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  • Concerti, laboratori musicali e serenate a domicilio: dal 18 settembre riparte il festival “Milano la città che sale” nel Municipio 3 (ma non solo)

    MILANO – Dopo un breve periodo di pausa, ripartono gli appuntamenti del festival Milano la città che sale, inserito nel cartellone di eventi del palinsesto Milano è Viva nei Quartieri, il progetto finanziato dal Ministero della Cultura e attuato e coordinato dal Comune di Milano con l’obiettivo di valorizzare e alimentare il tessuto sociale e culturale dei quartieri, in particolare delle periferie, attraverso il teatro, la musica, la danza, il circo e le arti performative. Organizzata dall’associazione culturale Musicamorfosi e ideata dal direttore artistico Saul Beretta, la rassegna è in programma fino a fine ottobre con concerti, laboratori musicali e iniziative speciali – tutti a ingresso libero – che animeranno, in particolare, il Municipio 3 (ma non solo).

    Cinque gli appuntamenti previsti nel mese di settembre. Si parte giovedì 18 con le Serenate metropolitane a cura dell’Orchestra Canova diretta da Enrico Pagano (in collaborazione con Radio Popolare): nei cortili delle case popolari di piazzale Dateo 5 (alle ore 17.30) e viale Lombardia 65 (ore 18.30), sotto le finestre e i balconi dei palazzi gestiti da MM, gli orchestrali daranno vita a dei miniconcerti in cui celebri brani classici si alterneranno a note canzoni della tradizione italiana. Non solo: in serata (alle ore 19.30 e alle 20.30), in alcuni condomini del Municipio 3 i musicisti della Canova si cimenteranno con le Serenate metropolitane. Per prenotare i “live a domicilio” è necessario telefonare a Radio Popolare nel corso della trasmissione  Vieni con me (tel. 0233001001) o scrivere una mail a vieniconme@radiopopolare.it, fino a esaurimento della disponibilità.

    Sempre giovedì 18 settembre, l’auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare ospiterà (alle ore 21.30) il concerto del Baraccone Express, band valtellinese il cui suono ipnotico è a metà strada tra quello di un pianoforte, di un clavicembalo e di una chitarra. Molteplici i percorsi battuti dal quartetto formato da Paolo Xeres (cymbalom), Luca Radaelli (clarinetto, sax contralto, voce), Edoardo Tomaselli (tromba, flicorno soprano, voce) e Stefano Malugani (contrabbasso): spiccano, in particolare, i richiami al mondo delle colonne sonore (da Nino Rota agli Spaghetti Western), le incursioni nella musica gitana, gli echi dell’Old Time Jazz e le composizioni originali di Paolo Xeres.

    Domenica 21 settembre (ore 14, prenotazioni on line su www.eventbrite.it/e/biglietti-piantala-con-quei-bonghi-1682177531279), nel cortile del Teatro Martinitt di via Pitteri 58 si svolgerà il laboratorio musicale Piantala con quei bonghi, a cura del percussionista Tetè Da Silveira, originario del Togo: i partecipanti (il workshop è aperto a tutti) impareranno a familiarizzare con un ricco armamentario a base di djembè, maracas e mille altri piccoli strumenti a percussione per scatenare voci, mani e gambe in un rito collettivo catartico e liberatorio. Piantala con quei bonghi è un percorso di integrazione culturale realizzato attraverso la forza del ritmo primordiale e del suono dei tamburi della Madre Africa.

    Sabato 27 settembre, gli spazi di CasciNet-Cascina Sant’Ambrogio, in via Cavriana 38 (quartiere Ortica), ospiteranno il concerto del trio jazz guidato da Simon Spiess (inizio live ore 21.30). Sassofonista e compositore svizzero noto per il suono caldo, soul e trascendente dei suoi strumenti (sax alto e tenore, clarinetto basso e flauto), Simon Spiess è un musicista prolifico, che negli ultimi 12 anni ha pubblicato 15 dischi, esibendosi in tutta Europa, in Asia, in Africa e negli Stati Uniti. Uno dei suoi lavori più recenti è Euphorbia, progetto realizzato con il trio Quiet Tree, completato da Marc Méan (pianoforte & synth) e Jonas Ruther (batteria, percussioni) e con il ruolo fondamentale del produttore Dan Nicholls: l’album si caratterizza per un’alternanza di suoni morbidi, brani ipnotici, atmosfere sognanti e riflessive, echi orientaleggianti ma anche per il ricorso a campionamenti, effetti elettronici e molto altro. Il risultato? Un convincente avant jazz speziato di fibrillante psichedelia post-rock.

    Infine, per l’ultimo appuntamento del mese di Milano la città che sale, ci si sposterà alla Casa Museo Spazio Tadini di via Jommelli 24, ex tipografia storica della città oggi sede dell’archivio del pittore e scrittore Emilio Tadini, con spazi dedicati all’arte e alla fotografia: il trio formato da Anaïs Drago (violino), Valentina Scheldhofen Ciardelli (contrabbasso) e Riccardo Angelo Strano (controtenore) darà vita al concerto (ore 21) intitolato Shake Your Duty, tributo all’irriverenza nella musica, in cui non ci si accontenta più delle regole, ma si guarda sempre oltre, deviando dalla norma, nella visione più profonda e cruda della vita e dell’arte di Frank Zappa. Non a caso, il repertorio è quasi interamente dedicato al dissacrante compositore americano, che ha fatto dell’irriverenza la sua cifra stilistica, ma include anche brani di epoca barocca e classica e composizioni originali di Ciardelli e Drago. In questo progetto, il trio si prende beffe degli orpelli del mondo accademico e più in generale della “musica seria”, offrendo un punto di vista differente, in cui tecniche, stili e armonie diverse possono coesistere e arricchirsi vicendevolmente. Gli ascoltatori più appassionati del progressive rock e della musica colta contemporanea non rimarranno delusi, così come gli amanti della classica più avvezzi alle sonorità rotonde di Wolfgang Amadeus Mozart o Alessandro Scarlatti. Prima del concerto (alle ore 20) è in programma una visita straordinaria allo Spazio Tadini (prenotazione consigliata on line qui: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-concerto-al-museo-1682325263149).

  • Un Paese senza riferimenti culturali: DannyZ canta ciò che manca

    «Con tutto il male che Dio m’ha portato, l’ho trasformato ma senza peccato». Una frase che da sola basta a definire il tono di “Occhi Chiusi”, il nuovo singolo di DannyZ: un brano che sceglie il rap non per ostentare, ma per affrontare le contraddizioni di chi cresce senza certezze, in un Paese in cui i giovani hanno perso i riferimenti tradizionali e cercano nuove forme di significato, nuove parole per definirsi.

    In un’Italia di riferimenti culturali e sociali che per i più giovani sembrano sgretolarsi — famiglia, religione, lavoro — il rap si conferma una delle poche forme espressive capaci di tenere il passo. Secondo recenti dati ISTAT (2022) – meno del 19% della popolazione italiana frequenta regolarmente luoghi di culto; tra adolescenti e ventenni la quota scende intorno al 12%. Ma la ricerca di spiritualità e significato, non scompare: si sposta altrove. Nei social, nell’arte, nella musica. E il rap, che secondo FIMI resta, insieme al pop, il genere più ascoltato in Italia, diventa sempre più spesso un luogo di introspezione. Dove si scrive per raccontarsi e si racconta per non sparire. E si ascolta, per sentirsi capiti. Da questo quadro si evince quanto il genere stia sempre più prendendo piede non solo come forma di intrattenimento, ma come linguaggio identitario e culturale di una generazione che cerca voce, spazio e legittimazione.

    E proprio in risposta a questo bisogno di nuovi linguaggi — dalla scuola alla politica, fino alla TV — il rap, soprattutto la sua vena malinconica e riflessiva, sta vivendo un’evoluzione significativa, tornando a farsi spazio come strumento di racconto e consapevolezza. Non è una funzione nuova: il rap nasce da lì, da una scrittura che prende parola dove le istituzioni tacciono. Ma oggi, con il venir meno dei canali di ascolto tradizionali, quella funzione si radicalizza. Il risultato è una narrazione che non cerca di piacere ad ogni costo, ma la verità; che non parla per una generazione, ma dentro una generazione. Una scrittura che assorbe frustrazioni, rabbia, disillusione, solitudine — e le rimette in circolo sotto forma di racconto. A volte crudo, spesso più vero del previsto.

    Non è un caso che molti critici abbiano accostato il rap contemporaneo alla scrittura diaristica: un registro che parte dall’intimità per farsi specchio sociale. Da Pavese ai rapper di oggi, la spinta resta la stessa: annotare frustrazioni, desideri e paure non per sé, ma perché diventino riconoscibili da altri.

    Per chi non ha strumenti, reti, possibilità concrete, il rap resta uno degli ultimi spazi di espressione possibile. Una forma di cultura, una narrazione alternativa, che non ha bisogno di mediazioni, esiste anche fuori dai canali ufficiali e si prende lo spazio che non le viene dato.
    DannyZ lo ha scelto — o forse è il rap che ha scelto lui — proprio per questo: perché non aveva altri modi per raccontarsi, per farsi ascoltare. “Occhi Chiusi” è anche questo: il tentativo di rendere un’esperienza personale qualcosa che altri possano riconoscere come propria, pur non essendola. Qualcosa che trovi eco fuori da sé, che si apra, senza diluirsi. Non per rappresentare tutti, ma per dire “ci sono anch’io”.

    Ferite personali e parole che cercano una forma di pace. Con “Occhi Chiusi”, l’artista romano porta questo bisogno di senso al centro. «Ho fame vera, non solo di cash», scrive, contrapponendosi al mainstream dell’ostentazione. E ancora: «Parlano troppo ma non sanno niente, di chi scrive con i nodi in pancia, di chi punta tutto senza garanzia, per un posto dentro la discografia». Un passaggio che condensa il senso di precarietà, il bisogno di riconoscimento, la fatica di provarci davvero. Una generazione che non ha certezze, ma continua a bussare per un posto, una voce, una chance.

    Sempre più studi accademici e saggi, inoltre, parlano di rap come di una nuova forma di espressione spirituale: non nel senso religioso del termine, ma di linguaggio in grado di raccogliere il bisogno di senso e trasformarlo in qualcosa che parli a tanti, anche quando nasce da uno. Un legame, un riconoscimento reciproco. “Occhi Chiusi si colloca esattamente in questo filone. Non c’è esibizione, millanteria, né compiacimento: c’è la fede laica di chi ha attraversato il buio senza spegnersi («Ho visto il buio senza spegnermi, ho stretto i denti per difendermi») e ha trasformato le cicatrici in qualcosa che somiglia a una medaglia. DannyZ non è interessato al flex, ma al rispetto. La sua non è una ricerca di flash o gloria effimera, ma di parole che possano rappresentare chi le ascolta.

    Il brano conferma la crescita di un sound maturo e curato, con una produzione che guarda alle atmosfere dell’urban francese (PNL, Lomepal, Dinos) e alla scrittura introspettiva di artisti come slowthai o loyal karner. Una linea sonora che si muove in sintonia con la tendenza globale delle playlist sad rap e melancholy rap, cresciute del 30% negli ultimi due anni su Spotify. “Occhi Chiusi” si ascolta per quello che dice, ma anche per la sua densità sonora, che lo posiziona tra le proposte di maggior spessore della nuova scena urban italiana.

    «”Occhi Chiusi” parla della mia corsa verso i sogni, anche quando intorno c’è solo confusione e incertezza. Racconto i momenti di buio, le delusioni e le volte in cui mi sono sentito perso, ma anche la forza che ho trovato per rialzarmi. Voglio che chi mi ascolta si senta meno solo, e capisca che anche nelle notti più dure c’è sempre un modo per andare avanti.» – DannyZ

    Già definito dai media come “il rapper che ha imparato a camminare due volte”, DannyZ oggi porta la sua storia oltre l’etichetta. Non è più solo il ragazzo che ha superato la disabilità: è una voce credibile della scena italiana, che trasforma la fatica in parole e il dolore in suono.

  • Da venerdì 19 settembre 2025, disponibile il nuovo disco “Kind Of…” solo ed esclusivamente in copia fisica. Da lunedì 1° settembre, in Pre-Order, l’album acquistabile con le copie autografate da Antonio Faraò

    Consegnato alle stampe dall’etichetta indipendente Notes Around Ag, distribuito da Azzurra Music in Pre-Order già da lunedì 1° settembre con l’autografo dell’autore, e in uscita soltanto in copia fisica da venerdì 19 settembre, Kind Of… è il nuovo e primo disco in “Piano Solo” del pianista e compositore Antonio Faraò, vera e propria istituzione del pianoforte jazz italiano nel mondo. 

    La tracklist di Kind Of… consta di dodici brani, di cui otto originali scaturiti dalla fervida creatività compositiva di Faraò, mentre There Will Never Be Another You (Harry Warren), O Que Será (Chico Buarque de Hollanda), Round Midnight (Thelonious Monk) e I Didn’t Know What Time It Was (Richard Rodgers) sono quattro pietre miliari (ri)lette dal pianista attraverso i suoi brillanti arrangiamenti. In questo CD, Antonio Faraò dà prova non solo del suo proverbiale pianismo che lo ha reso celebre in tutto il mondo, intriso di straripante energia comunicativa, sbalorditiva padronanza strumentale, notevole inventiva armonica e vulcanicità ritmica. Ma si esprime anche con toccante cantabilità, profondo senso melodico e un lirismo dall’alto senso estetico, facendo quindi emergere anche la sua anima soulful, il suo lato romantico.  

    L’autore di Kind Of… spiega così la genesi di questa sua nuova opera discografica: «Sono davvero felice di condividere con voi il mio primo album in “Piano Solo”. Dopo oltre quarantacinque anni di musica e di vita sul palcoscenico, è naturale chiedersi «perché proprio ora?» «Perché aspettare così tanto?» È un traguardo importante, ma anche una sfida profonda e personale per ogni pianista. Come alcuni dei miei progetti, anche questo è rimasto chiuso nel cassetto. Non ho mai sentito l’urgenza di realizzarlo. Desideravo maturarlo con un certo spessore. Ora è arrivato il momento giusto. Non mi resta che augurarvi un buon ascolto, con la speranza che queste note possano toccare i vostri animi».  

    Biografia  

    Antonio Faraò BIOGRAFIA

  • TIME ZONES 2025 – quarantesima edizione – anteprima il 26 e 27 settembre a Bari dedicata a Erik Satie

    TIME ZONES 2025

    Quarantesima edizione

     

    anteprima Satie

    Bari,26-27 settembre Chiostro Santa Chiara

     

    Bigliex su Dice, € 10 per serata

    info: www.2me zones.it

     

    Quest’anno Time Zones, il festival delle musiche possibili , compie 40 anni  e sarà aperto da un’anteprima. Un tributo ad Erik Satie, uno dei grandi maestri del 900 ,di cui quest’anno ricorre il centenario della scomparsa.  Un iconoclasta che ha stravolto le regole che tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 reggevano la musica. Un contributo a questa arte di cui si è avvertito distintamente  il respiro lungo tutto il 900 arrivando fino ai giorni nostri.

    Quattro concerti di quattro pianisti che lungo la loro strada hanno incrociato il ”pensiero musicale” di Satie : Andrea Missiroli, Arturo Stalteri ,Riccardo Roveda e Marcus Grimm. L’epilogo di questo affettuoso tributo ci sarà , nel prosieguo  di Time Zones, il primo novembre al teatro Rossini di Gioia del Colle con il concerto di Roberto Re David e lo spettacolo della pianista Alessandra Celletti:

    Satie ,mon amour..

    Venerdì 26 SETTEMBRE @ SANTA CHIARA Bari

     

    h.21,00 Andrea Missiroli

    polistrumentista-compositore di Forlì, si diploma in pianoforte al Conservatorio di Ferrara. Nel 2021 esce il suo album di debutto per piano solo dal titolo “L’incredibile Viaggio” (Blue Spiral Rec.). Nel 2022 compone le musiche per gli spettacoli della Compagnia “Teatro del Drago” e per il festival “Sedicicorto International Film Festival” (anche edizione 2023).

    All’inizio del 2024 esce il singolo “Bosco Ritrovato”, che viene scelto per la colonna sonora del documentario “L’ultima fila, storia di Pippo Fava”.

    Dal 2010 si esibisce dal vivo in diversi progetti musicali suonando sui palchi di tutta Europa, e da inizio 2024 è in tournee (oltre 40 concerti tra Italia e  Usa) per promuovere il nuovo album “Calanchi”.

     

    Ascolta Andrea Missiroli su Spotify:

    https://open.spotify.com/artist/2P1End2li9MQB0sPXX53kX?si=hO0Anf62RciHAb4UaicHoA

    Ore 22:00 – Arturo Stalteri in  “Casa Satie. Ritorno a Honfleur “ live (concerto per piano solo)

    #modernclassical #minimalism #soundtrackmusic

    Arturo Stalteri Cento anni fa ci lasciava Erik Satie artista illuminato ed  illuminante e punto di partenza del concerto di Arturo Stalteri che si apre con un doppio tributo al suo genio ed a quello di Debussy (nemico /amico) per passare poi a molti personaggi che molto devono al musicista filosofo di Honfleur da Brian Eno a Philip Glass.

    Arturo Stalteri (Roma, 1959) è un pianista, compositore e noto conduttore radiofonico (Radio RAI3).

    Inizia la sua carriera con il gruppo prog rock Pierrot Lunaire tra il 1974 e il 1977, con cui pubblica due album.Dopo il Conservatorio, inizia da un lato la sua carriera come concertista classico, dall’altro la sua discografia si costella di album meravigliosi in solo o con artisti del calibro di Philip Glass. Si definisce un “post-minimalista romantico” ed è capace di muoversi – in concerto come su disco – con disinvoltura tra i generi, dal prog alla musica barocca, dal minimalismo all’elettronica. Una lunga produzione dove vi sono anche   musiche utilizzate per il teatro (Daniele Valmaggi), il balletto (Barbara Schaefer) e il cinema (Carlo Verdone, Franco Battiato).

    Ascolta “The Snow Is Dancing” su Spotify:

    https://open.spotify.com/album/2cryfw9WEHD5LV8Df6TMwJ?si=zVM3yaMgQR659fZuf31shw

    27 settembre Chiostro Santa Chiara

     

    Sabato 27 Settembre 2025 @ chiostro Ex-Convento di Santa Chiara d’Assisi – Bari (Borgo Antico)

    Ore 21:00 – Riccardo Roveda in “A Piano Guy In A Crowded World” live (concerto per piano solo)

    #modernclassical

    Riccardo Roveda (classe 1990) milanese è un pianista compositore che unisce l’utilizzo del pianoforte al sound elettronico  . Nasce da studi privati di pianoforte classico, a cui susseguono studi di musica jazz, fino ad approdare alla accademia di composizione musicale “Educational Music Academy” del noto maestro Roberto Cacciapaglia. Agli studi di composizione pianistica affianca quelli di produzione di musica elettronica alla NAM di Milano e all’Accademia del Suono. Nel 2019 debutta con il suo primo progetto compositivo di piano solo “A piano guy in a fast world vol.1”, ma è con gli album “A Piano guy in a Crowded World ” ed “Escaping Rules ” che  indirizza la sua scelta neoclassico-elettronica un intrigante percorso musicale,un’alchimia musicale dove  si miscelano sonorità intime e cinematiche con  suoni più ritmati. La sua formazione classica gli ha permesso di sviluppare una versatilità stilistica  e di spaziare nella new modern classic con un’identità rivelatasi molto originale .

    I lavori finora pubblicati su tutte le piattaforme musicali sono: “A Piano Guy In A  Fast World” (EP – 2018), “Afterglow” (2020) e “A Piano Guy In A Crowded World” (2025). Si è esibito in numerosi concerti in Italia ed in Europa.

    Ascolta “A Piano Guy In A Fast World” su Spotify:

    https://open.spotify.com/album/02zcspfcSd0EIgRXoxDb5u?si=X2VL8SOXTROKXyCyje_DFA

    Ore 22:00 – Marcus Grimm featuring Federico Motta in “2 Planets + Somma” live

    #modernclassical #minimalism #ambientmusic #soundtrackmusic

    Marcus Grimm è il progetto strumentale di Marco Crivellaro, giovane musicista veneto e compositore di colonne sonore per serie TV, documentari, spot e cortometraggi.

    Tra i lavori recenti,  la collaborazione nella realizzazione delle musiche della serie Netflix “Il Caso Alex Schwazer”.Ha composto le colonne sonore di diversi docufilm, tra cui “Immenso Blu” e “Donnafugata” (prod. Karpos).Si è diplomato in Composizione al Conservatorio “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto (TV), sotto la guida del Maestro Gianluca Baldi.

    Ha anche ricevuto il Primo Premio “Your Sound For Silents” per la Migliore Musica al  “Lago Film Fest 2023”.

    Il suo ultimo album è un live che ripropone il meglio dei suoi primi due dischi insieme al violoncellista Federico Motta.

     

    Ascolta “Bosco Session” su Spotify:

    https://open.spotify.com/album/2dGqzX70CYiljF2uhK69Bk?si=TSpadi_mTK28tyJ11K399Q

    info: www.time zones.it


  • Jazz e classica contemporanea: al via sabato 20 settembre con il quartetto di Claudio Fasoli la XXXI stagione dell’Atelier Musicale alla Camera del Lavoro di Milano

    Tornano gli appuntamenti della rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio. Tra i musicisti coinvolti spiccano i nomi  
    di Mauro Ottolini, Giovanni Falzone, Tino Tracanna, Florian Arbenz, Alessandro Solbiati, Simone Pedroni, Natalia Benedetti e Guido Arbonelli 

     

     

    MILANO – La XXXI edizione dell’Atelier Musicale, la rassegna di jazz e classica contemporanea organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, scatterà sabato 20 settembre alla Camera del Lavoro di Milano e presenterà ancora una volta una varietà progettuale di grande interesse, nella quale le proposte non sono in linea con l’abituale programmazione concertistica sia nell’ambito jazzistico sia in quello eurocolto.  

    Molti dei concerti della nuova stagione, poi, sono in prima esecuzione (assoluta o milanese) ed evidenziano il senso di una filosofia propositiva che intende offrire al pubblico del capoluogo lombardo qualcosa che difficilmente potrebbe ascoltare altrove, in linea con l’idea che le vere operazioni culturali sono quelle che realizzano ciò che manca e non ripetono qualcosa di già esistente. Inoltre, la tanto apprezzata quanto rara formula della rassegna, che integra i concerti con dettagliati, ma agili, programmi di sala e brevi guide all’ascolto introduttive, contribuisce non solo all’educazione estetica del pubblico, ma forma una platea attenta, ricettiva e apprezzata enormemente da tutti i musicisti che, nell’arco dei decenni, si sono alternati sul palcoscenico dell’auditorium Di Vittorio. Anche l’orario pomeridiano delle 17.30 si è rivelato, nella sua applicazione più che trentennale, un modo di promuovere i concerti presso un pubblico non abituato alla frequentazione serale dei teatri e degli auditorium, svolgendo un ruolo socialmente utile e, generalmente, poco praticato.  

    Il programma della XXXI edizione si configura con la consueta e ampia articolazione progettuale, con performance che intrecciano il mondo jazzistico e quello eurocolto, come nel nel caso di Oscar Del Barba e Tino Tracanna, mentre altre evidenziano una concezione jazzistica prettamente europea, come l’apertura, sabato 20 settembre, con Claudio Fasoli, oppure presentano originali mix di mondi musicali, ben evidenti nei concerti di Mauro Ottolini e Giovanni Falzone, portatori di incroci con il rap, il funky e le musiche provenienti da vasti universi sonori. Non mancano poi i consueti e importanti omaggi, a partire da quello per il compianto Emilio Soana, scomparso lo scorso gennaio, che intorno a Enrico Intra riunisce grandi musicisti che hanno tante volte suonato con lui; quello a Miles Davis da parte di Marco Mariani, tra i primi a ricordare il centenario della nascita del grande artista africano americano, e, infine, il trombone summit, tributo a due trombonisti del valore di Jay Jay Johnson e dell’italiano Marcello Rosa.  

    Il jazz internazionale è rappresentato dal singolare trio svizzero-anglo-brasiliano del batterista Florian Arbenz, mentre la linea verde dal formidabile quartetto del sassofonista Lorenzo Simoni, che fonda le sue radici nel mondo di Ornette Coleman ma anche nel jazz contemporaneo più avanzato. Lo sguardo ai giovani, la loro valorizzazione, è da sempre un elemento centrale della rassegna ed è presente in quasi tutti i concerti, coerentemente a quanto fatto sin dalla prima edizione dell’Atelier.  

    L’originalità dei programmi investe anche il campo classico, con il progetto Pasolini di Alessandro Solbiati, il singolare recital di una nuova vedette del pianoforte quale Simone Pedroni, oltre alla ricognizione del sempre troppo poco eseguito mondo musicale statunitense da parte dell’Ensemble Garbarino. Completano il quadro lo sguardo ai giovani talenti come la violinista Jingzhi Zhang e il Trio Bedrich e il curioso incontro di due grandi virtuosi del clarinetto odierno quali Natalia Benedetti e Guido Arbonelli. Nel complesso, si tratta di una stagione in grado di far incontrare pubblici diversi, ma ugualmente animati dall’amore per la musica vista in tutte le sue declinazioni. 

     

    Superata la boa del trentennale, l’Atelier Musicale inizia la sua nuova stagione sabato 20 settembre (inizio live ore 17.30, ingresso 10 euro con tessera associativa) con l’esibizione di Claudio Fasoli, maestro assoluto di una visione europea e progettuale del jazz, artista dalla precisa linea compositiva e performativa, che è stato presente in diverse edizioni della rassegna, portando sempre un contributo di originalità e alta qualità espressiva. Stavolta torna con il Next Quartet, che dirige da più di quattro anni e con cui è già stato presente nella rassegna tre anni fa: è un gruppo costituito da musicisti che, com’è usuale nel mondo musicale di Fasoli, sono funzionali alla realizzazione dell’odierno pensiero artistico del leader. Si tratta di strumentisti di grande duttilità, a cominciare dal chitarrista Simone Massaron, in grado di sfruttare tutta la gamma timbrica del suo strumento e di utilizzare efficacemente l’elettronica, dimostrando altresì un’ampia padronanza linguistica che spazia lungo la storia del jazz e non solo. La stessa ricchezza di tratto la troviamo in Tito Mangialajo Rantzer che, come tutti i contrabbassisti con cui Fasoli ha suonato, riveste un ruolo centrale nella sua musica, muovendosi in molteplici direzioni. Infine, Stefano Grasso è un batterista capace di lavorare coloristicamente sul ritmo, inserendosi pienamente “dentro” la musica. Con loro Fasoli proporrà le sue composizioni, in cui emergono sia un magistrale uso dello spazio sonoro, sia la sinteticità dei temi, le cui cellule sono cesellate con estrema cura e creano paesaggi sonori originali e ben definiti. I brani scelti sono quasi tutti tratti dall’ultimo album del sassofonista, intitolato Hasard (registrato nel 2024 e pubblicato da Abeat Records). A questi si aggiungono un paio di temi scelti dai due precedenti cd del gruppo: Ambush e Next (quest’ultimo vincitore del referendum della critica italiana nel Top Jazz del 2021). 

    Personaggio che fa parte della storia e dell’attualità del jazz europeo, Claudio Fasoli vanta una carriera cominciata con la partecipazione al celebre gruppo jazz-rock Perigeo e proseguita come leader di molteplici formazioni e progetti in cui ha avuto al suo fianco grandi personalità del jazz nazionale e internazionale: da Franco D’Andrea a Enrico Rava, da Kenny Wheeler a J.F. Jenny-Clark, da Mick Goodrick ad Antonio Faraò, per citarne solo alcuni. Il concerto che apre, a Milano, la XXXI edizione dell’Atelier Musicale offre quindi la possibilità di ascoltare una formazione tra le più interessanti della scena jazzistica italiana ed europea. 

     

     

    ATELIER MUSICALE – XXXI stagione  

    Dal 20 settembre 2025 al 7 marzo 2026 

    Dove: Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano. 

    Inizio concerti: ore 17.30. 

    Ingresso: 10 euro con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro). 

    Abbonamento stagionale: 80 euro. 

    On line: www.secondomaggio.org  

    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.it; eury@iol.it 

    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco. 

    Introduzione ai concerti a cura di Maurizio Franco. 

    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio. 

    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.  

  • LIBER presenta “HO VISTO” Dal 12 settembre il singolo e videoclip di debutto del giovanissimo rapper

    Ha solo 13 anni, ma già una voce forte e sorprendentemente lucida. “Ho visto”, il nuovo singolo di Liber – nome d’arte di Adrian Sirago, giovane rapper di Varese – è un brano che unisce scrittura istintiva e barre potenti, dando corpo ad un pensiero personale, urgente e profondo. In uscita il 12 settembre in radio e su tutte le piattaforme digitali insieme al videoclip, è un inno alla libertà e alla forza che può nascere anche dalle esperienze più dure della vita. 

    La canzone è il risultato di una tensione creativa alimentata da esperienze vissute e riflessioni intime. Il linguaggio è diretto, senza filtri, e la voce di Liber si fa portavoce di chi lotta ogni giorno per affermare la propria identità e rivendicare il diritto di essere sé stesso.

    “Volevo cantare la libertà, raccontare il mio mondo. Questa canzone nasce da un’energia che non riuscivo più a tenere dentro” – spiega Liber – Scriverla è stato come liberarmi da un peso, come trovare uno spazio per dire chi sono davvero, senza compromessi.”

    Con sonorità urban e un’attitudine che affonda nel rap più personale, “Ho visto” è una dichiarazione d’intenti, un manifesto di indipendenza. È il primo passo di un percorso artistico che vuole parlare chiaro, senza scorciatoie.

    Liber BIOGRAFIA

  • “Senza regole” è il nuovo singolo di Nicola Squillace

    Dal 19 settembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “Senza regole”, il nuovo singolo di Nicola Squillace disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 1° agosto per Tyrus Records.

    “Senza Regole” racconta un viaggio emotivo ed introspettivo dopo una separazione, dove il protagonista, immerso in un mondo confuso e senza direzione, cerca disperatamente di ritrovare se stesso attraverso il ricordo di quello che è stato. La musica diventa l’unica via d’uscita in questo percorso di ricerca e riflessione.

    Il passato viene idealizzato, ma ormai è irrecuperabile. Il brano è un’introspezione malinconica che esplora i temi della perdita, della confusione e della ricerca di sé stessi.

    Spiega l’artista a proposito della nuovo singolo: “Questo brano è il risultato di una sperimentazione intensa, con contaminazioni rock, rap e pop. È nato in modo spontaneo nella mia camera, sul mio letto, con la mia chitarra come unica compagna. Ho scritto ciò che mi usciva e ciò che provavo in quel momento, senza pensare troppo. Il giro di chitarra mi girava in testa già da un po’ di tempo, ma non riuscivo a trovare le parole giuste. Quel giorno, però, è uscita fuori ‘Senza Regole’ in modo naturale. Ogni brano che scrivo nasce dalle esperienze della mia vita, che lasciano un segno dentro di me. Cerco di raccontarle in modo efficace per poter arrivare a quante più persone possibili e condividere le mie emozioni con loro.”

    Biografia

    Nicola Squillace è un giovane artista calabrese di 18 anni, nato a Soverato il 06/06/2007 e residente a San Sostene Marina (Cz).

    Nicola è uno studente del 4° anno del Liceo Scientifico Guarasci Calabretta di Soverato e studia chitarra classica dall’età di 6 anni. Ha iniziato a cantare all’età di 10 anni e si è iscritto al Conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia, sezione chitarra classica.

    Nicola ha già accumulato una notevole esperienza musicale, avendo partecipato a numerosi concorsi e festival importanti. Ha vinto il primo premio al festival “Piccoli talenti” all’età di 10 anni e ha fatto parte del gruppo musicale del liceo Guarasci-Calabretta a Soverato, i “DELIFT”. Ha partecipato a festival come “Una voce per lo Jonio” e “Ricordando De André”, e ha vinto premi importanti come il premio Castrocaro al Sicilia Vocal Festival ad Agrigento e il premio internazionale al festival “Je so pazzo” a Roma con l’inedito “Fino al sangue”.

    Nicola ha anche avuto l’opportunità di esibirsi in eventi pubblici importanti, come la distruzione delle armi nella Cattedrale di Squillace, e ha aperto concerti per artisti come Angelo Famao, Simone Cristicchi e Amara, e i Tiromancino. Ha inoltre partecipato alle selezioni di Area Sanremo con l’inedito “SENZA REGOLE” e ha vinto il primo premio nella categoria Junior al Sanremo NewTalent 2023.

    Ad agosto 2025 Nicola Squillace ha aperto i concerti di Valerio Scanu, Marco Carta e Alberto Bertoli (figlio di Pierangelo Bertoli).

    Nicola ha iniziato il suo percorso artistico all’età di 10 anni con i primi concorsi e ha capito che la musica fa parte della sua vita dopo aver partecipato a diversi concorsi nazionali e aver pubblicato i primi inediti. Non si preclude niente in termini di generi musicali, ascoltando di tutto per imparare e crescere artisticamente.

    Frequenta il conservatorio di Vibo Valentia “Fausto Torrefranca” nella sezione chitarra classica e suona anche la chitarra acustica e quella elettrica, accompagnandosi con il pianoforte. Inoltre frequenta lezioni di canto.

    Tra le sue canzoni più rappresentative ci sono “Fino al sangue”, “SENZA REGOLE” e “La gente dov’è”. Nicola ha un manager, Cristian Gallana, che lo segue assiduamente e con il quale sta costruendo un’identità musicale. Collabora anche con il cantautore Davide Morelli per la scrittura delle sue canzoni e con compositori e producer per la registrazione dei suoi singoli.

    Il suo target musicale è un misto tra giovani e adulti, e nei testi delle sue canzoni cerca sempre di fare una ricerca interiore, scrivendo qualcosa in cui la gente possa rispecchiarsi.

    “Senza regole” è il nuovo singolo di Nicola Squillace disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 1° agosto 2025 e in rotazione radiofonica dal 19 settembre.

     

     

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  • Quartetto di Catania: venerdì 19 settembre in concerto al Teatro Sangiorgi di Catania

    Venerdì 19 settembre 2025 ore 21:00 il QUARTETTO DI CATANIA sarà in concerto al Teatro Sangiorgi di Catania in occasione del BIC Bellini International Context, la rassegna promossa dal Teatro Massimo Vincenzo Bellini.

    La serata vedrà il Quartetto impegnato nell’esecuzione di tre preziose pagine del repertorio cameristico siciliano:

    • Pietro Platania, Quartetto secondo in la minore,

    • Domenico Famà, Fantasia belliniana (prima esecuzione assoluta dedicata al Quartetto di Catania, commissione del Teatro Massimo Vincenzo Bellini,

    • Giovanni Pacini, Quartetto n.1 in sol minore “L’amor coniugale”.

    La presentazione delle composizioni sarà a cura della Prof.ssa Graziella Seminara dell’Università di Catania.

    Il Quartetto secondo in la minore di P. Platania e il Quartetto n. 1 in sol minore di G. Pacini, saranno registrati e costituiranno il secondo volume della collana Quartetti in 3P, del Quartetto di Catania, editi da TRP Music di prossima uscita.

    “Si, siamo al secondo appuntamento del progetto QUARTETTI IN 3P. Dopo aver eseguito ed inciso per la prima volta dalla loro epoca il primo quartetto di Salvatore Pappalardo ed il secondo di Giovanni Pacini, il 19 settembre prossimo al Teatro Sangiorgi a Catania eseguiremo un curioso quartetto ( il secondo ) di Pietro Platania, magistrale nella scrittura quartettistica e molto italiano nell’inspirazione, dove si assiste ad un insieme suggestivo di tecniche classiche, ben apprese dalla produzione austro-tedesca, e di cantabilità e coralità molto “mediterranee”. Un lavoro di un compositore completamente dimenticato ma che ebbe giustamente fama ed onori alla Sua epoca. Accanto a questo, il primo quartetto di Giovanni Pacini titolato ” L’ amor coniugale ” dove il famoso e prolifico operista si cimenta per la prima volta in una composizione da camera. La produzione cameristica di Pacini è molto limitata, ma sicuramente i sette quartetti spiccano per maestria, per qualità musicali e tecniche. L’ emozione nostra e del pubblico nell’ascoltare musica importante dopo secoli di oblio è assicurata. Un omaggio a Bellini con la Fantasia belliniana di Domenico Famà su commissione del Teatro, Massimo Bellini e dedicata al Quartetto di Catania, lavoro agile e brillante che vuole far da trait d’union fra compositori catanesi. Città, Catania che custodisce ancora molte opere da riscoprire”, commentano gli artisti.

     

    Biografia

    Il Quartetto di Catania, nato dal comune intento dei suoi componenti di riscoprire, eseguire ed incidere la produzione quartettistica italiana dell’800, ha al suo attivo la prima registrazione mondiale del primo quartetto di Salvatore Pappalardo e del secondo di Giovanni Pacini per la TRP, etichetta catanese. Nel lavoro di ricerca focalizzato in primis sui compositori catanesi, accompagna la rilettura dei materiali manoscritti o delle stampe d’epoca, ad una profonda riflessione sulle modalità interpretative.

    Nelle numerose esecuzioni di questi lavori a cura del Quartetto di Catania si realizza il progetto di rendere pubblico un patrimonio musicale inestimabile.

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  • Gaia Zucchi presenta il suo best seller La vicina di Zeffirelli

    Zeffirelli tra arte e spirito

    Un viaggio tra aneddoti, fede e ricordi che rende omaggio al Maestro Franco Zeffirelli nell’Anno Santo della Speranza, in una location storica che per la prima volta apre le sue porte alla letteratura.

    Le Menagere, via Mario de Fiori 98 – Venerdì 19 settembre alle ore 18.30

    Coordina l’incontro:

    Sara Matteucci

     

    Intervengono:

     Riccardo Ferrero, Niky Marcelli, Antonella Ponziani, Alexandra Celi

     

    Sarà presente l’Autrice

    Nel cuore di Roma, città che accoglie ogni giorno migliaia di pellegrini e visitatori per il Giubileo, venerdì 19 settembre alle ore 18:30, presso Le Menagere (ex Gilda, Via Mario de Fiori 98), si terrà la presentazione de La vicina di Zeffirelli (Armando De Nigris Editore), primo romanzo dell’attrice Gaia Zucchi, già diventato un best seller.

    Un’opera dal tono vivace e ribelle, che si fa inno alla vita, all’arte e alla spiritualità, in perfetta armonia con lo spirito di rinnovamento e speranza che accompagna l’Anno Santo.

    L’evento assume un significato particolare per la scelta dell’ex Gilda, spazio iconico della vita notturna e culturale romana, ricordato dalla stessa autrice come scenario di incontri sorprendenti, tra cui quello con Moana Pozzi.

    Per la prima volta questo luogo, simbolo di mondanità e trasgressione, accoglie un appuntamento letterario, creando un ponte inatteso tra memoria profana e riflessione spirituale, in un dialogo che richiama profondamente il senso del Giubileo.

    La vicina di Zeffirelli è una raccolta di storie che alternano sogni, fughe dalla normalità, segreti e confessioni, con al centro la lunga e intensa amicizia tra Gaia Zucchi e Franco Zeffirelli, per oltre quindici anni suo vicino di casa, mentore e fonte d’ispirazione.

    Il libro restituisce un ritratto intimo del Maestro: un uomo geniale e umile, capace di coniugare leggerezza e profondità, ironia e rigore.

    Zucchi racconta con affetto il loro primo incontro: «Gironzolo nel parco della mia nuova villa e vedo un signore con delle cesoie, intento a tagliare le siepi. Lo riconosco immediatamente: due occhi blu potentissimi. Inizio a sognare: sarebbe meraviglioso se mi dirigesse in una trentina di pellicole».

    Al di là dei ricordi personali, la presentazione sarà anche occasione per riflettere sul profondo rapporto tra Zeffirelli e la dimensione spirituale. La sua opera cinematografica e teatrale è infatti intrisa di riferimenti religiosi e di una sensibilità particolare verso il sacro: basti pensare al celebre Gesù di Nazareth, ma anche alle sue messe in scena operistiche, dove la liturgia e la trascendenza si intrecciano con l’arte.

    Per Zeffirelli la fede non fu mai un fatto marginale, ma una lente attraverso cui interpretare la condizione umana. La sua spiritualità, radicata ma mai dogmatica, lo rese capace di dare forma universale a sentimenti di speranza, dolore, bellezza e redenzione. Nel contesto del Giubileo 2025, questo aspetto della sua eredità appare ancora più attuale e significativo.

    Alla presentazione interverranno:

    • Gaia Zucchi – Attrice e scrittrice
    • Riccardo Ferrero – Regista e sceneggiatore
    • Niky Marcelli – Scrittore

    Letture a cura di:

    • Alexandra Celi – Attrice
    • Antonella Ponziani – Attrice

    Modera:

    • Sara Matteucci – Giornalista

    La serata sarà arricchita da un accompagnamento musicale di Antonella Ponziani ed Enzo Natale, che renderà l’atmosfera ancora più suggestiva.

  • “Indispensabile” è il nuovo singolo di Kanestri

    Dal 19 settembre 2025 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale “Indispensabile” (Maionese Project ) il nuovo singolo di Kanestri.

     

    “Indispensabile” è il primo singolo di Kanestri che apre la strada a un nuovo capitolo della sua carriera musicale. Il brano rappresenta un manifesto di indipendenza emotiva, sottolineando l’importanza di rimanere in piedi nonostante le proprie fragilità e di gestire la propria emotività in modo consapevole. Con un sound potente e parole piene di significato, “Indispensabile” è un pezzo diretto e schietto che anticipa l’uscita del disco d’esordio previsto per la prossima primavera.

     

     

    Spiega l’artista a proposito del brano: “Indispensabile è un manifesto di indipendenza emotiva: parte dall’idea che nella vita niente sia davvero indispensabile, se non la capacità di rimanere in piedi nonostante le proprie fragilità, il saper gestire la propria emotività — a volte turbolenta — e trovare un ruolo dentro la società di oggi. Un pezzo diretto, schietto, che unisce parole piene di significato a un sound potente. Con Indispensabile, intendo confermare la mia identità mettendomi a nudo, raccontare spigoli ed errori, restare autentico senza filtri.”

     

     

     

     

    Biografia

    Kanestri è Matteo Manzoni, cantautore marchigiano cresciuto tra chitarre distorte e campi da basket.

    Nel suo universo artistico si racconta l’amore nelle sue pieghe più autentiche, tra verità scomode e sogni di rinascita.

    Dopo le prime uscite discografiche, che hanno subito attirato l’interesse degli addetti ai lavori, presenta il nuovo singolo “Indispensabile”, primo tassello di un percorso di release che porteranno al suo disco d’esordio, in uscita la prossima primavera.

    Il suo claim «Scrivo canzoni per rimettere a posto i pezzi» è un vero messaggio di rinascita che mette in luce la sua autenticità.

    Un sound energico e sensibile, vicino di banco del nuovo pop, che abbraccia le influenze dell’indie e del punk rock.

    “Indispensabile” è il nuovo singolo di Kanestri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 19 settembre 2025.

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