Blog

  • “Nei sogni non si muore” disponibile anche in vinile: un’esperienza d’ascolto curata da Carmine Simeone

    In tutte le radio “Itaca è il divano”,  il primo singolo estratto da “Nei sogni non si muore”, il nuovo album di Beabaleari, edito Maqueta Records e distribuito da ADA Music.

    Il brano è un inno ironico e poetico alla ricerca di senso nel vuoto e alla bellezza nascosta nella stasi. Con un tono leggero e sognante, le autrici riflettono sulla propria esistenza fatta di divagazioni mentali, viaggi immaginari e rivelazioni interiori nate dal semplice stare fermi, sul divano appunto, che diventa simbolo di un’Itaca postmoderna.

    Nei sogni non si muore” è un viaggio poetico, ironico e profondamente contemporaneo, con una sensibilità lirica che oscilla tra la leggerezza apparente e un’introspezione tagliente.

    Pop d’autore, con influenze indie e elettroniche leggere, una scrittura che unisce no sense e filosofia quotidiana – raccontano Diana e Beatrice – È un album profondamente ‘italiano’ nel modo in cui tratta il disincanto con ironia, il desiderio con dolce malinconia, e la realtà con immagini surreali e minimaliste”.

    Beabaleari è un duo musicale nato nel 2021 dalla collaborazione tra la cantautrice Diana Tejera e l’autrice Beatrice Tomassetti.

    Le loro canzoni intrecciano osservazione del reale e immaginazione, raccontando mondi meno esplorati e prospettive inaspettate.

    Dai megalodonti nascosti negli abissi a Plutone estromesso dal sistema solare, fino al divano, rifugio e trappola al tempo stesso, ogni brano è una riflessione sulla condizione umana filtrata, con ironia, attraverso simboli e immagini evocative. C’è un’attenzione particolare agli elementi della natura, spesso ignorati dall’uomo, troppo concentrato su sé stesso in un mondo abitato da infinite altre forme di vita. Il giallo, che è tra i primi colori a scomparire nelle profondità marine, diventa metafora di ciò che si perde alla vista ma continua a esistere. Come un pesce che, anche nel sonno, non può smettere di nuotare, la loro musica esplora il desiderio di movimento e il bisogno di radici, tra partenze e ritorni, proprio come Itaca, meta e nostalgia insieme.

    La musica di Beabaleari si interroga anche sul nostro legame con il futuro, in un mondo che non ci appartiene più, e si fa eco delle “archeologie plastiche”, frammenti e tracce materiali che, superando la nostra esistenza, sopravvivranno come silenziose testimonianze del nostro breve passaggio su questo pianeta. Il sound di Beabaleari è caratterizzato da un’atmosfera delicata e ritmata, tipica del dream pop, con una fusione tra cantautorato classico e sonorità elettroniche che evocano spazi lontani.

    Nel 2022, il duo ha pubblicato il primo singolo Dove si nascondono i megalodonti, accompagnato da un video animato realizzato dall’artista Marta Cavicchioni. Nel 2023 sono usciti altri due singoli, Come dorme un pesce e Come l’acqua sulla luna, con videoclip diretti da Giacomo Latorrata. Lo stesso anno, Beabaleari ha vinto il Non War Token Contest, ottenendo l’opportunità di esibirsi al MEI di Faenza. Il quarto singolo, Meglio se Baleari, è stato scelto per la colonna sonora della serie Rai “Scuola di danza”. Altri brani del duo sono stati inseriti nella colonna sonora della docuserie “Chi vuole parlare d’amore?” di Isabel Achàval e Chiara Bondì (RaiPlay), nonché nella serie “Gerri” di Giuseppe Bonito, che andrà in onda su Rai 1.

    Di recente il singolo, Io non amo la fine, ha visto la partecipazione straordinaria di Angela Baraldi.

    Nel nuovo album, le Beabaleari hanno voluto alcune importanti collaborazioni. Pier Cortese ha contribuito con la sua voce al brano “Archeologie plastiche”, mentre Chiara Civello ha co-scritto il brano “Polpo di Fulmine” e ha partecipato ai cori. Il progetto ha visto la partecipazione di numerosi musicisti, tra cui Pietro Casadei, che ha anche collaborato alla produzione di alcuni brani, Fernando PantiniErsilia ProsperiRaffaele TrapassoGiampaolo Scatozza e Max Baldassarre. Il disco e la versione in vinile sono stati masterizzati da Carmine Simeone ai Forward Studios.

    Foto di Francesca Lucidi

    Beabaleari BIOGRAFIA

  • “TUTTIQUESTIPERCHÉ”: DEIRA dà voce a chi si sente fuori posto

    Ci sono domande che non facciamo mai ad alta voce. Non perché non contino, ma perché ci tengono svegli la notte. “Perché corro sempre? Perché non riesco a stare nel presente? Perché invecchiamo? Perché rovinare tutto quando sembra andare bene?”. Domande che non pretendono risposte, ma che definiscono una generazione che fatica a concedersi pace. Da qui nasce “TUTTIQUESTIPERCHÉ”, il nuovo singolo di DEIRA, disponibile dal 23 maggio per Delma Jag Records in co-produzione con Firstline Production.

    Un brano che non parla di amori perduti o rivalse, ma di qualcosa di più personale e disarmante: il modo in cui ci sabotiamo quando vorremmo solo vivere in pace con chi siamo.

    A precedere questa uscita, un percorso in costante definizione: dalla semifinale romana del contest I Visionatici, dove ha ottenuto la collaborazione con l’etichetta svizzera Delma Jag Records, fino alla doppia sincronizzazione nella celebre serie statunitense The Kardashians di “Lividi di gioia” e “Un Segnale dal Cielo”. DEIRA ha attirato l’attenzione per una scrittura che scava, che affonda nelle contraddizioni personali senza compiacimento, e per un’estetica scarna e diretta, priva di effetti.

    “TUTTIQUESTIPERCHÉ” racconta il momento in cui smettiamo di aspettarci che siano gli altri a sistemarci, e iniziamo, con fatica, a prenderci in carico.

    «Le lacrime ti scendono ma le puoi asciugare solo tu.»

    Non c’è volontà di insegnare, né di spiegare. Solo il tentativo di restare dentro a quei pensieri che di solito lasciamo passare in silenzio, quelli che ci assediano e che, troppo spesso, teniamo sotto pelle.

    A dirlo è la stessa DEIRA, con parole semplici, senza difese:

    «Questa canzone parla di tutte le volte in cui non riusciamo a volerci bene. Quelle in cui ci sabotiamo senza nemmeno accorgercene. E se invece imparassimo ad avere più fiducia in noi stessi? Se smettessimo di giudicarci con tanta durezza? Forse la vita sarebbe più leggera, e potremmo sentirci liberi anche quando sbagliamo. Questa canzone è nata così: come un modo per darmi una possibilità. Per non restare fuori da me stessa.»

    Nel testo si rincorrono destabilizzazione, smarrimento e tentativi di restare in piedi. Le parole non spiegano, registrano. Sembrano scritte per ricordarsi che si può sbagliare senza dover chiedere scusa. Versi che arrivano come appunti lasciati a metà, raccolti in un momento in cui tutto sembra immobile – «Sai che davvero non mi importa se mi perdo un’altra volta. Sai, rinasco anche stavolta.» -.

    È la presa d’atto che a volte si cade, e basta; che la caduta non è sempre un disastro: a volte è solo il passaggio obbligato per imparare a tenersi in piedi senza chiedere il permesso. E che da lì, comunque, si può ripartire.

    Con “TUTTIQUESTIPERCHÉ”, DEIRA consolida una cifra stilistica riconoscibile e personale, che sfugge alle categorie di genere. La sua scrittura si muove con disinvoltura tra indie-pop, elettronica minimale e forma diaristica, senza mai sembrare in posa.

    Classe 1999, vicentina, DEIRA, all’anagrafe Erica Meneguzzo, ha scelto la scrittura come modo per restare. Per rimanere presente, anche quando il presente sfugge. Dal palco del Noise Wave Festival a quello del Reset Festival – Glocal Sound, passando per le finali regionali di Arezzo Wave e le aperture a Chiamamifaro, il suo percorso non cerca la vetrina, ma un senso. Non segue strategie, ma necessità.

    Con l’esposizione internazionale ottenuta grazie all’inserimento di due suoi brani nella serie The Kardashians, DEIRA non ha cambiato se stessa, né la sua direzione, che resta essenziale, tagliente, intima, senza concessioni.

    Non per spiegarsi. Ma per provare, ancora una volta, a restare dentro le cose. Anche quando fanno male. Anche quando sembrano troppo grandi.

    La sua scrittura fatta di contrasti, e una presenza scenica spiazzante nella sua semplicità, le permettono di costruire, passo dopo passo, una traiettoria coerente, libera da definizioni, mossa da un’unica urgenza: fare pace con se stessa. Anche solo per un attimo. Anche solo attraverso una canzone.

  • Francesco Cavestri doppio live per Piano City Milano 2025

    Francesco Cavestri tra i protagonisti di Piano City Milano 2025 (23-25 maggio) con due appuntamenti live. Il giovane pianista e produttore è stato inserito nella lista Forbes Under 30 Italia per il suo impatto nel mondo musicale.

    Francesco Cavestri sarà protagonista della XV edizione di Piano City Milano, in programma dal 23 al 25 maggio 2025. L’artista si esibirà in due concerti: sabato 24 maggio presso lo Spazio Vitale Barberis e domenica 25 maggio al Portrait Milano, due delle location più suggestive del festival.

    Sabato 24 maggio alle ore 18 presso lo Spazio Vitale Barberis (Via Solferino 23) andrà in scena un concerto prodotto da De Amicis Music School in collaborazione con Griffa Pianoforti e Vitale Barberis Canonico.

    In uno spazio dove ogni tessuto racconta una storia di precisione, cura e creatività, la musica si intreccia come un filo invisibile. Il repertorio scelto da Francesco Cavestri per lo Spazio Vitale Barberis Canonico nasce dallo stesso spirito: unire mondi sonori diversi in un’unica, raffinata narrazione.

    Dal lirismo di John Coltrane allo sperimentalismo dei Radiohead, dalla grana elettronica dei Massive Attack a un sentito tributo a Ryuichi Sakamoto, fino ad arrivare a un nucleo di brani originali firmati dallo stesso Cavestri. Composizioni come Un Respiro, Entropia e Living the Journey incarnano la sua voce più autentica, frutto di una ricerca musicale personale e contemporanea, in equilibrio tra scrittura, improvvisazione e visione.

    Domenica 25 maggio alle ore 19.00  presso Portrait Milano  (Corso Venezia 11) sarà la volta del concerto prodotto da Steinway & Sons.

    Nel suggestivo chiostro rinascimentale di Portrait Milano, Francesco Cavestri propone un concerto concepito come un dialogo intimo con l’atmosfera del luogo: elegante ma accessibile, raffinato ma con un’anima leggera e riconoscibile.

    Il programma si apre con Souvenir di un bacio, brano inedito che introduce un viaggio musicale tra la profondità lirica di Michel Petrucciani, la poesia onirica di Joe Hisaishi, l’eleganza di Ennio Morricone e la sensibilità rarefatta di Ryuichi Sakamoto. Il concerto offre anche riletture originali di brani iconici come Bittersweet Symphony, High and Dry e Livin’ On a Prayer, reinterpretati con uno stile sospeso tra jazz, virtuosismo pianistico e scrittura cinematica.

    Accanto alle cover, trovano spazio le composizioni originali di Francesco: Entropia (realizzata con Willie Peyote) e IKI (in collaborazione con Paolo Fresu) rappresentano i momenti più autentici e identitari della sua produzione.

    Il chiostro di Portrait Milano, con la sua quiete vibrante e la sua storia secolare, si trasforma così in un luogo di incontro tra memoria, spiritualità e creatività.

    Piano City Milano è il primo festival musicale diffuso della città, nato nel 2011. Ogni anno, per un intero fine settimana, Milano si trasforma in un grande palcoscenico a cielo aperto, con centinaia di concerti gratuiti che animano teatri, piazze, cortili, musei, giardini e spazi non convenzionali, dal centro alle periferie. Piano City Milano è diventato un simbolo della vitalità culturale milanese, offrendo un’esperienza musicale unica e accessibile a tutti.

    Francesco Cavestri, noto per la sua capacità di fondere jazz, elettronica e sonorità contemporanee, porterà sul palco un repertorio originale che riflette la sua visione musicale innovativa. I due appuntamenti offriranno al pubblico un’immersione nelle atmosfere intime e coinvolgenti che caratterizzano le sue performance, confermando il suo talento e la sua versatilità artistica.

    Tutti gli eventi di Piano City Milano sono a ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Il programma completo è disponibile sul sito ufficiale del festival: www.pianocitymilano.it 

    Francesco Cavestri è stato inserito nella prestigiosa classifica Forbes Under 30, redatta ogni anno da Forbes Italia per premiare i giovani under 30 che si sono distinti per il loro impatto nel proprio settore. È il primo musicista jazz di sempre a essere incluso in questa rinomata selezione.

    Cavestri è stato premiato nella categoria Entertainment, accanto a nomi di spicco come Celeste Dalla Porta (interprete di “Parthenope” di Paolo Sorrentino), Deva Cassel (protagonista de “Il Gattopardo”) e Olly (vincitore di Sanremo 2025). Un riconoscimento che lo colloca tra le personalità che hanno segnato con il loro talento e la loro visione il panorama culturale e dello spettacolo italiano nell’ultimo anno.

    Qui la classifica completa: https://forbes.it/classifiche-forbes/under-30/under-30-2025-entertainment/ 

    Biografia

    Francesco Cavestri (classe 2003), pianista, compositore e divulgatore. Studia pianoforte dall’età di 4 anni e si laurea a pieni voti a 20 anni in pianoforte jazz al Conservatorio di Bologna. Negli USA studia e vince due borse di studio al Berklee College of music di Boston e frequenta la scena musicale newyorkese, vincendo una borsa di studio anche alla New School di New York.


    La sua discografia è composta da 3 album: un album di esordio pubblicato nel 2022 con 9 inediti intitolato “Early17” (il cui titolo deriva dall’età in cui l’album è stato ideato e registrato) con feat del grande trombettista Fabrizio Bosso. Il secondo album, dal titolo “IKI- bellezza ispiratrice”, è uscito il 19 gennaio, distribuito da Universal Music Italia, e presenta la collaborazione del jazzista italiano più affermato a livello internazionale: Paolo Fresu. Il terzo album, uscito il 16 febbraio 2024, dal titolo “Una morte da mediano” raccoglie una colonna sonora che Cavestri ha registrato per un progetto Rai Play sound. Gli album verranno presentati con un tour italiano a partire dalla primavera del 2024, con la data inaugurale al Blue Note di Milano il 14 aprile 2024.


    Cavestri si è inoltre esibito in importanti Festival e Jazz Club italiani ed esteri (l’Alexanderplatz Jazz Club di Roma, la Cantina Bentivoglio di Bologna, il Wally’s Jazz Club di Boston, lo Smalls Jazz Club di New York, la Casa del Jazz di Roma, il Festival Time in Jazz a Berchidda, il festival JazzMi con due eventi alla Triennale di Milano: concerto in trio in Teatro Triennale e laboratorio in Sala Agorà). Il 14 aprile ha aperto il tour del suo ultimo album “IKI – Bellezza Ispiratrice” registrando il sold out al Blue Note di Milano, per poi proseguire con un altro successo all’Alexanderplatz Jazz Club di Roma, ala Casa del Jazz, Il tour proseguirà con altri appuntamenti in giro per la penisola (Festival AmbriaJazz in Valtellina, Entroterre Festival, Luglio Musicale Trapanese, Piano City Milano, Bologna Estate, ecc…).

    Come divulgatore Francesco Cavestri collabora con l’associazione Il Jazz Va a Scuola, organizzando lezioni-concerto, seminari e masterclass in teatro, nelle scuole e nei Festival, anche al fianco di importanti artisti della scena italiana e internazionale. Il 30 aprile 2024, in occasione dell’International Jazz Day riconosciuto dall’Unesco, Cavestri ha ricevuto il premio IJVAS come giovane divulgatore e compositore all’Auditorium Parco della Musica di Roma, al fianco dei grandi nomi del Jazz italiano, tra cui Stefano Bollani.

    A settembre 2024, Francesco Cavestri ha iniziato a collaborare con Steinway & Sons Italia, suonando per diversi eventi organizzati dalla sede italiana che lo storico marchio di pianoforti ha aperto a Milano e che lo porterà anche all’estero.

    Il 31 ottobre 2024 Cavestri ha tenuto un concerto nel Teatro Triennale di Milano per JazzMi con Willie Peyote come special guest. Durante la serata, che ha registrato il sold out con più di un mese di anticipo, i due artisti hanno presentato un brano inedito che hanno realizzato insieme. Il 22 novembre si è esibito per la rassegna Blue Note off a Villa d’Este sul Lago di Como.

    Il 22/1/2025 è stato pubblicato da Universal il brano Entropia con feat Willie Peyote ed al concerto del 5 marzo da Steinway and Sons Italia è stato registrato l’album dal vivo che uscirà prossimamente e darà il via al tour all’estero.

    Nel mese di aprile 2025 Cavestri è stato inserito nella classifica italiana di Forbes Italia tra gli under 30 che si sono distinti nell’anno e stanno avendo un impatto nel rispetto ambito.

    Sito Web  |  Instagram  |  Spotify  |  YouTube | Facebook

  • “Foglie Rosse” è la settima traccia dell’album “Sette miliardi di Parole”, primo lavoro solista del cantautore romano Sandro Curatolo. Guarda il video

    “Foglie Rosse” è la settima traccia dell’album “Sette miliardi di Parole”, primo lavoro solista del cantautore romano Sandro Curatolo.

    Guarda il video

    https://youtu.be/rAIgdp5S7KY

    È un brano sussurrato, dalle delicate atmosfere jazz che parla di vite ai ai margini, di una quotidianità fatta di solitudine, di silenzi e di ricordi che si susseguono sempre uguali come in un loop in un paesaggio metropolitano anonimo e spersonalizzato.

    Il dramma di chi ha perso il filo della propria storia e cerca la vita nelle piccole cose. In un’attesa senza tempo, in uno sguardo non ricambiato e nel camminare senza direzione.

    Le foglie rosse sono l’allegoria del tramonto e della malinconia, ma rivelano anche la presenza di una bellezza struggente e profonda in grado di illuminare per brevi attimi le nostre esistenze.

    Gli esterni del video sono girati tutti a Praga, città dove l’autore vive da oltre dieci anni ed il video è frutto di un lavoro collettivo e del contributo di molti artisti.

    Un lavoro in linea con il disco che ospita la traccia, e che si presenta come un’opera molto riflessiva e dai toni meditativi.

    Testo:

    Foglie rosse

    (S. Curatolo)

    Il vento fruga tra le aiuole

    ai bordi della via,

    giornali e sogni che ora il sole

    sio stra portando via,

    la vita è un sacco tra le mani

    da trascinare ormai,

    verso un ritorno che

    nessuno aspetta più

    tra i muri bianchi di una stanza

    e vista da quaggiù,

    la vita è solo un altro giorno in più.

    E il mondo serve a camminare

    verso una immensità

    di foglie rosse in mezzo al viale

    che taglia la città,

    tra il suono freddo dei binari,

    l’odore dei caffé,

    e una mattina che

    non vuole andare via

    discorsi immaginati e volti che

    non fanno troppa compagnia

  • Gabriele Esposito Canta “T’ARREPIGLIE”: emozioni e radici nel nuovo singolo

    Nei digital store e in radio da venerdì 16 maggio “T’ARREPIGLIE”, il nuovo singolo di Gabriele Esposito, prodotto da StarChild per l’etichetta Asino Dischi.

    Il brano di matrice urban, mixa elementi funky & soul alla penna ed al suono pop new-politan del cantautore napoletano. Il brano apre ufficialmente il nuovo capitolo discografico dell’artista che dopo la prima raccolta di musica originale in lingua napoletana “Accurdammece vol.1” sceglie di ricercare nuovi stimoli e sonorità, attraversando fasi di sperimentazione e riflessione, approdando al vol.2 con un sound rinnovato, forte dell’incontro artistico con il producer StarChild.

    In napoletano l’espressione ‘T’ARREPIGLIE’ è un’esortazione a riprendere possesso delle proprie capacità cognitive e mentali – racconta Gabriele Esposito – In questo brano diventa auto-esortazione necessaria dopo un forte impegno d’amore terminato bruscamente”.


    Gabriele Esposito BIOGRAFIA
  • “Where’d You Go Someday”: una ballata rock che chiede conto al nostro silenzio

    «Il coraggio è l’impronta delle paure». C’è una generazione che ha smesso di reagire. Che abbassa lo sguardo, anche quando a crollare sono i diritti, anche quando a pagarne il prezzo sono i figli. È da questa crepa nel tessuto sociale che parte “Where’d You Go Someday”, il nuovo singolo di Piero Campi, cantautore tarantino d’adozione fiorentina e da anni parte attiva della scena bolognese. Un brano ruvido, diretto, costruito su un sound rock asciutto e internazionale, prodotto e suonato al basso da Marco Schnabl (Think Ahead Studio) con la collaborazione del producer statunitense Analog Tears (Diego Carlo Magno, da Seattle) che ha curato le chitarre e di Andrea Rizzi alla batteria.

    Dopo l’album d’esordio “Tutto Tace”, il cantautore pugliese rompe il silenzio, chiedendo un nuovo sguardo sul presente. Un presente in cui l’indignazione si è fatta sussurro e la ribellione una posa estetica. Campi rimette al centro una domanda scomoda: che fine ha fatto il coraggio? E lo fa con una scrittura che non cerca scorciatoie, ma affonda nei paradossi dei giorni nostri:

    «Parlano di rivoluzione, ma si è fermi come coglioni!»

    In poche righe, una fotografia lucida e spietata. “Where’d You Go Someday” si nutre di contraddizioni, denunciando una generazione in bilico tra memoria e stallo, tra la voglia di cambiare e la paura di fallire ancora. Senza proclami, ma con onesta concretezza.

    «Non volevo un brano che consolasse – spiega l’artista -. Ho scritto questo pezzo in un momento in cui mi sembrava che tutto stesse scivolando nel silenzio: le proteste, i diritti, la coscienza civile. Mi sono chiesto se anche io stessi iniziando a far parte di quel silenzio. È da lì che è nata questa canzone.»

    Una denuncia, ma anche un esame di coscienza. “Where’d You Go Someday” è attraversato da immagini nette e parole dure, capaci di cogliere un’apatia che si è fatta normalità. Non c’è retorica, ma una richiesta implicita di responsabilità, soprattutto verso chi verrà dopo, nei confronti di «un figlio in attesa di un mondo senza eroi».

    Perché, come spiega lo stesso Campi, «Siamo diventati spettatori anche quando si tratta del futuro dei nostri figli». Un’affermazione che assume i tratti di un monito, in una contemporaneità in cui l’indifferenza sembra prevalere. E se, come recita il verso-mantra della traccia, «il coraggio è l’impronta delle paure», allora questa canzone è il tentativo di non farle dissolvere nell’abitudine, restituendo loro presenza e memoria.

    “Where’d You Go Someday” si inserisce perfettamente in un momento storico segnato da un crescente senso di impotenza generazionale. Secondo un recente studio del Pew Research Center, il 57% dei giovani adulti si dichiara “rassegnato all’idea che le proteste non servano a cambiare nulla”. Dato che si riflette in una cultura in cui la rinuncia ha preso il posto della lotta e in episodi recenti, come la sospensione di 17 studenti a Milano per un’occupazione pacifica di un’ora, o le minacce legali rivolte all’artista Badiucao per le sue opere politicamente provocatorie. In questo contesto, Campi non propone soluzioni, ma prova almeno a riaccendere una coscienza collettiva sopita: «Posso ancora immaginare questo mondo senza odiare».

    Ad accompagnare il brano, il videoclip ufficiale, presentato in anteprima nazionale su Sky TG24 e girato negli spazi scuri e simbolici dell’Ottostudio di Bologna, sotto l’attenta direzione di Cristian Spinelli. Al centro della scena, lo stesso Campi, una figura in controluce attraversata da un fascio di luce. Nessun effetto narrativo, solo un’immagine: quella di una via d’uscita possibile, ma non garantita.

    Un’unica inquadratura, una regia minimale ed emblematica, in cui l’immobilità diventa messaggio: la via d’uscita non è scenografica. È una possibilità. Ma per scorgerla, bisogna alzare lo sguardo, proprio come suggerisce il testo:

    «Basterebbe solo alzare lo sguardo, o almeno provare ad avere il coraggio.»

    Piero Campi nasce a Taranto nel 1982. La musica è da sempre il suo linguaggio privilegiato: dagli esordi con i Dharma, band protagonista della scena pugliese premiata in numerosi festival, fino al percorso solista che lo porta a Bologna. Qui incontra Lucio Dalla, che lo incoraggia a riscrivere partendo da una voce più personale e diretta. Da allora, il suo stile si evolve, tra rock viscerale e una scrittura che non cerca compiacimento, ma verità.

    Nel 2008 il singolo “Parole” entra nei circuiti nazionali di Virgin RadioRadio 105 e Kiss Kiss. Seguono partecipazioni a progetti collettivi, come “Aut – Artisti Uniti per Taranto” contro l’inquinamento ambientale, e diversi riconoscimenti da parte della critica e della stampa.

    «Non cerco eroi, e non mi interessa farmi ascoltare a tutti i costi – conclude -. Ma credo che oggi ci sia bisogno di qualcuno che dica ad alta voce quello che molti pensano. Se anche uno solo si riconosce in questa canzone, per me ha già fatto il suo giro completo.»

    “Where’d You Go Someday” non è un canto di protesta. È un gesto di responsabilità. Non solleva bandiere, ma domande. E nel farlo, ci costringe ad ascoltare ciò che il rumore ha coperto troppo a lungo: il nostro silenzio.

  • Dalla luce delle feste al vuoto improvviso: la cornice malinconica di “Film Romance”

    «All’improvviso, siamo diventati niente». Da questa frase, raccolta durante una conversazione tra amici, prende forma “Film Romance”, il nuovo singolo di Mario Signorile, già conosciuto con lo pseudonimo Mocky. L’artista ha scelto di firmare con il proprio nome, lasciandosi alle spalle un alias che per anni ha accompagnato la sua attività creativa. Una decisione semplice, sobria, ma significativa: dire le cose come stanno, anche in musica.

    “Film Romance” è stato scritto dallo stesso cantautore, attore e regista pugliese in un periodo di apparente festa: le giornate che precedono il Natale. Una stagione di luci, unione e rituali condivisi che, per molti, diventa anche occasione di bilanci, nostalgie, questioni rimaste in sospeso e ferite ancora aperte.

    Proprio su quel contrasto, Signorile realizza un brano che non racconta solo una fine, ma il modo in cui la metabolizziamo mentre ci siamo dentro. Quello che ci diciamo per non vederla arrivare, e quello che ci raccontiamo mentre la viviamo. “Film Romance” parla di come idealizziamo i rapporti, di quanto restiamo legati a un’immagine più che a una persona. E del momento in cui tutto si spegne, senza una scena madre, solo con la domanda: «E ci fa male. O mi fa male?». È la distanza tra le aspettative costruite su modelli idealizzati e la realtà di storie d’amore che, spesso, si sgretolano senza rumore, lasciando solo il peso dei non detti.

    La struttura del brano è dichiaratamente cinematografica: frammenti di quotidianità si intrecciano a citazioni pop – «Come Ted e Robin, come Ross e Rachel» -, componendo un racconto che si muove con naturalezza tra il piano intimo e quello collettivo, tra la playlist personale e l’immaginario condiviso di una generazione cresciuta con le serie TV.  Il videoclip ufficiale, in uscita nei prossimi giorni, rafforza questa dimensione: un protagonista che rivede su videocassetta la propria storia d’amore, mentre lo spettatore scopre che quei ricordi sono proiezioni mentali. Un loop emotivo da cui, a un certo punto, sceglie di uscire.

    «Ho scritto questa canzone in un momento di grande malinconia – spiega l’artista -. Parlando con un’amica, ho sentito il bisogno di mettere in musica quel senso di vuoto improvviso che segue la fine di qualcosa in cui avevi creduto. Mi sembrava assurdo come tutto potesse sparire così, senza un vero epilogo. E invece, ogni addio è un sipario che cala su uno spettacolo che pensavamo infinito.»

    Il testo procede per immagini secche, nitide, taglienti: «Cammino chino ma tu non ci sei, storia antica come i musei». Nessuna concessione alla retorica.

    Verso dopo verso, viene descritto quello che resta: il disorientamento, la fatica di riassorbire l’assenza. Fino all’ultima battuta, che apre una possibilità:

    «E mi ricordo che m’hai insegnato, che dietro il sipario c’è un nuovo spettacolo».

    Quello di Mario Signorile non è un racconto fine a se stesso. “Film Romance” tocca un punto centrale della nostra contemporaneità: l’incapacità diffusa di elaborare la fine di un rapporto senza attribuirle il valore di un fallimento. Oggi, dove le relazioni amorose vengono spesso sovraccaricate di aspettative sociali e narrative, questo brano restituisce dignità anche alla chiusura, ricordando che, proprio come a teatro, dietro ogni finale può esserci un inizio.

    La carriera di Signorile è una sintesi creativa coerente tra musica, regia e scrittura. Dopo il successo delle web serie “Odio il Mio Migliore Amico” e del fan film “The Last of Us Forsaken”, che gli sono valsi diverse candidature e premi nel circuito indipendente, ha esordito nella musica nel 2024 con il singolo “Io“, seguito da “Non ci scotta più” e “Sorriso sulle labbra“. Con “Film Romance”, l’artista affina una scrittura che non rincorre effetti né soluzioni consolatorie, ma sceglie la precisione del dettaglio per fermare in un testo quel punto cieco in cui tutto cambia, senza bisogno di proclami.

    «Nessuna storia d’amore è come nei film – conclude -, eppure tutti ci siamo ritrovati a viverne una come se lo fosse. Questo brano è il mio modo per salutare quella parte di me che ancora si aspettava un finale scritto da altri, e iniziare finalmente a scriverlo con le mie mani.»

    “Film Romance” non è la classica canzone su una storia d’amore giunta al capolinea, ma la fotografia nitida, satura e disincantata del momento preciso in cui ogni rapporto diventa reale: quando il sipario cala e siamo costretti a scrivere da soli il nostro finale. Con questa canzone, Mario Signorile abbandona ogni idealizzazione romantica e riscopre il valore delle storie vere: imperfette, lontane dai copioni televisivi. Perché, dietro ogni addio, c’è sempre una nuova possibilità.

  • Folkstone in concerto al Morborock 2025: sabato 24 maggio a Morbegno

    Sabato 24 maggio 2025 alle ore 22:45, i FOLKSTONE si esibiranno al MORBOROCK 2025 – via Lungo Adda, Morbegno (SO) – con ingresso gratuito, per presentare il loro doppio album “NATURA MORTA”. L’apertura della serata vedrà sul palco i Trick or Treat e i Vintage Violence. 

    “Natura Morta” già disponibile dal 21 marzo 2025 su tutte le piattaforme di streaming digitale, in formato fisico e vinile, è un doppio album dall’animo malinconico e sincero, ma anche potente e vibrante di energia. Il disco si arricchisce della partecipazione di importanti featuring con artisti come i Modena City Ramblers in Fragile, Trevor Sadist in Mediterraneo, Daridel in Mala Tempora Currunt e i Punkreas in La Fabbrica dei Perdenti.

    La musica si orchestra tra cornamuse, arpa e altri strumenti che, con il loro fascino, evocano tempi lontani. I testi, invece, sono sempre radicati nel qui e nell’ora, pronti a ritrarre scorci d’umanità con un occhio che, più che critico, rimane sensibile dalla prima all’ultima riga. Un ritratto scanzonato e romantico delle nostre vite e del mondo che ci circonda.

    Spiega la band a proposito del disco: «La nostra “Natura Morta” è uno sguardo perso nella vita, un senso di disordine mistico ed una dose di disillusione nata da una costante ed autocritica riflessione. Il tutto sempre con il sorriso sulle labbra, sempre consapevoli della quotidiana realtà, così meravigliosa e struggente al tempo stesso. Siamo nell’epoca del materialismo spinto. Il nostro vuole essere un urlo disperatamente romantico».

     

    “NATURA MORTA” è disponibile su AUDIOGLOBE

    “NATURA MORTA” TRACKLIST:

    1. Alabastro
    2. Appennino
    3. Vuoto a Perdere
    4. Lacrime di Marmo
    5. Natura Morta
    6. Macerie
    7. Resta qui
    8. Fragile – Feat. Modena City Ramblers
    9. Mediterraneo – Feat. Trevor, Sadist
    10. Mala Tempora Currunt – Feat. Daridel
    11. La Fabbrica dei Perdenti – Feat. Punkreas
    12. Scarpe Rotte
    13. Persia
    14. Sulla Riva
    15. Brindo Otra Vez
    16. L’ultima Thule (cover Guccini)

    Dopo il SOLD OUT delle date al Legend Club di Milano, dal 28 al 30 marzo, i Folkstone proseguono il loro tour DELIRIUM2025 con una serie di nuove date.

    FOLKSTONE | DELIRIUM2025

    05/04 – SAN LAZZARO DI SAVENA (BO) – Circolo Arci San Lazzaro

    24/05 – MORBEGNO (SO) – Morborock 2025

    07/06 – PARMA – Tattoo Nerd Fest

    20/06 – MONTAGNANA (PD) – Montagnana in Musica

    27/06 – TRIESTE – Triskell Celtic Festival

    04/07 – SESTO S.G. (MI) – Kozel Carroponte w/ Modena City Ramblers – NUOVA DATA

    13/07 – PINASCA (TO) – TNT Fest 2025

    19/07 – TREVISO – Suoni di Marca Festival

    26/07 – MALPAGA (BG) – Malpaga Sounds

    23/08 – CESENATICO (FC) – Druidia

    26/08 – CASTAGNOLE (AT) – Festival Contro – NUOVA DATA

    28/08 – EMPOLI (FI) – Beat Festival – NUOVA DATA

    29/08 – FABRICA DI ROMA (VT) – FDB Festival

    06/09 – MESTRE (VE) – Runika Fantasy & Medievale

    (Calendario in aggiornamento)

    Per maggiori informazioni: www.folkstone.it 

     

    Biografia

    I Folkstone sono una rock metal band che si forma nel 2004 da un’idea di Lorenzo “Lore” Marchesi, frontman della band. All’attivo oggi hanno 7 album studio e 2 DVD live. Ciò che rende unica questa band è la miscela esplosiva tra strumenti antichi quali cornamuse, arpa, flauti, bouzouki, ghironda e la granitica base rock/metal di basso, chitarra e batteria. Il cantato è interamente in italiano ed i loro testi sono ricercati e coinvolgenti tra il narrativo, l’interiorità ed il sociale. La loro naturale dimensione è sin dall’inizio il puro live, dove riescono ad esprimere tramite un’attitudine punk tutta la loro potenza ed espressività maturata attraverso centinaia e centinaia di live in Italia ed Europa. Dopo una separazione durata qualche anno nel 2023 annunciano la reunion con un’esibizione al Live Club di Trezzo sull’Adda come headliner del MetalItalia Festival. Data l’incredibile e calorosa risposta dei fan la band decide di pubblicare il nuovo singolo “Macerie” e qualche mese dopo “La fabbrica dei perdenti”, pezzo di cui registrano il videoclip all’Alcatraz di Milano a marzo 2024 con il locale sold out carico di energia.  I due singoli sono inoltre pubblicati nel vinile “Racconti da Taberna”, raccolta dei brani che hanno segnato la storia della band dall’inizio ad oggi.  Dopo il tour estivo scrivono un doppio album in uscita il 21 marzo 2025. “Natura Morta”, questo il titolo del nuovo lavoro presentato al Legend Club di Milano dal 28 al 30 marzo 2025. 

    Sito Web | Facebook | Instagram | YouTube | Spotify

  • IANEZ presenta “GHIACCIO” il nuovo singolo è accompagnato dal videoclip generato in AI in cui la modernità si sfalda tra rovine urbane e assenza di umanità

    C’è chi non riesce ad adattarsi, chi non trova spazio in un mondo che misura il valore delle persone solo in base alla loro produttività. Con “Ghiaccio”, il cantautore abruzzese Ianez dà voce a queste esistenze fragili e invisibili, in un brano spietatamente lucido, capace di trasformare il dolore personale in racconto collettivo.

    Il singolo, dal 9 maggio su tutte le piattaforme digitali e accompagnato da un videoclip ora disponibile su YouTube, è una poesia cupa e malinconica, nata dalla perdita di un affetto profondo e complesso. Ma non c’è voglia, da parte di Ianez, di spiegare le ragioni personali, né fare cronaca emotiva attraverso la sua musica: Ghiaccio è un tentativo di rendere percepibile uno stato d’animo, una discesa silenziosa nell’incomprensione, nella tristezza e nell’ingiustizia sociale.

    “Ci sono persone che non riescono da integrarsi in un sistema dove anche la pietà è subordinata all’ego. Quando si ammalano, diventano colpevoli della loro condizione. È a loro che dedico questo pezzo.” – racconta Ianez.

    Il brano è costruito su una tensione emotiva costante, tra intimismo e denuncia, lasciando spazio ad immagini che evocano fragilità, solitudine e un’umanità dimenticata. Il videoclip che accompagna il brano è stato realizzato interamente con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Una farfalla monarca e Ianez attraversano scenari deprimenti e decadenti, dove si intravede una società malandata e sofferente. Grattacieli simbolo di progresso e grandi opere urbane si sgretolano, colpiti da un vento nucleare che rappresenta il fallimento globale dell’umanità nei confronti di sé stessa: un’umanità che esiste solo per chi può permettersela.

    Con “Ghiaccio”, Ianez continua il suo percorso artistico coerente nel quale sceglie di abitare le zone d’ombra e dar voce, attraverso la sua musica, a chi spesso non viene ascoltato.

  • Uscito “Oltre l’ombra dei colori”: arte, mistero e memoria nel debutto di Carlo Morriello

    Carlo Morriello, docente di lettere napoletano di nascita e trevigiano di adozione, arriva in libreria con il romanzo d’esordio Oltre l’ombra dei colori in uscita dal 17 aprile con la casa editrice Bookabook.

    Già autore di racconti in passato, Morriello ha impiegato tre anni nella stesura di questa storia a tema artistico/psicologico ambientata nella Napoli di fine Ottocento e incentrata sulla figura di Michele Castaldo, giovane pittore in cerca di una svolta nella sua carriera la cui identità viene messa in discussione nel corso della narrazione proprio attraverso alcune opere pittoriche che sarà chiamato a realizzare.

    L’artista ha da poco perso sua madre quando gli viene affidato un prestigioso incarico: realizzare un affresco nel monastero di Santa Chiara in sole tre settimane. Questa commissione segnerà l’inizio di una serie di eventi inaspettati, tra superstizioni su artisti che hanno perso il senno e intrighi che superano ogni sua immaginazione.

    Le sue certezze iniziano a sgretolarsi quando un’ombra del passato riemerge, rivelando una verità sconvolgente. Ad accompagnarlo in questa ricerca ci saranno le persone a lui più care, che sembrano conoscere aspetti della sua vita di cui lui stesso non ha mai sospettato.

    Inoltre, un amore del passato, e mai del tutto risolto, riaffiorerà in tutta la sua intensità permettendo al protagonista non solo di riannodare i tanti eventi e dare loro un senso, ma anche di superare quella barriera che separa la vita dalla morte.

    Avevo da sempre desiderato scrivere un romanzo ambientato nella ‘mia’ Napoli e che potesse, altresì, affrontare un tema a me caro: scoprire la propria natura, la propria realtà interiore e, pur tra mille difficoltà, perseguire i propri sogni e progetti da realizzare – ha confessato Carlo Morriello.

    Negli anni avevo dato vita a diversi progetti narrativi utilizzando tutti questi ‘ingredienti’. Nel mio studio ci sono infatti romanzi abbozzati, altri addirittura finiti, ma nessuno mi soddisfaceva. Mancava qualcosa, mancava un filo conduttore, mancavano forse degli ingredienti: l’anima e la vita.

    Ero arrivato al punto di abbandonare tutto, quando una sera, non ricordo di preciso cosa stessi facendo, affiorò in me l’immagine di un personaggio. Non riuscivo a vederlo in volto, sembrava il personaggio di un’altra epoca, lontana e vicina al tempo stesso, e sembrava intento a correre lungo una tromba di scale. Riuscivo a intravederne appena l’abito nero che quasi svolazzava alle sue spalle.

    Ho dovuto scavare tanto dentro di me per afferrare letteralmente il significato di quell’immagine e alla fine mi ha ispirato uno dei personaggi principali del romanzo. Sembra strano, ma la storia è andata in un primo tempo costruendosi intorno a un personaggio che non era il protagonista; tuttavia, mi ha poi ‘rivelato’ il protagonista, l’obiettivo di questi, i sogni, i progetti, la sfida che la vita gli poneva davanti e che lo avrebbe ‘portato’ là dove non si sarebbe mai immaginato andare.

    Ho qualche volta sentito dire che la vita ha più fantasia di noi: ecco, il protagonista, Michele Castaldo, pittore di professione, cerca di progettare la sua vita e i suoi obiettivi, ma la vita stessa gli mescola le carte e ha per lui in serbo qualcosa che farà saltare il banco di tutti i suoi obiettivi perché altrove, dopo che egli ha preso consapevolezza di sé stesso, c’è qualcos’altro ad attenderlo”.

    Il romanzo è un viaggio affascinante nella Napoli misteriosa e coprotagonista, dove sacro e profano si intrecciano tra vicoli e segreti. Al centro, la scoperta di una verità nascosta che può sconvolgere una vita. Un dipinto, una rivelazione e la ricerca di sé stessi guidano la trama fino all’epilogo.

    Dati tecnici:

    TITOLO: Oltre l’ombra dei colori

    AUTORE: Carlo Morriello

    GENERE: Romanzo

    CASA EDITRICE: Bookabook di Milano

    DATA DI PUBBLICAZIONE: 17 aprile 2025

    PAGINE: 416

    COSTO: € 22,00

    L’autore:

    Carlo Morriello, classe 1969, è nato a Napoli ma vive a Castelfranco Veneto (Tv). Laureato in Lettere moderne e specializzato nell’insegnamento secondario, ha svolto diversi lavori prima di realizzare il suo sogno: dal 2015 è docente di materie letterarie nelle scuole secondarie di secondo grado.

    Coltiva da tempo la passione per la scrittura, e in diverse forme: ha collaborato con alcuni periodici locali per le pagine di cronaca, cultura e approfondimento sociale, e ha partecipato ad alcuni concorsi letterari, ottenendo, in qualche caso, la segnalazione da parte della giuria. Per Montedit ha pubblicato, nel 2000, una raccolta di racconti.

    Oltre l’ombra dei colori è il suo romanzo d’esordio, che ha conosciuto una gestazione di circa tre anni e con il quale in due distinte edizioni del concorso nazionale Io scrittore è rientrato tra i 300 finalisti.

    Pagina web del romanzo:

    https://bookabook.it/libro/oltre-lombra-dei-colori/

    Reel di presentazione su Instagram:

    https://www.instagram.com/reel/C9g5adzIVcc/?fbclid=IwY2xjawFZaH1leHRuA2FlbQIxMAABHZhenkDnt29I3EcAGAZ0IiK-dzvVUkQHXyoqlIo7J_eXkq-bw3w6WUwZ7Q_aem_7l9IdTblDrW39TYZ_tO3LQ

    Booktrailer:

    https://youtu.be/8yrdyJCsW5M?si=lsqczo_tRh2ONMy4