande classico viene reinterpretato attraverso sonorità eteree e dissonanze poetiche. La chitarra dipana il tema con calma riflessiva, come esplorando un paesaggio notturno, per poi sciogliersi in un’improvvisazione che sfuma gradualmente in un loop ipnotico, eco persistente di un viaggio interiore che continua a risuonare anche dopo l’ultima nota. Segue Tourbillons Intérieur, un vortice di suoni che avvolge l’ascoltatore in un viaggio introspettivo, un paesaggio musicale fuori dal tempo ispirato all’universo del compositore francese Olivier Messiaen. Nel penultimo brano, Everywhere, la chitarra diventa respiro, un dondolio malinconico che trasforma ogni nota in un ricordo sfocato: le armonie si espandono come cerchi nell’acqua, i suoni sembrano provenire da un altrove nostalgico. Chiude l’album Quarter Past Twelve, un blues che perde il conto del tempo: la chitarra acustica tesse una tela di loop ipnotici sulla classica struttura a dodici battute in 4/4, fino a giungere ad una misura in 5/4: «Il quarto in più è un momento di smarrimento ritmico che trasforma la tradizione in scoperta. Come guardare l’orologio e rendersi conto di essere altrove» afferma il musicista abruzzese.

  • Uscito il terzo romanzo del regista e scrittore Leonardo Araneo “La linea di confine”: il ritratto dolce amaro di una generazione, quella dei quarantenni di oggi, che deve ancora trovare il proprio posto nel mondo

    È tornato in libreria il regista Leonardo Araneo con La linea di confine per la collana Narrativa di Bertoni Editore.

    Siamo nell’estate del 2001, quella del G8 e delle Torri Gemelle. L’estate di Lei, in cui tutto cambia, nel mondo e nella vita di Alessandro. L’estate in cui fugge, da sé stesso e dai propri errori. 

    Ma non si può scappare per sempre e così, vent’anni dopo, Alessandro, diventato nel frattempo uno scrittore di successo, è costretto a tornare a casa, a Trani, dove è cresciuto, e rivedere Andrea, Marco e Gabriele, i tre amici del liceo. 

    Intrecciando la propria esistenza a quella di una famiglia di immigrati africani che gli ha occupato casa, Alessandro, col suo modo cinico e divertito insieme, sarà così costretto a fare i conti col proprio passato e con sé stesso. E scoprirà che, forse, ciò che conta davvero non è quel ch’è stato o quel che sarà, ma vivere la vita momento per momento, senza paura e senza riserve. Sempre lì, sulla linea di confine. Perché il mondo si salva una persona alla volta.

    La linea di confine è, senza alcun dubbio, il romanzo più personale che abbia scritto finora e nasce dal malessere che provo davanti a un mondo che sembra sempre più ottusamente indifferente di fronte al baratro nel quale stiamo scivolando – ha spiegato l’autore.

    Le disparità socio economiche si stanno facendo a dir poco ridicole, con i pochi ricchi che diventano sempre più assurdamente ricchi e i poveri che aumentano ogni giorno di numero. L’Europa, che fino a pochi anni fa poteva ancora essere vista come un baluardo di civiltà ed equilibrio, è percorsa da spinte reazionarie e xenofobe mentre i suoi leader continuano a parlare di guerra e riarmo e ostentano indifferenza nei confronti dei massacri che si consumano alle nostre porte, a cominciare dalla Palestina. 

    E io mi chiedo: come si fa a essere felici in una situazione del genere?

    Ecco, La linea di confine parla di questo, di un quarantenne, nato in un’epoca in cui tutto sembrava possibile e in cui si credeva davvero che il progresso significasse benessere per tutti, che cerca di trovare il suo posto in un mondo in cui ogni ideale è stato immolato sull’altare del profitto personale”.

    “Siamo felici di annunciare l’uscita di La linea di confine di Leonardo Araneo, un romanzo che alterna dramma e commedia, offrendo un ritratto dolce-amaro dei quarantenni di oggi – ha aggiunto l’editore. In questo viaggio emozionante, l’autore ci invita a riflettere sulla ricerca del nostro posto nel mondo, insegnandoci che la vita va vissuta momento per momento, senza paura. Non vediamo l’ora di condividere con voi questa straordinaria narrazione”.

    DATI TECNICI:

    Autore: Araneo Leonardo

    Titolo: La linea di confine

    Editore: Bertoni

    Collana: Narrativa

    In commercio dal: 07/04/2025

    Formato: Libro in brossura

    Pagine: 254

    Prezzo: 18,00 Euro

    Codice EAN: 9788855358873

    BIOGRAFIA:

    Nasce a Vinci, il paese del celeberrimo Leonardo, il 10 maggio 1980 e dopo aver conseguito la maturità classica si laurea con Lode all’università di Bologna con una tesi sulla storia del cinema Italiano che riceve la Dignità di Stampa.

    In seguito inizia a lavorare come assistente alla regia prima e aiuto regista poi per alcune tra le principali serie televisive italiane tra le quali “Elisa di Rivombrosa”, “Distretto di Polizia”, “Ris”, “Carabinieri”, oltreché per diversi lungometraggi cinematografici come “Il mattino ha l’oro in bocca”, “Troppa famiglia”, “Il viaggio” e “Les Cinefiles”.

    Nel frattempo, nel 2011 realizza il suo primo lungometraggio, “Back From Hell”, distribuito in Usa e Uk da Inception Media e Metrodome.

    Dal 2015 si dedica al documentario scrivendone svariati e dirigendone quattro tra i quali “L’Uomo che inventò la Vespa”, sulla vita ed il lavoro di Corradino d’Ascanio, trasmesso sulle reti Rai e venduto in sedici Paesi in giro per il mondo e “The acerbo Cup”, coprodotto dall’Istituto Luce e distribuito worldwide sulle piattaforme Netflix e Disney Plus.

    A Gennaio 2023, ha ottenuto un notevole riscontro di pubblico e critica il documentario da lui scritto ed ideato “Viareggio 1969”, sulla tragica storia del rapimento del giovane Ermanno Lavorini.

    A Dicembre del 2022 è uscito per Bertoni Editore il suo primo romanzo, “Back Home”, un thriller horror ad ambientazione distopica che ha ottenuto un notevole riscontro critico.

    A Maggio 2023 il suo racconto folk horror, “Masciara”, è stato inserito nell’antologia “Terrorea, De Rerum Natura”, edita da Horti di Giano.

    Il suo secondo romanzo, “Nkondi”, un thriller horror cupo e provocatorio, è uscito il 31 Ottobre 2024 per Eclissi Edizioni, per poi tornare ad Aprile 2025 con l’uscita del suo terzo romanzo “La linea di confine”.


  • Il 15 maggio, il Teatro Lo Spazio ospita il release party di “Not for sale” di Demetra Bellina

    Giovedì 15 maggio Demetra Bellina presenterà il suo primo ep “Not for sale” con un release party al Teatro Lo Spazio (via Locri 42/44) di Roma alle ore 20:30.

    Sul palco con Demetra ci saranno Simone Gianlorenzi alla chitarra, Mauro Arduini al basso, Max Baldassarre alla batteria e Fernando Alba alle tastiere. Opening di Giovanni Grisan, letture di Adele Tirante e a seguire ci sarà anche un dj set.

    Demetra Bellina BIOGRAFIA

  • Il 15 maggio, il Teatro Lo Spazio ospita il release party di “Not for sale” di Demetra Bellina

    Giovedì 15 maggio Demetra Bellina presenterà il suo primo ep “Not for sale” con un release party al Teatro Lo Spazio (via Locri 42/44) di Roma alle ore 20:30.

    Sul palco con Demetra ci saranno Simone Gianlorenzi alla chitarra, Mauro Arduini al basso, Max Baldassarre alla batteria e Fernando Alba alle tastiere. Opening di Giovanni Grisan, letture di Adele Tirante e a seguire ci sarà anche un dj set.

    Demetra Bellina BIOGRAFIA

  • LIIA rilegge un classico e ci aggiunge se stessa, tutta intera

    Certe canzoni non si toccano.
    Oppure sì. Ma solo se hai qualcosa di urgente da dire. LIIA, cantautrice slovacca naturalizzata italiana, fa una cosa che pochi avrebbero il coraggio di fare e lo fa con “Always” dei Bon Jovi: non lo omaggia, lo riscrive. Lo prende, lo svuota, lo trasporta altrove. E nel farlo, ci si mette dentro tutta.

    «This Juliet is bleeding, but you can’t see her blood». Il brano è lo stesso. Ma non la voce. Non l’intenzione. Non il tempo. LIIA cambia sguardo, cambia genere, cambia carne. Il tono non è quello di chi implora, ma di chi ha attraversato il dolore. E adesso lo racconta senza chiedere comprensione. Perché il dolore non ha bisogno di spiegarsi, solo di esistere.

    La melodia resta. Il testo, quasi. Ma l’anima cambia pelle: l’epica si dissolve, la potenza si trattiene, la narrazione si sposta. Non è più un uomo a parlare d’amore. È una donna a cantare quello che resta dopo, quando l’innamoramento è già passato.

    «Non volevo imitare il brano originale – spiega LIIA -. Volevo restituirgli qualcosa. Da donna a canzone. Una donna che non si salva, ma resta in piedi. E dice la verità.»

    Il risultato è una cover che non è una cover. È una riscrittura. Un punto di vista. L’originale sfoga, questa invece trattiene. L’originale esplode, questa resiste.

    L’arrangiamento, firmato da Christian Bendotti, abbandona ogni epicità per ridurre tutto all’essenziale: voce, suono e ferita. Le luci della ribalta si spengono e si accendono quelle di un interno sera. Tutto è più scuro, più sommesso. Ogni parola ha un peso, ogni silenzio qualcosa da dire. In particolare, il verso «I wish I was her» («Vorrei essere lei») assume un’accezione confessionale: la sofferenza c’è ancora. Ma non ha bisogno di farsi vedere.

    E così “Always” torna, ma da un altro tempo. Uno dove le eroine non aspettano, ma riscrivono il finale, senza chiedere il permesso.

    Poi arriva “Run Tonight”. E tutto si ricompone. Un brano inedito scritto dalla stessa LIIA, che suona come l’altra metà del racconto: quella in cui si smette di chiedere il via libera per essere sé stessi e si comincia, finalmente, a scegliere.

    Una corsa che non è fuga, ma direzione.

    Se “Always” è la memoria che torna e brucia ancora, “Run Tonight” è la decisione di non restarci dentro. È la pagina bianca che si scrive solo dopo aver attraversato tutto il resto.

    «Realizzare questo brano – conclude l’artista – è stato come dirmelo una volta per tutte: puoi correre. Non per scappare, ma per raggiungerti, per arrivare finalmente ad abbracciare chi sei davvero.»

    «I dream of fearless life, where I’m always true. I’ve found my truth, I’ve claimed my right. I know why I run tonight» («Sogno una vita senza paura, dove posso essere sempre vera. Ho trovato la mia verità, ho rivendicato il mio diritto. So perché corro, stanotte»). La voce torna piena, determinata, ma mai sopra le righe.
    Non è una rivendicazione in senso stretto: è consapevolezza, lucidità che diventa azione.

    “Run Tonight” fotografa cosa succede quando smetti di aderire a un’idea che non ti assomiglia più. Mentre tutti osservano, commentano, scrollano – «Everyone’s on the internet watching strangers live for clicks» («Tutti sono su internet a guardare sconosciuti vivere per un clic») – c’è chi si alza. E parte.
    In silenzio, ma con passo deciso. Dove nessuno può dirgli chi essere. Non via da qualcosa: verso di sé.

    Secondo i dati MIDiA Research (2024), solo il 27% della musica promossa a livello globale è firmata da donne. E meno della metà ha pieno controllo su scrittura e produzione. In questo scenario, progetti come quello di LIIA non sono solo artistici. Sono necessari. Non perché alzino la voce, ma perché non chiedono spazio. Lo occupano. Con rigore. Con libertà. Con una voce che non cerca conferme, ma verità.

    LIIA non concede nulla. Non abbassa. Non semplifica. Racconta ciò che va raccontato, nel modo in cui va raccontato. Non presenta due brani. Mette in fila due istanti dello stesso movimento interiore: la trasformazione. Due traiettorie diverse, lo stesso approdo: scegliersi. Per poter scegliere. E lo fa con una voce che – per estensione, precisione, assenza di manierismi – non somiglia a nessuna nel panorama attuale. Una voce che non si confonde, non si compiace, non compiace.

    Anche i due videoclip che accompagnano i singoli, diretti da Mirko Parrini, parlano chiaro: il video di “Always” è statico, denso, girato in studio con una luce che sembra trattenere il fiato e richiama le atmosfere anni ‘90. Quello di “Run Tonight” è scattante, asciutto, come il primo passo dopo la stasi. Insieme, sono un corpo unico. Una dichiarazione sussurrata, ma definitiva: non esiste libertà più grande di quella di scegliere chi si è e chi si vuole diventare, senza chiedere il permesso.


  • Ciao Solo Lulù

    Ciao, sono Lulù ….

    Ho 17 anni (quasi 18) e per me la musica non è solo una passione: è la mia strada, il mio sogno, la mia voce. Ogni giorno ci metto l’anima, che si tratti di scrivere, cantare, registrare una demo o salire su un palco. Ogni momento legato alla musica è un frammento di felicità che porto con me.
    Canto da quando ero bambina. Già allora sapevo cosa avrei voluto fare da grande, e quella decisione non è mai cambiata. La musica è stata la mia salvezza nei momenti più bui, quando pensavo di non farcela più. Mi ha aiutata a rinascere, anche quando non ne avevo la forza.
    Grazie alla musica ho imparato ad avere coraggio, a credere in me stessa, anche quando fuori c’era solo rumore. È il mio modo di raccontarmi, di esprimermi quando le parole non bastano.
    Il mio sogno non è solo fare la cantante, ma riuscire ad arrivare al cuore delle persone, magari anche solo con una cover. Quando scrivo, mi lascio guidare dalle emozioni del momento. Non ci metto tanto, perché sono parole che vengono direttamente dal cuore.
    Le artiste che mi ispirano sono tante, ma in particolare Sarah Toscano, Annalisa, Arisa, Elisa, Francesca Michielin Madame, Billie Eillish …donne che sanno usare la musica per raccontare verità profonde.
    Il mio viaggio è appena iniziato, ma ho il cuore pieno di sogni, e sono pronta a regalare il mio cuore ,a tutte le persone che si trovino al sicuro con la mia musica…
    Questa è solo la prima pagina della mia storia…Il resto deve ancora venire e sono sicurissima che con l’aiuto di Giovanni Nicotera e Andy Milesi riuscirò a trasmettere tutto il mio amore per la musica a voi…

  • Perché il talento da solo non basta: la start-up italiana HAT Music offre agli artisti le connessioni che contano

    Ogni minuto nascono 83 nuove canzoni. Il 45% delle quali non verrà mai ascoltato. Milioni di artisti cercano ogni giorno produttori, manager e professionisti per costruire la propria carriera, ma si affidano a piattaforme generaliste come LinkedIn o ai social media, sprecando tempo e risorse. Il risultato? Il 98% delle release restano invisibili e oltre 7 miliardi di euro l’anno vengono investiti in collaborazioni inefficaci.

    Per risolvere questa distorsione, nasce HAT Music, la prima app dedicata a connettere in modo rapido ed efficace artisti e professionisti della musica, offrendo un sistema di matching personalizzato, grazie all’intelligenza artificiale, basato su genere, esperienza, budget e necessità specifiche.

    Perché il problema non è la mancanza di talento, ma l’assenza di connessioni giuste. E senza connessioni, il talento resta in ombra.

    In un’industria sempre più affollata, non bastano semplici piattaforme di pubblicazione: serve un sistema che offra a chi muove i primi passi l’accesso alle figure adatte, permettendo di trasformare il potenziale in una carriera concreta. Eppure, nonostante una crescita annua del 10,29% e un fatturato di 26,2 miliardi di dollari nel 2023, il settore musicale non ha ancora sviluppato strumenti in grado di sostenere adeguatamente le nuove generazioni di creatori, rimanendo indietro rispetto alla sua stessa evoluzione.

    HAT Music offre una soluzione chiara e scalabile, una piattaforma digitale che consente a chi fa musica di prenotare consulenze e appuntamenti con le figure professionali di cui ha bisogno (A&R, produttori, social media manager, fotografi, uffici stampa, ecc ecc.) con un sistema trasparente, sicuro e veloce. L’elemento chiave sarà l’AI Matching, che analizzerà i bisogni dell’artista e suggerirà i professionisti più idonei, riducendo il tempo di ricerca da mesi a pochi minuti.

    Ma come funziona HAT Music?

    • . Per gli artisti: iscrizione gratuita, possibilità di rispondere a un breve questionario per ottenere un percorso personalizzato e connessione immediata con professionisti verificati.
    • . Per gli esperti musicali: creazione di un profilo professionale, gestione delle prenotazioni, possibilità di ricevere richieste di lavoro da artisti selezionati.
    • . Sistema sicuro di pagamenti in-app: nessun rischio di mancati pagamenti o truffe, grazie a transazioni integrate e tracciabili.
    • . AI Assistant (in arrivo): un’intelligenza artificiale che aiuta artisti e professionisti a monitorare la crescita della loro carriera con dati e suggerimenti.

    Dietro HAT Music c’è un team con esperienza diretta nell’industria musicale e tecnologica:

    • . Emanuele Sanfelici (CEO, ex PwC, imprenditore tech, ex DJ e musicista)
    • . Riccardo Lapi (CTO, ex-freelance tech, specialista in sviluppo software e intelligenza artificiale)
    • . Gea Venneri (CMO, psicologa, esperta in Human-Robot Interaction e brand strategy)

    Nel team di advisor figurano nomi di primo piano del music-biz, tra cui ex-dirigenti Warner Music e YouTube Music (EMEA), oltre a figure di spicco nel settore delle startup tecnologiche.

    HAT Music, attualmente parte del programma di Accelerazione di B4i – Bocconi for innovation (hub imprenditoriale dell’Università Bocconi), ha recentemente celebrato un importante traguardo, chiudendo un round di investimento da 200.000 euro, con B4i -Bocconi for innovation come investitore principale. Questo risultato rappresenta non solo un’importante validazione della visione di HAT Music, ma fornisce anche le risorse necessarie per accelerare lo sviluppo della piattaforma e ampliare la sua presenza nel mercato.

    Secondo Goldman Sachs, il valore globale della musica raddoppierà entro il 2030, raggiungendo i 131 miliardi di dollari. Un dato che si riflette anche negli investimenti nel settore, che nel solo 2023 ha visto oltre 2,5 miliardi di dollari in finanziamenti per startup innovative. Aziende come LANDR (piattaforma AI per il mastering audio), Splice (marketplace per produttori musicali) e SoundCloud Repost (servizio per la distribuzione musicale) hanno attratto centinaia di milioni di dollari, dimostrando come il mercato stia premiando chi porta soluzioni scalabili e basate sulla tecnologia.

    E in Italia? Il MusicTech è ancora in una fase iniziale, ma sta crescendo rapidamente. Startup come Aulart (educational per produttori musicali) e Anghami (lo “Spotify del Medio Oriente”, quotato al Nasdaq) dimostrano che c’è spazio per soluzioni innovative.

    HAT Music si inserisce in questo trend con un modello di business B2B e B2C e una piattaforma freemium che può ridefinire il modo in cui gli artisti investono nella propria carriera. L’obiettivo è intercettare almeno il 5% dei 14,8 milioni di artisti emergenti presenti in Europa, generando un recurring revenue annuale multimilionario. Grazie alla combinazione di intelligenza artificiale, strumenti finanziari e matching strategico, HAT Music risponde a un bisogno concreto del mercato e si configura come un asset strategico per venture capital, fondi di innovazione e corporate che vogliono posizionarsi nel settore della creator economy.

    Oggi, chi inizia a pubblicare i primi brani, spende in media 2.000 euro l’anno in servizi professionali, ma spesso senza risultati concreti. Con HAT Music, è finalmente possibile avere accesso a un sistema che ottimizza tempo e risorse, garantendo connessioni mirate e sicure.

    «Abbiamo vissuto in prima persona le difficoltà di chi cerca di farsi notare senza una solida rete di contatti – dichiara Emanuele Sanfelici, CEO e co-founder di HAT Music -. Servono sinergie giuste e strumenti efficaci. Per questo abbiamo creato HAT Music: per mettere la tecnologia al servizio della musica e offrire nuove opportunità a chi ne ha davvero bisogno.»

    La piattaforma è già disponibile su App Store e Google Play. Il primo obiettivo? Portare almeno 30.000 artisti e professionisti sulla piattaforma nel primo anno e ridisegnare le dinamiche del settore, mettendo il talento al centro del mercato musicale.

    Per troppo tempo gli artisti hanno dovuto affrontare il proprio percorso senza strumenti adeguati per costruire collaborazioni strategiche e dare slancio alla propria carriera. HAT Music nasce per colmare questa lacuna e offrire un modello più efficiente e sostenibile per chi crea musica e per chi lavora nel settore.

  • LANDE DAL 9 MAGGIO 2025 IN RADIO “IL PRIMO UOMO” IL NUOVO SINGOLO

    Dal 9 maggio 2025 sarà in rotazione radiofonica “Il primo uomo”, il nuovo singolo dei Lande disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 6 maggio per altodischi, nuova sub-label di Blackcandy Produzioni.

    “Il primo uomo” è un brano che racconta l’emersione di qualcosa di nuovo nella relazione tra la nascita, la trasformazione, il rapporto con il dolore, il miracolo della sofferenza. Il tutto immerso in un sound che mescola il lo-fi più materico con le sonorità brillanti e orecchiabili del pop.

    Commenta la band a proposito del brano: “Per noi, le canzoni sono qualcosa di vivo. Non le consideriamo più come oggetti da “creare” attraverso un processo rigido, quasi meccanico. Preferiamo osservarle mentre si formano, quasi come se avessero una vita propria. È quello che è successo con Il primo uomo: abbiamo visto questa canzone emergere dal caos, evolversi, cambiare identità, persino durante le varie fasi di produzione – una parola che sembra più adatta a descrivere merci che non la musica. In un certo senso, è come se fosse nata e cresciuta da sola, con un’autonomia tutta sua.

    Il primo uomo parla proprio di ciò che, essendo vivo, è difficile da controllare. Racconta qualcosa di più grande di noi, qualcosa di imponente, quasi gigantesco. E, in fondo, una canzone lo è davvero: qualcosa di più grande persino dei suoi autori.”

    Il videoclip de “Il primo uomo” rappresenta un sogno, un viaggio onirico in cui il protagonista, inconsapevole ma guidato da due enigmatiche entità, inizia a spogliarsi involontariamente dei propri abiti. Un gesto simbolico che sembra liberarlo non solo dall’apparenza, ma anche dalla staticità della sua esistenza.

    Nel sogno, i colori emergono con intensità, richiamando la realtà che ci circonda: una realtà che non si limita a influenzare l’individuo, ma lo segna, lo macchia, lo sfregia. Un processo che sembra condurlo a uno stato primordiale, riportandolo a un’essenza spoglia, nuda e vulnerabile di fronte a un mondo che disorienta.

    Al risveglio, però, qualcosa del sogno persiste: sul volto dell’uomo rimane un segno indelebile, una macchia che potrebbe non essere solo esteriore, ma anche un’impronta profonda sull’anima.

    Il video è stato girato a camera fissa da Alessandro Bencivenni e successivamente editato da Theo Putzu.

    L’attore protagonista è David Battistini, mentre i due “scienziati” sono interpretati da Daniele Bencivenni e Marco Giusti. L’intero videoclip è stato registrato presso l’Isolde Art Bureau di Sesto Fiorentino.

    Aggiunge la band sul videoclip: “Il nostro video racconta la trasformazione che avviene nei sogni, un ritorno all’essenza, a uno stato primordiale. Un reset. David, il nostro ‘primo uomo’, attraversa un cambiamento inevitabile, un mutamento che non sceglie ma accoglie. Nel sogno, ogni passo lo avvicina a una nuova consapevolezza, come se, spogliandosi di ciò che era, riscoprisse ciò che è sempre stato.”

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=ML36ufmOITs


  • “Prodjgi” del jazz alla Cascina Cuccagna di Milano: Sugarino Project e Francesco Sensi Quartet in concerto dal 6 al 27 maggio

    Guida ai prossimi appuntamenti della seconda edizione della rassegna “Prodjgi”, realizzata grazie al contributo di Siae con il bando “Per Chi Crea” per promuovere e valorizzare i giovani jazzisti emergenti

    MILANO – Continua alla Cascina Cuccagna di Milano la seconda edizione di Prodjgi, la rassegna riservata ai talenti emergenti della scena nazionale (Prodjgi è l’acronimo di promozione del jazz giovane italiano). Organizzati dall’associazione culturale Musicamorfosi, che si è aggiudicata per il secondo anno consecutivo il bando Siae “Per Chi Crea” ideato con l’obiettivo di promuovere i musicisti di età non superiore ai 35 anni, i concerti si svolgeranno per tutto il 2025 e saranno inseriti nei cartelloni di manifestazioni e festival consolidati, tra cui “Il rito del jazz”, appuntamento fisso con la musica dal vivo offerto dal Cuccagna Jazz Club, presso il ristorante Un posto a Milano, in Cascina Cuccagna (in collaborazione con I-Jazz e con il patrocinio del Municipio 4 del Comune di Milano).
    Nel mese di maggio la formazione residente sarà il collettivo “ad assetto variabile” (spazia dal trio alla big band) Sugarino Project, fondato durante la pandemia da tre giovani di talento, ovvero il batterista Alessandro Bazzoli, il contrabbassista Samuele Frisenda e il sassofonista Edoardo Viganò, e animato dall’entusiasmo di una ventina di giovani strumentisti, provenienti dal Liceo Musicale B. Zucchi di Monza e da alcuni Conservatori del nord Italia. In questi anni i musicisti della band si sono messi in luce condividendo il palco con jazzisti di punta della scena nazionale, tra cui Tino Tracanna, Attilio Zanchi, Andrea Andreoli e Luca Missiti. Non solo: il collettivo Sugarino Project è stato chiamato a esibirsi a Heildelberg, in Germania, in occasione dei festival Straßenmusiktage e Volare che si svolgeranno a fine maggio. La trasferta tedesca è una delle azioni previste nell’ambito di Prodjgi e del bando “Per Chi Crea”, che puntano a valorizzare anche all’estero i giovani artisti selezionati, tra i quali figurano pure l’Østrik Quintet, gruppo ormai di casa in Cascina Cuccagna, e Sarra Douik, eclettica cantante tunisina e suonatrice di oud.
    Al Cuccagna Jazz Club di Milano i Sugarino Project saranno di scena tre volte con tre line-up differenti. Martedì 6 maggio, il quintetto composto da Tiziano Besana (tromba), Simone Capitaneo (trombone), Andrea Servidio (pianoforte), Samuele Frisenda (contrabbasso) e Alessandro Bazzoli (batteria) eseguirà brani di Lee Morgan che, con la sua tromba tagliente e melodica, è stato un pioniere dell’hard bop. In scaletta anche composizioni di Art Blakey, Horace Silver e Hank Mobley, musicisti che negli anni ’60 hanno trasformato il jazz in qualcosa di più caldo, diretto e radicato nel blues e nel gospel.
    La settimana successiva, martedì 13 maggio, sarà la volta di un altro quintetto, formato da Michael Costanza (tromba), Oliseh Obiarinze (trombone), Andrea Servidio (pianoforte), Samuele Frisenda (contrabbasso) e Alessandro Bazzoli (batteria). I cinque musicisti si cimenteranno in un viaggio nella leggerezza raffinata del jazz anni Cinquanta tra melodie che fluttuano, armonie sottili e silenzi che parlano. Da Miles Davis a Chet Baker, da Gerry Mulligan a Paul Desmond, i Sugarino daranno voce a quell’America sospesa tra sogno e disincanto, dove il jazz si fa elegante, intimo e sofisticato.
    Martedì 20 maggio, per il penultimo concerto del mese, riflettori puntati sul quartetto guidato dall’emergente chitarrista e compositore Francesco Sensi. Formatosi prima presso il Conservatorio F. Morlacchi di Perugia e poi al Conservatorio G. Verdi di Milano, dove ha completato gli studi, Sensi ha pubblicato l’anno scorso il suo album d’esordio In Abstracto, lodato dalla critica e dagli addetti ai lavori. I brani originali del disco sono influenzati, in gran parte, dalla scena jazz newyorkese di fine anni ‘90. I principali punti di riferimento per i quattro giovani musicisti della band sono artisti come Aaron Parks e Kurt Rosenwinkel: l’idea del gruppo (completato da Davide Cabiddu al pianoforte, Enrico Palmieri al contrabbasso e Marcello Repola alla batteria) è quella di trovare un punto d’incontro tra il jazz moderno e altri generi musicali, mantenendo sempre un legame con la tradizione.
    Infine, martedì 27 maggio, ultimo appuntamento con i Sugarino Project e, in particolare, con il gruppo composto da Tito Soren (clarinetto), Edoardo Viganò (sax contralto), Matteo Bafile (sax tenore) e Dario Furno (sax baritono). Quattro strumenti a fiato per un viaggio nel jazz fatto di intrecci, riletture di standard, improvvisazioni, dialoghi liberi, forme aperte e spazi lasciati al rischio e all’ascolto.

    CUCCAGNA JAZZ CLUB – PRODJGI, seconda edizione
    Un posto a Milano, Cascina Cuccagna, via Cuccagna 2/4, Milano.
    Ingresso libero.
    Informazioni: tel. 025457785; email: info@unpostoamilano.it
    Prenotazioni: www.unpostoamilano.it

    I CONCERTI DI MAGGIO
    Martedì 6 maggio, ore 19.30 e 21.30
    SUGARINO PROJECT
    Tiziano Besana, tromba
    Simone Capitaneo, trombone
    Andrea Servidio, pianoforte
    Samuele Frisenda, contrabbasso
    Alessandro Bazzoli, batteria

    Martedì 13 maggio, ore 19.30 e 21.30
    SUGARINO PROJECT
    Michael Costanza, tromba
    Oliseh Obiarinze, trombone
    Andrea Servidio, pianoforte
    Samuele Frisenda, contrabbasso
    Alessandro Bazzoli, batteria

    Martedì 20 maggio, ore 19.30 e 21.30
    FRANCESCO SENSI QUARTET 
    Francesco Sensi, chitarra
    Davide Cabiddu, pianoforte
    Enrico Palmieri, contrabbasso
    Marcello Repola, batteria

    Martedì 27 maggio, ore 19.30 e 21.30 
    SUGARINO PROJECT
    Tito Soren, clarinetto
    Edoardo Viganò, sax contralto
    Matteo Bafile, sax tenore
    Dario Furno, sax baritono
  • “24 ore” IL NUOVO SINGOLO DI PAOLA CONSAGRA FUORI DAL 9 MAGGIO

    24 ore, il nuovo singolo di Paola Consagra, è un viaggio attraverso il buio e la solitudine. La cantautrice racconta della sua depressione e di come le ore possano sembrare infinite quando si è in balia dei propri pensieri.


    PAOLA CONSAGRA BIOGRAFIA