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  • Bipolare: il nuovo singolo di PZ è una fotografia dell’instabilità contemporanea

    Il confine tra metafora sociale e trivializzazione di un disturbo effettivo è sottilissimo, e va gestito con rispetto assoluto. In Italia, secondo l’ISS, sono circa 300.000 le persone con diagnosi di disturbo bipolare. Ma fuori dai dati clinici, è sempre più frequente l’uso improprio di questo termine — nelle chat, nelle caption, nei contesti informali più disparati— spesso senza consapevolezza, e in un senso che ne travalica la definizione medica.

    PZ, rapper modenese d’adozione mantovana attivo da oltre vent’anni nella scena hip hop indipendente, nel suo nuovo singolo “Bipolare”, non supera mai quel confine. Non si permette scorrettezze, né ambiguità che scivolino nel sensazionalismo. Non si appropria di un linguaggio che non gli appartiene. Racconta la difficoltà di tenere insieme tutto, ogni giorno, in una società che chiede efficienza continua e non concede spazio al dubbio o alla fatica.

    La sua è una scelta consapevole, che nasce da un sentire diffuso, e porta con sé – a tratti – un’intenzione provocatoria. Perché quello che racconta non riguarda solo chi scrive, ma molte delle persone che ascoltano.

    Viviamo in un equilibrio sempre più instabile. Un’evidenza che non ha bisogno di numeri: basta osservare. Un giorno ci sentiamo invincibili, quello dopo non vogliamo nemmeno alzarci dal letto. Ci chiedono di essere performanti, positivi, in controllo. Ma dentro ci sentiamo interrotti, compressi, disallineati. Quella di PZ – all’anagrafe Raffaele Michael Piazzolla – non è una diagnosi: è una condizione sociale. Una nuova consuetudine, che ci coinvolge, ci abita, più di quanto siamo disposti ad ammettere.

    “Bipolare” è il titolo di un brano che sceglie di non giocare con il suo stesso nome. Non lo rende un hashtag. Non lo romanticizza. Lo utilizza per inquadrare un malessere che non ha etichetta clinica, ma è familiare a molti: la difficoltà di restare stabili in un sistema che ci vuole sempre allineati.

    Il singolo, disponibile su tutte le piattaforme digitali, è il frutto di una direzione chiara, personale, già ben avviata: due album (“Parametri Zero” e “Rap_Pare”, rilasciati entrambi nel 2022), l’EP “Squali” (2024), e una manciata di singoli che hanno definito e assestato uno stile riconoscibile: spigoloso, essenziale, lontano dai codici più battuti.

    “Bipolare” non è un cambio di rotta. È un punto di messa a fuoco.
    Il passo è più diretto, la voce più ferma. Il centro è sempre lo stesso: scrivere con la volontà di dire le cose come stanno. Senza attenuanti, senza edulcorazioni. Anche quando si tratta di sé stesso:

    «Bipolare, volevo l’attico, ho un bilocale. Mica male, sono vivo, non all’ospedale.»

    Non è una punchline da battle. È un appiglio, un salvagente per restare a galla, in un tempo in cui sembra contare solo ciò che si mostra sui social. Un modo per tenersi in piedi – e, magari, per ricordarsi che certe ambizioni non valgono quanto sembrano. Per ridimensionare quel rumore assordante – più forte dei nostri stessi pensieri – che ci dice che dovremmo sempre volere di più.

    La produzione, curata da Gloomy Note (Leonardo Visan), è lineare ma mai statica. Glitch, silenzi calibrati, pause dosate, nessuna ridondanza.
    Tutto è strutturato per accompagnare un impulso che si accende, si spegne, si contrae, riparte.

    «Io e Gloomy Note stiamo cucendo addosso al progetto un suono che ci assomiglia. Il nostro suono – dichiara PZ -. “Bipolare” apre un nuovo ciclo. Non ci interessa rincorrere nulla. Ci interessa fare le cose bene. E dirle meglio.»

    Il videoclip ufficiale, diretto da Francesco Antonioli, è stato girato nel nuovo Parco Te di Mantova, un’area verde di 60.000 m² situata tra Palazzo Te e lo stadio cittadino. Al centro della scena, una delle sue installazioni più iconiche: una scacchiera a pavimento in pietra bianca e nera, incastonata nel selciato. Non è un elemento scenico casuale: inaugurata nel 2023, nell’ambito di un progetto di riqualificazione volto a restituire alla città un’area verde ampia, accessibile e dotata di elementi creativi e sociali, la scacchiera è presto diventata un vero e proprio emblema del dualismo. Il bianco e il nero, la razionalità e l’istinto, l’equilibrio apparente e il caos che preme sotto la superficie: è su questo tappeto geometrico che si muovono PZ e Gloomy Note, fino allo “scacco matto” finale che chiude la clip e la partita. Non è un gioco. È un’analogia sottile di come ognuno, ogni giorno, si trovi a fronteggiare un match interiore, in cui le mosse non sono sempre chiare, e le regole non scritte.

    Anche la cover del singolo, realizzata da Snowhite, rafforza questa dicotomia: il volto dell’artista diviso a metà, metà glaciale, trattenuta, l’altra incendiaria, fuori controllo. Fulmini da un lato, fiamme dall’altro. Nessun compromesso estetico. Solo contrasto, netto e viscerale. Come le emozioni che PZ sceglie di lasciare in vista.

    “Bipolare” è un brano che osserva il presente da dentro, senza pretese terapeutiche e senza concessioni narrative. Un testo asciutto, a tratti brutale, che alterna rime secche e incastri millimetrici. Cinismo, sarcasmo, frustrazione, ironia: non vuole consolare. Nomina il disagio e lo inchioda al beat.

    Un concetto che il rapper sintetizza così:

    «Il vero stress non è solo il lavoro. È dover tenere tutto insieme, ogni giorno, senza margine d’errore.»

    Nato a Modena e cresciuto artisticamente a Mantova, PZ è attivo da oltre due decenni. Ha pubblicato due album, un doppio mixtape, numerosi singoli e ha condiviso palco e lineup con alcuni dei nomi più noti dell’hip hop italiano, tra cui J-Ax, Marracash, Club Dogo, Dargen D’Amico e Tormento. Ma oggi, PZ è altro. È un artista indipendente che ha scelto di formarsi in prima persona: ha studiato registrazione, mix, master e tecnica vocale, per avere pieno controllo sulla resa artistica dei suoi brani. Scrive partendo da ciò che vive, non da ciò che funziona. E con Gloomy Note ha trovato una direzione nuova: un suono “sbilanciato” ma calibrato, che racchiude la pressione, la stanchezza, la voglia di sparire e quella di esserci. E il ritmo intermittente di chi prova a rimanere sé stesso. Un suono cucito per aderire, per stare addosso alle parole, non per abbellirle. Figlio di un’identità che non chiede conferme. E che non ha paura di risultare scomoda.

    «Non mi interessa apparire – conclude -. Mi interessa dire qualcosa che abbia senso. E se anche solo una persona si sente capita ascoltando, per me basta. Ha già un enorme valore.»

    “Bipolare” è tutto questo: un testo affilato, un sound che respira e si contrae, un videoclip che non fotografa il brano ma ne dà un’ulteriore chiave di lettura e una scrittura adulta capace di intercettare e agganciare anche chi tende a escludere il rap dal novero dei linguaggi possibili.

    È un pezzo che prende posizione, senza tentennare.
    Ed è proprio per questo che vale la pena ascoltarlo.

  • “Dall’altra parte c’è un altro” è il nuovo singolo di Manù Squillante

    Dal 12 settembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “Dall’altra parte c’è un altro”, il nuovo singolo di Manù Squillante disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dall’11 settembre.

    “Dall’altra parte c’è un altro” è una ballad intensa e struggente che affronta il tema delle vite invisibili, dei dolori nascosti dietro un sorriso o un silenzio. Ispirata a fatti reali, la canzone diventa voce universale di chi porta un peso muto e di chi resta con il rimpianto delle parole non dette.

    Il brano è un intreccio di delicatezza melodica e profondità ritmica, con un sound che unisce la dimensione intima della ballad a un respiro più ampio, capace di esaltare la voce in tutta la sua potenza emotiva. Le sonorità, costruite su armonie sospese e accordi caldi, accompagnano un testo che scava nelle distanze invisibili tra le persone, raccontando quanto sia fragile il confine tra presenza e assenza.

    “Dall’altra parte c’è sempre un altro” diventa così un invito ad ascoltare di più, a vedere meglio, a non lasciare che chi soffre resti solo. Un messaggio universale che ci ricorda l’importanza dell’ascolto e della connessione umana.

    Spiega l’artista a proposito della nuovo singolo: “Dall’altra parte c’è un altro è una delle canzoni più intime che abbia scritto. È nata dopo una notizia che mi ha scosso: un ragazzo che non riusciva a reggere il peso di un esame universitario e ha scelto di togliersi la vita. Mi sono chiesto quante volte sorridiamo senza mostrare il dolore, quante volte non vediamo davvero chi ci sta accanto. In studio ho voluto mantenere quella fragilità, non è un pezzo pensato per stupire, ma per fermarsi un attimo e riconoscere l’altro, anche quando sembra tutto a posto. Fa parte del mio progetto musicale perché racconta ciò che di solito resta nascosto, ed è proprio lì che, secondo me, la musica deve arrivare.”

    Prossimi appuntamenti live:

     

    19 Settembre – Caburlesque @ Teatro Diana | Nocera Inferiore (SA)

    6 e  7 Settembre – THE SOCIAL BAND – Summer Edition @ Mentha | Salerno

    10 e 11 Settembre – Tra la mano, l’occhio e il cuore | Eboli

    13 Settembre – The Social Band – Festum @ Rosmarino

    14 Settembre – The Social Band – Summer Edition @ Mentha | Salerno

    19 Settembre –  Caburlesque @ Teatro Diana | Nocera Inferiore

    20 Settembre – The Social Band – Festum @ Rosmarino

    21 Settembre – The Social Band – Summer Edition @  Mentha | Salerno

     27 Settembre The Social Band – Festum @  Rosmarino

     28 Settembre The Social Band – Summer Edition @  Mentha | Salerno

    23 Ottobre – Premio Internazionale Opera Festival @ Tra la mano, l’occhio e il cuore

    Calendario in aggiornamento, info su: https://www.manusquillante.art/tour-2025

    Biografia

    Manù Squillante è un cantautore, musicista e performer salernitano con oltre quindici anni di esperienza nel settore musicale. La sua passione per la musica è nata da bambino, quando iniziò a suonare la batteria e a scoprire il pianoforte come strumento di espressione.

    Laureato in Musica Moderna alla N.A.M. di Milano e in Canto Pop al Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno, Manù Squillante è un polistrumentista (voce, pianoforte, batteria e chitarra) che unisce la formazione accademica all’esperienza di palco maturata in teatri, rassegne e festival in tutta Italia. Le sue principali influenze spaziano dalla tradizione cantautorale italiana (Fabrizio De André, Gianmaria Testa, Pino Daniele, Lucio Dalla) a voci contemporanee come Niccolò Fabi, Brunori Sas e Joe Barbieri, senza tralasciare il respiro internazionale di artisti come Leonard Cohen e Damien Rice.

    Con le sue canzoni, Manù Squillante racconta le fragilità umane, la ricerca di senso, la speranza e la resistenza quotidiana: scrive per dare voce a ciò che spesso resta in silenzio. Il suo obiettivo è consolidare la sua presenza come cantautore di riferimento nella scena italiana, portando i suoi brani nei principali teatri e rassegne, e continuando a intrecciare musica, poesia e verità in un percorso autentico e senza compromessi.

    Tra le sue canzoni più rappresentative spiccano: “Vizi e Virtù” (disponibile su Spotify e Apple Music), “Sono Qua” (disponibile su Spotify e Apple Music), “Portami con te” (disponibile su Spotify e Apple Music).

    Manù Squillante lavora con un team di professionisti che lo accompagna nella costruzione dei progetti, tra cui produttori musicali, grafici, management e una rete di collaboratori con cui condivide visione e cura. Il suo target principale è composto da un pubblico adulto dai 30 anni in su, uomini e donne che cercano nella musica un linguaggio di prossimità, intimità e riconoscimento.

    “Dall’altra parte c’è un altro” è il nuovo singolo di Manù Squillante disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dall’11 settembre 2025 e in rotazione radiofonica dal 12 settembre.

     

     

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  • Sinedades: esce il video di “Hasta la raíz”, una cover del brano di Natalia Lafourcade per sostenere Global Sumud Flotilla

    Dall’8 settembre 2025 è disponibile su YouTube il video di “Hasta la raíz”, un’inedita versione del brano di Natalia Lafourcade fatta dei Sinedades che sostengono la Global Sumud Flotilla.

    La band italo-argentina Sinedades, formata da Erika Boschi e Agustin Cornejo, ha preso parte alla partenza della Global Sumud Flotilla con un gesto musicale dal forte valore simbolico. Dopo aver partecipato alla fiaccolata di Genova, i due musicisti hanno suonato e cantato dal vivo al porto della città, accanto alle imbarcazioni pronte a salpare, come gesto di vicinanza e sostegno alla causa.

    Il brano è una rilettura di Hasta la raíz di Natalia Lafourcade, celebre cantautrice messicana: una canzone ampiamente riconosciuta in America Latina e spesso associato alla resistenza civile e popolare. Sinedades mantiene la melodia e il carattere della canzone originale, scrivendo un nuovo testo in italiano — personale e riadattato — per raccontare la forza collettiva e il bene che permane nel profondo di ciascuno.

    “Non volevamo realizzare una versione perfetta, ma un gesto semplice e autentico per trasmettere vicinanza e dire: noi ci siamo.” commenta il duo a proposito del nuovo progetto.

    Guarda il video su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=-LdS5LiFJ54

    L’iniziativa di Sinedades si colloca in un impegno umanitario e civile, senza riferimenti a stati, bandiere o schieramenti politici: l’attenzione è rivolta alla tutela dei civili, al sostegno umanitario pienamente legale e al diritto alla pace.

    La Global Sumud Flotilla è un’iniziativa internazionale di resistenza civile nonviolenta, che richiama l’attenzione sul valore della solidarietà e del sostegno umanitario in un momento storico segnato da conflitti e divisioni.

    Biografia

    Fondato da Erika Boschi e Agustin Cornejo nel 2016, il progetto Sinedades si ispira alla musica popolare brasiliana degli anni ’70, ma viaggia libero tra scrittura, lingua e tradizione, definendo uno stile che nel tempo è diventato proprio.

    Dopo un disco fuori e 700 concerti alle spalle, la band sta presentando il nuovo progetto discografico, composto da 6 singoli, 6 videoclip e un album, in uscita a tra giugno e ottobre 2024.

    Dopo l’uscita dell’album è prevista la pubblicazione del documentario che racconta la storia di Sinedades come organizzatori del Firenze World Music Festival.

    Tutto quanto in collaborazione con Blackcandy Produzioni, Unit-9, Red&Blue, Warner Chappell Music Italiana, Believe Italia.

    Sinedades” è il nuovo album dei Sinedades disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in formato fisico dal 25 ottobre 2024.

     

     

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  • “La parte viva” il nuovo romanzo di Cristina Pasqualetto

    Disponibile in libreria e nei principali store digitali “La parte viva” (Nino Bozzi Editore) il nuovo romanzo di Cristina Pasqualetto, che racconta un’intensa storia di rinascita, coraggio e consapevolezza.

     

    “La parte viva mi ha sorpresa fin dalle prime pagine. Cristina Pasqualetto, cardiologa nella vita, porta in letteratura uno sguardo clinico che non raffredda ma affina l’ascolto: la sua prosa osserva, misura, e poi scalda. Sceglie temi ardui e attuali — i matrimoni combinati che ancora resistono, il carcere del “fine pena mai”, la maternità con le sue sfide, il lavoro quando sei donna — senza mai cedere al sensazionalismo. L’etica dello sguardo viene prima dell’intreccio; ed è proprio per questo che l’intreccio pulsa. Anna, cardiologa e madre, è una protagonista costruita con rigore e pietas: ferita ma non vinta, capace di farsi forza nelle crepe. La scrittura resta tesa e nitida, coerente fino all’ultimo, con una precisione di dettaglio che dà credibilità ai personaggi e verità alle loro scelte. Pasqualetto — verrebbe da dire, da buona cardiologa — scrive col cuore e mira dritto al cuore dei lettori come una freccia acuminata. E ci riesce.

    È una voce solida, da tenere ben presente: ha la statura per restituire complessità al reale e, ne sono certa, potrà ancora riservarci molte sorprese”, dichiara Michela Paola Maria Tanfoglio, agente letterario.

     

    Sinossi

    Anna ha imparato a ricostruirsi partendo dai frammenti. Cardiologa attenta, madre devota, donna ferita, ha attraversato il dolore di un tradimento, la fatica dell’amore interrotto e la responsabilità di scegliere ogni giorno ciò che è giusto, anche quando costa caro.

    Nel labile equilibrio tra verità e apparenze, la sua vita si intreccia con quella di Nadia, giovane in cerca di un futuro libero da catene, di Ciro Esposito, un uomo che dalla prigione trama silenzioso. Quando il passato evade dal suo silenzio e la libertà diventa un campo minato, Anna dovrà decidere se cedere alla paura o farsi forza nelle sue crepe.

    Una storia intensa di riscatto, coraggio e consapevolezza.

    Un romanzo che indaga cosa significhi essere liberi davvero, e quanto amore e dolore possano convivere nello stesso cuore.

    Perché a volte, ciò che salva, non è ciò che ci hanno insegnato a cercare, ma quello che abbiamo imparato a scegliere.

     

    Biografia

    Cristina Pasqualetto è nata nel 1978 in provincia di Venezia e vive a Padova, dove ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in cardiologia.

    Ha pubblicato Un Sogno a Cinque Cerchi (2023) vincitore della menzione d’onore al Premio Invictus 2024, il racconto Fino in fondo al cuore (Ed. Gemma Edizioni – Questo Nostro Girotondo di Parole, 2023) e La Foresta dei Violini (Ed. Gemma Edizioni – E poi fermare il tempo, 2024).

    Dalle storie che incontra in ambulatorio trae ispirazione per raccontare vissuti complessi e per creare personaggi che esprimono la forza di resistere alle difficoltà e la voglia di vivere, trasformandoli in eroi della porta accanto, dando loro la voce che meritano e regalando una nuova luce alle loro storie.

  • “Senza dire niente” è il nuovo singolo di Sara Mali

    Da venerdì 12 settembre 2025 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “SENZA DIRE NIENTE” (Up Music), il nuovo singolo di SARA MALI.

     

    “Senza Dire Niente” è un brano che racconta l’amore puro, quello che una madre prova per un figlio. L’emozione di diventare genitori, di vedere crescere il proprio bambino, di comprenderne e osservare il mondo che lo circonda. Un amore che giorno dopo giorno si fa sempre più grande, con una mamma pronta ad accompagnare il suo piccolo passo dopo passo, oltre ogni avversità della vita.

    Spiega l’artista a proposito del nuovo brano: «La canzone nasce durante la mia prima gravidanza. Le mie grandi emozioni e la mia forte voglia di dedicare il mio primo inedito al mio bambino, mi hanno portata a realizzare questo brano. Vuole comunicare emozione, amore puro, a tutte quelle donne che sono nella stessa situazione, a tutte le mamme che ogni giorno si prendono cura dei loro piccoli e fanno tanti sacrifici. Con questo brano voglio trasmettere un messaggio d’amore, quello che si prova quando “senza dire niente” i nostri figli solo guardandoci, ci fanno capire cos’è il vero amore!»

     

    Biografia

    Sara Mali, classe 1997 e originaria di Cuneo, ha sempre avuto la musica come grande passione sin da piccola. Il suo percorso musicale è iniziato in seconda elementare, quando la maestra di Musica, Ambra Falco, organizzava spettacoli e concerti per le festività e le ricorrenze. Durante una di queste occasioni, la maestra rimase colpita dalla sua voce e le propose di cantare da solista in alcuni brani, accanto ai cori. Aveva solo 6/7 anni quando ha iniziato a far parte del coro extrascolastico “Voci Libere”, un’associazione che unisce ragazzi e adulti con l’obiettivo di fare musica per beneficenza. In questi anni, ha preso parte a numerosi concerti, registrazioni di CD e DVD, i cui ricavi sono stati devoluti a varie associazioni, tra cui Astrolabio, che aiuta i bambini negli ospedali, e ad altre realtà che supportano disabili e senzatetto. Sara ha fatto parte di questo coro per circa 8 anni, vivendo un’esperienza che le ha permesso di crescere sia artisticamente che umanamente.

    Parallelamente, ha iniziato a prendere lezioni private di canto, sotto la guida delle Maestre Anna Petracca e Francesca Rasta a Cuneo. La sua passione e il suo impegno l’hanno portata a esibirsi in numerosi eventi, tra cui spettacoli in piazze, teatri, sale concerto e pub.

    Sara ha proseguito il suo percorso al Liceo Musicale Ego Bianchi di Cuneo, dove ha studiato canto leggero e intrapreso un percorso di propedeutica alla lirica con la professoressa e soprano Nina Monaco. Durante gli anni del liceo, ha partecipato a numerose rappresentazioni musicali, tra cui opere liriche e musical, collaborando con professionisti del settore. Tra le opere cui ha preso parte come coro, e talvolta come solista, ci sono Don Pasquale di Donizetti, Don Giovanni di Mozart, Stabat Mater di Pergolesi, Carmen di Bizet, Madama Butterfly di Puccini, Rigoletto di Verdi, e il musical Tutti insieme appassionatamente.

    Sara ha fatto parte anche del “Coro Lirico Enzo Sordello” di Cuneo per circa un anno e mezzo. Ha partecipato per tre anni consecutivi al “Festival dello studente” di Cuneo, ottenendo premi e menzioni speciali. Inoltre, ha avuto l’opportunità di partecipare come corista al “Festival di canto corale internazionale” a Montecatini, in Toscana, per due edizioni.

    Nel 2023, Sara ha ricevuto il “Premio internazionale alla buona volontà” dall’associazione Aicas Ucepi, come giovane artista emergente del Cuneese, un riconoscimento che ha segnato un’importante tappa nella sua carriera.

    Attualmente, sta lavorando al suo primo progetto musicale inedito, un obiettivo che rappresenta per lei un traguardo significativo. Sara è determinata a trasformare la sua grande passione per la musica in un vero e proprio lavoro, e sogna di proseguire con successo il suo percorso artistico.

     

     “Senza dire niente” è il nuovo singolo di Sara Mali disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 12 settembre 2025.

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  • Crescere con l’armonia: Harmony Days, due giorni per ridare spazio alla musica nell’educazione dei giovani con media partener Mediaset e Radio Marconi

    L’11 e il 12 ottobre 2025 il Centro Congressi di Fondazione Cariplo ospiterà la prima edizione degli Harmony Days, una due giorni di incontri, esibizioni e workshop che metteranno al centro la musica come strumento di cura, educazione, inclusione e benessere.

    L’armonia, intesa fin dall’antichità come l’arte di comporre diversità e opposti — nella mitologia greca figlia di Marte, dio della guerra, e Venere, dea dell’amore — è il filo conduttore di questo progetto, che intreccia musica e scienza per immaginare nuove forme di coesione sociale.

    L’iniziativa, promossa da Fondazione Lang Italia in partnership con le Fondazioni Antonio Carlo Monzino, Enrica Amiotti e Maverx, si avvale del patrocinio di Fondazione Cariplo, Comune di Milano e Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza e del sostegno attivo di Enel e Indaco Project. Partner scientifici: Comusica, Fondazione Mondino, Nati per la Musica, La Fabbrica dei Suoni. Partner tecnici: MVM, Planetaria Hotels, Yamaha. Media partner: Mediaset e Radio Marconi.

    Tra i protagonisti Fedele Confalonieri, Presidente Mediaset e pianista, il cui intervento contribuirà a riflettere sul ruolo della musica nei processi educativi e di crescita personale; Vito Mancuso, teologo e filosofo, con una lectio sull’Armonia come codice di vita felice; Alice Mado Proverbio, professoressa di neuroscienze cognitive, sugli effetti della pratica musicale sullo sviluppo cerebrale dei bambini; Carlo Ventura, sul potenziale rigenerativo delle “melodie vibrazionali delle cellule sane”.

    Spazio internazionale con Marc Verriere, fondatore delle Olimpiadi Moderne dell’Arte, ispirate a quelle dell’antica Grecia (566 a.C.), che interverrà sugli obiettivi della prossima edizione e sulla prospettiva di utilizzare le arti per armonizzare il mondo. Considerato da molti il “De Coubertin delle arti”, Verriere rafforzerà il valore simbolico e culturale dell’iniziativa.

    L’ingresso è gratuito, con prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti. Il proprio posto può essere riservato direttamente sul sito ufficiale, al link www.harmonydays.org/ticket o scansionando il QR code riportato a seguire:

    Secondo un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2019 – il più ampio mai realizzato sul tema, con oltre 3.000 studi analizzati – la musica e le arti hanno un impatto concreto sulla salute, sulla prevenzione e sul benessere psicologico e cognitivo. Quel documento è stato considerato una pietra miliare: ha anticipato il dibattito che, dopo la pandemia, ha reso ancora più urgente il riconoscimento della musica come strumento di cura e inclusione. Nel 2023, la stessa OMS ha rilanciato con una serie globale in collaborazione con la rivista Lancet, confermandone la centralità nelle politiche sanitarie globali. Già in passato la musica è stata riconosciuta come risorsa fondamentale nei momenti di crisi: a seguito della Grande Depressione, il Presidente USA Franklin D. Roosevelt inserì nel New Deal il Federal Music Project (FMP), un vasto piano di investimento in cultura e musica, concepito per risollevare il morale della popolazione e sostenere l’economia americana. Un quadro che conferma la rilevanza dell’iniziativa e colloca Milano tra le città internazionali capaci di unire cultura, ricerca e innovazione sociale.

    Questo orizzonte, rende ancora più evidente la necessità di agire nel nostro Paese, dove gli Harmony Days nascono per sostenere progetti che guardano al futuro delle nuove generazioni. La musica è infatti in grado di migliorare concentrazione, memoria, capacità relazionali e autostima nei bambini e negli adolescenti. In Italia, però, solo una minoranza di scuole primarie ha programmi musicali continuativi. Per questo il Manifesto dell’Armonia punta a colmare questa lacuna e a restituire alla quarta arte il ruolo che merita nella formazione.

    Un bambino che impara ad ascoltare oggi sarà un adulto che saprà prendersi cura domani.

    Le Fondazioni promotrici condividono un impegno concreto per portare l’educazione musicale al centro della crescita e dello sviluppo dei bambini.

    La Fondazione Lang Italia, attiva da oltre 10 anni nella diffusione di una filantropia strategica fondata sull’innovazione, il cambiamento e la misurazione dell’impatto, oggi seleziona e finanzia progetti culturali e sociali rivolti all’infanzia, attraverso i bandi de “La musica che fa bene ai bambini”.

    La Fondazione Antonio Carlo Monzino nasce con la donazione di strumenti musicali al Museo Civico del Castello Sforzesco, su proposta di Antonio Monzino membro della settima generazione della famiglia, che dal 1767 è attiva a Milano, nell’ambito degli strumenti ed edizioni musicali. La fondazione si dedica a progetti volti a valorizzare la musica nella sua funzione di prevenzione e cura terapeutica, educativa e formazione culturale, sostenendo giovani musicisti e promuovendo l’arte liutaia.

    La Fondazione Enrica Amiotti, fondata nel 1970 e dedicata all’eredità educativa della maestra Enrica Amiotti, diffonde e premia metodi didattici attivi e inclusivi, promuovendo bandi e iniziative quali l’Educazione alla Bellezza, il Manifesto Rinascimente, l’Educazione Circolare e le WebTV scolastiche JUN-ECO TV e JUN-ART TV.

    La Fondazione Maverx sostiene iniziative scientifiche e culturali capaci di creare connessioni tra ricerca, innovazione e benessere sociale.

    «Con gli Harmony Days vogliamo portare la musica al centro dell’educazione e della salute pubblica» – dichiara Franco Marzo, Presidente di Fondazione Lang Italia.

    Il programma della due giorni è un dialogo interdisciplinare tra voci autorevoli, provenienti dal mondo della musica, della filosofia, delle neuroscienze, della medicina, della scuola, della tecnologia, dell’economia e dell’arte.

    Parteciperanno inoltre agli Harmony Days: Luigi Ascani (Presidente Format Research),  Giambattista Brizzi (Expert Building Physics), Eleonora Tavazzi (neurologa, IRCCS Fondazione Mondino), Alfredo Raglio (musicoterapeuta e ricercatore), Bruno Zamborlin (ricercatore AI e artista), Monica Amari (saggista), Annalisa Spadolini (Comitato Nazionale per l’Apprendimento Pratico della Musica – Ministero dell’Istruzione e del Merito), Ciro Fiorentino (Comusica), Mattia Sismonda (Fabbrica dei Suoni, Presidente Conservatorio Ghedini di Cuneo),  Silvia Cucchi (PhD in Neuroscienze Cognitive, pianista e docente Conservatorio Ghedini di Cuneo), Paolo Battimiello (pedagogista e saggista), Enrico Amiotti (Fondazione Enrica Amiotti); Ambra Redaelli (imprenditrice), Antonio Marzo (Imprenditore), Raffaella Schirò (Nati per la musica), Sonia Vettorato (pianista), Chiara Felicita Lafasciano (pittrice).

    Tra scienza, educazione e sperimentazione, il palinsesto prevede talk, interviste, esibizioni e workshop esperienziali. I workshop saranno tenuti da Davide Cairo, Mattia Airoldi e Bruno Zamborlin, con un approccio innovativo che permetterà ai partecipanti di vivere l’armonia in prima persona.

    Un’occasione unica per osservare la musica non solo come espressione artistica e d’intrattenimento, ma come strumento capace di generare valore sociale, educativo e di benessere.

    L’iniziativa, nella creazione di una rete di soggetti del mondo accademico, istituzionale, imprenditoriale e musicale, chiede di sottoscrivere il Manifesto dell’Armonia, un documento programmatico che punta a sostenere la musica come disciplina indispensabile nella formazione culturale dei bambini: https://www.harmonydays.org/manifesto/

    Gli Harmony Days intendono realizzare progetti concreti:

    • La creazione di un Osservatorio permanente per monitorare l’impatto della pratica musicale e artistica
    • L’avvio di iniziative formative per docenti non specialisti
    • Il sostegno ai progetti delle fondazioni promotrici: “La musica che fa bene ai bambini” (Lang), “JUN-ART TV” (Amiotti), “Adotta un talento” (Monzino)

    Gli Harmony Days sono un inizio: un progetto culturale che guarda al futuro con la consapevolezza che in un mondo globalizzato, l’armonia non è un dono, ma una conquista di civiltà e di pace.

  • “Confusione” è il nuovo singolo di Giada Rubino

    Dal 12 settembre 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica “Confusione”, il nuovo singolo di Giada Rubino per Up Music.

    “Confusione” è un’emozionante riflessione sulla fine di una relazione sbagliata e sulla scelta di guarire e andare avanti. Con una voce fragile ma decisa, il brano racconta il momento in cui si smette di sopportare e si trova la forza di reagire. Il messaggio che vuole portare Giada Rubino è che l’amore non dovrebbe mai farci sentire sbagliati. Il brano intreccia lucidità e malinconia, forza e fragilità, offrendo una visione autentica e emotiva della fine di una relazione.

    Spiega l’artista a proposito del nuovo singolo: Questo brano mi sta molto a cuore perché ho vissuto una relazione sbagliata in cui non mi sentivo ascoltata e le mie emozioni erano sempre trascurate. Ad oggi ho voltato pagina e spero di dare forza ad altre persone come me di dire basta quando il dolore supera i momenti belli.”

    Biografia

    Giada Rubino è una giovane cantante di 27 anni, nata a Palermo il 9 settembre 1998. Sin da bambina, ha sempre avuto una grande passione per la musica e il canto, e il suo sogno era quello di diventare una cantante professionista. Dopo aver iniziato a studiare canto lirico all’età di 11 anni e essersi diplomata al liceo musicale di Palermo, Giada ha affrontato un periodo di pausa dagli studi per problemi personali. Tuttavia, all’età di 24 anni, ha ripreso gli studi approfondendo il canto jazz e il canto pop. Il 24 febbraio 2024, Giada ha pubblicato il suo primo inedito, “Libera senza paure”, un brano dedicato a sé stessa per combattere le sue ansie e insicurezze e mettere l’amore per la musica al primo posto. Con un cuore buono e un animo sensibile, Giada continua a credere nel suo sogno e spera che il futuro le riservi grandi opportunità.

    “Confusione” è il nuovo singolo di Giada Rubino disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 12 settembre 2025.

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  • “Dove non guardi” è il nuovo singolo di Bert0

    Da venerdì 12 settembre 2025 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “DOVE NON GUARDI”, il nuovo singolo di Bert0.

    “Dove non guardi” è un brano che racconta una storia vera, di quelle che molti si portano dietro in silenzio: un sentimento mai rivelato tra due amici. Non è la classica storia d’amore, ma un legame complicato, fatto di sguardi, momenti condivisi e tante cose rimaste in sospeso. Nessuno ha mai avuto il coraggio di dire davvero cosa provava, e ora resta solo il dubbio di cosa sarebbe potuto succedere.

    Il testo è diretto, senza giri di parole, un flusso di pensieri che affiorano quando si è soli, magari in macchina, con una canzone in loop che riapre vecchie ferite. È una riflessione a voce alta su quello che si è perso, su ciò che non si è avuto il coraggio di affrontare, e su una connessione che, anche con il tempo, resta viva sotto la pelle. Il sound è un mix di neo soul e hip hop, con un’impronta ambient. Bassi caldi, linee melodiche avvolgenti creano un’atmosfera introspettiva, quasi da viaggio notturno. La voce si muove tra rap e melodia, senza forzature, con un tono confidenziale, come se si stesse parlando a qualcuno che non si vede da anni.

    Spiega l’artista a proposito del nuovo brano: “Dove non guardi è partita da un’emozione che credo molti hanno provato: quel sentimento di qualcosa che non si è mai detto, quel legame che resta lì, a metà. Da lì ho provato a immaginare cosa succede dopo, cosa succede quando quella cosa non detta pesa e ti accompagna, ma non sai come affrontarla. In studio ho cercato di restare semplice e sincero, senza complicare troppo le cose. Per me la musica serve a raccontare quello che si sente davvero, anche quelle emozioni piccole o nascoste che però non ti lasciano mai davvero andare.”

     

    Biografia

    Bert0 è un artista italiano, attualmente di base in Danimarca. La sua musica nasce da un cambiamento personale: trasferirsi all’estero gli ha permesso di lasciarsi alle spalle il giudizio degli altri e iniziare a raccontarsi davvero. È proprio in Danimarca che, circa un anno fa, ha iniziato a fare musica in modo serio, registrando i suoi primi brani e costruendo un’identità artistica più chiara. Fin da piccolo ha sempre scritto per sfogarsi, tenendo diari in cui metteva tutto quello che non riusciva a dire ad alta voce. Negli ultimi anni ha iniziato a viaggiare – prima in Australia, ora in Scandinavia – e da lì è arrivata la voglia di trasformare quei pensieri in musica. Il suo stile si muove nel mondo del chilo rap, con influenze soul, melodie ambient e testi molto personali. Le sue canzoni parlano di viaggi, relazioni complesse, emozioni vere e momenti di cambiamento. Non ha una formazione musicale e non suona strumenti, ma lavora in modo indipendente con più producer che lo supportano nella produzione dei suoi brani. Vorrebbe inoltre iniziare qualche lezione di canto per ampliare le sue possibilità artistiche e sperimentare di più. Bert0 è cresciuto ascoltando artisti come Fibra e Marra, ma non ha mai seguito una sola direzione: ha sempre ascoltato di tutto, lasciandosi ispirare da ogni genere. Anche se il rap resta il punto di partenza, le melodie e le atmosfere morbide sono ormai parte integrante del suo suono. Non ha un team strutturato alle spalle – al momento lavora con più producer – ma gestisce tutto in modo indipendente. Il suo pubblico ideale è composto da persone tra i 18 e i 35 anni, sia uomini che donne, che cercano una musica che racconti qualcosa di vero, senza filtri o maschere. Con i suoi brani, Bert0 vuole raccontare il presente: quello che vive, quello che prova, esperienze vere. Il suo obiettivo è costruire passo dopo passo una carriera solida nel mondo della musica, portando avanti un progetto sincero, personale e con una direzione chiara. Vorrebbe riuscire a vivere di musica nel giro di un paio d’anni, continuando a crescere sia artisticamente che umanamente. Tra i suoi brani più rappresentativi c’è sicuramente “Ti porto via”, che racconta il viaggio come stile di vita e ricerca di se.

     

    Dopo “Chiamami” e “Ti porto via”, “Dove non guardi” è il nuovo singolo di Bert0 disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 12 settembre 2025.

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  • Francesco Cavestri: il 23 settembre in concerto al Blue Note di Milano

    Dopo i successi di pubblico e di critica registrati durante il tour nei più importanti Festival e club italiani, con concerti anche all’estero come la Steinway Hall di Dubai, e un tour in Germania in arrivo. Francesco Cavestri ritorna al Blue Note di Milano, in uno dei luoghi simbolo del Jazz a livello internazionale, dopo il sold out registrato ad aprile 2024.

    La serata sarà impreziosita dalla partecipazione di una straordinaria special guest a sorpresa, una voce celestiale, da tempo amica del Blue Note.

    Martedì 23 settembre ore 20,30 il giovane pianista, compositore e produttore Francesco Cavestri, che si sta affermando come uno dei talenti più promettenti della nuova scena jazz europea (ed in ingresso nella prestigiosa famiglia degli Artisti Steinway & Sons, che raccoglie i più importanti pianisti al mondo), che propone una musica profondamente radicata nel jazz contemporaneo, ma contaminata da elementi di hip-hop, musica elettronica e atmosfere cinematografiche.

    Cavestri al Blue Note si presenterà con il suo repertorio che alterna composizioni originali — tratte dai suoi tre album già pubblicati — e riletture audaci di giganti come John Coltrane, Robert Glasper e Radiohead. Nel suo ritorno al Blue Note, presenterà alcuni brani in anteprima tratti dal suo prossimo album, la cui uscita è prevista per l’inizio del 2026.

    Per l’occasione sarà accompagnato dal trio composto da Riccardo Marchese alla batteria e Alessandro Simeoni al basso con la partecipazione di una straordinaria special guest a sorpresa, una voce celestiale che ha incontrato nella sua carriera spesso il jazz e la musica classica e da tempo amica del Blue Note.

    Nonostante la giovane età, Cavestri ha già ricevuto importanti riconoscimenti: è stato selezionato da Forbes Italia nella lista “Under 30” , ha vinto per due anni consecutivi (2023 e 2024) il titolo di “Miglior nuovo talento” del jazz italiano secondo la rivista Musica Jazz, e ha ricevuto un premio all’Auditorium Parco della Musica per la divulgazione giovanile del jazz. Sul palco, Cavestri conquista per la sua maturità musicale, la forte energia comunicativa e la capacità di creare un dialogo autentico col pubblico, tra virtuosismo, narrazione e profondità emotiva.

    Un concerto imperdibile, con il Blue Note a dare spazio ai grandi nuovi talenti del nostro paese.

    Francesco ha una capacità musicale veramente impressionante. Un ragazzo giovane con una grande maturità che riversa nella musica, creando concerti bellissimi e dimostrando un grande interplay con gli altri musicisti […] progetti come quello di Francesco, mediati e respirati da un giovane come lui e che legano il jazz a generi come l’hip hop o la musica elettronica, sono il miglior modo per raccontare che il jazz è una musica per tutti.”  Paolo Fresu

     

    Biglietti disponibili al seguente link: https://www.bluenotemilano.com/evento/concerto-francesco-cavestri-23-settembre-2025-milano/

     

     

    Biografia

    Francesco Cavestri (classe 2003), pianista, compositore e divulgatore. Studia pianoforte dall’età di 4 anni e si laurea a pieni voti a 20 anni in pianoforte jazz al Conservatorio di Bologna. Negli USA studia e vince due borse di studio al Berklee College of music di Boston e frequenta la scena musicale newyorkese, vincendo una borsa di studio anche alla New School di New York.

    La sua discografia è composta da 3 album: un album di esordio pubblicato nel 2022 con 9 inediti intitolato “Early17” (il cui titolo deriva dall’età in cui l’album è stato ideato e registrato) con feat del grande trombettista Fabrizio Bosso. Il secondo album, dal titolo “IKI- bellezza ispiratrice”, è uscito il 19 gennaio, distribuito da Universal Music Italia, e presenta la collaborazione del jazzista italiano più affermato a livello internazionale: Paolo Fresu. Il terzo album, uscito il 16 febbraio 2024, dal titolo “Una morte da mediano” raccoglie una colonna sonora che Cavestri ha registrato per un progetto Rai Play sound. Gli album sono stati presentati con un tour italiano a partire dalla primavera del 2024, con la data inaugurale al Blue Note di Milano il 14 aprile 2024.

    Cavestri si è inoltre esibito in importanti Festival e Jazz Club italiani ed esteri (l’Alexanderplatz Jazz Club di Roma, la Cantina Bentivoglio di Bologna, il Wally’s Jazz Club di Boston, lo Smalls Jazz Club di New York, la Casa del Jazz di Roma, il Festival Time in Jazz a Berchidda, il festival JazzMi con due eventi alla Triennale di Milano: concerto in trio in Teatro Triennale e laboratorio in Sala Agorà). Il 14 aprile ha aperto il tour del suo ultimo album “IKI – Bellezza Ispiratrice” registrando il sold out al Blue Note di Milano, per poi proseguire con un altro successo all’Alexanderplatz Jazz Club di Roma, ala Casa del Jazz, Il tour proseguirà con altri appuntamenti in giro per la penisola (Festival AmbriaJazz in Valtellina, Entroterre Festival, Luglio Musicale Trapanese, Piano City Milano, Bologna Estate, ecc…).

    Come divulgatore Francesco Cavestri collabora con l’associazione Il Jazz Va a Scuola, organizzando lezioni-concerto, seminari e masterclass in teatro, nelle scuole e nei Festival, anche al fianco di importanti artisti della scena italiana e internazionale. Il 30 aprile 2024, in occasione dell’International Jazz Day riconosciuto dall’Unesco, Cavestri ha ricevuto il premio IJVAS come giovane divulgatore e compositore all’Auditorium Parco della Musica di Roma, al fianco dei grandi nomi del Jazz italiano, tra cui Stefano Bollani.

    A settembre 2024, Francesco Cavestri ha iniziato a collaborare con Steinway & Sons Italia, suonando per diversi eventi organizzati dalla sede italiana che lo storico marchio di pianoforti ha aperto a Milano e che lo porterà anche all’estero.

    Il 31 ottobre 2024 Cavestri ha tenuto un concerto nel Teatro Triennale di Milano per JazzMi con Willie Peyote come special guest. Durante la serata, che ha registrato il sold out con più di un mese di anticipo, i due artisti hanno presentato un brano inedito che hanno realizzato insieme. Il 22 novembre si è esibito per la rassegna Blue Note off a Villa d’Este sul Lago di Como.

    Il 21 gennaio 2025 è stato pubblicato da Universal il brano Entropia con feat Willie Peyote ed al concerto del 5 Marzo da Steinway and Sons Italia è stato registrato l’album dal vivo che uscirà prossimamente e darà il via al tour all’estero. Nell’estate del 2025 si è esibito con due eventi al Portrait Milano, uno dei luoghi più rappresentativi e prestigiosi dell’estate milanese, prima per Piano City Milano e poi in occasione di una rassegna organizzata in collaborazione con Sky Cinema.

    Nel mese di aprile 2025 Cavestri è stato inserito nella prestigiosa classifica italiana di Forbes Italia under 30, tra i 100 giovani eccellenti che si sono distinti nell’anno e stanno avendo un impatto nel rispettivo ambito.

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  • Storie che restano aperte: Spectrum Vates e il linguaggio rap della generazione sospesa

    Molte storie non finiscono davvero: restano aperte, cristallizzate in domande senza risposta. Gli psicologi lo chiamano closure e sottolineano che la difficoltà a chiudere una relazione è spesso legata non tanto alla fine in sé, quanto all’assenza di spiegazioni. “Dimmi perché”, il nuovo singolo di Spectrum Vates per PaKo Music Records con distribuzione Believe Digital, mette in musica proprio quel limbo: un ritratto scomposto, fatto di immagini che si incrinano e si sovrappongono, che racconta un amore giunto al capolinea senza punti definitivi.

    Negli ultimi anni, il termine closure è entrato nel linguaggio comune ben oltre l’ambito psicologico: su TikTok e Instagram, l’hashtag #closure supera i 2 miliardi di visualizzazioni, mentre podcast e rubriche di costume analizzano sempre più spesso la difficoltà di archiviare relazioni senza chiarimenti. In letteratura, autori come Joan Didion o Haruki Murakami hanno descritto nitidamente quel vuoto lasciato da storie interrotte, trasformandolo in materia narrativa. È in questo stesso solco culturale che si colloca “Dimmi perché”, ponendo in musica un’esperienza attualissima, condivisa da molti.

    Il rap diventa cinema a fotogrammi sparsi, il perfetto linguaggio per ricostruire la storia come la ricordiamo davvero: a tratti, tra luci calde e rassicuranti e zone d’ombra.

    Un rap, quello di Spectrum Vates, in grado di racchiudere nella stessa cornice nostalgia, passione, delusione, sentimento e ferite ancora aperte; un flusso che non si piega a schemi metrici rigidi, ma si muove per istantanee, lasciando che siano le parole a reggere il peso del non detto. Perché se certe storie non finiscono, si frantumano. E i ricordi che ci lasciano addosso, come scie che ci impediscono di voltare pagina, non seguono mai l’ordine cronologico, ma si accavallano senza preavviso, come polaroid cadute su un pavimento vuoto, abbandonate lì, senza nessuno a raccoglierle. È così che “Dimmi perché” si avvicina al nucleo del racconto senza mai ricomporlo del tutto: il ritratto di una relazione finita come un puzzle a cui mancano pezzi. Un mosaico incompleto, che proprio nella sua imperfezione dice una delle verità più complesse da accettare: alcune risposte non arriveranno mai.

    Dopo “Pupille d’alabastro”, brano in cui l’artista aveva scelto la lentezza, parlando dell’amore come un gesto quotidiano da proteggere, “Dimmi perché” cambia prospettiva e attraversa il “dopo”: non il rapporto di coppia in sé, ma i cocci che ne restano. L’album fotografico è lo stesso, ma le pagine non sono più rilegate: si disperdono, si sovrappongono, e ad un certo punto si strappano.

    Aretino classe 1999, Spectrum Vates ha intrapreso il proprio percorso artistico rifiutando facili espedienti e logiche dell’hype, scegliendo di restare fedele alla sostanza, al contenuto e alla poetica del rap. In una scena spesso affollata da strofe usa e getta, la sua è una scrittura che non teme la densità e l’immagine, capace di intrecciare il linguaggio diretto della strada alla precisione visiva di un obiettivo cinematografico. In “Dimmi perché” questo approccio si amplifica: le parole non raccontano in linea retta, ma si aprono in scene. «Sfiori i miei rimorsi come petali di rosa» e, poco dopo, «Fuoco che ci brucia e poi diluvio che ci spegne», sono versi che funzionano come inquadrature, dettagli isolati che, messi insieme, ricompongono la trama sentimentale. Non si tratta di semplice cronaca, ma di una sequenza di flashback tra ricordo idealizzato e la realtà bruciante di un amore arrivato alla fine.

    Prodotto dallo stesso artista, con mix e master a cura di Atomic, il brano prosegue la cifra estetica di Spectrum Vates: centralità della parola, suono che sostiene senza offuscare il senso del testo, fedeltà a un’identità che preferisce rivolgersi a chi resta – anche nelle difficoltà – piuttosto che farsi notare da chi passa. Se “Pupille d’alabastro” era una lettera scritta a mano, “Dimmi perché” è un cassetto aperto da cui cadono fogli, biglietti, istantanee: pezzi di un racconto che non si può – o non si vuole – ricomporre.

    «Non ho cercato un inizio e una fine – dichiara –. Ho scritto come ricordiamo davvero: a salti, passando dal bene al male senza preavviso. Volevo che il brano fosse un album di immagini spezzate, perché è così che restano certe storie: incompiute.»

    Ancora una volta, Spectrum Vates dimostra che il rap può essere letteratura orale e che la narrazione frammentaria, se sincera, può farsi portavoce di una verità più profonda della cronaca lineare. L’amore e l’odio si alternano in un montaggio serrato: sorrisi amari, piogge battenti, abbracci che graffiano e addii pronunciati sottovoce. L’artista non cerca colpe né colpevoli. E non vuole dare responsi a una storia finita: conserva le domande. E nel farlo, scatta la fotografia più conforme di ciò che resta.

    In “Dimmi perché”, accompagnato dal videoclip ufficiale diretto e prodotto da Giacomo Cassara’ e girato da Serena Giorgi, il rap diventa archivio di ciò che rimane quando una storia non si chiude: non un punto, ma una parentesi lasciata aperta, dove le domande continuano a vivere anche quando le parole sono finite.