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  • “Il delitto del Dodicesimo Arcano”, il nuovo noir di Silvia Alonso che va a scavare nei meandri più oscuri dei tabù psicologici e sessuali

    La scrittrice Silvia Alonso torna in libreria dal 12 maggio con il noir Il delitto del Dodicesimo Arcano, pubblicato da Narrazioni Clandestine – Gruppo Santelli e con la prefazione a cura dello scrittore e coach di scrittura, nonché editor, Diego Di Dio.

    Un legame misterioso unisce alcuni locali a luci rosse di Milano agli eleganti Casinò della Costa Azzurra, tra gioco d’azzardo, suites di lusso, Formula Uno e bellissime escort. Filo invisibile è la ricerca di emozioni forti di cui una ristretta cerchia di uomini non riesce a fare a meno, ignari del legame sotteso col mondo esoterico e le sue pratiche oscure.

    Tra questi due poli si muovono disinvolte le Regine della notte, un gruppo di spregiudicate Mistress affiliate al cosiddetto Diavolo, che altri non è che un boss della malavita internazionale. Il pegno da pagare per raggiungere l’apice del Paradiso attraverso le loro pratiche, tuttavia, è alto, e talora la posta in gioco può essere la stessa vita.

    Così accade a Mattia D’Angelo, un ex acrobata del circo che perde la vita durante una pratica di Soft-Bdsm. La causa dell’incidente non pare fortuita, e il movente deve essere cercato in un passato dai contorni onirici, dove simboli esoterici si mischiano all’attrazione per il vuoto e sacro e profano giocano una partita a scacchi col destino umano.

    Per indagare nei misteri di un mondo a lei parallelo, la protagonista Maddalena Santacroce dovrà schivare le grinfie del commissario Bellavista, un personaggio quasi da fumetto che non riesce a resistere al fascino femminile.

    “L’idea di immergermi in un’indagine interamente guidata da simboli e premonizioni era una meravigliosa sfida a scrivere controcorrente. Il mondo del Dodicesimo Arcano è questo: un invito a sollevare il velo che separa i confini tangibili del reale per scoprire l’invisibile – ha spiegato Silvia Alonso. 

    Si tratta di un’indagine scomoda che va a scavare nei meandri più oscuri dei tabù psicologici e sessuali: il legame tra Eros e dolore, ove un tempo era la religione che prospettava l’estasi mistica attraverso la mortificazione del corpo.

    Volevo scrivere un noir, inoltre, dove protagoniste fossero le donne. Donne forti, sensuali, consapevoli del proprio potere seduttivo. Dovevano essere queste donne ‘dominatrici’, per una volta, a rovesciare la tragicità degli eventi di cronaca in cui dilaga la violenza di genere, prendendosi gioco delle debolezze maschili. Al centro di questa vulnerabilità, il sesso legato al potere. Perché alla fine è sempre lì che mirano molti uomini: al potere, in ogni sua declinazione”.

    Un noir eversivo, in piena regola con il pensiero di Narrazioni Clandestine. Provocare, far riflettere, smuovere, emozionare” – ha commentato la casa editrice.

    Una lettura “fuori dal coro”, ricca di emozioni forti in cui lo stile avvolgente dell’autrice si mischia alla nota ironica e a riflessioni profonde, un libro per chi ama i noir densi di mistero, i simboli, le atmosfere gotiche e soprattutto i richiami esoterici come i Tarocchi, dove anche Eros è un archetipo accanto alla Dama con la Falce.

    Silvia Alonso presenterà l’opera giovedì 29 maggio, ore 18.30, a Milano presso Incipit23 in via Casoretto 42. Dialogheranno con lei la regista e sceneggiatrice Gaia Catullo e l’attrice e doppiatrice Elisa Giorgio.

    DATI TECNICI

    Titolo: IL DELITTO DEL DODICESIMO ARCANO

    Autore: Silvia Alonso

    Casa editrice: Narrazioni Clandestine – Gruppo Santelli

    Data di pubblicazione: 12 maggio 2025

    Genere: Noir

    Prefazione: Diego Di Dio

    Pagine: 265

    Prezzo: 19,99 Euro

    EAN: 9791259871404

     

    SILVIA ALONSO

    Avvocato milanese da sempre appassionata di gialli e thriller.

    Appesa la toga al chiodo a favore di inchiostro e calamaio, si divide tra il lavoro di consulente legale e i suoi libri.

    Esordisce con la commedia “I Love Mammy in Montecarlo – come sopravvivere a una vita glitter” (Genesis Publishing, dicembre 2019), a cui segue la raccolta di favole per bambini “Lo zoo arcobaleno” (finalista al Premio Città di Castello 2021), e la raccolta di racconti thriller, “Delirio, brividi al nero di luna” (Brè Edizioni 2021) – tra cui il racconto vincitore del Premio Giuria Terni-Narni Horror Fest 2021.

    Il romanzo “L’avvocato in guêpiére” (oggi pubblicato da Rossini Editore- Gruppo Santelli- con la prefazione di Valeria Corciolani) si è aggiudicato il Secondo Posto al Premio Letterario Città di Cattolica nell’aprile 2023, miglior romanzo inedito, e successivamente il Premio Giuria Winning Book- Caffè delle Arti per la categoria romanzi editi 2024.

    Il delitto del dodicesimo arcano è la rivisitazione del precedente romanzo “L’ultima alchimia” (Brè edizioni) finalista, nel 2021, del Premio Nabokov Lab per la sezione inediti, vincitore nel 2024 del Premio Internazionale Il Picchio- Città di San Giuliano, Xa edizione, e della menzione “cultura italiana nel mondo” Casa Sanremo writers 2024.

    Tra il 2021 e il 2023, ha ottenuto diversi riconoscimenti per il genere thriller e giallo, tra cui:

    • 2021 Premio Giuria Terni Narni Horror Fest per il racconto «La trappola della perla nera», finalista nello stesso anno a Garfagnana – Barga noir;
    • 2023 Premio Damster Edizioni – GialloFest 2022, per il miglior racconto thriller storico «Il Segreto di Senenmut»;
    • 2024: Finale a Giallo Pistoia (Giallo in Provincia- Mondadori) per il racconto «Monco assassino» pubblicato successivamente nella raccolta «Giallo.it» Giallo Napoli 2024;
    • Finale a Garfagnana- Barga in noir per il racconto «La vendetta è un vaso di terracotta», già terzo classificato al Premio Thriller Nord, sez. Sicilia;
    • Il suo racconto «L’ultimo bicchiere» farà altresì parte dell’antologia «365» di Delos crime.

    Cura il proprio canale Youtube (Silvia Alonso Writer) dove ha creato la rubrica per gli autori emergenti “Il Cannocchiale Letterario”, e su Canale Europa, per la trasmissione “IPSO FACTO. L’Italia si racconta”, la rubrica “Orme di Giallo”. Collabora altresì per la testata MilanoNera.

    Ha una vera, profonda e carnale passione per il flamenco, e in generale per la danza.

  • “What are you running from?” è il nuovo singolo di Buonarroti

    Da venerdì 30 maggio 2025 è disponibile sulle piattaforme digitali “What are you running from?” (Overdub Recordings), il sesto singolo di BUONARROTI, estratto dal nuovo EP “KOMOREBI” in uscita il 6 giugno.

    “What are you running from?” è l’ultimo singolo estratto dall’EP “KOMOREBI” in uscita il 6 giugno 2025.Il brano rappresenta probabilmente l’episodio più spensierato dell’intero lavoro: l’intento è quello di distrarre l’ascoltatore, di fargli dimenticare ciò da cui sta fuggendo. Il consueto andamento cadenzato si trasforma qui in un ritmo quasi danzereccio, che richiama il Big Beat degli anni ’90.

     

    Commenta l’artista a proposito del brano: “Un diversivo ritmico, un tentativo di fuga per allontanare i pensieri, un momento che vorrebbe essere di pura evasione”.

     

    Biografia

    Leggi Buonarroti e pensi immediatamente a Michelangelo. Ma ti sbagli perché è Filippo, meno noto cospiratore rivoluzionario.

    È su questa ambiguità che nasce Buonarroti, side project del batterista del trio Chaos Conspiracy, stavolta alle prese con atmosfere più intime e malinconiche. Per sua stessa natura il progetto non abbraccia una forma unica e definitiva ma si presenta come molto eterogeneo e in divenire. Pur partendo da un approccio prevalentemente elettronico e strumentale, non disdegna collaborazioni, anche vocali, con altri artisti.

    Il primo EP ufficiale, Inhibitions, mixato e masterizzato da Filippo Buono presso il Monolith Recording Studio è stato pubblicato dalla Overdub Recordings nel maggio del 2023. L’artista ha poi collaborato in tre occasioni con la vocalist Simona Giusti, con la quale ha pubblicato i singoli Idiot, Distance e Guiding light.

    Dopo “Intro”, “Komorebi”, “Age of paranoia”, “Homesick” e “Don’t worry… you’re dead!”, “What are you running from?” è il sesto singolo di BUONARROTI pubblicato da Overdub Recordings disponibile sulle piattaforme digitali di streaming da venerdì 30 maggio 2025.

     

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  • “L’Unica Rosa” è il nuovo brano di Mash

    L’Unica Rosa” è il nuovo singolo di Mash disponibile dal 23 maggio, prodotto da Joseba Publishing e distribuito da Virgin Music Group.

    L’Unica Rosa” di Mash, prodotta da Luca Napolitano (Amici 8), è una ballad urban pop che racconta un amore finito ma ancora vivo nel cuore. Il brano unisce malinconia e gratitudine, trasformando il dolore in un inno ai ricordi più belli. Tra sonorità moderne e atmosfere emotive, l’artista romano canta un amore che, pur svanito, resta un dono indelebile. Un amore che si è spento fisicamente, ma che continua a brillare nel cuore di chi l’ha vissuto e che pur nel suo dolore, rimane uno dei regali più belli che la vita potesse offrire.

    Con L’Unica Rosa ho voluto raccontare quel tipo di amore che non se ne va davvero, anche quando tutto è finito.” – spiega l’artista. “È un brano che nasce da una ferita, ma anche dalla gratitudine per ciò che è stato.

    Scritto a quattro mani con Luca Napolitano (Amici 8), e prodotto da quest’ultimo, il brano è stato mixato e masterizzato da Emanuele Donnini presso Joseba Studio. La direzione artistica del progetto è affidata a Gianni Testa.

    Mash BIOGRAFIA
    Testo della canzone L’Unica Rosa di Mash

  • Lara Serrano e la parola che salva: “Parole Sciolte”, il suo primo album

    C’è una generazione che per ritrovare se stessa ha iniziato a cantare a bassa voce. Lara Serrano lo fa da anni, e oggi quella voce si raccoglie in “Parole Sciolte”, l’album d’esordio della cantautrice genovese classe 1998. Dopo una serie di brani pubblicati, tra cui “Follia” e “Tra il dejavu e l’amnesia”, Lara torna con un progetto che conferma la direzione della sua scrittura consapevole, e la capacità di dare un senso a ciò che spesso resta sullo sfondo senza indulgere nella retorica, raccontando ciò che solitamente si tace, con un linguaggio che non cerca protezione né alibi.

    Concepito come un lungo dialogo – a tratti clinico, a tratti lirico – tra sé e la propria memoria, “Parole Sciolte” è insieme cronaca e testimonianza sincera di chi ha imparato a sopravvivere ai giorni storti scrivendo tutto quello che non riusciva a dire. Tra versi che sembrano appunti terapeutici e immagini che somigliano a fotogrammi sfocati ma essenziali, necessari per capire dove si è passati, l’album si snoda tra dolorose evidenze e piccole rivoluzioni quotidiane, tenendo sempre al centro la parola come atto liberatorio.

    «Ho iniziato a scrivere perché non riuscivo a parlarmi. O almeno, non in modo diretto – spiega l’artista -. Questo disco nasce dalla necessità di restare viva anche quando tutto il resto cadeva. È il mio modo per mettere in fila i “Fra(m)”menti, citando un brano del disco -, per cercare connessioni anche dove sembrano impossibili.»

    Otto tracce, nessun riempitivo. “Parole Sciolte” è un disco compatto, coerente, curato fin nei minimi dettagli. Un progetto che si ascolta come un flusso di coscienza, disordinato solo in apparenza, perché ogni strofa rappresenta una svolta narrativa.

    Nel brano d’apertura, “Intro”, Lara si affida a una domanda che incornicia e attraversa tutto il progetto: «Mi posso fidare della versione delle tre delle persone o no?». Una frase che resta addosso, come uno di quei pensieri che tornano nei momenti in cui il silenzio fa più rumore. Ed è proprio lì che prende forma l’album: in quel punto sospeso tra chi eravamo e chi stiamo ancora cercando di diventare. È uno sguardo consapevole, forse stanco, a tratti inquieto, ma sempre vivo. È lo sguardo di chi scrive per non perdersi. Non è arrendevole. Non è amaro. Non è cinico. È uno sguardo che prova a fare ordine, senza fingere che sia tutto a posto.

    Nella title track “Parole Sciolte”, quello stesso sguardo si traduce in immagini che non hanno bisogno di spiegazioni: «Siamo il quadro più bello ma senza cornice, quasi quasi mollo tutto e poi divento felice». È un modo per dichiarare che, a volte, mollare non significa arrendersi, ma scegliersi.

    In “Iride”, l’amore viene raccontato come ciò che resta «quando i sogni d’odio sono in bianco e nero», mentre “Nuvole e Paranoia”, che è forse la traccia più cinematografica del concept, il linguaggio si muove tra citazioni figurative e registri diversi, accostando Hayez e Goya, che convivono nella stessa strofa, con una naturalezza spiazzante. «Sto come a un concerto ma in testa ho un teatro, metto insieme respiri per poi rompere il fiato». Un brano che alterna scenari familiari, ritmi ordinari e richiami culturali, tenendo insieme caos ed equilibrio, gesto e pensiero, con chirurgica precisione.

    Non manca una riflessione sui legami che aiutano a rimettere insieme i pezzi, anche solo per un momento. In “Palchi più Alti”, Lara dedica il brano a chi, pur sentendosi piccolo tra giganti, riesce a ritrovarsi in un applauso. È una dichiarazione d’affetto senza retorica, fatta di immagini leggere e immediate – «far castelli di lenzuola», «portare l’estate» – che raccontano la bellezza di chi sa essere rifugio. In “Fra(m)menti”, invece, la scrittura si fa più intima e scomposta. Il titolo stesso suggerisce una doppia lettura – “frammenti” e “fra menti” – che apre a un discorso sull’identità e sul pensiero che non si allinea, che inciampa, si perde, si confonde. Un brano che fa percepire il senso di smarrimento, identitario e mentale, che percorre il testo. Lara disegna un “quadro clinico” con le parole, raccontando il disallineamento tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, tra domande senza risposte e pensieri che sfuggono. «Mi sono persa fra menti, inciampo nei fili logici»: un flusso che intreccia autoironia, dolore, e la consapevolezza di non avere più un vero colloquio con se stessa. È il brano più vertiginoso del disco, quello in cui la confusione diventa il linguaggio principale e l’identità si scompone senza perdere la propria urgenza.

    L’album si chiude con “*Outro”, una lettera senza indirizzo che fa da testamento, resoconto, bilancio lucido, necessario, dove Lara canta: «E chiedo scusa a me stessa se ho una laurea in giurisprudenza, ma è solo dalla musica che aspetto sentenza». Una chiusura asciutta e diretta, che riprende lo stile viscerale che accompagna tutto il progetto.

    «Non scrivo per insegnare niente a nessuno. Scrivo perché è l’unico modo che ho per restare ferma mentre tutto intorno si muove troppo in fretta – conclude Lara -. Questo disco è fatto di cose che non ho mai saputo dire ad alta voce, ma che non potevo più tenere dentro. E anche se non so dove mi porterà, so che doveva uscire esattamente così.»

    “Parole Sciolte” è un album che non chiede approvazione, ma attenzione. Non cerca risposte facili, né soluzioni preconfezionate. È un lavoro che sceglie la strada più difficile: quella dell’ascolto impegnato. Tra sogni storti, immagini oblique e domande lasciate a metà, Lara Serrano disegna un percorso narrativo compatto, inevitabile, e fortemente coerente con il tempo in cui è nato.

    Non per dimostrare qualcosa, ma per dirsi: “questa parte di me esiste, e ha avuto il coraggio di farsi sentire.”

    “Parole Sciolte” – Tracklist:

    1. Intro
    2. Parole Sciolte
    3. Iride
    4. Nuvole e Paranoia
    5. Tra il Dejavu e l’Amnesia
    6. Palchi più Alti
    7. Fra(m)menti
    8. Outro

  • Giuseppe Campagnani tra i candidati al Tenco con un album che sfugge le formule

    C’è un tempo per curare gli altri e uno per provare a guarire se stessi. Giuseppe Campagnani, classe 1994, lo sa bene. La sua “Nuova Vita” – che dà anche il titolo al suo disco d’esordio – comincia nei luoghi meno rumorosi: una sala d’attesa, un pianoforte, un taccuino. Non cerca i riflettori. Ma c’è qualcosa – nel suo modo di scrivere, di raccontare, di non affrettarsi – che ha cominciato a farsi notare. L’album, in uscita il 30 maggio 2025, è entrato tra i candidati alla Targa Tenco 2025 nella sezione Opera Prima.

    Un esordio in punta di piedi, ma dalle fondamenta solide: Campagnani arriva alla musica con un approccio colto e personale, maturato nel tempo. Laureato in Medicina, iscritto al Conservatorio di Cagliari, ha scelto di costruire il proprio progetto in autonomia, con il supporto dell’arrangiatore russo Anton Mikhailov. Il risultato è un disco introspettivo e artigianale, capace di intercettare la grande tradizione cantautorale italiana e fonderla ad elementi di musica classica, con la sensibilità di un’autorialità contemporanea che non ha fretta di stupire. Un percorso atipico, fuori dal circuito, fuori dagli algoritmi. Eppure, in queste nove tracce, c’è più attualità che in molti dischi “di tendenza”. Non solo nei temi – la nostalgia, le relazioni, il desiderio di ripartire da sé – ma nel modo in cui vengono trattati: con pudore, consapevolezza, distanza dalle formule.

    Il concept si sviluppa come un viaggio. Non come astrazione retorica, ma come dato di fatto: l’attesa, il perdono, la capacità di lasciar andare, la decisione di restare.

    Già dal brano apripista “Il Treno”, primo singolo dell’album, si avverte il respiro intimo della scrittura: «La vita scorre senza sosta come un treno senza freni». Una traccia che parla del tempo che scorre e sembra sfuggirci, ma che, nel suo inesorabile procedere, riserva attimi di meraviglia. Perché c’è chi viaggia in prima classe e chi resta nelle file abbandonate. Ma c’è anche chi – pur nell’oscurità – smette di guardare fuori e inizia a guardarsi dentro.

    Quella dell’artista, è una scrittura che vive nel suo tempo, personale, ma capace di parlare a tutti. È figlia di una poetica fatta di slittamenti lievi e punti fermi.

    In “Cadono le stelle”, i ricordi diventano astri in discesa libera e la malinconia un prato su cui ci si adagia volentieri, trovando conforto nell’osservarli da lontano, come se il dolore fosse un posto in cui sostare, per contemplarli ancora un po’.

    “Non è andata così” sfiora la disillusione senza scivolare nella retorica o nell’autocommiserazione, con una delicatezza mai evasiva. È una fuga momentanea, il tentativo di rimanere aggrappati, vicini a ciò che si è perso. Ma il ritorno è inevitabile, e necessario. La canzone parla chiaramente di un amore finito, del desiderio di riscrivere il finale, e del tentativo – profondamente umano – di trovare una speranza anche nel fallimento. L’espressione «questa volta sarà diverso», rappresenta quel bisogno di crederci ancora, nonostante tutto. Ed è in questo tipo di sincerità disarmata che l’ascoltatore riconosce non solo un valore raro, ma anche qualcosa che manca altrove.

    C’è poi “Dammi la mano”, una fuga a due cuori e quattro mani «da un mondo imperfetto» e, forse, l’unico antidoto all’individualismo sfrenato e all’indifferenza dell’oggi – «saremo al riparo da ingiustizie sleali, da egoismi cordiali» -. In tempi segnati da solitudini strutturali e inutili retoriche, Campagnani afferma qualcosa di semplice ma dirompente: la felicità non è una conquista individuale.

    In “In Viaggio”, due compagni percorrono una strada senza arrivo, condividendo segreti sotto cieli stellati. È un brano che mette al centro il tempo presente, l’importanza del momento vissuto: «Ogni giorno un’avventura, una storia da raccontare». Il viaggio non è solo tema, ma linguaggio: ciascuna strofa è una tappa, ogni pausa una possibilità. Un racconto che richiama l’infanzia del mondo, e forse anche quella dell’Io.

    “L’Arcobaleno” è una presenza silenziosa. È la delicatezza di chi resta accanto, nei giorni grigi, senza chiedere nulla in cambio: «E nei tuoi giorni grigi, io sarò accanto a te per consolarti». Una ballata essenziale, in cui l’affetto si manifesta nei piccoli gesti, nei dettagli che non si impongono, ma curano. Come un arcobaleno che spunta dopo la pioggia, la canzone ci ricorda che a volte basta esserci per fare la differenza.

    In “Guarda Avanti”, Campagnani chiede di non voltarci, di non cedere. È un incoraggiamento sussurrato: «Io sarò lì, di’ solo una parola». Una promessa silenziosa rivolta a chi vacilla, a chi ha bisogno solo di un segnale per ripartire. Tra labirinti e albe che si intravedono, il brano assume un valore particolare oggi, nel tempo dell’incertezza permanente, invitandoci a resistere, a proseguire, anche quando sembra più semplice fermarsi.

    “Perdonerai” è il punto di maggiore sottrazione. Poche parole, molte ellissi: «Parole consumate che non serve usare più». La canzone agisce per levare, non per aggiungere. Campagnani canta la il dolore che accompagna una rottura e la speranza di un perdono reciproco declinato al futuro. E, proprio per questo, fosse impossibile da raggiungere. Un brano che nasce dal bisogno di comprendersi, di riconoscersi: non ci sono recriminazioni, né salvatori. Solo due sguardi che si cercano, anche se in ritardo.

    E infine, la title track “Nuova Vita”. Una rinascita che arriva sottovoce, dopo un tempo buio, con immagini naturali e simboliche: «La natura si risveglia e si espande intorno a noi. I dolori del passato sembrano svanire ormai». È un brano sulla forza silente ma impetuosa della vita che ricomincia, a prescindere da quanto sia stata forte la tempesta del giorno prima. Non è redenzione, è tregua. E, a volte, basta.

    «Questo disco è nato in una fase di transizione della mia vita – dichiara Campagnani -. Ho sempre scritto canzoni, ma non ho mai pensato che avrebbero visto davvero la luce. Poi ho capito che le cose più fragili sono anche quelle che vale la pena condividere. Lavorare su “Nuova Vita” è stato un modo per fermarmi, fare ordine, e ritrovare una direzione. Anche se imperfetta, è mia. E mi somiglia.»

    Il disco si muove per immagini, atmosfere, dettagli. Ogni brano conserva una sua autonomia narrativa, ma fa parte di un disegno più ampio, in cui il tempo della vita coincide con il tempo dell’ascolto.

    La candidatura alla Targa Tenco non è solo una tappa simbolica: inserisce “Nuova Vita” in un contesto culturale che ha sempre riconosciuto alla parola cantata il potere di incidere nel pensiero comune, di non essere solo forma, ma contenuto vivo, capace di interrogare il presente e attraversare coscienze, tempi, domande. Tra burnout generalizzato, estetiche forzate e storytelling costruiti, un disco che parla di cura, discrezione e scelta interiore ha un impatto più rilevante di quanto si possa immaginare. Perché se è vero che la musica può salvare, come si dice spesso, “Nuova Vita” non lo afferma deliberatamente: lo suggerisce, lo lascia emergere tra le righe. E questo è uno dei suoi meriti maggiori.

    L’album è nato senza pressioni, tra le stanze della cura e quelle dell’introspezione, seguendo un tempo lento, più vicino alla scrittura che alla produzione. Ma a renderlo speciale non è la geografia della produzione. È la voce – sommessa, ma ferma – di chi non ha urgenza di piacere. Solo urgenza di comunicare, di esprimersi.

    È un disco che non rincorre le playlist: nessun ritmo forzato, nessun ritornello studiato per TikTok, nessuna estetica algoritmica. “Nuova Vita” sceglie un’altra strada: rallenta. Si prende il tempo di dire bene quello che ha da dire.

    Campagnani non parla di sé per cercare approvazione. Parla di sé per parlare con l’altro.

    «Non cerco una platea, ma un ascolto. Anche solo uno. Ma vero», conclude.

    E forse è proprio questo che rende il progetto così credibile. Non si può falsificare ciò che nasce da un’urgenza sincera. Ciò che ci somiglia.

    “Nuova Vita” non è – e non vuole essere – solo un bel debutto discografico. È la dimostrazione, la prova tangibile che, ancora oggi, si può fare canzone d’autore senza essere nostalgici né conformisti. È la conferma che la parola, se usata con precisione e rispetto, ha ancora un peso.

    Oggi, dove la musica viene spesso usata per dimenticare, Campagnani la usa per ricordare. Per fare ordine. Per ricominciare.

    “Nuova Vita” – Tracklist:

    1. Il Treno
    2. Cadono stelle
    3. Dammi la mano
    4. In Viaggio
    5. Non è andata così
    6. L’arcobaleno
    7. Guarda avanti
    8. Perdonerai
    9. Nuova Vita

  • “Upside Down” di Mon-Keys

    Il nuovo singolo di Mon-Keys, intitolato “Upside Down”, rappresenta un viaggio sonoro intenso e coinvolgente, prodotto da Andy Milesi e distribuito da Virgin Music Italy. Questo brano ci trasporta in un universo distorto, dove realtà e identità si confondono, riflettendo la fragilità e l’alienazione del mondo contemporaneo.

    Le sonorità elettroniche avvolgenti creano un’atmosfera immersiva, mentre le parole intime e evocative raccontano di una lotta silenziosa contro l’apatia e la disconnessione emotiva. “Upside Down” si presenta come uno specchio per una generazione sospesa, che cerca se stessa tra luci stroboscopiche e ombre interiori, in un mondo capovolto dove niente è come sembra.

    Il brano si distingue per la sua capacità di unire un sound moderno a un messaggio profondo, rendendolo un pezzo che invita alla riflessione e all’ascolto attento. Mon-Keys si conferma così come una voce autentica nel panorama musicale, capace di raccontare le emozioni di chi si sente spesso perso tra le luci e le ombre della propria interiorità.

  • Heute Nebel in concerto al RockAFe: il 29 maggio a Malborghetto di Boara (FE)

    Giovedì 29 maggio 2025 alle ore 21:00, gli Heute Nebel si esibiranno al RockAFe – Parco Fondazione F.lli Navarra a Malborghetto di Boara (FE) – con ingresso gratuito, per presentare il loro nuovo album “Vino – Sangue – Santità”.

     

    “Vino – Sangue – Santità”, pubblicato da Overdub Recordings, è già disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in formato fisico dal 2 maggio 2025. Il disco segna il traguardo di questi primi 8 anni per gli Heute Nebel, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo.  Ogni traccia è un riflesso del percorso evolutivo del gruppo, offrendo un punto di vista unico sul mondo. Ogni parola è stata scelta con cura, e ogni nota è stata pensata per non risultare mai superflua. Gli Heute Nebel puntano a un sound essenziale, senza fronzoli.

     

    Spiega la band ferrarese a proposito del disco: “Vino – Sangue – Santità è un canto sulle macerie… più che un album è un ricettario per la fine del mondo. È l’unico modo che abbiamo trovato per sopravvivere al disastro!”

    “VINO – SANGUE – SANTITÀ” TRACKLIST:

    1. DESERTO
    2. MACABRA DANZA
    3. TI SEGUIRO’ OVUNQUE
    4. ROGO
    5. L’ULTIMA VOLTA
    6. QUESTA NON È VITA
    7. ONORE AI TOPI
    8. INVETTIVA

    Biografia

    Gli HEUTE NEBEL nascono dalla voglia di urlare in faccia alla gente.

    Gli HEUTE NEBEL sono quello che succede quando vivi tra la nebbia d’Inverno e la canicola d’Estate.

    Gli HEUTE NEBEL sono l’altra faccia delle nostre medaglie… quello che ti è rimasto da scegliere quando non ci sono più i pari e i dispari.

    HEUTE NEBEL è una traduzione sgrammaticata.

    OGGI NEBBIA, come ieri e come domani.

    La creatura Heute Nebel prende vita nell’Ottobre 2017 da un’idea di Lorenzo Magnani (basso e voce) e Luca Mazzoni (chitarra e voce) che arruolano subito Guglielmo Campi alla batteria. Nell’Estate 2018 vede la luce il primo EP autoprodotto della band dal titolo “Servi”: è un EP grezzo e dal sound molto punk.

    L’anno seguente, a Maggio 2019, Silvia Loiacono fa il suo ingresso in pianta stabile nella band, diventando la voce solista. Da lì a poco si interrompe la collaborazione con Guglielmo alla batteria e subentra l’attuale batterista Alessandro Padovani e le influenze della band iniziano a vertere verso un sound più stoner e hardcore e meno tradizionalmente punk.

    Dopo la pausa pandemica il quartetto entra in studio per le registrazioni del primo LP la cui gestazione è lunga e travagliata e al termine della quale il chitarrista e co-fondatore Luca Mazzoni lascia la band.

    Nel 2023 subentrerà alla chitarra Giacomo Lunardi stabilizzando la formazione in quella attuale e portando nuove influenze al sound della band.

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  • Ferrara: Musica, Cinema e Giornalismo: il 7 giugno incontro su “Musica e Stampa Specializzata: quali sfide ci attendono per il futuro?” e premiazioni al Festival delle Manifestazioni

    Sabato 7 giugno 2025, ore 10.00 al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara, si terrà il seminario gratuito “Musica e Stampa Specializzata: quali sfide ci attendono per il futuro?”, promosso dall’Ordine e dalla Fondazione Giornalisti Emilia-Romagna in collaborazione con AGIMP. L’incontro, valido per 3 crediti formativi, è aperto anche al pubblico e prevede interventi di autorevoli giornalisti e professionisti del settore musicale, tra i quali il Presidente dell’ODG Emilia Romagna Silvestro Ramunno, Alex Pierro (Giornalista, Presidente AGIMP), Marco Stanzani (Giornalista, Amministratore Unico di Red & Blue Music Relations), Marinella Venegoni (Giornalista),  Clarissa Martinelli (Giornalista, Speaker Radiofonica), Bruno Sconocchia (Presidente Assoconcerti), Andrea Micciché (Presidente NUOVOIMAIE), Massimiliano Magagni (CEO Creative Hub – Music Academy Bologna), Antonella Vicenzi (Giornalista, Presidente Assostampa di Ferrara).

    Il seminario analizzerà l’evoluzione del giornalismo musicale, il suo impatto sul successo degli artisti e il dialogo tra stampa e industria musicale al fine di offrire strumenti per comprendere le nuove sfide tra innovazione digitale, comunicazione e sostenibilità editoriale.

    Gli artisti presenti all’incontro potranno essere selezionati per il Premio “1 Day 1 Song”, promosso dal Creative Hub di Bologna. Il riconoscimento consiste in una sessione professionale di registrazione, mix e mastering della durata complessiva di otto ore, con assistenza tecnica dedicata presso il Creative SSL Recording Studio di Bologna. L’attività include inoltre una revisione tecnica finale del mix e del mastering e un servizio di promozione del brano curato da Red&Blue Music Relations. Un’opportunità concreta per valorizzare il proprio progetto artistico con il supporto di professionisti del settore.

    L’incontro è aperto al pubblico. I giornalisti interessati al riconoscimento dei crediti formativi sono invitati a registrarsi tramite il seguente link: https://www.formazionegiornalisti.it/


    Dal 3 al 6 giugno 2025 si terranno i casting per i contest “A Voice for Europe – Una voce per l’Europa – Italia” e “Gran Galà dei Festival” presso la Sala Estense di Ferrara (Piazza del Municipio, 14). Inoltre, sempre sabato 7 giugno, oltre all’incontro di formazione al Ridotto del Teatro dedicato alle sfide che attendono la stampa specializzata di musica, si terranno in Sala Estense le semifinali del Festival delle Manifestazioni (“A Voice for Europe – Una voce per l’Europa – Italia” e “Gran Galà dei Festival”) e la consegna delle targhe del Premio Corona D’Oro – Agimp e Film Videoclip Award Italia. Tutti coloro che saranno premiati riceveranno un’opera dall’artista M° Giuliano Grittini.

    “A Voice for Europe – Una voce per l’Europa – Italia” è il contest canoro che si rivolge a coloro che si esibiscono dal vivo e a coloro che si esibiscono su base. Le semifinali avranno luogo sabato 7 giugno presso la Sala Estense dove i migliori 30 concorrenti (15 per ciascuna categoria) si sfideranno per accedere alla finale del 28 agosto in Piazza Castello.

    “Gran Gala dei Festival” è il contest dedicato alla danza e agli strumentisti. Le selezioni si terranno alla Sala Estense, mentre la finale (che prevede la partecipazione di 3 finalisti per categoria) è programmata per il 28 agosto in Piazza Castello.

    Il Premio Corona D’Oro – Agimp celebra i grandi giornalisti del mondo dello spettacolo con un riconoscimento che si pone l’obiettivo di diventare negli anni il premio più prestigioso del settore, indipendentemente dal mezzo di comunicazione utilizzato (televisione, carta stampata, radio, web ecc.) nell’anno 2024. Un modo per promuovere la rilevanza del giornalismo e della figura del giornalista nella società contemporanea e nella divulgazione dell’arte.

    Sabato 7 giugno dalle ore 19.00 presso la Sala Estense di Ferrara sarà consegnato dal Sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, il Premio Corona D’Oro – Agimp realizzato dal M° Orafo Michele Affidato.

     

    Il “Film VideoClip Award”, giunto alla sua terza edizione, celebra l’eccellenza e la creatività nel campo del cinema e della musica, pertanto sabato 7 giugno sarà riconosciuto un premio al “Miglior Film-Videoclip” e al “Miglior Regista”. I videoclip presi in considerazione sono quelli pubblicati nel periodo compreso tra il 1° giugno 2024 e il 31 maggio 2025.

     

    NOVE EVENTI SRL

    Nove Eventi SRL è una società che organizza Festival e che opera, da oltre 20 anni, nel mondo dello spettacolo. Tra i suoi soci si annoverano produttori artistici, teatrali e televisivi, gruppi operanti nel marketing strategico e creativo e nella distribuzione discografica.

    Nove Eventi SRL è una realtà nel mondo della musica che promuove e distribuisce Artisti di grande livello nazionale ed internazionale, mantenendo però sempre un occhio di riguardo anche per i giovani Artisti che desiderino intraprendere un proprio cammino nel mondo musicale e dello spettacolo. La Mission è quella di produrre contenuti per Eventi artistici ma anche tecnici, prendendosi cura di ogni singolo particolare: dalla direzione artistica di un Festival, alla consulenza (anche in campo legale) ed alla progettazione di Rassegne, all’organizzazione di Convention ed alla realizzazione per le aziende di progetti legati al mondo musicale.

  • I LUMIED sfidano l’algoritmo con un brano che invita a guardarsi dentro

    C’è chi corre per arrivare primo. Chi per stare al passo. E poi c’è chi si ferma, si guarda dentro e sceglie di non rincorrere nessuno. Di non uniformarsi. Di camminare, e arrivare intero. Con il nuovo singolo “Fuori Tempo”, i LUMIED riflettono sul diritto di non adeguarsi, di scegliere un ritmo personale, libero dalle aspettative esterne.

    Costruito su un impianto pop impreziosito da venature funky, il brano mette a fuoco una delle fragilità più condivise dalla Gen Z e dai Millennials: sentirsi disallineati rispetto al tempo degli altri. Un senso di inadeguatezza che è cresciuto in parallelo all’affermarsi di modelli identici, algoritmi omologanti e velocità non sostenibili.

    Secondo uno studio pubblicato dall’American Psychological Association, il 91% dei giovani tra i 18 e i 29 anni sente la pressione di raggiungere traguardi prestabiliti entro determinate età. Un numero che racconta molto più di una generazione insicura: racconta un mondo che ha dimenticato l’importanza di ascoltare il proprio tempo.

    Il testo è esplicito sin dai primi versi: «Non sarò un clone, non diventerò un doppione, seguo il mio cuore e nessuna convenzione». In queste parole c’è il rifiuto netto di una traiettoria disegnata da altre mani, di modelli preconfezionati, di schemi standardizzati, di aspettative silenziose che condizionano le scelte personali. “Fuori Tempo” è una risposta, e anche un’alternativa: quella di scegliere il proprio ritmo e riconoscersi nelle proprie unicità. Non è solo opposizione: è la scelta consapevole di un’identità costruita per sottrazione, più che per adesione.

    E quando Luana canta: «Vivo sempre fuori tempo, non so quello che c’ho dentro, ora questo è il mio momento, tiro fuori il mio talento», la voce si fa intima, quasi diaristica. Qui non troviamo resistenza, ma ricerca: il tempo “fuori” è lo spazio in cui provare a capirsi, più che dimostrarsi. Una presa di posizione sottile, ma determinata. E per questo urgente.

    «Non sarò un clone, non diventerò un doppione, seguo il mio cuore e nessuna convenzione»: qui la scrittura trova un raro equilibrio tra immediatezza e chiarezza. È un verso che non alza la voce, ma non indietreggia. Parla di scelte, non di slogan. Il tema ritorna nel ritornello: «Sono fuori tempo ma, ma chi l’ha detto?». Una domanda semplice, che smonta la pretesa che esista un tempo giusto per tutti. Con una leggerezza che non toglie significato. Lo amplifica.

    «Abbiamo scritto questa canzone per tutte le persone che si sono sentite fuori posto, fuori fase, “fuori tempo” almeno una volta nella vita – raccontano i LUMIED –. Per chi non ha ancora realizzato tutto quello che ci si aspettava da lui, per chi ha cambiato strada, per chi ha dubitato di sé, per chi non ha paura di essere diverso. Pensiamo che l’identità sia un percorso, non un’etichetta: e questo brano ne è la colonna sonora.»

    La produzione resta fedele al senso del brano: niente virtuosismi, ma un andamento solido, che tiene insieme movimento e spazio. Il groove funky lascia respirare le parole, mentre l’arrangiamento cresce senza fretta, fino al bridge: «Come il mare quando sale. Sei selvaggio, non ti fai domare».

    Il finale non esplode, ma si compatta in una formula che sembra quasi trattenere il battito: «Fuori schema, fuori tempo».

    “Fuori Tempo” è uno strumento per danzare al proprio ritmo, per rivendicare il diritto di non dover giustificare il proprio passo. In un sistema che ci vuole competitivi, veloci, sempre performanti, il trio crea un controtempo musicale e simbolico che diventa un margine di libertà. Senza sensi di colpa per le deviazioni, le pause, le sbordature.

    «Abbiamo sentito il bisogno di fermarci e dirci la verità: non siamo macchine da risultati – concludono i LUMIED -. Ognuno ha il suo passo, e anche quando sembra che tutti stiano correndo più di te, forse stai semplicemente camminando nella direzione giusta.»

    Dopo il plauso della critica per i singoli “Samurai” e “Hawaii“, i LUMIED proseguono un percorso coerente, fatto di canzoni che tengono insieme la realtà e il modo in cui, consapevolmente o meno, si sceglie di affrontarla. Anche “Fuori Tempo” non cerca scorciatoie: osserva, registra, prende nota di qualcosa che riguarda molte più persone di quanto sembri.

    È un brano che parla a tutti perché non fa sconti alla retorica generazionale. Ed è proprio per questo può arrivare anche in chi, a qualsiasi età, ha sentito il bisogno di rallentare e proseguire ad un’andatura diversa.

    Il trio sarà presto in tour con date estive in fase di definizione, e “Fuori Tempo” sarà al centro della scaletta.

    Perché la libertà, oggi, potrebbe iniziare proprio da una scelta controcorrente: non arrivare primi, ma arrivare interi.

  • “Watch Me Now” è l’EP di debutto di Bennyvi. Musica che osserva, prima di parlare

    Un gelato che si scioglie al sole, un amore che si consuma tra giochi di potere, il bisogno di essere visti senza filtri: sei tracce che definiscono il perimetro sonoro del primo EP di Bennyvi, “Watch Me Now” (Delma Jag Records). Un disco che inquadra il tempo in cui viviamo attraverso uno sguardo obliquo ma lucido, diretto ma attento, quello di chi non ha paura di vedere troppo né di raccontarlo senza concessioni. Una raccolta essenziale di ciò che non ha più intenzione di tacere, scritta con la sensibilità di chi osserva prima di parlare.

    La giovane cantautrice ticinese di origini venete, già apprezzata dalla stampa italiana ed europea con i singoli “Gemini” e “I Know What You Are”, prende posizione con un progetto in cui coesistono maturità precoce e urgenza di trovare un proprio spazio, in un tempo che premia l’omologazione e spinge ad aderire a modelli prefabbricati. “Watch Me Now” è il suo primo atto discografico: una presa di parola, non una posa.

    “Watch Me Now” è un diario musicale da sfogliare, un’istantanea che coglie un diverso frammento di vita, attraversando sonorità pop, indie ed elettroniche. L’EP si apre con “Gemini”, che si misura con la doppiezza e la manipolazione nelle relazioni, e si chiude con “Bla Bla Baby”, ritratto ironico della frenesia comunicativa contemporanea. In mezzo, intuizioni, disillusioni e una ricerca ostinata di leggerezza.

    Con “Like Gelato”, focus track del disco, Bennyvi inaugura l’estate con una traccia luminosa e immediata che invita a rallentare, a godersi l’istante e a riscoprire il valore delle piccole cose. Un bisogno confermato da uno studio internazionale del 2024 condotto da YouGov, che evidenzia come oltre il 62% dei giovani europei senta la necessità di “staccare” dalla pressione sociale e digitale per riconnettersi a una dimensione più semplice e reale.

    «Scrivere e registrare “Watch Me Now” è stato come raccogliere le pagine più significative del mio percorso fin qui – racconta Bennyvi -. Ogni brano nasce da qualcosa che mi ha smosso dentro, che meritava di essere detto. Non è perfetto, non vuole esserlo. Vuole essere vero.»

    Il 23 maggio, in concomitanza con l’uscita dell’EP, Bennyvi ha presentato “Watch Me Now” in un concerto speciale allo Studio Foce di Lugano, accompagnata da un ospite d’eccezione: la cantautrice e co-autrice Skyler Wind. Un debutto live che ha aperto il dialogo con una scena pop europea sempre più attenta alla scrittura e alla verità del racconto.

    «Non volevo nascondermi dietro maschere o cliché – conclude l’artista -: “Watch Me Now” è il mio modo di dire che sono qui, così come sono.»

    Niente filtri, niente sovrastrutture: Bennyvi parte da ciò che conosce meglio, il quotidiano, e lo mette in musica. Un approccio che intercetta un bisogno crescente, rilevato da diverse ricerche, di nuovi sguardi che illuminano zone lasciate ai margini, senza mediazioni. Nuovi punti di riferimento culturali e identitari, mentre si moltiplicano le domande su cosa significhi appartenere, riconoscersi, prendere posizione.

    In una scena in cui sempre più artisti scelgono di sottrarsi alle logiche algoritmiche, cercando nuovi linguaggi fuori dagli schemi e dai trend, “Watch Me Now” si inserisce in una corrente che privilegia la narrazione personale, diretta e sincera come chiave di relazione con gli altri. Il lavoro di Bennyvi si avvicina a quello di una nuova ondata di cantautrici europee che usano la musica per restituire una lettura critica e intima del presente, come ad esempio la tedesca Paula Hartmann o la francese November Ultra, con cui condivide l’attenzione ai dettagli e alla dimensione interiore non filtrata.

    “Watch Me Now” è il punto da cui Bennyvi sceglie di esporsi, senza retorica e senza paura di mostrarsi nella sua interezza. Un gesto semplice, eppure raro. Il resto, è tutto da scrivere.

    “Watch Me Now” – Tracklist:

    1.Gemini
    2. Know What You Are
    3. People Like You
    4. Like Gelato
    5. That’s Fine
    6. Bla Bla Baby