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  • WILD N’ WASTED Presentano CHECKMATE

    WILD N’ WASTED

    Presentano

    CHECKMATE

    Etichetta: Maxy Sound

     

    Con questo disco portano l’energia esplosiva dell’heavy metal anni ’80, arricchita da un tocco moderno

    Link all’EP

    https://open.spotify.com/album/3njGq22rLSNUkPJyJzmYxL?si=m-Od72b5T4Og0zoIyfCZHA


    Ascolta in streaming

    https://on.soundcloud.com/qbeSup5NCG562zzs8  

    Wild N’ Wasted: in uscita il nuovo EP “Checkmate” il 9 maggio 2025 su etichetta Maxy Sound.

    L’energia esplosiva dell’heavy metal anni ’80, arricchita da un tocco moderno.

    Dopo il debutto con Wasted Night, i Wild N’ Wasted tornano con un nuovo capitolo discografico ancora più crudo, viscerale e introspettivo. Il 9 maggio 2025, esce ufficialmente su etichetta Maxy Sound il loro nuovo EP “Checkmate”, un’opera che affonda le sue radici nelle contraddizioni della società contemporanea e nei tormenti interiori dell’animo umano.

    L’EP si compone di cinque brani che tracciano un percorso esistenziale, diviso tra rabbia e riflessione. Le prime due canzoni, potenti e aggressive, esplodono come un urlo liberatorio contro il disincanto del mondo moderno, mentre la trilogia finale si addentra in un viaggio introspettivo nato, ironicamente, da un tentativo di anestetizzare il dolore.

    La title track “Checkmate” è il cuore concettuale dell’EP: un confronto diretto con la vita, con il nemico più insidioso di tutti, il proprio ego. Il brano è uno specchio che riflette il limite tra forza e fragilità, tra maschere sociali e verità personali. Un’opera dal forte impatto emotivo, che spinge l’ascoltatore a interrogarsi sul proprio vissuto e a riconoscere il valore della salute mentale.

    Il disco è stato registrato tra l’OuterSound Studios di Giuseppe Orlando (batteria e voce) e sessioni home-recorded per chitarre e basso. Il mix è stato affidato alle mani esperte di Stefano Reali, che ha saputo fondere potenza e atmosfera con grande equilibrio.

    BIOGRAFIA

    Nati a Roma nel 2017, i Wild N’ Wasted incarnano lo spirito dell’heavy metal anni ’80, reinterpretato con una freschezza e un’intensità completamente moderne. Il loro sound è un mix esplosivo di riff taglienti, melodie penetranti e una carica scenica inconfondibile. Brani come You Die e Wasted Night li hanno imposti come una delle realtà più promettenti del metal underground italiano.

    Dopo aver aperto il concerto di David Ellefson (Megadeth) nel 2024 e aver attraversato una fase di rinnovamento della formazione, i Wild N’ Wasted sono pronti a fare il salto di qualità. Con Checkmate, la band alza l’asticella e si prepara a conquistare non solo i palchi italiani, ma anche quelli internazionali.

    “Checkmate” sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 9 maggio 2025. 

    Segui i Wild N’ Wasted su Instagram, Facebook e Spotify per non perdere tutte le novità.


  • Ianez presenta “Ghiaccio”

    C’è chi non riesce ad adattarsi, chi non trova spazio in un mondo che misura il valore delle persone solo in base alla loro produttività. Con “Ghiaccio”, il cantautore abruzzese Ianez dà voce a queste esistenze fragili e invisibili, in un brano spietatamente lucido, capace di trasformare il dolore personale in racconto collettivo.

    guarda il videoclip

    ascolta sulle piattaforme

    Il singolo, dal 9 maggio su tutte le piattaforme digitali e accompagnato da un videoclip ora disponibile su YouTube, è una poesia cupa e malinconica, nata dalla perdita di un affetto profondo e complesso. Ma non c’è voglia, da parte di Ianez, di spiegare le ragioni personali, né fare cronaca emotiva attraverso la sua musica: Ghiaccio è un tentativo di rendere percepibile uno stato d’animo, una discesa silenziosa nell’incomprensione, nella tristezza e nell’ingiustizia sociale.

    “Ci sono persone che non riescono da integrarsi in un sistema dove anche la pietà è subordinata all’ego. Quando si ammalano, diventano colpevoli della loro condizione. È a loro che dedico questo pezzo.” – racconta Ianez.

    Il brano è costruito su una tensione emotiva costante, tra intimismo e denuncia, lasciando spazio ad immagini che evocano fragilità, solitudine e un’umanità dimenticata. Il videoclip che accompagna il brano è stato realizzato interamente con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Una farfalla monarca e Ianez attraversano scenari deprimenti e decadenti, dove si intravede una società malandata e sofferente. Grattacieli simbolo di progresso e grandi opere urbane si sgretolano, colpiti da un vento nucleare che rappresenta il fallimento globale dell’umanità nei confronti di sé stessa: un’umanità che esiste solo per chi può permettersela.

    Con “Ghiaccio”, Ianez continua il suo percorso artistico coerente nel quale sceglie di abitare le zone d’ombra e dar voce, attraverso la sua musica, a chi spesso non viene ascoltato.

     

    IANEZ SUI SOCIAL:

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  • AaLE feat Commercialista PoP presenta UOMO BIANCO (TDCD+)

    AaLE feat Commercialista PoP presenta UOMO BIANCO (TDCD+)

     

    Genere Pop/Rock/Indie

     

    https://open.spotify.com/intl-it/track/3BfIQVq0NslmEHyjgKUvvX?si=1bc72fd870924421

    “Con questo brano propongo una forma unica di discriminazione, le TESTE DI C***O … e quelli che non lo sono.

    La canzone è assolutamente catchy e leggera … ma un pensiero sull’argomento delle etichette (antifa, nazi, patriarcato, lgbt+, BLM, Q Anon etc) e delle discriminazioni (uomo maschilista, donna femminista, uomo bianco, uomo nero) lo meriterebbe.

    Le discriminazioni “hanno fatto il giro” e si potrebbe pensare, alla fine, che l’uomo bianco, over 30, etero, sia il più discriminato. Tutto ciò è quindi il successo (o il fallimento) del modello “delle etichette” come forma di inclusione.

    Fino ad ora potrebbe essere stato facile sostenere che per l’uomo bianco è discriminatorio solo il non riconoscere di non essere discriminato.

    Oggi però abbiamo visto che non è così. Ci sono dei chiari segnali sia giurisprudenziali sia politici, che dopo anni in cui l’uomo bianco veniva additato come responsabile di tutte le discriminazioni, ci si rende conto che anche le categorie notoriamente discriminate, discriminano tra di loro.

    Trump è stato votato da immigrati e gay; in Germania Alice Wiedel, lesbica con una partner del Sri Lanka, è la leader di AFD, un partito di ULTRA DESTRA… E’ noto che il “gay pride” non piace alla maggioranza dei gay … non parliamo nemmeno di Israele e Palestina. Solo nominando questi temi c’è una quantità incredibili di intersezioni di categorie “discriminate”, che a loro volta ne discriminano altre.

    Quando purtroppo vediamo notizie di femminicidi in TV, la mia compagna si rivolge puntualmente a me dicendomi: “voi maschi guarda come siete …”; questo mi ha fatto pensare e allora ho fatto attenzione a tutte quelle situazioni in cui effettivamente il capro espiatorio è l’uomo bianco.

    Il fatto stesso di ridurre tutto a sigle, a etichette, non fa altro che alimentare la discriminazione; discriminazione è un termine negativo per definire “la diversità”. Ma la diversità è alla base della natura, non si può condannare ma si deve solo accettare.

    L’inclusione forzosa è come quando si litigava con gli amichetti e ci si faceva accompagnare dalla mamma; al momento tutto bene, poi quando mamma ti lasciava solo, le cose peggioravano ulteriormente!

    C’è quindi un concetto che dovrebbe essere fondante per la convivenza tra “diversi” … il BUON SENSO. Se uno usa il buon senso non ha motivo di catalogare la persona che ha davanti per sigle … ne saprà valutare la diversità e il modo di porsi reciproco. Se invece manca il buon senso, si diventa TDCD+ … si rifiuterà il dialogo per la diversità e nasceranno gli scontri. 

     

    INTRO AL PROGETTO Aale

    Il progetto Aale nasce da un lungo percorso. La gavetta con gli “Scotch Ale”, gruppo con il quale ha raccolto soddisfazioni anche a livello internazionale e sfiorando il “mainstream”. Poi il progetto  “It Rocks”.

    Don’t Cry è stato  il 5° singolo solista di AaLE, che, dopo Luminol, Non hai saputo dire no, So Confused e All Black, ha raggiunto la top 10 dei singoli indipendenti lo scorso dicembre.


  • Uscito il terzo romanzo del regista e scrittore Leonardo Araneo “La linea di confine”: il ritratto dolce amaro di una generazione, quella dei quarantenni di oggi, che deve ancora trovare il proprio posto nel mondo

    È tornato in libreria il regista Leonardo Araneo con La linea di confine per la collana Narrativa di Bertoni Editore.

    Siamo nell’estate del 2001, quella del G8 e delle Torri Gemelle. L’estate di Lei, in cui tutto cambia, nel mondo e nella vita di Alessandro. L’estate in cui fugge, da sé stesso e dai propri errori. 

    Ma non si può scappare per sempre e così, vent’anni dopo, Alessandro, diventato nel frattempo uno scrittore di successo, è costretto a tornare a casa, a Trani, dove è cresciuto, e rivedere Andrea, Marco e Gabriele, i tre amici del liceo. 

    Intrecciando la propria esistenza a quella di una famiglia di immigrati africani che gli ha occupato casa, Alessandro, col suo modo cinico e divertito insieme, sarà così costretto a fare i conti col proprio passato e con sé stesso. E scoprirà che, forse, ciò che conta davvero non è quel ch’è stato o quel che sarà, ma vivere la vita momento per momento, senza paura e senza riserve. Sempre lì, sulla linea di confine. Perché il mondo si salva una persona alla volta.

    La linea di confine è, senza alcun dubbio, il romanzo più personale che abbia scritto finora e nasce dal malessere che provo davanti a un mondo che sembra sempre più ottusamente indifferente di fronte al baratro nel quale stiamo scivolando – ha spiegato l’autore.

    Le disparità socio economiche si stanno facendo a dir poco ridicole, con i pochi ricchi che diventano sempre più assurdamente ricchi e i poveri che aumentano ogni giorno di numero. L’Europa, che fino a pochi anni fa poteva ancora essere vista come un baluardo di civiltà ed equilibrio, è percorsa da spinte reazionarie e xenofobe mentre i suoi leader continuano a parlare di guerra e riarmo e ostentano indifferenza nei confronti dei massacri che si consumano alle nostre porte, a cominciare dalla Palestina. 

    E io mi chiedo: come si fa a essere felici in una situazione del genere?

    Ecco, La linea di confine parla di questo, di un quarantenne, nato in un’epoca in cui tutto sembrava possibile e in cui si credeva davvero che il progresso significasse benessere per tutti, che cerca di trovare il suo posto in un mondo in cui ogni ideale è stato immolato sull’altare del profitto personale”.

    “Siamo felici di annunciare l’uscita di La linea di confine di Leonardo Araneo, un romanzo che alterna dramma e commedia, offrendo un ritratto dolce-amaro dei quarantenni di oggi – ha aggiunto l’editore. In questo viaggio emozionante, l’autore ci invita a riflettere sulla ricerca del nostro posto nel mondo, insegnandoci che la vita va vissuta momento per momento, senza paura. Non vediamo l’ora di condividere con voi questa straordinaria narrazione”.

    DATI TECNICI:

    Autore: Araneo Leonardo

    Titolo: La linea di confine

    Editore: Bertoni

    Collana: Narrativa

    In commercio dal: 07/04/2025

    Formato: Libro in brossura

    Pagine: 254

    Prezzo: 18,00 Euro

    Codice EAN: 9788855358873

    BIOGRAFIA:

    Nasce a Vinci, il paese del celeberrimo Leonardo, il 10 maggio 1980 e dopo aver conseguito la maturità classica si laurea con Lode all’università di Bologna con una tesi sulla storia del cinema Italiano che riceve la Dignità di Stampa.

    In seguito inizia a lavorare come assistente alla regia prima e aiuto regista poi per alcune tra le principali serie televisive italiane tra le quali “Elisa di Rivombrosa”, “Distretto di Polizia”, “Ris”, “Carabinieri”, oltreché per diversi lungometraggi cinematografici come “Il mattino ha l’oro in bocca”, “Troppa famiglia”, “Il viaggio” e “Les Cinefiles”.

    Nel frattempo, nel 2011 realizza il suo primo lungometraggio, “Back From Hell”, distribuito in Usa e Uk da Inception Media e Metrodome.

    Dal 2015 si dedica al documentario scrivendone svariati e dirigendone quattro tra i quali “L’Uomo che inventò la Vespa”, sulla vita ed il lavoro di Corradino d’Ascanio, trasmesso sulle reti Rai e venduto in sedici Paesi in giro per il mondo e “The acerbo Cup”, coprodotto dall’Istituto Luce e distribuito worldwide sulle piattaforme Netflix e Disney Plus.

    A Gennaio 2023, ha ottenuto un notevole riscontro di pubblico e critica il documentario da lui scritto ed ideato “Viareggio 1969”, sulla tragica storia del rapimento del giovane Ermanno Lavorini.

    A Dicembre del 2022 è uscito per Bertoni Editore il suo primo romanzo, “Back Home”, un thriller horror ad ambientazione distopica che ha ottenuto un notevole riscontro critico.

    A Maggio 2023 il suo racconto folk horror, “Masciara”, è stato inserito nell’antologia “Terrorea, De Rerum Natura”, edita da Horti di Giano.

    Il suo secondo romanzo, “Nkondi”, un thriller horror cupo e provocatorio, è uscito il 31 Ottobre 2024 per Eclissi Edizioni, per poi tornare ad Aprile 2025 con l’uscita del suo terzo romanzo “La linea di confine”.


  • Il 15 maggio, il Teatro Lo Spazio ospita il release party di “Not for sale” di Demetra Bellina

    Giovedì 15 maggio Demetra Bellina presenterà il suo primo ep “Not for sale” con un release party al Teatro Lo Spazio (via Locri 42/44) di Roma alle ore 20:30.

    Sul palco con Demetra ci saranno Simone Gianlorenzi alla chitarra, Mauro Arduini al basso, Max Baldassarre alla batteria e Fernando Alba alle tastiere. Opening di Giovanni Grisan, letture di Adele Tirante e a seguire ci sarà anche un dj set.

    Demetra Bellina BIOGRAFIA

  • Il 15 maggio, il Teatro Lo Spazio ospita il release party di “Not for sale” di Demetra Bellina

    Giovedì 15 maggio Demetra Bellina presenterà il suo primo ep “Not for sale” con un release party al Teatro Lo Spazio (via Locri 42/44) di Roma alle ore 20:30.

    Sul palco con Demetra ci saranno Simone Gianlorenzi alla chitarra, Mauro Arduini al basso, Max Baldassarre alla batteria e Fernando Alba alle tastiere. Opening di Giovanni Grisan, letture di Adele Tirante e a seguire ci sarà anche un dj set.

    Demetra Bellina BIOGRAFIA

  • LIIA rilegge un classico e ci aggiunge se stessa, tutta intera

    Certe canzoni non si toccano.
    Oppure sì. Ma solo se hai qualcosa di urgente da dire. LIIA, cantautrice slovacca naturalizzata italiana, fa una cosa che pochi avrebbero il coraggio di fare e lo fa con “Always” dei Bon Jovi: non lo omaggia, lo riscrive. Lo prende, lo svuota, lo trasporta altrove. E nel farlo, ci si mette dentro tutta.

    «This Juliet is bleeding, but you can’t see her blood». Il brano è lo stesso. Ma non la voce. Non l’intenzione. Non il tempo. LIIA cambia sguardo, cambia genere, cambia carne. Il tono non è quello di chi implora, ma di chi ha attraversato il dolore. E adesso lo racconta senza chiedere comprensione. Perché il dolore non ha bisogno di spiegarsi, solo di esistere.

    La melodia resta. Il testo, quasi. Ma l’anima cambia pelle: l’epica si dissolve, la potenza si trattiene, la narrazione si sposta. Non è più un uomo a parlare d’amore. È una donna a cantare quello che resta dopo, quando l’innamoramento è già passato.

    «Non volevo imitare il brano originale – spiega LIIA -. Volevo restituirgli qualcosa. Da donna a canzone. Una donna che non si salva, ma resta in piedi. E dice la verità.»

    Il risultato è una cover che non è una cover. È una riscrittura. Un punto di vista. L’originale sfoga, questa invece trattiene. L’originale esplode, questa resiste.

    L’arrangiamento, firmato da Christian Bendotti, abbandona ogni epicità per ridurre tutto all’essenziale: voce, suono e ferita. Le luci della ribalta si spengono e si accendono quelle di un interno sera. Tutto è più scuro, più sommesso. Ogni parola ha un peso, ogni silenzio qualcosa da dire. In particolare, il verso «I wish I was her» («Vorrei essere lei») assume un’accezione confessionale: la sofferenza c’è ancora. Ma non ha bisogno di farsi vedere.

    E così “Always” torna, ma da un altro tempo. Uno dove le eroine non aspettano, ma riscrivono il finale, senza chiedere il permesso.

    Poi arriva “Run Tonight”. E tutto si ricompone. Un brano inedito scritto dalla stessa LIIA, che suona come l’altra metà del racconto: quella in cui si smette di chiedere il via libera per essere sé stessi e si comincia, finalmente, a scegliere.

    Una corsa che non è fuga, ma direzione.

    Se “Always” è la memoria che torna e brucia ancora, “Run Tonight” è la decisione di non restarci dentro. È la pagina bianca che si scrive solo dopo aver attraversato tutto il resto.

    «Realizzare questo brano – conclude l’artista – è stato come dirmelo una volta per tutte: puoi correre. Non per scappare, ma per raggiungerti, per arrivare finalmente ad abbracciare chi sei davvero.»

    «I dream of fearless life, where I’m always true. I’ve found my truth, I’ve claimed my right. I know why I run tonight» («Sogno una vita senza paura, dove posso essere sempre vera. Ho trovato la mia verità, ho rivendicato il mio diritto. So perché corro, stanotte»). La voce torna piena, determinata, ma mai sopra le righe.
    Non è una rivendicazione in senso stretto: è consapevolezza, lucidità che diventa azione.

    “Run Tonight” fotografa cosa succede quando smetti di aderire a un’idea che non ti assomiglia più. Mentre tutti osservano, commentano, scrollano – «Everyone’s on the internet watching strangers live for clicks» («Tutti sono su internet a guardare sconosciuti vivere per un clic») – c’è chi si alza. E parte.
    In silenzio, ma con passo deciso. Dove nessuno può dirgli chi essere. Non via da qualcosa: verso di sé.

    Secondo i dati MIDiA Research (2024), solo il 27% della musica promossa a livello globale è firmata da donne. E meno della metà ha pieno controllo su scrittura e produzione. In questo scenario, progetti come quello di LIIA non sono solo artistici. Sono necessari. Non perché alzino la voce, ma perché non chiedono spazio. Lo occupano. Con rigore. Con libertà. Con una voce che non cerca conferme, ma verità.

    LIIA non concede nulla. Non abbassa. Non semplifica. Racconta ciò che va raccontato, nel modo in cui va raccontato. Non presenta due brani. Mette in fila due istanti dello stesso movimento interiore: la trasformazione. Due traiettorie diverse, lo stesso approdo: scegliersi. Per poter scegliere. E lo fa con una voce che – per estensione, precisione, assenza di manierismi – non somiglia a nessuna nel panorama attuale. Una voce che non si confonde, non si compiace, non compiace.

    Anche i due videoclip che accompagnano i singoli, diretti da Mirko Parrini, parlano chiaro: il video di “Always” è statico, denso, girato in studio con una luce che sembra trattenere il fiato e richiama le atmosfere anni ‘90. Quello di “Run Tonight” è scattante, asciutto, come il primo passo dopo la stasi. Insieme, sono un corpo unico. Una dichiarazione sussurrata, ma definitiva: non esiste libertà più grande di quella di scegliere chi si è e chi si vuole diventare, senza chiedere il permesso.


  • Ciao Solo Lulù

    Ciao, sono Lulù ….

    Ho 17 anni (quasi 18) e per me la musica non è solo una passione: è la mia strada, il mio sogno, la mia voce. Ogni giorno ci metto l’anima, che si tratti di scrivere, cantare, registrare una demo o salire su un palco. Ogni momento legato alla musica è un frammento di felicità che porto con me.
    Canto da quando ero bambina. Già allora sapevo cosa avrei voluto fare da grande, e quella decisione non è mai cambiata. La musica è stata la mia salvezza nei momenti più bui, quando pensavo di non farcela più. Mi ha aiutata a rinascere, anche quando non ne avevo la forza.
    Grazie alla musica ho imparato ad avere coraggio, a credere in me stessa, anche quando fuori c’era solo rumore. È il mio modo di raccontarmi, di esprimermi quando le parole non bastano.
    Il mio sogno non è solo fare la cantante, ma riuscire ad arrivare al cuore delle persone, magari anche solo con una cover. Quando scrivo, mi lascio guidare dalle emozioni del momento. Non ci metto tanto, perché sono parole che vengono direttamente dal cuore.
    Le artiste che mi ispirano sono tante, ma in particolare Sarah Toscano, Annalisa, Arisa, Elisa, Francesca Michielin Madame, Billie Eillish …donne che sanno usare la musica per raccontare verità profonde.
    Il mio viaggio è appena iniziato, ma ho il cuore pieno di sogni, e sono pronta a regalare il mio cuore ,a tutte le persone che si trovino al sicuro con la mia musica…
    Questa è solo la prima pagina della mia storia…Il resto deve ancora venire e sono sicurissima che con l’aiuto di Giovanni Nicotera e Andy Milesi riuscirò a trasmettere tutto il mio amore per la musica a voi…

  • Perché il talento da solo non basta: la start-up italiana HAT Music offre agli artisti le connessioni che contano

    Ogni minuto nascono 83 nuove canzoni. Il 45% delle quali non verrà mai ascoltato. Milioni di artisti cercano ogni giorno produttori, manager e professionisti per costruire la propria carriera, ma si affidano a piattaforme generaliste come LinkedIn o ai social media, sprecando tempo e risorse. Il risultato? Il 98% delle release restano invisibili e oltre 7 miliardi di euro l’anno vengono investiti in collaborazioni inefficaci.

    Per risolvere questa distorsione, nasce HAT Music, la prima app dedicata a connettere in modo rapido ed efficace artisti e professionisti della musica, offrendo un sistema di matching personalizzato, grazie all’intelligenza artificiale, basato su genere, esperienza, budget e necessità specifiche.

    Perché il problema non è la mancanza di talento, ma l’assenza di connessioni giuste. E senza connessioni, il talento resta in ombra.

    In un’industria sempre più affollata, non bastano semplici piattaforme di pubblicazione: serve un sistema che offra a chi muove i primi passi l’accesso alle figure adatte, permettendo di trasformare il potenziale in una carriera concreta. Eppure, nonostante una crescita annua del 10,29% e un fatturato di 26,2 miliardi di dollari nel 2023, il settore musicale non ha ancora sviluppato strumenti in grado di sostenere adeguatamente le nuove generazioni di creatori, rimanendo indietro rispetto alla sua stessa evoluzione.

    HAT Music offre una soluzione chiara e scalabile, una piattaforma digitale che consente a chi fa musica di prenotare consulenze e appuntamenti con le figure professionali di cui ha bisogno (A&R, produttori, social media manager, fotografi, uffici stampa, ecc ecc.) con un sistema trasparente, sicuro e veloce. L’elemento chiave sarà l’AI Matching, che analizzerà i bisogni dell’artista e suggerirà i professionisti più idonei, riducendo il tempo di ricerca da mesi a pochi minuti.

    Ma come funziona HAT Music?

    • . Per gli artisti: iscrizione gratuita, possibilità di rispondere a un breve questionario per ottenere un percorso personalizzato e connessione immediata con professionisti verificati.
    • . Per gli esperti musicali: creazione di un profilo professionale, gestione delle prenotazioni, possibilità di ricevere richieste di lavoro da artisti selezionati.
    • . Sistema sicuro di pagamenti in-app: nessun rischio di mancati pagamenti o truffe, grazie a transazioni integrate e tracciabili.
    • . AI Assistant (in arrivo): un’intelligenza artificiale che aiuta artisti e professionisti a monitorare la crescita della loro carriera con dati e suggerimenti.

    Dietro HAT Music c’è un team con esperienza diretta nell’industria musicale e tecnologica:

    • . Emanuele Sanfelici (CEO, ex PwC, imprenditore tech, ex DJ e musicista)
    • . Riccardo Lapi (CTO, ex-freelance tech, specialista in sviluppo software e intelligenza artificiale)
    • . Gea Venneri (CMO, psicologa, esperta in Human-Robot Interaction e brand strategy)

    Nel team di advisor figurano nomi di primo piano del music-biz, tra cui ex-dirigenti Warner Music e YouTube Music (EMEA), oltre a figure di spicco nel settore delle startup tecnologiche.

    HAT Music, attualmente parte del programma di Accelerazione di B4i – Bocconi for innovation (hub imprenditoriale dell’Università Bocconi), ha recentemente celebrato un importante traguardo, chiudendo un round di investimento da 200.000 euro, con B4i -Bocconi for innovation come investitore principale. Questo risultato rappresenta non solo un’importante validazione della visione di HAT Music, ma fornisce anche le risorse necessarie per accelerare lo sviluppo della piattaforma e ampliare la sua presenza nel mercato.

    Secondo Goldman Sachs, il valore globale della musica raddoppierà entro il 2030, raggiungendo i 131 miliardi di dollari. Un dato che si riflette anche negli investimenti nel settore, che nel solo 2023 ha visto oltre 2,5 miliardi di dollari in finanziamenti per startup innovative. Aziende come LANDR (piattaforma AI per il mastering audio), Splice (marketplace per produttori musicali) e SoundCloud Repost (servizio per la distribuzione musicale) hanno attratto centinaia di milioni di dollari, dimostrando come il mercato stia premiando chi porta soluzioni scalabili e basate sulla tecnologia.

    E in Italia? Il MusicTech è ancora in una fase iniziale, ma sta crescendo rapidamente. Startup come Aulart (educational per produttori musicali) e Anghami (lo “Spotify del Medio Oriente”, quotato al Nasdaq) dimostrano che c’è spazio per soluzioni innovative.

    HAT Music si inserisce in questo trend con un modello di business B2B e B2C e una piattaforma freemium che può ridefinire il modo in cui gli artisti investono nella propria carriera. L’obiettivo è intercettare almeno il 5% dei 14,8 milioni di artisti emergenti presenti in Europa, generando un recurring revenue annuale multimilionario. Grazie alla combinazione di intelligenza artificiale, strumenti finanziari e matching strategico, HAT Music risponde a un bisogno concreto del mercato e si configura come un asset strategico per venture capital, fondi di innovazione e corporate che vogliono posizionarsi nel settore della creator economy.

    Oggi, chi inizia a pubblicare i primi brani, spende in media 2.000 euro l’anno in servizi professionali, ma spesso senza risultati concreti. Con HAT Music, è finalmente possibile avere accesso a un sistema che ottimizza tempo e risorse, garantendo connessioni mirate e sicure.

    «Abbiamo vissuto in prima persona le difficoltà di chi cerca di farsi notare senza una solida rete di contatti – dichiara Emanuele Sanfelici, CEO e co-founder di HAT Music -. Servono sinergie giuste e strumenti efficaci. Per questo abbiamo creato HAT Music: per mettere la tecnologia al servizio della musica e offrire nuove opportunità a chi ne ha davvero bisogno.»

    La piattaforma è già disponibile su App Store e Google Play. Il primo obiettivo? Portare almeno 30.000 artisti e professionisti sulla piattaforma nel primo anno e ridisegnare le dinamiche del settore, mettendo il talento al centro del mercato musicale.

    Per troppo tempo gli artisti hanno dovuto affrontare il proprio percorso senza strumenti adeguati per costruire collaborazioni strategiche e dare slancio alla propria carriera. HAT Music nasce per colmare questa lacuna e offrire un modello più efficiente e sostenibile per chi crea musica e per chi lavora nel settore.

  • LANDE DAL 9 MAGGIO 2025 IN RADIO “IL PRIMO UOMO” IL NUOVO SINGOLO

    Dal 9 maggio 2025 sarà in rotazione radiofonica “Il primo uomo”, il nuovo singolo dei Lande disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 6 maggio per altodischi, nuova sub-label di Blackcandy Produzioni.

    “Il primo uomo” è un brano che racconta l’emersione di qualcosa di nuovo nella relazione tra la nascita, la trasformazione, il rapporto con il dolore, il miracolo della sofferenza. Il tutto immerso in un sound che mescola il lo-fi più materico con le sonorità brillanti e orecchiabili del pop.

    Commenta la band a proposito del brano: “Per noi, le canzoni sono qualcosa di vivo. Non le consideriamo più come oggetti da “creare” attraverso un processo rigido, quasi meccanico. Preferiamo osservarle mentre si formano, quasi come se avessero una vita propria. È quello che è successo con Il primo uomo: abbiamo visto questa canzone emergere dal caos, evolversi, cambiare identità, persino durante le varie fasi di produzione – una parola che sembra più adatta a descrivere merci che non la musica. In un certo senso, è come se fosse nata e cresciuta da sola, con un’autonomia tutta sua.

    Il primo uomo parla proprio di ciò che, essendo vivo, è difficile da controllare. Racconta qualcosa di più grande di noi, qualcosa di imponente, quasi gigantesco. E, in fondo, una canzone lo è davvero: qualcosa di più grande persino dei suoi autori.”

    Il videoclip de “Il primo uomo” rappresenta un sogno, un viaggio onirico in cui il protagonista, inconsapevole ma guidato da due enigmatiche entità, inizia a spogliarsi involontariamente dei propri abiti. Un gesto simbolico che sembra liberarlo non solo dall’apparenza, ma anche dalla staticità della sua esistenza.

    Nel sogno, i colori emergono con intensità, richiamando la realtà che ci circonda: una realtà che non si limita a influenzare l’individuo, ma lo segna, lo macchia, lo sfregia. Un processo che sembra condurlo a uno stato primordiale, riportandolo a un’essenza spoglia, nuda e vulnerabile di fronte a un mondo che disorienta.

    Al risveglio, però, qualcosa del sogno persiste: sul volto dell’uomo rimane un segno indelebile, una macchia che potrebbe non essere solo esteriore, ma anche un’impronta profonda sull’anima.

    Il video è stato girato a camera fissa da Alessandro Bencivenni e successivamente editato da Theo Putzu.

    L’attore protagonista è David Battistini, mentre i due “scienziati” sono interpretati da Daniele Bencivenni e Marco Giusti. L’intero videoclip è stato registrato presso l’Isolde Art Bureau di Sesto Fiorentino.

    Aggiunge la band sul videoclip: “Il nostro video racconta la trasformazione che avviene nei sogni, un ritorno all’essenza, a uno stato primordiale. Un reset. David, il nostro ‘primo uomo’, attraversa un cambiamento inevitabile, un mutamento che non sceglie ma accoglie. Nel sogno, ogni passo lo avvicina a una nuova consapevolezza, come se, spogliandosi di ciò che era, riscoprisse ciò che è sempre stato.”

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=ML36ufmOITs