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  • Le Maioliche: canto di una frattura contemporanea L’EP de Il Maestrale destruttura la tradizione per evolverla tra cantautorato ed elettronica europea

    Le Maioliche è il nuovo EP de Il Maestrale, un mix sonoro e narrativo che fonde cantautorato mediterraneo ed elettronica mitteleuropea che indaga le crepe dell’essere umano contemporaneo, visto e analizzato dalla prospettiva del Meridione italiano.
     

    Le Maioliche raccoglie frammenti di storie e tensioni emotive che si compongono come mosaici in cui ogni brano è parte di un disegno più ampio e sfaccettato. Anche a livello di genere, il lavoro risulta come un insieme composito di generi tra folk, cantautorato e pop elettronico. Il progetto, registrato da Marco Fischetti di DEATH STAR STUDIO, prende forma in due anni di lavoro ed è stato supportato da una campagna di crowdfunding che ha coinvolto ascoltatori e sostenitori, a dimostrazione di quanto questo disco fosse già, prima ancora di nascere, un’opera collettiva.

    Il cuore concettuale di Le Maioliche è una ricerca dai tratti antropologici, rivendicata non come folclore, ma come appartenenza organica e fisiologica. Si avverte una tensione costante tra due polarità: da una parte l’intimità acustica e la solitudine contemplativa dell’individuo, dall’altra la marcia alienante dell’elettronica, simbolo di una presa di coscienza sociale, di disincanto collettivo. Questo dualismo attraversa ogni traccia, prendendo forma nel contrasto tra voce e macchina, calore e freddezza, presenza e distanza. Un suono stratificato che si rifiuta di essere contenuto dentro confini di genere, e che vive proprio nell’attrito tra elementi apparentemente inconciliabili.
     

    Il viaggio sonoro comincia con Nor Arax, prologo narrativo e dichiarazione poetica di accoglienza: un omaggio al poeta armeno Hrand Nazariantz, che diventa metafora utopica del viandante straniero e della cultura come spazio aperto. Da lì si snodano episodi come Le Peonie, in cui la malinconia si fa motore della creatività, e Mediterraneo Centrale, che trasforma la bellezza paesaggistica in distopia climatica. In Tapis Roulant, invece, l’elettronica lo-fi denuncia la condizione automatizzata della vita contemporanea, mentre in Dance Dance Dance, la risposta al caos diventa fisica: ballare per non scomparire. La tracklist si completa con Berlinesi, un momento di nostalgia e dolcezza, in cui il ricordo diventa rifugio, e la solitudine un invito a non smettere di sperare.

    Le Maioliche non è un disco di assolute certezze, ma di domande gigantesche: non pretende risposte, ma crea spazio per ascoltarle. È un’opera consapevole, radicata nella sua terra d’origine, che mette al centro una voce antica come faro del proprio presente, con il suono come strumento di resistenza poetica. Come i frammenti di ceramica colorata che gli danno il nome, il nuovo lavoro de Il Maestrale, resistente nella sua fragilità, antico e moderno, si fa vento che cambia direzione.

    Anticipato da una lunga serie di date estive, Le Maioliche, il nuovo intenso EP de Il Maestrale, esce il 3 ottobre 2025 per Spazio Dischi e verrà presentato in un tour di portata nazionale.

  • “All I Wanna Do” è il nuovo singolo di Don Jio

    Dal 3 ottobre 2025 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica “All I wanna do”, il nuovo singolo di Don Jio.

     

     

    “All I Wanna Do” è stata scritta da Don Jio in una fase di innamoramento, un momento di felice commozione, quando ci si rende conto che una persona è più speciale delle tante altre che si frequentano e si cambiano in continuazione. Quando si ha l’intuizione di poter voler cambiare la propria vita per dedicarsi a questo unico piacevole pensiero fisso, ci sono le potenzialità per una storia speciale. Quando ci si rende conto che ci si sta innamorando, e manca solo sapere se l’altra persona sta provando lo stesso.

    La versione che Don Jio propone come originale e di cui ha fatto il video è acustica, ci sono solo due pianoforti, degli archi e un basso. Essenziale, non serviva altro.

    Accanto a questa, l’artista ha realizzato tre remix: uno in chiave dance da club, uno dal sound funky pop più radiofonico, entrambi prodotti da lui stesso, e un terzo, più innovativo, firmato dal DJ e producer barcellonese Chus Durán.

    Commenta l’artista sul nuovo singolo: “Questo brano è stato scritto in un momento successivo rispetto agli altri, sto lavorando alle canzoni di questo progetto da anni. Ultimamente mi ero dedicato alla parte visuale e organizzativa dell’album, avevo seguito le uscite e i video dei primi sei singoli che ho giá pubblicato, e mi mancava terribilmente comporre qualcosa di nuovo! Io sono un song writer, scriverei nuovi brani in continuazione. L’estate scorsa del 2023, mi sono innamorato e, come spesso faccio, ho trasformato le emozioni in musica. ‘All I Wanna Do’ è quindi una canzone più matura, di me come artista e come persona, mi piace molto e non ho potuto fare a meno di includerla nell’album. Un dettaglio spiritoso è che, volendo fare un esperimento, ho provato a non andare in studio per le voci, mi sono informato su come farlo e ho registrato la canzone in casa, mezzo svuotando un armadio e piazzando dentro il microfono con la sua asta. Ho cantato tra i vestiti, in un piccolo armadio vintage tedesco. La canzone è nata come pop dance, con l’intento di far ballare le persone! Ero io il primo a voler ballare, ero appena tornato a vivere a Berlino ed ero estremamente energetico! Successivamente ho realizzato la versione acustica, rallentando il brano e creando una nuova dimensione grazie alla melodia del piano. Spesso il piano non si limita ad accompagnare la mia voce: sta sullo stesso piano, siamo un duo perfetto, siamo io e lui. Con l’aggiunta degli archi, il risultato si trasforma nel mio mondo sonoro, il mio stile essenziale, il vero Don Jio signature che si ritrova in molti pezzi.

     

    Il videoclip di “All I Wanna Do” è stato diretto da Don Jio, ed è stato girato per la parte subacquea con una Go Pro, a San Teodoro in Sardegna. Dopo aver selezionato le migliori riprese marine, Don Jio ha voluto inserire il suo pianoforte, che rappresenta completamente questa versione acustica. Quindi ha organizzato lo shooting a Berlino, dove degli amici lo hanno ripreso mentre suonava. Don Jio ha montato le varie clip, ma ancora voleva qualcosa di più forte, più intimo. La terza parte delle riprese è stata realizzata da Don Jio da solo, usando il suo telefono. Ha seguito il cuore, sentendo profondamente la canzone, e l’ha interpretata con il corpo: pura emozione in movimento. Si è lasciato completamente andare, creando un risultato unico e personale.

    Guarda il videoclip su YouTube: https://youtu.be/DobmGaQt9Tc

    Biografia

    Don Jio ha cominciato a studiare pianoforte classico da bambino, già a 8 anni cantava nel coro dei piccoli cantori veneziani. A 10 anni ha composto la sua prima canzonetta, che ancora ricorda, e sua madre non credeva che l’avesse potuta scrivere lui. Da allora, ha continuato a suonare al pianoforte e cantare gli spartiti dei suoi cantanti preferiti, era il suo passatempo preferito. Ai tempi del liceo suonava la tastiera in una band, e successivamente ha cantato nel coro universitario di Bologna, facendo tournée per l’Europa.

    Dopo essersi laureato in tutt’altro, ha cominciato a dedicarsi seriamente alla musica, iscrivendosi al diploma di canto professional del Music Academy di Bologna. Da li ha imparato l’armonia e la composizione, iniziandosi al gusto per il Blues e il Jazz.

    Intorno ai 25 anni, Don Jio ha cominciato a scrivere canzoni per musica dance, e ha lavorato con Dj e per locali notturni. La sua successiva avventura musicale è stata il duo pop elettronico Lunatiq Phase, un progetto che ha aperto nuove porte alla creatività e alla libertà compositiva rispetto alla dance. Il loro ultimo album, LP, è stato pubblicato nel 2018;) tutte le canzoni scritte fino ad allora sono uscite, e con contratti discografici. Ha imparato molto in quegli anni, la produzione musicale al computer, Cubase, Logic. Non erano piú solo le melodie della voce e i testi, ma la creazione in digitale di tutti gli strumenti musicali. Dopo anni di collaborazione con Dariush, hanno deciso di separarsi, per divergenze artistiche. Don Jio aveva imparato abbastanza, le sue canzoni ormai erano complete, il suo stile personale era ormai definito. Le sue canzoni nascevano da sole. Scriveva gli spartiti di tutti gli strumenti e cantava tutte le parti vocali.

    Negli ultimi anni, deciso ad abbracciare un’espressione più intima e personale, Don Jio ha intrapreso il suo viaggio da solista, dedicandosi alla profondità e alla semplicità delle canzoni d’amore scritte al pianoforte e trasmesse attraverso la sua voce cruda, semplificando il suo stile a un nucleo di strumenti acustici.

    Nel 2010, Don Jio si è trasferito a Berlino per amore, e si é anche innamorato della cittá quindi non é piú tornato a vivere in Italia. Ha continuato a collaborare con Dj e a scrivere canzoni melodiche. Nel periodo del covid, avendo tanto tempo a disposizione, ha deciso di concretizzare questo suo terzo album, scegliendo le canzoni a cui teneva di più e lavorando sui testi, su tutti i dettagli della produzione, e registrando in studio tutte le voci e la batteria acustica.

    Don Jio ha pubblicato sei singoli e ha realizzato tutti i video da solo, semplicemente con il suo iPhone 11 Pro. Rendendosi conto dell’importanza della componente visiva al giorno d’oggi, si è dedicato alla videografia e allo studio del montaggio con Premiere. Creare video è diventata la sua ultima avventura creativa, che lo appassiona profondamente.

    La canzone, dalla prima nota composta al pianoforte fino al video finito, è diventata per Don Jio un lungo viaggio personale, frutto di tante emozioni, sforzi e perseveranza, che gli ha dato immense soddisfazioni.

    Nelle sue canzoni, Don Jio parla fondamentalmente di emozioni e sentimenti, di storie d’amore ma anche di delusioni. Racconta le sue esperienze personali, che potrebbero rispecchiare quelle di chiunque. Affronta l’imperfezione della vita, che ha imparato ad accettare e persino a celebrare. Tutto ciò che crea o che lo circonda ha dei difetti, e per lui è giusto accoglierli con un sorriso, riconoscendo la loro importanza. Parla di diversità e della difficoltà di trovare un proprio posto per essere se stessi, parla della libertà che ha sempre ricercato nel suo percorso.

    Il suo obiettivo è farsi conoscere come musicista e farsi ascoltare. Vorrebbe avere l’opportunità di suonare in giro con una band, collaborare con altri musicisti e crescere come artista. Desidera trascorrere meno tempo al computer per tornare a fare il cantante, concentrandosi sull’interpretazione delle canzoni. Si ritiene soddisfatto per tutto ciò che ha imparato finora ed è entusiasta per l’uscita del suo album solista!

    “All I Wanna Do” è il nuovo singolo di Don Jio, disponibile in streaming su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica dal 3 ottobre 2025 estratto dall’omonimo maxi-single.

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  • “Qualcuno ha visto Elvis” è il nuovo singolo di Tommaso Imperiali

    Dal 3 ottobre 2025 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming “Qualcuno ha visto Elvis”, il nuovo singolo di Tommaso Imperiali (Altavibe Music) in rotazione radiofonica.

    “Qualcuno ha visto Elvis”, il quarto singolo del 2025 del cantautore comasco, è un brano rock ad alta intensità con un ritmo trascinante e un messaggio di resistenza. Il pezzo è un invito a credere nell’impossibile e a schierarsi dalla parte di chi non si arrende, in un mondo che sembra offrire sempre meno futuro. Il brano continua la tradizione musicale di Imperiali, che unisce il cantautorato italiano alle sonorità pop-rock americane, ispirate da artisti come Springsteen, Sam Fender e James Bay.

    Il testo riprende temi cari al cantautore, come il rapporto complesso della sua generazione con il passato , la ricerca di una via di fuga e il ruolo salvifico della musica e del rock ‘n’ roll.

    Dopo un’estate ricchissima di concerti tra Lombardia e Nord Italia –tra cui spicca l’apertura della data comasca di Davide Van De Sfroos – la produzione del brano richiama proprio lo spirito da live band, dove a fare da padrone sono i riff delle chitarre elettriche e gli interventi decisi dell’organo Hammond.

    La produzione, il mix e il master sono di Lorenzo Cazzaniga, produttore con cui Imperiali collabora dal 2023. Alla batteria la partecipazione di Michele Burgo. Registrato e mixato agli Alari Park Studios di Cernusco sul Naviglio (MI).

    Spiega l’artista a proposito del brano: “Questo pezzo è sicuramente il più ‘da band’ che abbia scritto. È nato insieme al mio chitarrista Daketo, con cui ho condiviso tutti i momenti più belli del percorso di questi anni. L’abbiamo immaginato subito per essere suonato dal vivo con tutta la band e non vediamo l’ora di inserirlo in scaletta. Il testo è una sorta di monito a noi stessi: non lasciamo che la realtà insinui dubbi in ciò che amiamo. Non si tratta di fuggire o voltarsi, ma di ricordare che certi sogni, anche se impossibili, devono essere tenuti vivi.”

    Biografia

    Tommaso Imperiali è un cantautore comasco classe 1999. 

    Dal 2015 suona con la band Five Quarters, di cui è cantante e chitarrista. L’energia dei live e il sound caratteristico permettono alla band di creare un rapporto sempre più bello con un pubblico sempre più numeroso, diventando una delle realtà più seguite della scena musicale comasca. 

    Con all’attivo oltre 150 concerti e la partecipazione a diversi concorsi (nel 2018 la band vince Obiettivo Bluesin e si esibisce sul main stage del Pistoia Blues Festival, nel 2019 supera la fase delle audizioni di XFactor), nel 2021 i Five Quarters pubblicano l’album Storie Nuove (Bagana B-District) che segna l’esordio alla voce di Tommaso e il passaggio all’italiano nella scrittura dei testi. 

    Dal 2022 inizia a lavorare con il produttore Lorenzo Cazzaniga (Alari Park Studios) per la realizzazione del primo album solista Meccanismi di difesa. Nello stesso anno partecipa ad Area Sanremo, entrando tra i finalisti.

    A settembre 2023, insieme a Daketo, vince il contest nazionale Cover Me, dedicato alle migliori interpretazioni delle canzoni di Bruce Springsteen, con la cover di The Wrestler. A ottobre pubblica Meccanismi di difesa, LP di otto tracce che prova a coniugare una scrittura cantautorale a un sound da rock band nello stile di Sam Fender, The Wallflowers e Train.

    Dal 2025 è sotto contratto con la neonata etichetta Altavibe, con cui ha pubblicato i tre singoli “Le Lune di Giove”, “Ragazzini Viziati” e “Inni generazionali”.

    Nel 2025 è impegnato in una ricca attività live, con oltre 30 concerti tra Lombardia e Nord Italia,  tra i quali spicca l’apertura alla data comasca di Davide Van De Sfroos al Lake Sound Park di Cernobbio.

    Dal 2023 collabora con la compagnia teatrale Dimore Creative. È in scena come musicista in “Ecologia Capitalista”, di e con Pietro Cerchiello – con oltre 70 repliche in Italia e Svizzera  – e cura la regia di “Concerto per uno sconosciuto”, vincitore di Premio Scenario 2025 per la Sfida artistica.

    “Qualcuno ha visto Elvis” è il nuovo singolo di Tommaso Imperiali disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 3 ottobre 2025 e in rotazione radiofonica dal 10 ottobre per l’etichetta indipendente Altavibe Music.

    CONTATTI E SOCIAL

    INSTAGRAM – https://www.instagram.com/tom_quarter/?hl=it 

    FACEBOOK – https://www.facebook.com/profile.php?id=100010654686478&locale=it_IT 

    SPOTIFY – https://open.spotify.com/intl-it/artist/3lay8tBUSNKsvHz1hzvx18?si=FWuomBTfSHSaOjwDBVZlhQ 

    YOUTUBE – https://www.youtube.com/channel/UCIduNXbXHe1MkKLemQbVVog 

  • Gli Urban Quartet pronti a partire con il tour “Live in European Conservatories”

    Gli Urban Quartet si preparano per il loro “Live in European Conservatories”. Un tour di sette concerti, più rispettive masterclass, in alcuni dei più prestigiosi conservatori europei in programma tra il 7 e il 20 novembre. Gli Urban Quartet sono un ensemble jazz italiano nato tra le aule del Sain Louis di Roma e tutto ciò è reso possibile grazie all’aggiudicazione da parte del Saint Louis Music College del bando SIAE “Per Chi Crea”.

    Gli Urban Quartet, una delle più recenti produzioni del Saint Louis, ha pubblicato il loro esordio discografico “Sofà” per la collana Jazz Collection, con special guest Max Ionata.

    Il tour prevede oltre ai concerti anche le masterclass pomeridiane: “Interplay: a Jazz question”, condotte dagli Urban Quartet. Un’opportunità molto speciale per gli studenti dei conservatori europei di entrare in contatto diretto con i musicisti e vivere un’esperienza formativa, prima di assistere alla performance serale del quartetto.

    LE DATE DEL TOUR:

    7 novembre – Aalborg, DANIMARCA (w/The Royal Academy of Music-RAMA) – Harmony Festival

    10 novembre, La Coruña, SPAGNA – Conservatorio Superior de Música de A Coruña

    12 novembre, Leuven, BELGIO – Lemmensinstituut, LUCA School of Arts

    14 novembre, Helsinki, FINLANDIA – Metropolia University of Applied Sciences

    17 novembre, Budapest, UNGHERIA (w/Liszt Ferenc Academy of Music) – Budapest Jazz Club

    18 novembre, Danzica, POLONIA – StanisÅ‚aw Moniuszko Academy of Music in GdaÅ„sk

    20 novembre, IaÈ™i, ROMANIA – “George Enescu” National University of Arts

    Tutti i concerti saranno registrati per realizzare il nuovo album del quartetto, interamente dal vivo, che sarà distribuito su tutti i principali store digitali e stampato in serie limitata in vinile.

    LA MASTERCLASS

    “INTERPLAY: A JAZZ QUESTION” a cura di Urban Quartet

    Rivolta ai conservatori europei, questa masterclass si propone di esplorare gli elementi essenziali dell’improvvisazione, dell’interazione e dell’interplay, concetti chiave per la crescita artistica nel mondo del jazz.

    Obiettivi della Masterclass

    • Approfondire l’importanza della musica d’insieme, con particolare attenzione alla comunicazione tra i musicisti.

    • Sviluppare le capacità di interplay attraverso esercizi pratici e sessioni guidate.

    • Offrire agli studenti l’opportunità di suonare direttamente tra loro e con il quartetto

    • Favorire momenti di confronto musicale tra i partecipanti sotto la supervisione dei membri del gruppo.

    • Approfondire il repertorio jazzistico con particolare focus sugli standards, il bebop e l’hard bop.

    La masterclass rappresenta un’occasione unica per i partecipanti di immergersi nel linguaggio del jazz, affinare le proprie capacità tecniche e interpretative, e sperimentare direttamente la dimensione del live in un contesto educativo e stimolante.

    Guarda il video: https://youtu.be/IqVzQiOdDTg?si=9_CxYSWwDnwVmvyk

    https://www.instagram.com/urban.quartet/

    https://open.spotify.com/intl-it/artist/4UTU7KxeTd80zAs6Z3elMj

    Urban Quartet BIOGRAFIA

  • Marco Werba premiato per le Musiche di Hello Beautiful al Procida Film Festival

    Il compositore e direttore d’orchestra Marco Werba non riesce a stare dietro ai riconoscimenti della sua carriera.  Marc Adam Werblowsky, in arte Marco Werba, è infatti uno dei compositori e direttori d’orchestra più apprezzati a livello internazionale. Nato a Madrid nel 1963, ha compiuto approfonditi studi musicali in Italia e all’estero (corsi di composizione, orchestrazione e musica per film al “Mannes College of Music” di New York), e corsi di direzione d’orchestra sotto la guida di Jean Jacques Werner presso l’Academie de Musique de Guerande in Francia. Pluripremiato, anche con il “Globo d’Oro” nel 2011 per le musiche originali di “Native” del regista  John Real, tra gli ultimi awards aggiunti al palmarès ha un riconoscimento europeo alla carriera e il Premio Stelvio Cipriani. Lo scorso 28 settembre è arrivata un’altra importante gratificazione professionale, nell’ambito della cerimonia finale del Procida Film Festival, quest’ anno giunta alla sua tredicesima edizione, sotto la direzione generale, artistica e produzione esecutiva di Massimo Massari.

    Marco Werba ha infatti ricevuto per l’occasione il premio speciale per la colonna sonora del film statunitense “Hello Beautiful”. Le musiche sono state incise a Londra ed eseguite dalla “London Symphony Orchestra”, una delle migliori orchestre al mondo, che per la registrazione della colonna sonora è stata diretta dallo stesso Werba, con al seguito il fonico Marco Streccioni e l’ assistente Gabriele Conti, con i quali collabora da diversi anni.  Anche il regista del film, Ziad Hamzeh, e l’attrice protagonista Tricia Helfer sono stati premiati al Procida Film Festival, rispettivamente per la migliore regia e la migliore interpretazione femminile. La musica di “Hello Beautiful” è drammatica, sensibile, profonda; rispecchia il dramma vissuto dalla protagonista. La storia narra di una modella statunitense di successo, che scopre di avere un tumore ai seni e che inizia il calvario per cercare di sconfiggere la malattia. “Hello Beautiful” porta un messaggio di speranza per tutti i malati oncologici del mondo, e lo stesso Werba è stato preso emotivamente dal film, ed ha pianto a fine proiezione: alla visione del film, ha rivissuto tutti gli interventi chirurgici e le terapie alle quali si è dovuto sottoporre negli ultimi anni. 

    Un onore scrivere le musiche di questo film. Sono anch’io un malato oncologico e potete immaginare quanto sia stato coinvolto nella scrittura musicale del film” – ha dichiarato.

    Marco Werba ha tenuto nell’Isola una breve masterclass sulla musica applicata, all’interno dello stesso Festival di Procida. Tra i tanti momenti intensi di cui il pubblico ha potuto godere durante la lunga cerimonia sul palco, da ricordare in particolar modo quello dell’ esibizione del soprano internazionale Alessandra Gioia, che ha incantato con la sua voce nell’omaggio all’indimenticabile Ennio Morricone eseguendo “C’era una volta il West”. Il Procida Film Festival si conferma non solo come rassegna cinematografica, ma come autentico laboratorio di emozioni e visioni condivise. Tra i premiati del festival, anche il noto produttore cinematografico e televisivo Agostino Saccà.  

    Foto di Aniello Intartaglia.

  • Ecco “Ain’t She Sweet”, il singolo che anticipa l’album d’esordio  della vocalist e autrice jazz Elena Andreoli 


    La cantante e compositrice milanese Elena Andreoli reinterpreta il celebre brano composto quasi un secolo fa da Jack Yellen e Milton Ager: il pezzo è incluso nel disco “Beautiful Love” che verrà presentato a Milano con Paolo Tomelleri il prossimo 26 ottobre nel foyer del Teatro degli Arcimboldi in occasione del festival JAZZMI
     
    MILANO – È uscito a fine settembre ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali Ain’t She Sweet, il singolo che anticipa Beautiful Love, il primo album della vocalist e autrice Elena Andreoli, che verrà presentato il prossimo 26 ottobre nel foyer del Teatro degli Arcimboldi di Milano durante il festival internazionale JAZZMI e che vedrà la partecipazione tra gli altri del clarinettista Paolo Tomelleri.
    La versione di Elena Andreoli di Ain’t She Sweet è stata incisa con Stefano Pennini (pianoforte), Davide Parisi (chitarra), Raffaele Romano (contrabbasso), Alberto Traverso (batteria e cori) e Paolo Tomelleri (clarinetto): il brano composto nel 1927 da Jack Yellen e Milton Ager (e interpretato, tra gli altri, da Frank Sinatra, Nat King Cole, Nicola Arigliano e i Beatles) mette in luce, ancora una volta, le qualità di Elena Andreoli, cantante milanese dotata di una voce calda, avvolgente e trascinante, capace di mescolare in modo personale e convincente swing, blues, ragtime, bebop ed early jazz.
    «Ho scelto questo pezzo – afferma Elena – perché è il primo che ho imparato a suonare con l’ukulele a cinque anni, sotto l’affettuosa supervisione di mio nonno Mario, a cui sono stata legatissima. La versione uscita come singolo è full band e l’abbiamo arricchita anche con un assolo di fischio e un solo di tip tap con le bacchette, mentre nella traccia contenuta nel disco ci siamo divertiti a riportare il brano alla sua natura più essenziale: abbiamo realizzato una versione acustica, con la mia voce, Tomelleri al clarinetto e Parisi all’ukulele. Un omaggio allo strumento che, dopo la chitarra, mi ha sempre accompagnato fin da piccola e una ricerca delle sonorità originali di questo brano: semplicità, ritmo e un che di scanzonato che solo l’ukulele può creare, con quel suono giocoso dovuto alle corde di plastica che lo fanno sembrare quasi un giocattolo, divertente come il testo della canzone».

    Ironia e leggerezza sono, d’altronde, elementi distintivi dello stile e della cifra artistica di Elena, che nel corso della sua carriera ha condiviso il palco con musicisti del calibro di Giorgio Gaslini, Bruno Martino, Antonio Faraò, Sergio Fanni e Michele Bozza e che si è esibita in manifestazioni e contesti prestigiosi come JAZZMI, Dolomiti Ski Jazz Festival e Monte Pisano Art Festival. La cantante milanese è stata anche voce solista con la Budapest Scoring Orchestra per l’incisione della Fuga di Benjamin Britten. Di recente, inoltre, ha registrato un brano (Girl in the Mirror) da lei composto a quattro mani con il trombonista Andrea Andreoli per il film Stella Gemella del regista Luca Lucini, presto nelle sale. Da alcuni anni, infine, Elena è alla guida di una formazione in cui spicca la presenza di Paolo Tomelleri con la quale (ri)propone, con un approccio moderno ma rispettoso della tradizione, il jazz delle origini, a partire da quello della Golden Age, in un’accurata ricerca di standard poco conosciuti, da far scoprire e apprezzare in tutta la loro bellezza, senza dimenticare il bebop, il ragtime, il charleston, il blues e il jive.
  • “Piombo” è il nuovo singolo del duo strumentale Uno&Mezzo

    Da venerdì 3 ottobre 2025 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “Piombo” (Overdub Recordings), il nuovo singolo del duo strumentale Uno&Mezzo.

    “Piombo” è un brano che affonda le sue radici in un terreno sonoro cupo e viscerale, dove il post-rock industriale si mescola a sfumature elettroniche, creando un paesaggio emotivo, denso e claustrofobico. Il pezzo racconta la lotta silenziosa ma feroce contro le dipendenze, sviluppandosi come un crescendo interiore fatto di tensioni irrisolte, esplosioni improvvise e silenzi che pesano quanto colpi di fucile.

    Il titolo stesso, “Piombo”, è metafora e sostanza: materia greve, impossibile da ignorare, come la presenza costante della dipendenza nella vita di chi ne è prigioniero. Il duo sceglie un linguaggio esclusivamente strumentale, rinunciando alla retorica per lasciare alla musica il compito di colpire, resistere, scavare.

    Spiega il duo a proposito del brano: «“Piombo” nasce nel modo più viscerale possibile: da una parte di batteria cruda e spezzata, tirata fuori da Ale quasi per istinto. Su quel ritmo, Adri ha lasciato fluire un’idea di basso ossessiva, deformata, distorta — un suono che non cerca compromessi, che raschia via ogni superficie liscia. Il brano ha preso forma da lì, come un peso che si accumula nota dopo nota,

    battito dopo battito. La cupezza è il riflesso diretto del tema che ci stava bruciando addosso — la dipendenza. Il suo potere corrosivo, la fatica di combatterla, il veleno lento con cui si insinua. Un tema che si è poi definito ancora di più grazie al video, ma che fin dall’inizio era dentro il suono stesso. Piombo è proprio questo: il suono di qualcosa che ti schiaccia. Che ti sporca. Che ti resta addosso. Come il piombo».

    Il videoclip di “Piombo”, realizzato interamente in computer graphic, racconta la fuga disperata di una ragazza perseguitata da mostri che simboleggiano l’eroina: un viaggio oscuro che si trasforma in una spirale autodistruttiva. Un racconto visivo cupo e metaforico che accompagna un brano dal forte impatto emotivo, capace di affrontare il tema della dipendenza in modo diretto e privo di retorica.

     

    Guarda il videoclip di “Piombo” su YouTube:

    https://www.youtube.com/watch?v=2byB-8U0CN0

     

     

    Biografia

    Il progetto, formato da Ale (batteria) e Adri (basso, synth), nasce nell’estate del 2024, dalla profonda necessità di esprimere il disagio che stiamo vivendo di fronte alla spirale di violenza imperante e pervasiva, che permea ogni aspetto della vita. L’agire disumano, con la sua violenza, non solo modifica la realtà circostante, ma intossica anche le anime e i cuori di chi ci sta intorno. È fondamentale comprendere che il tempo per agire è ormai breve: ogni brano dura massimo un minuto e trenta secondi, una forma stilistica che vuole comunicare con forza un senso di massima urgenza.

    Ale e Adri hanno un passato di forte collaborazione, di cui il progetto “Kitsch” è sicuramente il più rappresentativo ed ha permesso loro di allacciare un sodalizio con estrema facilità, anche grazie ad una grande affinità di gusti musicali, che li vede condividere il piacere per band come Faith No More, Pearl Jam, Rage Against The Machine e solo per citarne qualcuno.

     

    “Piombo” è il nuovo singolo del duo strumentale Uno&Mezzo pubblicato da Overdub Recordings disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 3 ottobre 2025.

     

     

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  • “Mr. Jekill and Mr. Hide” Tra dualità e poesia

    Con l’uscita del suo terzo singolo, “Mr. Jekill and Mr. Hide”, White Mask si conferma come una delle realtà più autentiche e viscerali del panorama Dark Wave italiano. Il brano, scritto dallo stesso artista e prodotto con raffinata sensibilità da Andy Milesi, segna un nuovo capitolo in un percorso musicale che non ha paura di esplorare gli abissi dell’identità e della psiche. Dopo il successo dei primi due singoli, White Mask torna con un’opera che è molto più di una semplice canzone: è un viaggio sonoro tra le polarità dell’essere, un dialogo interiore tra luce e oscurità, tra ciò che si mostra e ciò che si nasconde. Il titolo, “Mr. Jekill and Mr. Hide”, è già una dichiarazione poetica ed esistenziale: un gioco di parole che richiama il celebre romanzo di Stevenson, ma che rovescia i ruoli e spinge l’ascoltatore a interrogarsi sul proprio lato nascosto. La produzione di Andy Milesi amplifica l’atmosfera onirica e decadente del brano, cucendo su misura un tessuto sonoro fatto di synth taglienti, ritmi ossessivi e linee vocali cariche di pathos. La Dark Wave, qui, non è solo un’estetica musicale: è un linguaggio emotivo, un rituale di trasformazione. White Mask si muove con maestria tra dualità opposte — bianco e nero, luce e tenebra, ragione e follia — senza mai cercare una sintesi pacificatrice. Al contrario, “Mr. Jekill and Mr. Hide” abbraccia il conflitto, lo rende arte, lo sublima in un canto di resistenza interiore. Un singolo destinato a lasciare il segno, non solo per la qualità della scrittura e della produzione, ma per la sua capacità di parlare a chi vive sulla soglia, tra ciò che appare e ciò che è. Un’opera intensa, disturbante e necessaria, che conferma White Mask come uno dei nomi da tenere d’occhio nella nuova scena Dark Wave italiana.


    “La maschera non è finzione, è rivelazione. E in questo brano, White Mask ci mostra il volto più vero dell’oscurità.”
    Rivista Indipendente Sonica

    “Un brano che ti entra sotto pelle e scava. Come un sogno lucido che si trasforma in incubo. O viceversa.”
    Dark Italia Magazine

    “Con ‘Mr. Jekill and Mr. Hide’, White Mask firma il suo manifesto poetico. Una danza oscura tra alter ego e verità taciute.”
    Wave Culture


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  • Petra Magoni, Finaz, musica didattica, workshop, prove aperte, concerti ma non solo:  gli appuntamenti del festival Milano la città che sale in programma dall’8 al 30 ottobre nel Municipio 3


    Guida agli eventi in agenda nell’ultimo mese di programmazione della manifestazione organizzata dall’associazione culturale Musicamorfosi

     MILANO – Anche in ottobre, nell’ultimo mese di programmazione, il festival Milano la città che sale, organizzato dall’associazione culturale Musicamorfosi e inserito nel cartellone di eventi del palinsesto Milano è Viva nei Quartieri, il progetto finanziato dal Ministero della Cultura e attuato e coordinato dal Comune di Milano con l’obiettivo di valorizzare e alimentare il tessuto sociale e culturale dei quartieri, in particolare delle periferie, attraverso il teatro, la musica, la danza, il circo e le arti performative, trasformerà il Municipio 3 del capoluogo lombardo in un palcoscenico diffuso, portando la classica, il jazz e la world music (ma non solo) nei luoghi della vita quotidiana: in programma concerti, laboratori musicali, prove aperte e momenti di inclusione sociale (tutti gli eventi sono a ingresso libero con libera donazione).

    Il primo appuntamento di ottobre del festival Milano la città che sale è fissato per mercoledì 8 all’Abbazia di Casoretto (ore 21) con l’esibizione dell’Orchestra Canova diretta da Enrico Pagano, del soprano Daniela Cappiello e dell’Intende Voci Ensemble, gruppo vocale milanese fondato e diretto da Mirko Guadagnini, che eseguiranno la Sinfonia n. 49 “La Passione” di F.J. Haydn e il sacro nella musica di Mozart (Vesperae Solennes de Confessore; Exsultatejubilate), filo conduttore della produzione in rete tra l’Orchestra Canova e la IUC, l’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma (dopo il debutto di Milano, il programma sarà infatti replicato nell’aula magna dell’Università La Sapienza di Roma per l’inaugurazione della 81.a stagione della IUC).

    Il giorno dopo, giovedì 9 ottobre, l’auditorium Cerri di via Valvassori Peroni 56 ospiterà il concerto (ore 20.30) del trombettista e compositore Giovanni Falzone, artista tra i più apprezzati dal pubblico, che da sempre ama confrontarsi con le nuove leve del jazz e che è anche un didatta generoso e travolgente: con lui si confronteranno i giovani e promettenti musicisti dei Sugarino Project, collettivo ad assetto variabile in rapida ascesa che ha già condiviso il palco con artisti del calibro di Tino Tracanna, Attilio Zanchi, Luca Missiti e Andrea Andreoli.

    Lo stesso luogo ospiterà, venerdì 10 ottobre (ore 20.30), un altro workshop, questa volta a cura dello straordinario Dandarvaanchig Enkhjargal dettEpi, membro dei Violons Barbares. Intitolato “Come Demetrio Stratos”, il laboratorio, aperto a tutti, cantanti e non, è dedicato alla voce: oltre a far scoprire i segreti del canto tipico delle tradizioni del suo Paese d’origine (la Mongolia), Epi si concentrerà sull’insegnamento delle tecniche di canto armonico o difonico (overtone singing), del canto Hömmei e del Kargyraa (undertone singing). Non sono richieste particolari competenze musicali, ma tanta curiosità e tanta voglia di scoprire le potenzialità della propria voce. Prenotazioni on line su www.eventbrite.it/e/biglietti-come-demetrio-stratos-1707632638189?aff=oddtdtcreator.

    Da un laboratorio all’altro: sabato 11 ottobre (ore 15.30), sempre all’auditorium Cerri avrà luogo “Il mio canto libero”workshop di vocalità creativa a cura di Oskar Boldre, cantante, polistrumentista, direttore di coro e compositore. Boldre ha sviluppato un metodo che propone un approccio all’improvvisazione basato sul gioco, sul controllo e sull’abbandono. Si alterneranno momenti di ascolto e di condivisione, esercizi divertenti e sessioni di improvvisazione corale (circlesong). È consigliata la prenotazione on line su www.eventbrite.it/e/biglietti-il-mio-canto-libero-1707635075479?aff=oddtdtcreator. La giornata di sabato 11 ottobre si concluderà all’auditorium Cerri con un doppio concerto: alle ore 20.30 sarà in scena Epi, che con il morin khuur (il violino verticale originario della Mongolia) e la sua incredibile voce interpreterà brani tradizionali del suo Paese d’origine, regalando al pubblico un’esperienza musicale stupefacente. Poi (alle ore 22) sarà la volta del duo composto da Petra Magoni (voce) e Finaz (chitarra) con il progetto intitolato Equilibrismi. Come due funamboli sull’orlo del precipizio che si avventurano su una corda tesa attraverso le avanguardie artistiche del secolo scorso, Magoni e Finaz intrecceranno letteratura, poesia e musica: Palazzeschi, Cage, Marinetti, Lennon-McCartney rivivranno in perfetto equilibrio tra voce e chitarra aumentate, tra pagina scritta e improvvisazione.

    Venerdì 17 ottobre, sul palco dell’auditorium Cerri si esibiranno, in tre concerti pomeridiani (ore 17.30, 18.30 e 19.30), il coro Akanà, l’Orchestra Canova e gli studenti della scuola paritaria Rudolf Steiner di via Clericetti in una nuova produzione di Musicamorfosi che coinvolgerà i giovanissimi ospiti dei campi rom milanesi. Fondata nel capoluogo lombardo nel 2022 dalla musicista e insegnante Eliana Gintoli, l’associazione Akanà si propone di dare continuità, sviluppo e sostegno al percorso di formazione musicale dei minori che risiedono nei Cot, i Centri di ospitalità temporanea di Milano (più noti come campi rom). I progetti di questa associazione permettono a tanti bambini, che spesso vivono in condizioni di emarginazione non solo sociale, di vivere la bellezza inclusiva della musica in maniera attiva, sentendosi protagonisti.

    Mercoledì 22 ottobre la chiesa di Santa Francesca Romana, in via Cadamosto 5 (quartiere Porta Venezia), farà da cornice al concerto intitolato Morricone santo. Autore di indimenticabili colonne sonore per il cinema, Ennio Morricone è una sorta di angelo custode nonché novello santo protettore della musica in Italia e nel mondo. A omaggiare l’illustre compositore e direttore d’orchestra romano, vincitore di due premi Oscar, ci saranno Roberto Olzer, pianista, organista, solista e accompagnatore in diversi ensemble, a suo agio tanto in ambito classico quanto in quello jazzistico, e il giovane sassofonista Raffaele Fiengo, jazzista in rapida ascesa, selezionato nel progetto Prodjgi di Musicamorfosi riservato ai nuovi talenti della scena italiana (edizione 2023/24). In scaletta, tra insolite sonorità all’organo e irresistibili assoli di sax, alcuni dei temi più noti di Morricone (“Il buono, il brutto il cattivo”, “C⁠’era una volta in America”, “L⁠’estasi dell’oro”, “⁠⁠Gabriel’s Oboe”) e molto altro, tra sacro e profano.

    Domenica 26 ottobre, in tre strutture per anziani della città (Centro Il Sorriso di via Crescenzago 56, Residenza Anni Azzurri e Polo Geriatrico di via S. Faustino 27) è in programma un triplo concerto (ore 11, 15 e 15.45) con Caterina Sangineto, fine esecutrice vocale e arpista di talento, che suona e illustra i suoi meravigliosi strumenti (arpa celtica, salterio e flauti) in un viaggio a cavallo tra musica antica e folk, atmosfere popolari e brani della tradizione celtica.

    L’edizione di quest’anno del festival Milano la città che sale si concluderà giovedì 30 ottobre (ore 20.30), di nuovo all’auditorium Cerri del Municipio 3, con l’evento intitolato La musica sociale di Giovanni Falzone: si tratta di una prova aperta speciale dell’Associazione Italiana Musicisti Amatori, la prima tappa di un percorso che si concluderà prima di Natale, un workshop di musica d’insieme dedicato all’improvvisazione e aperto a tutti, un laboratorio  per condividere il piacere di suonare in un ensemble allargato. Giovanni Falzone, uno dei più geniali trombettisti italiani, compositore e arrangiatore, protagonista del jazz italiano ed europeo con una lunga esperienza nella musica classica, sarà alla guida di una band a cui chiunque potrà aggregarsi: musicisti classici e jazzisti, professionisti e musicisti amatoriali, chitarristi, batteristi, percussionisti, bassisti, violinisti, pianisti, cantanti ma non solo. La sfida di questo laboratorio è quella di formare una massa critica di musicisti con cui dar vita a una grande improvvisazione collettiva. I brani verranno composti appositamente per l’occasione e permetteranno a tutti i strumentisti di partecipare: il laboratorio si concluderà con un concerto finale, in programma nel mese di dicembre. Afferma Filippo Rossi, vicepresidente del Municipio 3: «Milano la città che sale è molto più di una rassegna musicale. È un invito a vivere il territorio in modo nuovo, a riscoprire la bellezza dei nostri quartieri attraverso il linguaggio universale della musica e delle arti. Grazie all’impegno dell’associazione Musicamorfosi e al progetto Milano è Viva nei Quartieri, il Municipio 3 si trasforma in un laboratorio creativo aperto a tutti, dove la cultura diventa strumento di inclusione, partecipazione e crescita collettiva. Siamo orgogliosi di ospitare artisti come Petra Magoni e Finaz e di offrire ai cittadini occasioni di incontro, formazione ed emozione. Questo festival è la dimostrazione concreta che la cultura può far salire con sé tutta la città».

    Maggiori info: www.musicamorfosi.ithttps://milanolacittachesale.it/2025

  • Chry lancia Oscurità: dal 3 ottobre in radio e su tutte le piattaforme

    C’è un momento, nella vita di ciascuno di noi, in cui il buio sembra prevalere: silenzi che fanno rumore, pensieri che si aggrovigliano, il cuore che batte più forte del previsto. È da questa immagine che nasce “Oscurità”(Artisti Online), il nuovo singolo di Christian Laus, in arte Chry, in uscita il 3 ottobre 2025 su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica.

    Il brano è un viaggio tra realtà quotidiana e metafora, un racconto che intreccia la durezza delle esperienze personali con immagini universali di battaglie interiori e collettive. Già dai primi versi in inglese – “It’s all a battlefield today, The second world war D-Day” – si percepisce la tensione di un conflitto costante, quello tra fragilità e forza, tra paura e resistenza.

    Il cuore del brano si accende però nel ritornello, con parole che diventano un vero manifesto di sopravvivenza: “Tutti per uno e uno per tutti, in quest’oscurità… chissà se ce la farà”. Una frase che condensa il senso di un cammino condiviso, dove anche la solitudine trova sollievo nella solidarietà. L’oscurità non è solo un ostacolo, ma anche uno spazio in cui riconoscersi e cercare sostegno reciproco.

    Dal punto di vista musicale, “Oscurità” colpisce per l’impatto del sound. La produzione firmata Oxenbeats si muove su binari drum & bass, con beat incalzanti, bassi profondi e synth avvolgenti che sostengono il flusso vocale di Chry. La voce alterna rap diretto e incisivo a momenti più melodici, amplificando l’intensità emotiva del brano. L’atmosfera è cupa ma non soffocante, anzi: il ritmo ipnotico spinge avanti, come una corsa nel buio alla ricerca di luce.

    Con questa nuova uscita, Chry conferma il suo talento nel coniugare scrittura autentica e ricerca musicale, offrendo al pubblico un brano dal forte impatto emotivo e sonoro che si traduce in un invito a guardare dentro se stessi senza paura, fino a scoprire quella luce che resiste anche nella notte più profonda.

    CHRY BIOGRAFIA