Intervista a Incompleto, “la musica mi ha permesso di sfoggiare la parte creativa della mia personalità”
Il primo progetto di Incompleto, artista di Torino indie-pop, partiva da un momento di crisi interiore prima della pandemia, da assenza di punti di riferimento e un senso di incompletezza. Questo era racchiuso nel disco E Se … uscito due anni fa. Il nuovo progetto dal titolo Nuovi Orizzonti, parte da qui per mostrare invece l’evoluzione personale del suo autore, nuove visioni del mondo e nuove prospettive. In questa intervista abbiamo cercato di capire di più su questo artista e su cosa lo spinge nel continuare a fare musica.
Dai più valore o senso alla tua vita personale o alla vita artistica che hai come Incompleto? Nel corso degli anni hai cambiato prospettiva?
L’artista spesso è un’immagine edulcorata o costruita rispetto alla persona che è nella vita personale. Per me è più importante senz’altro la mia vita personale, perché posso permettermi di essere me stesso ed anzi esserlo è quello che più mi piace: poter dire quello che penso, condividere esperienze, serate, momenti con le persone che mi conoscono da una vita è impagabile. Incompleto è senz’altro una parte importante della mia vita, da quando è presente: ha avuto un valore soprattutto nel periodo pre-pandemico e durante la pandemia stessa. Ha saputo ascoltare e mettere a nudo le mie incertezze e le mie sensazioni. Ora mantiene un valore, ma è cambiata la prospettiva ed il suo significato. Nel corso degli anni, direi che ho sempre mantenuto lo stesso pensiero, perciò la vita artistica come “valvola di sfogo”, creativa all’elemento centrale della mia esistenza, cioè la mia vita personale.
Se pensi a come ti sei avvicinato alla musica, in che modo credi che questa abbia influito sulla persona che sei ora?
La musica mi ha permesso di sfoggiare la parte creativa della mia personalità: sono un ingegnere, quindi sono una persona abbastanza “quadrata”, razionale. Ecco, la musica mi ha sempre permesso di coltivare invece la parte fuori dagli schemi. Come dicevo prima, soprattutto Incompleto ha influito sulla mia persona: nella prima parte della sua esistenza è stato uno psicologo, quello a cui confessare le cose che non riuscivo a dire neanche alle persone più vicine a me. Mi ha permesso di farmi molte domande, di capire i miei errori e che cosa volessi per il futuro. Devo dire che da quando è iniziato questo percorso, ho poi messo in pratica gli insegnamenti che mi sono portato a casa, quindi è stato quasi un maestro di vita.
Nuovi Orizzonti e E Se … : punti in comune e differenze fra questi due dischi.
Parto dai punti in comune: tematica di collegamento dei brani è, in entrambi i casi, l’amore, nelle diverse fasi, dalla rottura ad una nuova scintilla. Altro elemento condiviso dai due EP è che si tratta di brani veri, autentici, non cose inventate e credo che questo si percepisca, arrivi all’ascolto. Se parliamo di differenze, la prima è senz’altro la qualità sonora di “Nuovi Orizzonti”, che ha fatto un passo avanti incommensurabile rispetto al primo EP: questo lo devo al fatto di essermi affidato ad un produttore, BrutusVox, che ha saputo guidarmi nella realizzazione dei brani e a cucirmi un suono su misura, oltre ad un mix e master dei brani da paura. L’altra differenza sta nei brani: in questo caso ho voluto fare un mix di brani che avevo già scritto (come “26” e “Amore in Playback”) e rivisitati, con brani nuovi di zecca, come “Dato x Scontato” e “Cortociruito”. Credo che anche la mia penna sia diventata più matura e all’ascolto questo si noti.
Hai proposto nuovamente un Ep. Arriverà anche un full lenght album? Cosa ti frena nella pubblicazione di un progetto più consistente?
Non credo farò mai un album, il motivo è in realtà legato al contesto in cui viviamo e al modo in cui si muove la fruizione musicale. Siamo ormai bombardati dalla musica, ogni giorno sbuca un nuovo artista mai sentito prima con un nuovo singolo, 2 mesi dopo è già a calcare palchi in palazzetti da migliaia di persone perchè pompato dalla casa discografica di turno. L’anno dopo, quel brano è dimenticato da tutti. Sono davvero poche, ora, le canzoni a resta in testa. E quando il mondo va a questa velocità frenetica, credo che un album, con 12-15 tracce sia anacronistico e senza senso. L’ascolto ormai è frammentato, dunque l’EP credo sia il massimo del tempo d’attenzione che un utente medio possa dedicare ad un artista, al giorno d’oggi.
Quali sono i tuoi -nuovi orizzonti- per il prossimo 2024.
Beh, vorrei provare a rimettermi in studio per produrre qualcos’altro. Questo EP è frutto di oltre un anno di lavoro, a volte ho avuto dei blocchi ispirativi e quindi ho dovuto aspettare il momento propizio, che il fulmine della penna mi colpisse. Con BrutusVox ho trovato un valido partner di produzione musicale (oltre che una persona gradevole con cui scambiarsi opinioni e ad avere un rapporto di collaborazione sincero e proficuo). quindi, ecco, i nuovi orizzonti per me saranno quelli di esplorare un modo di fare musica ancora più curato e di qualità.
Questo disco non lo hai prodotto tu. Come hai lavorato alle tracce, alla registrazione? Come vi siete organizzati?
Come dicevo, parte del merito della buona riuscita di “Nuovi Orizzonti” spetta a BrutusVox, grande produttore di Torino. Ci siamo trovati nei freddi fine settimana di inverno, come in quelli afosi d’estate, senza sosta, con l’obiettivo di sfornare il miglior EP possibile. Solitamente i miei pezzi partono da chitarra e voce, e poi mi piace provare da solo a trovare un arrangiamento; quindi, capire quali strumenti aggiuntivi utilizzare e come farli entrare nel pezzo, poi confrontarmi con BrutusVox per capire se la mia idea può avere un senso, oppure se insieme trovare delle alternative. Quindi abbiamo trovato una forte sintonia durante la registrazione di questo EP e la cosa più bella, oltre al rapporto schietto che abbiamo, è stato vedere come, lavorando ai miei brani, abbia col tempo apprezzato sempre di più la mia musica, e questo è stato forte motivo d’orgoglio per me.
“Ci sono giorni in cui piove”, racconti in Stallo. Cosa fai in questo tipo di giorni?
Come credo capiti a tanti, guardo fuori dalla finestra e penso. Vedo la pioggia come il pianto del cielo: possono essere lacrime di gioia o di sofferenza, a seconda del giorno. La pioggia è nutrimento per le piante e per la natura; quindi, la vedo come una cosa positiva. A seconda della stagione, faccio cose diverse quando piove: nelle stagioni calde, mi piace sentire l’odore dell’asfalto che, rovente, accoglie la pioggia e restituisce quel profumo umido dei temporali estivi e ascoltare il rumore della pioggia battente. D’inverno invece mi piace invece restare al caldo di casa, in compagnia delle persone care con cui condividere un pranzo, una cena, 4 chiacchiere e canzoni con la chitarra.
Quali progetti hai per il futuro?
Mi piacerebbe lavorare ad altri brani nel 2024, magari realizzando un nuovo EP, oltre ad esibirmi live in giro per l’Italia e far conoscere la mia musica a più persone possibili. Mi piacerebbe trovare un’etichetta che punti su di me e avere più visibilità: posso sembrare un po’ spocchioso, ma se guardo la playlist Indie italiana di Spotify degli ultimi 3-4 anni, non credo di avere meno bravura o di aver meno cose da raccontare dell’80% degli artisti al loro interno.