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  • “Silenzio Assenzio” di Lara Serrano: la voce che nasce da ciò che non si dice

    Ci sono rapporti che ci svuotano mentre ci fanno sentire pieni. Sono quelli che restano addosso e si imprimono sottopelle anche quando finiscono; quelli che tornano nei pensieri, negli hotel, nelle città che li hanno visti nascere. È da lì che ha preso forma “Silenzio Assenzio”, il nuovo singolo di Lara Serrano, che dopo l’EP “Parole Sciolte”, pubblicato in primavera, sceglie di non ripartire, ma proseguire. Proseguire da quelle storie che non vanno dimenticate, ma guardate in faccia, finché non si capisce che lasciarle andare non è una sconfitta. È amor proprio.

    Con questo progetto, la cantautrice genovese classe 1998 intercetta un tema che la sociologia definisce “relazioni liquide”: legami che non si interrompono in maniera netta, ma si lasciano evaporare. È la stessa condizione descritta da Zygmunt Bauman, che parla di “società liquida”, dove i rapporti diventano precari come gli oggetti di uso comune, rispecchiando la logica del consumismo e un crescente desiderio di libertà individuale a scapito dell’impegno e della stabilità.

    In Italia, secondo i più recenti dati di Censis e Istat (2024), oltre la metà dei giovani adulti dichiara di aver interrotto una relazione senza un vero confronto: allontanamenti progressivi, silenzi che si dilatano fino a diventare assenza.  “Silenzio Assenzio” nasce dentro questo vuoto, causato dalle parole che non arrivano, ma mette a fuoco la capacità — e la necessità — di scegliere il silenzio non come via di fuga, ma come modo per proteggersi, come spazio di dignità.

    Le prime righe del brano introducono una trama fatta di contraddizioni, tra ciò che indugia e ciò che spinge ad andare oltre. Fino ad un verso ben preciso: «Mi devi un tramonto a Roma, alla terrazza del Pincio a cantare a squarciagola». Roma diventa così una metafora mai consumata, e il tramonto che “mi devi”, una promessa mancata, una scena mai vissuta che si trascina come un debito lasciato in sospeso con sé stessi. Lara Serrano sceglie la Città Eterna come sfondo di un amore che non ha saputo esserlo, trasformandola in un non-luogo del sentimento.

    La scrittura della cantautrice ligure si regge su un equilibrio prezioso: fedele alla sua cifra stilistica, già riconoscibile nei precedenti progetti, ogni parola è concreta, ma non rinuncia alla suggestione. Così, nel ritornello, prende forma la frase che dà il titolo al brano: «Ti lascio in un silenzio denso, in un silenzio assenzio». Qui si gioca la chiave del singolo: il silenzio come condizione scelta, non subita, e l’assenzio come immagine di ciò che brucia, stordisce, ma non si dimentica. Una doppia lettura che rende la canzone un brindisi amaro a ciò che è stato.

    Il riferimento all’assenzio richiama anche una lunga tradizione letteraria, da Baudelaire a Verlaine, in cui questa sostanza era simbolo di alterazione e lucidità al tempo stesso: qualcosa che ferisce ma che apre la coscienza. Lara Serrano ne fa una rilettura contemporanea, mettendo in scena l’idea di una relazione che si chiude senza gesti eclatanti, ma con un sorso amaro, con la chiarezza che resta quando il sipario cala e le luci si spengono.

    Lara spiega così il significato del brano:

    «Alcuni silenzi parlano più di mille parole. Questa canzone è un viaggio dentro quelle assenze che sanno di vertigine, come un sorso di assenzio: bruciano, stordiscono, ma non si dimenticano. È una dedica al confine fragile e sottile tra ciò che rimane e ciò che non c’è più. Nasce dall’amor proprio e dalla consapevolezza che alcuni rapporti, a volte, vanno chiusi anche contro la volontà delle persone coinvolte.»

    Oggi, in un contesto – musicale e non – che tende ad amplificare l’enfasi delle emozioni spingendole al massimo del volume, Lara Serrano sceglie la via più difficile: ridurre, togliere, restituire alla sottrazione il suo valore. “Silenzio Assenzio” è un brano che non si aggrappa alle certezze, ma testimonia un passaggio: quello in cui il silenzio diventa più eloquente di qualsiasi spiegazione.

    Quando chi parla sembra voler sovrastare per vincere sull’altro, Lara Serrano sceglie una pausa per ascoltarsi come forma di libertà. Non per sparire: per lasciare andare e restare intera.

    “Silenzio Assenzio” non è una canzone sull’amore. È una canzone sulla scelta di non spiegare. Di non rincorrere. Di non chiedere nulla.

  • Lara Serrano e la parola che salva: “Parole Sciolte”, il suo primo album

    C’è una generazione che per ritrovare se stessa ha iniziato a cantare a bassa voce. Lara Serrano lo fa da anni, e oggi quella voce si raccoglie in “Parole Sciolte”, l’album d’esordio della cantautrice genovese classe 1998. Dopo una serie di brani pubblicati, tra cui “Follia” e “Tra il dejavu e l’amnesia”, Lara torna con un progetto che conferma la direzione della sua scrittura consapevole, e la capacità di dare un senso a ciò che spesso resta sullo sfondo senza indulgere nella retorica, raccontando ciò che solitamente si tace, con un linguaggio che non cerca protezione né alibi.

    Concepito come un lungo dialogo – a tratti clinico, a tratti lirico – tra sé e la propria memoria, “Parole Sciolte” è insieme cronaca e testimonianza sincera di chi ha imparato a sopravvivere ai giorni storti scrivendo tutto quello che non riusciva a dire. Tra versi che sembrano appunti terapeutici e immagini che somigliano a fotogrammi sfocati ma essenziali, necessari per capire dove si è passati, l’album si snoda tra dolorose evidenze e piccole rivoluzioni quotidiane, tenendo sempre al centro la parola come atto liberatorio.

    «Ho iniziato a scrivere perché non riuscivo a parlarmi. O almeno, non in modo diretto – spiega l’artista -. Questo disco nasce dalla necessità di restare viva anche quando tutto il resto cadeva. È il mio modo per mettere in fila i “Fra(m)”menti, citando un brano del disco -, per cercare connessioni anche dove sembrano impossibili.»

    Otto tracce, nessun riempitivo. “Parole Sciolte” è un disco compatto, coerente, curato fin nei minimi dettagli. Un progetto che si ascolta come un flusso di coscienza, disordinato solo in apparenza, perché ogni strofa rappresenta una svolta narrativa.

    Nel brano d’apertura, “Intro”, Lara si affida a una domanda che incornicia e attraversa tutto il progetto: «Mi posso fidare della versione delle tre delle persone o no?». Una frase che resta addosso, come uno di quei pensieri che tornano nei momenti in cui il silenzio fa più rumore. Ed è proprio lì che prende forma l’album: in quel punto sospeso tra chi eravamo e chi stiamo ancora cercando di diventare. È uno sguardo consapevole, forse stanco, a tratti inquieto, ma sempre vivo. È lo sguardo di chi scrive per non perdersi. Non è arrendevole. Non è amaro. Non è cinico. È uno sguardo che prova a fare ordine, senza fingere che sia tutto a posto.

    Nella title track “Parole Sciolte”, quello stesso sguardo si traduce in immagini che non hanno bisogno di spiegazioni: «Siamo il quadro più bello ma senza cornice, quasi quasi mollo tutto e poi divento felice». È un modo per dichiarare che, a volte, mollare non significa arrendersi, ma scegliersi.

    In “Iride”, l’amore viene raccontato come ciò che resta «quando i sogni d’odio sono in bianco e nero», mentre “Nuvole e Paranoia”, che è forse la traccia più cinematografica del concept, il linguaggio si muove tra citazioni figurative e registri diversi, accostando Hayez e Goya, che convivono nella stessa strofa, con una naturalezza spiazzante. «Sto come a un concerto ma in testa ho un teatro, metto insieme respiri per poi rompere il fiato». Un brano che alterna scenari familiari, ritmi ordinari e richiami culturali, tenendo insieme caos ed equilibrio, gesto e pensiero, con chirurgica precisione.

    Non manca una riflessione sui legami che aiutano a rimettere insieme i pezzi, anche solo per un momento. In “Palchi più Alti”, Lara dedica il brano a chi, pur sentendosi piccolo tra giganti, riesce a ritrovarsi in un applauso. È una dichiarazione d’affetto senza retorica, fatta di immagini leggere e immediate – «far castelli di lenzuola», «portare l’estate» – che raccontano la bellezza di chi sa essere rifugio. In “Fra(m)menti”, invece, la scrittura si fa più intima e scomposta. Il titolo stesso suggerisce una doppia lettura – “frammenti” e “fra menti” – che apre a un discorso sull’identità e sul pensiero che non si allinea, che inciampa, si perde, si confonde. Un brano che fa percepire il senso di smarrimento, identitario e mentale, che percorre il testo. Lara disegna un “quadro clinico” con le parole, raccontando il disallineamento tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, tra domande senza risposte e pensieri che sfuggono. «Mi sono persa fra menti, inciampo nei fili logici»: un flusso che intreccia autoironia, dolore, e la consapevolezza di non avere più un vero colloquio con se stessa. È il brano più vertiginoso del disco, quello in cui la confusione diventa il linguaggio principale e l’identità si scompone senza perdere la propria urgenza.

    L’album si chiude con “*Outro”, una lettera senza indirizzo che fa da testamento, resoconto, bilancio lucido, necessario, dove Lara canta: «E chiedo scusa a me stessa se ho una laurea in giurisprudenza, ma è solo dalla musica che aspetto sentenza». Una chiusura asciutta e diretta, che riprende lo stile viscerale che accompagna tutto il progetto.

    «Non scrivo per insegnare niente a nessuno. Scrivo perché è l’unico modo che ho per restare ferma mentre tutto intorno si muove troppo in fretta – conclude Lara -. Questo disco è fatto di cose che non ho mai saputo dire ad alta voce, ma che non potevo più tenere dentro. E anche se non so dove mi porterà, so che doveva uscire esattamente così.»

    “Parole Sciolte” è un album che non chiede approvazione, ma attenzione. Non cerca risposte facili, né soluzioni preconfezionate. È un lavoro che sceglie la strada più difficile: quella dell’ascolto impegnato. Tra sogni storti, immagini oblique e domande lasciate a metà, Lara Serrano disegna un percorso narrativo compatto, inevitabile, e fortemente coerente con il tempo in cui è nato.

    Non per dimostrare qualcosa, ma per dirsi: “questa parte di me esiste, e ha avuto il coraggio di farsi sentire.”

    “Parole Sciolte” – Tracklist:

    1. Intro
    2. Parole Sciolte
    3. Iride
    4. Nuvole e Paranoia
    5. Tra il Dejavu e l’Amnesia
    6. Palchi più Alti
    7. Fra(m)menti
    8. Outro