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  • “Il primo bacio sulla Luna” di Marino Alberti, un brano che parla del coraggio di essere leggibili e non enigmatici

    Negli ultimi mesi linguisti, psicologi e analisti del digitale stanno segnalando la stessa tendenza: nelle relazioni ci si parla molto, ma ci si dice poco. Le frasi arrivano tardi, le intenzioni vengono diluite, la chiarezza viene rimandata. È un comportamento che attraversa tutte le fasce d’età, con un impatto ancora più evidente nelle generazioni cresciute dentro la comunicazione continua.

    Nelle analisi più recenti sul modo in cui ci si relaziona, dalla gestione dei messaggi alla cautela nel dichiarare le intenzioni, molti studiosi stanno descrivendo una difficoltà crescente nell’esprimere i propri sentimenti. Una dinamica trasversale, che attraversa contesti e fasce d’età diverse e che molti considerano uno dei tratti distintivi della comunicazione contemporanea.

    In questo quadro si inserisce “Il primo bacio sulla Luna“, il nuovo singolo di Marino Alberti, cantautore e polistrumentista con oltre 2,5 milioni di stream, una carriera costruita su palchi di primo piano e collaborazioni di livello nazionale e internazionale (PFM, Loredana Bertè, Patty Pravo, Emma Marrone, Faso, Lewie Allen, Riccardo Kosmos).

    Il brano non tratta l’innamoramento di per sé, ma il momento in cui una persona decide di non muoversi più attorno alle proprie difese e sceglie di raccontarsi all’altro in totale trasparenza. Una scelta naturale solo a livello logico, ma che nella pratica di oggi raramente lo è.

    La scena da cui parte il pezzo – un bacio “sulla Luna”, lontano dalle cautele che regolano molti rapporti – non è un espediente, ma il modo di raccontare cosa avviene quando si interrompe l’abitudine a lasciare tutto in pausa e ci si assume il rischio di essere leggibili, chiari prima di tutto con sé stessi e poi con l’altro. Allo stesso modo, il verso portante, «Non c’è mistero se quello che provi è vero», contiene l’intero orientamento del brano. È un’affermazione controcorrente in un tempo che spesso premia la distanza come forma di autodifesa e considera la trasparenza un’esposizione eccessiva.

    La scelta della Luna, che nella cultura popolare è sempre stata un luogo di proiezione, traccia una dimensione in cui convivono promesse, sentimenti e possibilità. Fin dall’antichità, arrivando ai giorni nostri passando dall’allunaggio, la luna simboleggia tutto ciò che sembra irraggiungibile finché qualcuno non decide di oltrepassarlo.

    In questo brano, la sua funzione emblematica coincide con un altro importante aspetto, quello della sottrazione volontaria alle corazze che quotidianamente indossiamo per difenderci dal mondo. La luna diventa lo spazio dove le frasi non devono attendere il momento ideale per essere pronunciate, il luogo in cui l’incertezza smette di filtrare ciò che si prova davvero.

    La scrittura di Alberti entra in questo discorso in modo diretto, delineando un partner che non viene idealizzato né proiettato, ma percepito come figura quotidiana, riconoscibile, fatta di dettagli, esitazioni, singolarità che lo rendono prezioso senza mitizzazioni.

    Nel testo compaiono elementi che Marino utilizza per definire un contesto – crateri, ricami sui muri, la luna cucita sul petto –, volti a descrivere una generazione che alterna slanci immediati a ritirate improvvise, che chiede chiarezza e allo stesso tempo fatica a sostenerla.

    Tra essenzialità, attenzione al dettaglio e un arrangiamento che accompagna le parole del testo, “Il primo bacio sulla Luna” è un passo ulteriore in un percorso che negli ultimi anni ha mostrato una maturazione evidente, anche nel modo in cui Alberti inserisce la propria scrittura dentro il modo in cui oggi si ragiona sulle relazioni.

    Il brano anticipa nuove tappe del progetto discografico dell’artista, che proseguirà seguendo la stessa direzione: guardare le ombre, i tentativi di chiarezza, il continuo equilibrio tra bisogno di proteggersi e desiderio di essere compresi.

    “Il primo bacio sulla Luna”, porta l’ascoltatore a riflettere su un sentimento che potrebbe nascere se si smettesse di tenerlo prigioniero di insicurezze e retaggi culturali. Nel dibattito attuale sulle forme di comunicazione affettiva, offre un punto d’osservazione che coincide con molte analisi: il momento in cui la cautela smette di essere protezione e diventa distanza.

  • La generazione delle storie a metà: il debut album di Sergio Melone parla delle occasioni mancate

    È insegnante di inglese, attore – il pubblico lo ricorda nel ruolo di Eduard Zonte nella serie “Maggie & Bianca Fashion Friends” – content creator e cantautore. Con “Deleted Scenes”, il suo debut album, Sergio Melone riunisce queste dimensioni apparentemente distanti in un progetto che sintetizza la sua esperienza tra musica, didattica e racconto digitale: dieci brani (più un’intro) in lingua inglese che si muovono tra vita quotidiana e linguaggio cinematografico, con un’impostazione più adulta rispetto ai lavori precedenti.

    Il punto di partenza sono le scene che non vediamo. Quelle che si fermano prima di trovare una forma, che avrebbero potuto modificare una relazione e che invece sono rimaste e restano confinate nella memoria di chi le aveva immaginate. “Deleted Scenes” nasce da qui, dalle storie che non hanno fatto in tempo a diventare tali, dalle possibilità interrotte sul nascere, dagli inizi che non si sono mai trasformati in un capitolo vero e proprio.

    Il progetto discografico si incrocia con grande naturalezza alla sua attività di docente: insegnando, Melone si confronta ogni giorno con una generazione che vive relazioni brevi, discontinue, spesso interrotte prima di trovare una forma. Un’osservazione diretta che coincide con quanto emerso da diverse ricerche internazionali degli ultimi anni, secondo cui una quota crescente di rapporti, soprattutto tra i giovani, si ferma nelle primissime fasi, senza arrivare a definirsi come legami stabili. “Deleted Scenes” trova la sua collocazione proprio nella zona intermedia in cui molte relazioni oggi si muovono. Un territorio in cui le probabilità non diventano mai esperienza e che, proprio per questo, lascia una traccia più complessa di quanto appaia.

    Quello di Melone non è un album costruito sull’intimismo, ma un progetto che prende in prestito una categoria propria del mondo audiovisivo per leggere un fenomeno molto attuale. Le scene tagliate diventano un modo per osservare le relazioni che si arrestano prima di avere una direzione chiara e consentono all’artista di lavorare su questo terreno con una scrittura più solida e più definita, utilizzando l’idea di montaggio come cornice attraverso cui guardare ciò che rimane quando una storia non arriva alla sua versione definitiva.

    Il disco si apre come un archivio di momenti cancellati: frequentazioni che non hanno trovato la loro forma, messaggi rimasti senza risposta, capitoli che avrebbero potuto diventare altro se solo il tempo, il coraggio o una parola diversa avessero spostato l’asse della storia.

    Dentro questo archivio prende forma una sequenza di brani che, da prospettive diverse, tornano allo stesso punto d’origine.

    C’è l’istante in cui una relazione si spezza e la quotidianità perde orientamento (“Without Me”), il rimpianto che riemerge quando tutto è già svanito (“With Me”), la distanza resa come un’eclissi tra due corpi celesti (“The Sun and the Moon”), fino al peso delle parole che segnano un limite definitivo (“The Reason Why I’m Broken”). In altri momenti la grammatica del cinema diventa strutturale: la scena perfetta che vive solo nella mente (“My Perfect Movie Scene”), il dietro le quinte di quello che non è mai stato detto (“Deleted Scene”), la confessione di un sentimento che arriva troppo tardi (“Dear Lover”). E poi c’è lo spazio più intimo, quello del lutto, con “Hey Girl”, in cui l’assenza familiare continua a orientare la vita quotidiana; e la chiusura affidata a “A Million Stars”, che apre uno spiraglio senza forzare un esito consolatorio.

    «”Deleted Scenes” – dichiara l’artista -. Rappresenta quello che non ho vissuto fino in fondo. Le scene che avrei voluto vedere sullo schermo della mia vita, ma che non sono mai state girate davvero.»

    Il filo conduttore è la domanda che attraversa tutte le dieci tracce:

    Cosa resta delle persone che se ne vanno prima che la storia abbia una forma? E cosa resta di noi quando proviamo a mettere ordine tra le possibilità perdute?

    Il progetto alterna pop ballad intime e un linguaggio che guarda alla narrativa cinematografica più che alla retorica amorosa. Il montaggio diventa la chiave di lettura di un sentimento che si compone e scompone continuamente, lasciando fluire voci interiori, monologhi, tentativi di dialogo, frasi immaginate e altre che arrivano troppo tardi.

    “Deleted Scenes” porta nel pop una categoria tipica del linguaggio audiovisivo e la usa per leggere un comportamento molto contemporaneo: rapporti che si consumano prima di diventare storie. È in questa zona d’ombra, tra ciò che sarebbe potuto accadere e ciò che non ha avuto il tempo di accadere, che Melone struttura il suo lavoro più consapevole. Un album dove tutto avviene fuori dall’immagine principale: nelle parole che non arrivano, nei frammenti che continuano a incidere anche quando sembrano scomparsi. È in quella parte marginale — quella che di solito resta fuori campo e fuori copione — che Melone trova la sua scrittura più nitida.

    “Deleted Scenes” – Tracklist:

    1. Intro
    2. A Milion Stars
    3. Deleted Scenes
    4. The Reason Why I’m Broken
    5. With Me
    6. The Sun and The Moon
    7. Stay
    8. Hey Girl!
    9. My Perfect Movie Scene
    10. Dear Love
    11. Without Me

    “Deleted Scenes” – Track by Track:

    Intro. Un’apertura essenziale, quasi un varco: prepara l’ingresso nel mondo del disco, introducendo il tema centrale delle scene mancate e del non-detto.

    A Million Stars. Il vero e proprio inizio dell’album. Un brano che apre alla possibilità di ricominciare senza negare ciò che si è attraversato. Nitido, non consolatorio, quasi un nuovo inizio che non forza direzioni ma lascia respirare l’orizzonte.

    Deleted Scene. La title track, lo spazio simbolico in cui convergono tutte le storie dell’album. Il brano è un “dietro le quinte” sulle emozioni, tra ciò che si sarebbe potuto dire e ciò che non è mai stato pronunciato.

    The Reason Why I’m Broken. Il pezzo più duro dell’album, un atto d’accusa verso il peso delle parole e delle definizioni date con leggerezza. La struttura è tesa, frontale, quasi un fermo-immagine del cuore.

    With Me. Un brano che guarda al rimpianto con occhi meno ingenui. Qui Melone introduce il tema cardine dell’album: ciò che sarebbe potuto accadere se la storia avesse avuto una sola pagina in più.

    The Sun and the Moon. Distanza, idealizzazione, attrazione non corrisposta: il brano trasforma una metafora astronomica in un racconto sulla disparità di un sentimento che segna l’inizio di tante storie mai nate davvero.

    Stay. Una ballad che si muove tra il desiderio e il commiato, con immagini che sembrano provenire direttamente da un set cinematografico mai esistito.

    Hey Girl. Il capitolo più intimo del disco, un dialogo con un’assenza che non riguarda l’amore, ma il lutto. Una lettera che conserva la delicatezza delle storie familiari che continuano a parlarci anche quando non abbiamo più modo di rispondere.

    My Perfect Movie Scene. Qui entra in gioco la grammatica del cinema: la scena perfetta che vive solo nella mente di chi l’ha immaginata. Il brano è il manifesto del concept, tra illusioni narrative e sabotaggi interiori.

    Dear Love. Una confessione tardiva, una lettera che arriva dopo la fine. Il focus non è il rimpianto, ma il confronto con le proprie mancanze.

    Without Me. Il punto di fine e al tempo stesso di origine: l’istante in cui una relazione si frantuma e la quotidianità perde il suo suono. La canzone è un ritorno mentale agli attimi precedenti alla fine, con un linguaggio diretto che rende perfettamente l’impatto di un distacco improvviso.

  • “Qualcosa di più” è il nuovo singolo di Sebba

    Da venerdì 5 dicembre 2025 è in rotazione radiofonica “Qualcosa di più”, il nuovo singolo di SEBBA, già disponibile sulle piattaforme digitali dal 28 novembre.

    “Qualcosa di più” è un brano pop dalle atmosfere notturne, costruito su synth moderni e influenze anni ’80 che richiamano le sfumature più eleganti del pop internazionale. Il pezzo racconta l’istante in cui un semplice incontro fisico si trasforma in qualcosa di emotivo e inatteso, mescolando sensualità, tensione e vulnerabilità. La produzione è ricca ed intensa, con una scrittura diretta che mantiene la forte identità melodica del pop italiano.

     

    Spiega l’artista a proposito del brano: «Ho scritto “Qualcosa di più” partendo da una sensazione molto precisa: quel momento in cui un’attrazione nata per caso smette di essere solo fisica e comincia a cambiare davvero qualcosa dentro. Volevo raccontare un’emozione che cresce senza che te ne accorgi, tra luce rossa, synth e respiro corto. Questo brano per me rappresenta il lato più intimo e notturno del mio progetto: elegante, diretto e sincero».

     

    Nel videoclip di “Qualcosa di più”, il protagonista Sebba è ripreso mentre osserva la propria compagna addormentata. Da questa immagine iniziale si sviluppa un flusso di ricordi che rievoca la serata trascorsa insieme, raccontata attraverso una serie di scene che mettono in risalto la passione e l’intesa emotiva tra i due. Lo Stretto di Messina, presente in diversi momenti del video, diventa la cornice naturale della narrazione e contribuisce a definirne l’atmosfera visiva. La regia è affidata a Marzio Golino, videomaker che firma un lavoro curato nei dettagli: riprese in 4K, close-up utilizzati per sottolineare i passaggi chiave e whip pan che imprimono dinamismo alla struttura narrativa. L’uso di lens flare controllati conferisce al videoclip un mood distintivo e riconoscibile, arricchendone ulteriormente l’impatto estetico.

     

    Guarda il videoclip di “Qualcosa di più” su YouTube

    https://www.youtube.com/watch?v=VGr3fAxabCs

     

     

    Biografia

    Sebba (Sebastiano Paterniti) è un cantautore e produttore siciliano che lavora al suo progetto artistico da diversi anni, dopo aver iniziato suonando chitarra e tastiera e scrivendo le sue prime canzoni da autodidatta. Negli anni ha sviluppato un percorso che unisce scrittura, produzione e una forte cura estetica, creando un’identità musicale riconoscibile e personale. Le sue principali reference spaziano dal pop anni ’80 al pop contemporaneo internazionale: tra le influenze più forti ci sono The Weeknd, Depeche Mode, il cantautorato italiano, ma anche il nuovo pop italiano. Il risultato è un sound elegante, notturno, elettronico ma profondamente melodico, dove convivono sensualità, introspezione e tensione emotiva.

    Pur non avendo una formazione accademica, Sebba ha sviluppato le sue competenze attraverso lo studio autonomo di produzione, arrangiamento e scrittura, lavorando con strumenti digitali, sintetizzatori e software professionali. Tra le sue pubblicazioni più rappresentative rientrano brani come: “Vanità”, “Fidati di me”, “Cercami tu” e “Qualcosa di più”.

    Per la finalizzazione dei suoi progetti, Sebba si avvale del supporto di un piccolo team composto da collaboratori per il mix, curatori grafici e figure dedicate alla parte visiva ed estetica, lavorando però sempre in prima linea sulla fase creativa, compositiva e produttiva. Il suo target musicale comprende un pubblico tra i 16 e i 35 anni, prevalentemente femminile ma non esclusivamente, interessato al pop emotivo, alle atmosfere notturne e alle produzioni con un tocco internazionale.

    Con la sua musica Sebba punta a raccontare i contrasti dell’emotività moderna: desiderio, identità, vulnerabilità, la ricerca di qualcosa che superi l’apparenza. Le sue canzoni trasformano esperienze intime in immagini sonore eleganti e cinematografiche, sempre con un linguaggio diretto e accessibile.

    Il suo obiettivo professionale è affermarsi come una delle nuove voci del pop italiano dal respiro internazionale, portando un’estetica sonora riconoscibile e un forte impatto emotivo. Il traguardo che si pone è crescere gradualmente ma con costanza, consolidando il progetto nei prossimi 2–3 anni attraverso nuove uscite, contenuti strutturati e un’identità visuale coerente.

    “Qualcosa di più” è il nuovo singolo di Sebba disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre e in rotazione radiofonica da venerdì 5 dicembre.

     

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    MANAGEMENT ARTISTA

    Cristian Gallana gallanacristian.management@gmail.com

  • “Supernove” è il nuovo singolo di Rossella

    Dal 5 dicembre 2025 è in rotazione radiofonica “SUPERNOVE”, il nuovo singolo di ROSSELLA, disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre.

     

    SUPERNOVE” è un brano racconta la trasformazione luminosa che può nascere dalla fine di una storia.

    La canzone utilizza il collasso delle Supernove come potente metafora: proprio come queste stelle, che nel momento della loro esplosione raggiungono la massima brillantezza e continuano a risplendere a lungo, anche le relazioni terminate lasciano una scia emotiva duratura. In questo contesto, le stelle simboleggiano un amore che sopravvive nel ricordo e nella consapevolezza acquisita.

    Il testo affronta il tema dell’accettazione del dolore e della rinascita, rivelando quanto spesso accettiamo l’amore che crediamo di meritare e quanto il non detto possa essere devastante (“quello che mi resta / è un diluvio/ di parole che ho ingoiato / fino a perdere l’amore per me stessa”). “SUPERNOVE” attraversa la paura di essere dimenticati, il bisogno di restare in mezzo a ciò che fa male per comprenderlo e superarlo, e la consapevolezza che ricordare è il modo in cui le emozioni sopravvivono al tempo e alle distanze.

    Il brano, il primo scritto dalla cantautrice, conserva l’urgenza pura del suo esordio creativo e si sviluppa attraverso uno storytelling diviso in due parti. Nella prima, ROSSELLA racconta la propria vulnerabilità e la sua infanzia ribelle, descrivendo il coinvolgimento totale nell’amore. Nella seconda, l’artista analizza l’altra persona e la sua incapacità di sostenere il legame. Emerge l’illusione per cui ciò che non si vive racchiuda sempre più potenza di ciò che sperimentiamo realmente (“è la rosa che non cogli la più bella delle storie”) e la consapevolezza che “la vita non regala se non scegli di rischiare”.

    Prodotto da Davide Tagliapietra, “SUPERNOVE” è caratterizzato da un sound pop-rock melodico con atmosfere dark ed esplosive, dove la chitarra elettrica è protagonista. La struttura emotiva cresce da un inizio intimo fino a un ritornello potente, che rende musicalmente l’idea di rompersi per tornare a brillare, enfatizzata dalla voce graffiante e intensa di ROSSELLA.

    Commenta l’artista sul nuovo singolo: “‘SUPERNOVE’ è nata dalla necessità di distinguere il vero amore da ciò che ci ferisce. Ho pensato alle Supernove, alla loro esplosione di luce nel momento della fine, e l’ho trovato un simbolo fortissimo e molto poetico, perfettamente adatto a rappresentare quella trasformazione luminosa che può nascere dal buio. Questa canzone è stata per me una seduta di psicanalisi. Ho voluto raccontare due visioni, la mia e quella dell’altro, perché ho capito che spesso chi scappa non lo fa per mancanza di sentimenti, ma perché non riesce a reggere il proprio riflesso nello sguardo dell’altro. Per questo, se un amore non ti fa volere più bene a te stessa/te stesso, non è amore.  ‘SUPERNOVE’ è in assoluto il primo brano che ho scritto. Mi sorprende come in uno dei momenti più bui della mia vita si sia concretizzata la mia scrittura cantautorale, che in realtà esprime la mia parte più luminosa. È stato un onore lavorare con Davide Tagliapietra, uno dei produttori e chitarristi più forti del panorama musicale italiano. Grazie a questa collaborazione abbiamo sperimentato un sound che rispecchia la mia identità artistica, coniugando le chitarre elettriche all’apertura melodica tipica dei miei brani. Mi emoziona pensare che nel mio pezzo abbiano suonato musicisti che stimo tantissimo, come Davide Tagliapietra (chitarre e basso), Wil Medini (pianoforte e tastiere) e Ivano Zanotti (batteria). L’assolo di chitarra elettrica e il mandolino sullo special mi fanno impazzire!”

     

     

    Il videoclip di “Supernove” con la regia di Marcella Huber, traduce in immagini l’alternanza tra buio e luminosità che attraversa tutto il brano. Grazie alla scelta di girare in bianco e nero e a un linguaggio visivo simbolico e cinematografico, le scene raccontano ciò che resta dopo una perdita e il momento esatto in cui si sceglie di lasciare andare e accettare ciò che è stato. Il videoclip alterna momenti di playback al racconto di una storia di presa di coscienza e rinascita dopo essere passati attraverso il dolore. L’acqua è metafora delle emozioni, dentro le quali risulta necessario immergersi totalmente per poi riemergere rinnovati e finalmente in grado di lasciar scivolare via il passato.

    Guarda il videoclip:  https://www.youtube.com/watch?v=ifdZoLEd8Aw

    Biografia

    Rossella Perticone, in arte ROSSELLA, è una cantautrice classe 1996 originaria della Ciociaria. Immersa nel verde e nelle acque di Fiuggi, ha coltivato fin da giovane la passione per la musica, studiando canto e pianoforte e maturando esperienze sui palchi cittadini, nel teatro e nel pianobar. L’esigenza di comunicare sé stessa l’ha spinta a dedicarsi alla scrittura di canzoni sin dall’adolescenza.

    Dopo aver intrapreso gli studi universitari a Roma, ROSSELLA si è dedicata completamente al percorso musicale e attoriale. Le sue composizioni esplorano temi profondi come i rapporti umani, la crescita personale, la scommessa su sé stessi e l’importanza di seguire i propri sogni. Le sue influenze spaziano da Gianna Nannini e Lady Gaga fino a Lucio Dalla e Roberto Vecchioni, convergendo in un sound pop-rock melodico, sostenuto da una voce al contempo emotiva, vulnerabile e grintosa. Il suo pubblico di riferimento è chi cerca conforto, ispirazione e forza nelle storie raccontate dalla musica italiana.

    Il suo progetto discografico è iniziato il 28 marzo 2025 con l’uscita del primo singolo, “SEMPRE”. Successivamente ha pubblicato “MELA A META’” (20 giugno) e “FILO ROSSO”, quest’ultimo vincitore del premio nazionale Cesare Filangieri e presentato in anteprima su SkyTG24. Questi brani anticipano l’album d’esordio previsto per il 2026.

    ROSSELLA si è esibita all’Auditorium Parco della Musica (Sala Petrassi), ha partecipato a trasmissioni come “Sogni di gloria” su Rai Radio 2 e alla finalissima del contest “Un talento x il successo”. Nell’ultimo anno, è stata ospite di format come “Music leaks” di Michele Monina, della trasmissione “L’ora solare” su Tv 2000, ed è stata selezionata come ospite per il TEDxFrosinone, dove ha condiviso la sua storia e la sua musica.

    La Label dell’artista è FDAM, con distribuzione a cura di Altafonte Italia. Il management è gestito da Fabio Dell’Aversana e Francesco Marchese, mentre la comunicazione è affidata a Clarissa D’Avena di Red&Blue Music Relations.

    Il suo obiettivo principale è vivere di musica e creare una profonda condivisione con il suo pubblico, mantenendo un patto di autenticità: “Spero che le persone, ascoltandomi, ascoltino sé stesse, i propri sogni, e trovino la forza di crederci”.

    “SUPERNOVE” è il nuovo singolo di ROSSELLA, disponibile in streaming su tutte le piattaforme digitali dal 28 novembre 2025 e in rotazione radiofonica dal 5 dicembre. Il videoclip sarà disponibile, sempre dal 5 dicembre, sul canale VEVO ufficiale dell’artista.

     

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  • “I’ll Give to You The Best of Me” è il nuovo singolo firmato Gio’s Project 2.0

    Una potente celebrazione dell’anima, della dedizione e della musica che unisce: è questo lo spirito di “I’ll Give to You The Best of Me”, il nuovo singolo firmato Gio’s Project 2.0, disponibile dal 27 novembre su tutte le piattaforme digitali.

    Con questo brano, Giovanni Zucchi torna a sorprendere con una produzione dal respiro internazionale, che miscela profondità gospel, sensibilità soul e una straordinaria ricchezza musicale. Un viaggio emotivo che mette al centro il dono di sé, l’autenticità e la forza universale della musica condivisa.

    Un cast artistico internazionale di grande prestigio

    “I’ll Give to You The Best of Me” vanta la partecipazione di straordinari musicisti e vocalist provenienti da diversi angoli del mondo, vere eccellenze nei rispettivi ambiti.

    • Angie Brown – Lead and backing vocals, vocal arrangements
      Una delle voci soul e house più iconiche del Regno Unito, firma qui un’interpretazione vibrante e carica di intensità spirituale, oltre agli arrangiamenti vocali del brano.
    • Sharay Reed – Bass
      Bassista di livello mondiale, noto per le collaborazioni con artisti del calibro di Chaka Khan, Kirk Franklin e Aretha Franklin. Il suo groove conferisce al brano una base solida, calda e profondamente soul.
    • Ricky Quagliato – Drums
      Batterista italiano di grande versatilità, offre una performance energica e raffinata, perfetta per la dinamica gospel del singolo.
    • Andrea Pollione – Acoustic Piano
      Pianista elegante e sensibile, dona al brano un tocco armonico che ne esalta l’emotività.
    • Carlo Maria Micheli – Sax
      Il suo sax aggiunge un colore unico, caldo e incisivo, contribuendo a creare un’atmosfera avvolgente e spirituale.
    • Giovanni Zucchi – Hammond
      L’inconfondibile timbro dell’Hammond arricchisce il pezzo con un carattere autenticamente gospel, profondo e vibrante.

    Un brano che unisce culture, talenti e spiritualità

    “I’ll Give to You The Best of Me” non è solo una canzone: è un messaggio. Una dichiarazione d’intenti che parla di donare il meglio di sé agli altri, alla vita e alla musica.
    La fusione tra artisti italiani e internazionali dà vita a una produzione che trascende confini e generi, rendendo il singolo un’esperienza collettiva di energia, armonia e fede.

    Disponibilità

    Il singolo sarà disponibile in streaming e download su tutte le piattaforme digitali a partire dal 27 novembre 2025

    Con oltre trent’anni di esperienza nel mondo della musica e dell’audio professionale, Giovanni Zucchi, è un musicista, compositore, arrangiatore, produttore e tecnico del suono tra i più completi e versatili del panorama italiano. Nel corso della sua carriera ha collaborato con alcuni tra i più grandi nomi della musica italiana e internazionale, tra cui Eros Ramazzotti, Ornella Vanoni ed Ivan Graziani, contribuendo a progetti di grande rilievo artistico e tecnico.

    Nel 1983 fonda Project Lead, azienda pioniera nella produzione di workstation audio e video professionali, utilizzate da artisti nei loro tour come Beyoncé, Rihanna, Vasco Rossi e per gli ultimi 13 Festival di Sanremo, MSC Crociere, Teatro la Fenice di Venezia. Project Lead è riconosciuta come una delle realtà leader del settore. 

    Nel 2016 da vita al Gio’s Project, un progetto musicale presentato al Festival di Cannes interamente scritto e prodotto da lui, che ha riscosso particolare successo negli Stati Uniti, Canada, in Giappone e in Corea. Dopo il successo del debutto, è attesa l’uscita del suo nuovo lavoro discografico, Gio & Angie and Friends”, anticipato dai singoli My Heart Will Wait”, Synergy” e “I’ll Give to You the Best of Me”. Il disco vede la partecipazione di un cast di artisti internazionali d’eccezione, tra cui musicisti di livello internazionale come Chris Coleman (Prince etc etc), Mark Lettieri (Snarky Puppy, The Fearless Flyers), Sharay Reed (Aretha Franklin, Chaka Khan, Patti LaBelle e Angie Brown (corista per Michael Bolton, Sting, Mariah Carey) e rappresenta la sintesi perfetta tra ricerca sonora, groove e sperimentazione elettronica. La formazione in occasione dell’uscita del secondo disco si chiamerà Gio’s Project 2.0.

    Durante la pandemia, Zucchi ha colto l’occasione per dare nuova forma alla sua attività, investendo nella realizzazione di uno studio di registrazione ad alta tecnologia e ampliando i servizi di mix e mastering da remoto. Parallelamente ha avviato corsi online certificati Steinberg, rivolti sia a professionisti che ad aspiranti tecnici del suono, consolidando il suo ruolo nella formazione musicale.

    Guidato da una visione che intreccia innovazione tecnologica, sensibilità artistica e attenzione per i giovani talenti, Giovanni Zucchi continua a essere un punto di riferimento per chi vede nella musica un linguaggio da coltivare, una professione da costruire e un futuro da immaginare.

  • Max Ionata Special Edition – Tivoli

    Da venerdì 12 dicembre 2025, disponibile questo nuovo disco in digitale e in formato fisico. Mentre da giovedì 11 dicembre a domenica 14, Roma, Atessa, Bari e Verona saranno le tappe del tour di presentazione
    Consegnato alle stampe dalla prestigiosa etichetta danese Mingus Records, disponibile su tutte le piattaforme digitali e in copia fisica da venerdì 12 dicembre, Tivoli è il nuovo capitolo discografico firmato Max Ionata Special Edition, brillante quartetto costituito da Max Ionata (sax tenore), Martin Sjöstedt(pianoforte), Jesper Bodilsen (contrabbasso) e Martin Maretti Andersen (batteria), formazione che sarà impegnata in tour, a dicembre, per presentare l’album dal vivo: l’11all’Alexanderplatz Jazz Club (Roma), il 12 al Teatro Comunale (Atessa – provincia di Chieti), il 13 al Teatro Forma (Bari) e per concludere, il 14, al Teatro Ristori (Verona). Tutti i concerti inizieranno alle 21:00.
    Il disco, il cui leader Max Ionata è uno fra i sassofonisti jazz italiani più rappresentativi degli ultimi vent’anni, vede la presenza di tre punte di diamante del jazz scandinavo come Martin Sjöstedt, Jesper Bodilsen e Martin Maretti Andersen. Un CD formato da otto brani: tre originali frutto della rigogliosità compositiva di Ionata (Tivoli, Naru’s Waltz e Mr. GT), Det Iysner scaturito dalla creatività di Bodilsen, mentre Canción para Sara (Sergio Ruben Aranda), Consolation (Kenny Wheeler), Everything I Love (Cole Porter) e When We Were One (Johnny Griffin) completano la tracklist.
    “Tivoli” è un lavoro profondamente rispettoso della tradizione jazzistica, ma al tempo stesso improntato su un sapido mélange che unisce la toccante sensibilità melodica, armonica e l’alto senso estetico dai tratti poetici, tipico della scena jazz scandinava, all’estro e al fervore espressivo che contraddistingue i grandi jazzisti italiani come l’autore del progetto. Il tutto impreziosito da un sound avvolgente, che emana calore umano.
    Max Ionata descrive così la genesi e le peculiarità di questa sua nuova creatura: «Tivoliè nato come una fotografia sonora di un periodo particolarmente intenso della mia vita. In Scandinavia ho trovato una luce diversa, un respiro nuovo, e ho sentito il bisogno di trasformare quelle sensazioni in musica. Il disco mette in dialogo ciò che per me è casa: la tradizione jazzistica di brani come Everything I Love di Cole Porter con la dimensione più lirica e sospesa di Kenny Wheeler, che da sempre ispira il mio modo di raccontare le emozioni attraverso il sax. Questo viaggio musicale arriva fino all’Argentina con Canción para Sara di Sergio Ruben Aranda, un brano dalla grande dolcezza che mi ha toccato profondamente. L’incontro con i musicisti scandinavi (Martin Sjöstedt, Jesper Bodilsen e Martin Maretti Andersen, ndr) ha aggiunto una trasparenza e una profondità nuove al mio suono. Tivoli è tutto questo: un cammino fatto di colori, memorie e scoperte, che ora prende forma in un album che desidero condividere con chi vorrà ascoltarlo».

    Max Ionata BIOGRAFIA

  • “Cuore Dentro” è il nuovo singolo di Alberto Conti

    Dal 5 dicembre 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica “Cuore dentro”, il nuovo singolo di Alberto Conti.

    Cuore Dentro” è un brano emotivo che racconta il momento fragile in cui una relazione si spezza, ma il cuore non riesce ancora a rassegnarsi.

    Il testo vive di contrasti: il desiderio di capire fin dove ci si sta spingendo (es. “pagherei un jet per comprendere se oltre il mare ghiaccio e cemento sto precipitando”) e la paura di affrontare il distacco: “toglimi di dosso tutta la paura che c’è”.

    Il tempo scorre veloce, la via d’uscita non si vede, e due persone non saranno più insieme “nella tua città”. Eppure rimane la volontà di fare ordine, legando i ricordi e il tormento che hanno segnato quella storia.

    Commenta l’artista sul nuovo brano: “Cuore Dentro è un brano emotivo che racconta i tormenti di una relazione che finisce. Nasce dall’idea di voler esprimere anche questo mio lato più introspettivo.”

    Il videoclip di “Cuore Dentro” vede Alberto Conti immerso in un bosco e circondato dai ricordi, che sono rappresentati dalle foto che lo circondano. È un insieme di immagini che vogliono proiettare l’ascoltatore dentro il tormento che caratterizza il brano.

    Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=NZefX3B-pIc

    Biografia

    Alberto Conti, nato a Modena il 15 agosto 2003, è un cantautore e chitarrista che combina una formazione classica con influenze contemporanee. Inizia a suonare la chitarra all’età di otto anni e prosegue gli studi al Liceo Musicale di Modena, diplomandosi in Chitarra Classica, e successivamente si laurea in Chitarra Jazz al Conservatorio di Parma.

    Nel 2022, partecipa a Italia’s Got Talent, dove si fa conoscere per la qualità della sua esibizione, ricevendo un’accoglienza entusiasta dai giudici. Nel 2025, inizia il suo percorso discografico in collaborazione con il produttore Alex Bagnoli, con cui ha realizzato i brani del suo primo disco, un progetto che unisce ricerca sonora e autenticità espressiva. Marco Baroni contribuisce come coautore dei testi, arricchendo ogni canzone di sfumature e profondità narrativa.

    Il suo primo singolo, “Sogni in Svendita”, è un’anticipazione del suo album di debutto atteso per i primi mesi del 2026. Il progetto si distingue per originalità e freschezza, proponendo un linguaggio musicale personale e distante dalle mode dominanti nel panorama italiano. Alberto Conti cita John Mayer, Sam Fender e Jacob Collier come suoi artisti di riferimento.

    Con la sua musica, Alberto desidera raccontare la vita di tutti i giorni e le esperienze dei suoi coetanei, cercando di costruire una carriera musicale incentrata sulla chitarra e sulla voce, strumenti che desidera mantenere al centro del suo percorso artistico. Dal vivo, Alberto trova la sua dimensione più naturale, dove chitarra e voce diventano strumenti diretti per raccontare la sua musica con semplicità e autenticità.

    A novembre 2025 pubblica il brano “Sogni in svendita”.

    “Cuore Dentro” è il nuovo singolo di Alberto Conti disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 5 dicembre 2025.

     

     

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  • “Blu” è il nuovo singolo di Alice Blasi

    Da venerdì 5 dicembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “BLU” (TRP Vibes / Track Records Productions) il nuovo singolo di ALICE BLASI già disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre.

    “Blu” è un brano leggero e luminoso, nato per trasmettere un messaggio universale di amore verso ciò che ci circonda e verso la vita stessa. Il pezzo racconta quei momenti in cui ci si sente sopraffatti da voci e sguardi pronti a giudicare, ricordando che, anche quando tutto sembra buio, esiste sempre la possibilità di ridipingere il mondo con i propri colori: «E se poi il mondo è buio, dipingilo tu». La canzone invita a riscoprire la luce che ciascuno porta dentro di sé, anche quando il nero sembra dominare ogni prospettiva. La vita, in “Blu”, assume i tratti di un gioco: il tempo scorre in fretta e vola via, ma proprio per questo è importante non limitarsi a guardare da spettatori. Bisogna restare in gioco, con gli occhi aperti e lo sguardo rivolto dritto al cielo.

    Spiega l’artista a proposito del brano: «Era notte e una melodia continuava a girarmi in testa. Alla fine, presi in mano una chitarra un po’ scordata e iniziai a canticchiare ciò che oggi sarebbe diventata “Blu”. Fu il primo brano che scrissi, la prima volta in cui ogni mio pensiero trovava spazio tra le note di quella melodia. Da allora ho capito la vera bellezza della musica: un luogo in cui ognuno può trovare il proprio posto.

    La musica non esclude, non divide; accoglie ogni sfumatura, ogni colore. E spero che, tra queste sfumature, possiate ritrovarvi anche voi e che i colori di “Blu” diventino, almeno un po’, anche i vostri».

    Ascolta ora il singolo “BLU”: https://found.ee/8LMnJi

     

     

    Il videoclip di “Blu”, diretto da Gianluca Scalia e prodotto da Kemedia, amplifica il significato del brano attraverso una fotografia che esalta il colore che dà il titolo alla canzone. Il lavoro visivo del regista si distingue per un linguaggio cinematografico contemporaneo, capace di valorizzare la presenza scenica dell’artista e di trasportarla in un contesto emozionale sospeso tra realtà e immaginazione.

     

    Guarda il videoclip di “BLU” su YouTube

    https://www.youtube.com/watch?v=Vu_FpqjIUHE

     

     

     

    Biografia

    Alice Blasi, 18 anni, è una giovane cantautrice indie-rock, che ha recentemente conseguito il diploma al liceo classico.  Fin da giovanissima mostra interesse per la musica, un’arte che diventa ben presto una componente fondamentale della sua vita.

    Il suo approccio musicale inizia con lo studio della chitarra, strumento che continua a coltivare con dedizione guidata dal maestro Edoardo Musumeci.

    Ha intrapreso anche un percorso vocale con la vocal coach Lilla Costarelli, che le permette di sviluppare le sue potenzialità come interprete

    Un nuovo e significativo passo avanti arriva con l’incontro artistico e umano di Riccardo Samperi, che accompagna Alice nella crescita del suo stile personale e nell’affermazione della sua identità artistica. Grazie a questa collaborazione Alice realizza i suoi primi singoli “Non so più di te” e “Ognuno per le Sue” per l’etichetta TRP vibes.

    “Blu” è il nuovo singolo di Alice Blasi disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 novembre 2025 e in rotazione radiofonica da venerdì 5 dicembre.

     

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  • La musica come spazio delle cose irrisolte: il nuovo singolo di DannyZ e Lortex

    Ci sono collaborazioni che seguono percorsi prevedibili: il confronto dei numeri, l’incastro delle fanbase, la lettura dei dati. E poi ce ne sono altre che si accendono senza interessi o strategie, in uno spazio laterale del music biz, in un DM che cambia la direzione di un pezzo. “Ti cerco ancora” nasce così: DannyZ invia una demo; Lortex risponde con una strofa già chiusa. Sessanta minuti. Nessun aggiustamento. Il brano è completo.

    Una traccia realizzata fuori dai tavoli decisionali, dalle previsioni di resa e dai piani di impatto. Solo un ascolto e la sintonia tra chi riconosce un linguaggio affine. Oggi che i featuring vengono spesso letti come somma di pubblici, con tanti dibattiti sull’effetto moltiplicatore delle platee e sull’idea di operazione algoritmica, “Ti cerco ancora” si fonda su un riflesso immediato, istintivo, che precede la progettualità e riporta al senso originario delle collaborazioni musicali.

    Il brano trova la propria dimensione nell’attuale cartografia della mancanza, quella che non coincide quasi mai con un addio definitivo, ma con le zone intermedie, dove niente si interrompe davvero e niente riparte – «Ti cerco ancora, ti cerco ancora, nei messaggi che non mando». Una frase che descrive perfettamente come funzionano le relazioni oggi. Non si archivia, non si cancella: si resta in bilico. Il ritratto di una generazione che conserva tutto: chat, foto, contatti. Che lascia sempre uno spiraglio aperto, anche quando sarebbe il momento di chiudere.

    La chiave del brano è proprio nel non detto che pesa più delle parole, nei WApp mai inviati, nella ritualità di una ricerca che non passa attraverso i fatti, ma resta intrisa nelle pieghe di un’abitudine che continua a bussare e farci sentire a casa.

    Nelle ricerche più recenti sulla comunicazione privata emerge un comportamento ricorrente: molte interazioni interrotte non vengono cancellate, ma restano in forma di chat riaperte, note vocali eliminate prima di premere il tasto Invia, bozze che si accumulano senza mai diventare messaggi spediti. È un archivio informale, fatto di tentativi trattenuti, che ormai accompagna buona parte delle relazioni digitali. “Ti cerco ancora” si colloca proprio lì, in quelle conversazioni che non si ha il coraggio di chiudere o di riaprire del tutto.

    «“Ti cerco ancora” – racconta DannyZ – è nata in un momento in cui sentivo l’urgenza di mettere ordine nei pensieri. Parla di chi rimane anche quando tutto sembra concluso. Quando ho fatto ascoltare la demo a Lortex, ho capito che avrebbe colto subito il senso che avevo in testa: la sua strofa ha completato esattamente ciò che non riuscivo a dire da solo.»

    «Dopo un’ora avevo già scritto la mia parte – prosegue Lortex -. È arrivata nel momento esatto in cui serviva, come se il brano mi avesse chiesto di entrare. Sono felice che la mia scrittura si sia armonizzata con quella di DannyZ e con l’atmosfera del pezzo.»

    Il valore di questa release risiede nella sua capacità di fotografare un tratto specifico del nostro tempo, quello della consuetudine digitale che lascia spiragli aperti ovunque.

    Con Lortex — nome che negli ultimi anni ha consolidato un posto stabile nella nuova scena urban-pop — Dannyz trova un incastro naturale, che non richiede adattamenti artistici o compromessi sonori. La loro combinazione si percepisce nella fluidità dei versi, nella velocità della scrittura, nella spontaneità con cui i due timbri si avvicendano.

    “Ti cerco ancora” è un brano nato senza l’intenzione di diventare un duetto, ma è proprio questa origine a renderlo così coerente. È un incontro che trova da solo la propria forma, nella naturale continuità tra due scritture che, per una volta, non hanno avuto bisogno di essere allineate per funzionare.

  • «Ne farò a meno»: la promessa più difficile da mantenere nelle relazioni tossiche. LUVI e “Veleno”

    Il vero ricatto del presente è la conoscenza. Abbiamo la grammatica esatta per definire ogni male – relazione tossica, dipendenza affettiva, gaslighting, ghosting – ma se sapere non salva, si trasforma in una condizione di condanna a rimanere. L’individuo dispone della diagnosi perfetta, ma vi è un’ostinata permanenza nel danno, una zona franca dove la ragione è vigile, allertata, ma la volontà si nega all’atto finale.

    In questa paralisi del sé, dove il vocabolario psicologico non basta a sciogliere il nodo, nasce “Veleno“, il nuovo brano di LUVI per Troppo Records. L’artista milanese, classe 2003, forte di una preparazione tecnica che le è valsa il secondo posto al Premio Mia Martini e la semifinale a Una Voce per San Marino, compie un’analisi sul fallimento dell’azione, sulla complicità con il danno che ci rende simultaneamente consapevoli e immobili dentro ciò che ci logora.

    In “Veleno”, il legame descritto è individuato come dannoso, ma il richiamo a esso resta irresistibile. Un ossimoro che si allontana dal lamento per tradursi in una moderna disamina musicale su un fenomeno sempre più discusso e vissuto dalla generazione Z, quello dei confini liquidi e delle decisioni affettive auto-sabotanti.

    I dati sul benessere giovanile, infatti, disegnano uno scenario di forte contraddizione. Sebbene un giovane su due abbia avuto esperienze affettive oppressive (Indagine del Consiglio Nazionale Giovani e dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, 2024), la vera distonia è nel riconoscimento. La generazione più informata sulle dinamiche relazionali dichiara che molti dei rapporti attuali generano ansia, ma solo il 15% degli intervistati lo ammette nel proprio legame. Si è capaci di definire il confine altrui, ma si è disarmati di fronte alla propria esperienza.

    Non si tratta di un’emergenza marginale, ma di un fenomeno strutturale che attraversa le nuove generazioni. Una logica del trattenersi che si ripete in silenzio, molto prima che diventi allarme. Perché le relazioni tossiche non sono solo quelle con violenza evidente: sono anche quelle in cui si rimane per abitudine, per paura della solitudine, per l’illusione che l’altro possa cambiare. Quelle in cui si annega consapevolmente, in un veleno che si continua a bere.

    «Ho scritto “Veleno” perché sentivo il bisogno di dare un nome a quella sensazione che ti pervade quando sai che una persona ti sta facendo del male, ma non riesci a staccarti – afferma LUVI -. Non è una questione di debolezza, è dipendenza mascherata da amore. Scrivere questo brano è stato un modo per guardare quella parte di me in faccia e capire che conoscere rischi e possibili conseguenze non basta. Serve il coraggio di agire. E per trovarlo, a volte devi toccare il fondo.»

    La voce dell’artista resta calma, quasi rassegnata, mentre descrive un rapporto cresciuto insieme a lei ma ormai diventato una gabbia. Non traspare alcun sentore di rabbia o vendetta; solo la constatazione di un male che «non passa», che si è infiltrato nel sistema, come un virus identificato ma ancora attivo.

    Non è la storia di una vittima, ma di chi, pur riconoscendo la tossicità come un veleno, continua a eleggerla a sostanza vitale.

    Il brano porta con sé il rumore sordo della disillusione, di un legame che corrode l’identità pur essendone parte integrante. Per LUVI, il veleno non è solo l’altro, ma l’alterego che accetta e desidera quel dolore:

    «Ma sei veleno in cui ci annego. Tu il mio alter ego, ne farò a meno»

    La figura dell’alter ego è l’ammissione di una personalità interamente plasmata dal rapporto, la proiezione di chi si è diventati dentro quella relazione. Una versione di sé che non si riconosce più, ma in cui si resta intrappolati. E quel «ne farò a meno» è un proposito, una fede ancora da conquistare. Il tentativo di convincersi che sia possibile uscirne.

    Ma è nel cambio di lingua, dall’italiano all’inglese, che troviamo un netto passaggio dalla rassegnazione all’affermazione, dalla dipendenza all’autodeterminazione:

    «And I try to get over you, now is came the bad bitch who was made by you»
    («E provo a lasciarti andare, ora è arrivata la bad bitch che sei stato tu a generare»)

    Questa frase è un affrancamento dialettico, la messa a fuoco di un dolore che non annienta ma modella. La nuova, più forte versione della protagonista – la “bad bitch” – non è nata nonostante la relazione, ma è stata forgiata proprio dall’esperienza nociva. La sofferenza, anziché distruggere, ha involontariamente innescato il distacco e la riappropriazione di sé. La “cattiva ragazza” non è vendicativa, ma resiliente, tenace, creata dalle ceneri della relazione. Per l’artista, questa è la vera forma di giustizia personale: non la vendetta, ma riprendersi e ricominciare da sé stessi.

    Perché nonostante l’affanno e il tormento, l’uscita da questo circolo vizioso è la genesi di una nuova forza.

    «Il “veleno” non è solo la storia o l’altra persona, ma la parte di noi che accetta il male. Scrivere questa canzone è stato l’inizio di una chiarezza che non pensavo di poter raggiungere. Il processo è stato doloroso, ma mi ha forgiata.»

    LUVI ha scelto di camminare su quel territorio instabile dove la fine è già scritta ma il corpo ancora non riesce a voltare pagina. Il bilinguismo – l’italiano per i ricordi, l’inglese per la presa di coscienza –serve a segnare il passaggio da un prima a un dopo, dalla rassegnazione alla riconquista di sé.

    Con “Veleno”, la cantautrice milanese ci offre una chiave di lettura per le contraddizioni etiche e affettive che definiscono l’età adulta in costruzione, dove spesso la coscienza è già chiara, ma l’azione di salvezza è in ritardo. Perché sapere serve, ma non basta. A volte, bisogna smettere di aspettare che il veleno faccia effetto, e decidere di guarire.