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  • “Speranza” è il nuovo singolo dei Gincana

    Dal 28 febbraio 2025 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale “SPERANZA”, il nuovo singolo dei GINCANA per Maionese Project.

    “Speranza” è un brano profondo e introspettivo che scava a fondo nelle profondità dell’anima umana. Con una lirica cruda e poetica, gli artisti ci guidano in un viaggio emozionante attraverso le sfumature della speranza e della disperazione. Il testo, ricco di immagini forti ed evocative, dipinge un quadro vivido di un mondo segnato dalla sofferenza e dall’odio, ma anche dalla tenace volontà di sopravvivere. La voce degli artisti, intensa e carica di emozione, trasmette un senso di urgenza e di consapevolezza, invitando l’ascoltatore a riflettere sul significato profondo dell’esistenza e sull’importanza di coltivare la speranza anche nei momenti più oscuri. Un inno alla resilienza, “Speranza” lascia un segno profondo, toccando le corde più intime dell’animo umano.

    Spiega la band a proposito della nuova release: “Scrivere ‘Speranza’ è stato come scavare nel profondo di noi stessi. C’è un’intensità in ogni parola, un’urgenza che sentivamo crescere dentro mentre mettevamo nero su bianco i nostri pensieri più intimi. La chitarra classica, con il suo suono caldo e avvolgente, è stata la compagna ideale per questo viaggio emotivo. Ogni accordo, ogni nota, è un respiro, un battito di cuore. In studio, mentre registravamo, abbiamo provato un’emozione indescrivibile. Sentiamo che questa canzone ha qualcosa di speciale, qualcosa che può toccare le corde più profonde dell’animo di chi l’ascolterà.”

    Biografia

    Gincana, dove recitazione e musica elettronica si fondono. L’incontro tra Antonio e Caterina dà vita a un’esplosione di creatività. Una fucina di idee che si materializzano combinando musica, recitazione, poesia e visual art.

    Antonio Junior Antonaglia: Musica, Sound Design. Nato e cresciuto a New York, Antonio inizia la sua carriera come chitarrista di musica classica, per poi immergersi nelle sonorità elettroniche. Stampa numerosi vinili per grandi etichette internazionali con lo pseudonimo Atomik Tags e si afferma come sound designer. La sua musica è un viaggio sonoro che combina tradizione e innovazione, creando paesaggi sonori unici e avvolgenti.

    Caterina Ardizzon: Voce, Testi, Arte Visiva. Artista veneziana poliedrica, Caterina è un’esploratrice dei mondi onirici ed emozionali. Nei suoi lavori, l’immaginazione prende il volo attraverso disegni, parole e messe in scena. La sua arte visiva si intreccia con le performance, creando un universo visivo e sonoro che incanta e ispira.

    “Speranza” è il nuovo singolo dei Gincana disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 28 febbraio 2025.

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  • “Budapest”: Kiara canta le seconde possibilità nel suo nuovo singolo

    Cosa accade quando una città diventa il teatro di una rivoluzione personale? Con “Budapest”, Kiara ci porta sulle rive del Danubio, dove il passato lascia spazio alla rinascita e l’amore trova il coraggio di guardare avanti. Prodotto da Alessandro Di Somma e masterizzato da Stefano Crispino, il nuovo singolo della cantautrice napoletana d’adozione monzese fonde melodia e introspezione in una narrazione che parla di conferme, di scelte e del potere trasformativo dell’autenticità.

    Dopo aver conquistato con “Portami a ballare”, Kiara torna per convertire i ricordi in slancio verso il futuro. “Budapest”, fuori per PaKo Music Records con distribuzione Believe Italia, è la fotografia di un momento, la testimonianza di come i luoghi e le esperienze possano cambiare la nostra prospettiva. La voce di Kiara si intreccia a una produzione raffinata per raccontare la lotta contro le proprie ombre.

    «È durante un viaggio a Budapest che ho realizzato quanto fosse importante lasciar andare le zavorre del passato – spiega l’artista -. La città, con la sua bellezza e il suo respiro antico, mi ha permesso di fermarmi e guardarmi dentro, trovando la forza di accettare la mia storia e di costruire qualcosa di nuovo.»

    Budapest, crocevia di etnie e culture, con la sua capacità di reinventare un passato travagliato in una moderna capitale pulsante di vita, rappresenta per Kiara il luogo ideale in cui affrontare i propri fantasmi e trovare la spinta per ripartire. Tra le rive del Danubio e i suoi ponti iconici, il pezzo ci parla di un viaggio che si snoda tra ricordi, scelte e nuove possibilità, intrecciando l’anima della città a quella di chi trova dentro sé il coraggio di cambiare.

    In un momento storico in cui il cambiamento e la ricerca di nuove prospettive sono sempre più rilevanti, “Budapest” si presenta come un messaggio di speranza e autodeterminazione: lasciare andare ciò che ci appesantisce per costruire il proprio futuro. La bellezza malinconica della metropoli ungherese, fa da cornice non solo al vissuto personale di Kiara, ma a un’esperienza condivisa, un invito a tramutare il dolore in coraggio e i luoghi in ricordi indelebili.

    Nel testo, immagini e sensazioni si alternano in un mosaico di emozioni: «Barcollando per capire qual è la mia verità, giusto il tempo di soffrire, sono rotta a metà»; un verso che svela il peso di ferite ancora aperte, di una voce interiore che cerca la sua via d’uscita. Ma è nel passaggio «Pensavo che strano non provare a viverci, noi sul fiume qui a Budapest» che tutto si cristallizza: arriva il punto di svolta, l’istante in cui la consapevolezza diventa scelta, permettendo che i ricordi diventino un nuovo inizio.

    I suoni elettronici si mescolano a melodie calde, creando un’atmosfera che ricorda la città stessa: un equilibrio perfetto tra modernità e nostalgia. Questa dualità rispecchia l’anima della canzone, che si muove tra passato e presente, tra il lasciarsi andare e il decidere di restare.

    «”Budapest” è il mio sigillo, la mia conferma che, nonostante tutto, possiamo rinascere – conclude Kiara -. È una dedica a chi si sente bloccato dai ricordi, ma anche un invito a chi ha il coraggio di lasciarsi alle spalle ciò che non serve più. Non è mai troppo tardi per scegliere la propria strada.»

    Con “Budapest”, Kiara non si limita a cantare un’esperienza personale, ma ci chiama a vivere, spingendoci a riflettere su quanto sia importante non lasciare che il passato impedisca di godere del presente.

  • “Comfort Zone”: Michela Baselice firma il singolo che tutti i giovani dovrebbero ascoltare

    Cosa spinge una giovane artista a lasciare la strada sicura per inseguire ciò che teme? Michela Baselice lo sa. Dopo aver conquistato l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori duettando con Giorgia a Stasera c’è Cattelan su Rai 2, la talentuosa cantautrice campana torna con “Comfort Zone” (Daylite/The Orchard), singolo con cui racconta una scelta precisa: mettersi in discussione, quando sarebbe più facile restare immobili.

    Non è un caso che proprio lei, che ha calcato palchi prestigiosi come la Biennale di Venezia e Villa Ormond durante il Festival di Sanremo, abbia deciso di dar voce al momento in cui si deve smettere di giocare sul sicuro. “Comfort Zone” è la fotografia di quell’istante: il punto di rottura tra ciò che ci fa sentire protetti e ciò che ci permette di evolvere.

    «Cantare con Giorgia è stato un punto di svolta: un momento in cui ho capito che la paura del cambiamento è una trappola – spiega Michela -. “Comfort Zone” nasce da quella consapevolezza: il vero rischio è restare dove tutto sembra facile.»

    Ed è proprio da questa riflessione che prende forma un brano capace di raccontare un’intera generazione, sospesa tra il desiderio di esporsi e la paura di fallire.

    «Tu rimani nella comfort zone, dentro un video ma non è TikTok. Ti fai pare tipo no no stop, è un film che so»: in poche righe, Michela descrive perfettamente la realtà di molti giovani di oggi, intrappolati in un loop digitale, dove scrollare uno schermo sembra sufficiente per sentirsi vivi, ma non lo è. “Comfort Zone” parla di chi si rifugia dietro a un display, dove la ricerca di approvazione online diventa spesso una scusa per non affrontare il mondo reale.

    Michela lo racconta con un linguaggio diretto, figlio del tempo che viviamo, capace di parlare la stessa lingua di chi ascolta, senza sovrastrutture. A rendere ancora più incisivo il messaggio, è un sound pop-dance elettronico dal ritmo coinvolgente, che richiama le atmosfere da club, con il battito della musica che accompagna i pensieri di chi balla per dimenticare e lasciarsi andare, ma finisce per riflettere. Un mix sonoro che rende un tema intimo un vero e proprio grido generazionale.

    In un momento storico in cui l’immobilità sembra più rassicurante del cambiamento, “Comfort Zone” diventa il suono di chi sceglie di rischiare, di chi è pronto a uscire dal proprio porto sicuro e affrontare ciò che conta davvero.

    Ma questa traccia non offre risposte semplici. È un invito a rallentare, a guardarci dentro e trovare il coraggio di varcare quella linea invisibile che separa ciò che ci fa sentire al sicuro da ciò che può realmente farci crescere. Un’esortazione a rompere i confini autoimposti per spingerci oltre ciò che rassicura. Perché, alla fine, la domanda rimane una sola:

    Quanto siamo davvero disposti a rischiare per tutto ciò che desideriamo?

    Perché, in fondo, come ci ricorda questa traccia, le cose che contano si trovano sempre un passo oltre la linea di ciò che conosciamo.

    Abbandonare la superficie per affrontare la profondità delle proprie ambizioni: questo è il messaggio centrale, sottile ma potente, di un pezzo che parte dal dubbio, attraversa la paura e si apre alla possibilità.

    Utilizzando una relazione complicata come metafora di conflitto – «Prendo coscienza, posso stare anche senza. Questo amore è troppo rock & roll» -, Michela evidenzia l’importanza di scegliere sé stessi, anche a costo di lasciare andare ciò che rassicura ma non arricchisce.

    Una narrazione quanto mai attuale, se si considera che, secondo un’indagine dell’ISTAT del 2023, il 32,3% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni dichiara di avere paura del futuro, un sentimento ancora più marcato tra le ragazze (42,1%) rispetto ai ragazzi (23,1%).

    “Comfort Zone” diventa così un incoraggiamento ad abbandonare ciò che trattiene, per abbracciare l’incertezza del nuovo. Perché a volte, per trovare davvero sé stessi, bisogna avere il coraggio di scegliere l’incognita al posto della sicurezza.

    Per Michela, rinunciare al rischio è la scelta più pericolosa, come lei stessa dichiara:

    «Non c’è niente di più difficile che ammettere a sé stessi di essere rimasti fermi per paura. Questa canzone nasce dal momento in cui mi sono accorta che la mia comfort zone non era altro che una prigione dorata. Uscirne è stato doloroso, ma anche necessario. Voglio che chi ascolta capisca che il coraggio non è non avere paura, ma attraversarla.»

    Con “Comfort Zone” l’artista si posiziona al centro di un discorso più ampio: il bisogno di saper rischiare in un’epoca in cui la paura dell’incertezza domina le scelte di vita. Viviamo in tempi dove l’insicurezza economica, sociale ed emotiva spinge i giovani a cercare rifugi sicuri, anche a costo di spegnere le proprie ambizioni. In questo contesto, “Comfort Zone” è un appello a reagire.

    La giovane artista campana propone una nuova narrazione nella musica italiana. Michela non ama i percorsi scontati: vincitrice del MYllennium Award 2024 con “Abbassa la Cresta”, ospite in eventi di rilievo come l’Ischia Global Festival e semifinalista a Una Voce per San Marino, si è già fatta notare per la sua abilità tecnica e per saper portare sul palco racconti veri, legati ad un vissuto personale condivisibile da molti giovani. E se il duetto in TV con Giorgia è stato per molti l’inizio di una grande avventura, “Comfort Zone” è la dimostrazione che la cantautrice non ha intenzione di fermarsi.

    «Quello che ho imparato – conclude – è che non c’è mai un momento giusto per rischiare. Il momento giusto te lo crei tu, quando smetti di pensare a cosa potresti perdere e inizi a concentrarti su tutto quello che potresti trovare.»

    Con questo brano, Michela Baselice conferma che è qui per restare – fuori dalla comfort zone -, inserendosi tra le voci femminili più interessanti della nuova scena musicale italiana. Non per dichiarazioni roboanti, ma per la capacità di raccontare verità che riguardano tutti.

    “Comfort Zone” non promette certezze, ma ci ricorda quanto valga la pena provarci. Perché, come dice Michela, «la vera comfort zone è imparare a non averne bisogno». Il cambiamento spaventa, ma la staticità è molto più rischiosa.

  • Uscito in audiolibro “Le cicogne della Scala” di Silvia Montemurro

    Dopo l’uscita a settembre scorso in audiolibro di La piccinina, la scrittrice Silvia Montemurro torna dal 4 febbraio sempre per il Narratore con Le cicogne della Scala e la voce dell’attrice e doppiatrice Chiara Francese.

    Pubblicato con Edizioni E/O nel 2024, in questo nuovo e coinvolgente romanzo storico l’autrice ci porta negli anni Trenta, quando la Scala è divenuta un teatro moderno grazie alla direzione di Arturo Toscanini. 

    La sedicenne Violetta, nata da una relazione clandestina tra un ballerino italiano e una cantante francese, lavora per il costumista Caramba come sarta. La madre, che a suo tempo era cantante all’Opéra National de Paris, ha chiamato la figlia Violetta in onore del suo personaggio verdiano preferito (La Traviata). Da bambina, Violetta era stata una promettente ballerina, ma un giorno, durante le prove, viene spinta giù dalle scale e rimane zoppa. L’“incidente” sarà solo uno dei tanti misteri che segneranno la sua vita, quella della madre e della sorella Fiamma, che partirà più tardi per Parigi dove avrà una carriera da ballerina.

    Tra scontri politici (Toscanini contro Mussolini), indimenticabili serate di lirica (Turandot, Carmen, La Traviata…), scintillanti costumi di scena e amori che si accendono e finiscono tra orchestrali e ballerine, la vita della Scala attraversa, con alti e bassi (il fascismo, la guerra), il secolo.

    L’universo del teatro alla Scala è affascinante e controverso, ma notoriamente si tratta di un mondo fatto perlopiù di uomini, almeno in posizioni di rilievo – ha spiegato Silvia Montemurro. Basti pensare che la prima costumista della Scala, ufficialmente, fece il suo ingresso a teatro solo nel 1950. Parlo di Anna Anni, che viene citata all’interno del romanzo. Nonostante alcune figure di spicco del mondo della Scala, anch’esse citate nel romanzo, quali Caramba, Toscanini e Benois, la mia storia vuole rendere omaggio alle figure femminili che hanno lavorato dietro le quinte. I direttori d’orchestra che si susseguono nel romanzo e i costumisti, dunque, sono realmente esistiti e hanno lo spazio che meritano, mentre le donne hanno il ruolo preponderante, pur essendo, tranne in rari casi, personaggi frutto della mia fantasia. C’è tuttavia come sempre un qualche aggancio alla realtà, come per il personaggio di Fiamma, che mi è stato ispirato dalla triste vicenda della ballerina disegnata da Degas, la quattordicenne Marie van Goethem, che è anche il simbolo della denuncia di come molte ballerine venivano trattate.

    In seguito all’uscita del romanzo sono nate connessioni con chi la Scala l’ha vissuta e me l’ha trasmessa sotto forma dei suoi ricordi. Mi auguro che anche con l’audiolibro possa accadere la stessa cosa”.

    “Dopo il successo de La piccinina, che continua ad appassionare molte ascoltatrici e molti ascoltatori, prova ne sono le già numerose recensioni in Audible, la più importante piattaforma di ascolto di audiolibri, siamo onorati di rendere disponibile all’ascolto questo secondo toccante romanzo di Silvia Montemurro, scrittrice di grande talento e profonda sensibilità – ha dichiarato l’editrice Cristiana Giacometti. Le cicogne della Scala è molto più di un romanzo storico; è un delicato intreccio di sogni, sacrifici e passioni, capace di riportare in vita una Milano vibrante e ricca di contraddizioni. È un omaggio alla determinazione delle donne che, con il loro talento e la loro resilienza, hanno saputo scrivere pagine di storia indimenticabili. Noi de il Narratore vogliamo che questa storia raggiunga i cuori di un pubblico ancora più ampio. L’audiolibro, grazie alla magia del suono e alla straordinaria interpretazione di Chiara Francese, restituisce ogni emozione, ogni battito di vita e ogni segreto custodito tra le pagine, immergendo l’ascoltatore in un viaggio unico tra palco e realtà”.

    Entrambi i libri di Silvia Montemurro, portano il lettore a immergersi emotivamente e completamente nella storia e nei personaggi, indipendentemente dai loro ruoli ‘buoni’ o ‘cattivi’ – ha commentato, infine, Chiara Francese. Quando la penna è fluente e sincera, per un attore è un viaggio meraviglioso dar vita a quei personaggi e io mi ci sono immersa con tutta me stessa, per poterli vestire al meglio, sperando di avvicinarmi il più possibile alla voce che Silvia avesse immaginato per loro. La cosa che amo di più dei suoi racconti è la crudezza con cui racconta le piccole, grandi cattiverie della vita. I personaggi non positivi sono davvero subdolamente crudeli, non in maniera totalmente manifesta, ma intelligente: come di fatto succede anche nella vita. Mi sono ritrovata nella grande passione di Fiamma per il ballo e nella sua frustrazione nello scoprire di non essere adatta. Mi sono ritrovata nella mancanza di competitività di Violetta, nella sua bontà, nella sua frustrazione nel dover vestire un ruolo di subordinazione mentre avrebbe voluto e potuto seguire le sue ambizioni e provare a creare costumi a sua volta”.

    Il cuore della narrazione batte al ritmo dei sogni, degli amori, delle delusioni e degli abbandoni delle tante protagoniste: Violetta, Juliette e Fiamma, ma anche Gemma, Amelia, Caramba, Lorenzo… Seguiamo le loro vite con il fiato sospeso, mentre tutt’attorno splendono le meraviglie della Scala.

    L’autrice per presentare l’opera sarà in tour a Gavardo (Bs) il 27 febbraio, il 4 marzo on line sul canale Prosa&Prosit e il 7 marzo a Erba alla libreria Volta.

    Dati tecnici

    Copyright audio: il Narratore S.r.l., 2025

    Copyright a stampa: Edizioni E/O, 2024

    Audiolibro durata: 6h 42′

    Lettura di: Chiara Francese

    Codice ISBN: 9788868165499

    Copyright audio: il Narratore S.r.l., 2025

    Prezzo: € 9,99

    In copertina “Danseuse” di Pierre Auguste Renoir, 1874, olio su tela

    Biografia

    Silvia Montemurro è nata la notte di San Lorenzo del 1987. Ha esordito nel 2013 con L’inferno avrà i tuoi occhi, segnalato dal comitato di lettura del Premio Calvino, cui sono seguiti tra gli altri Cercami nel vento, La casa delle farfalle, I fiori nascosti nei libri e L’orchestra rubata di Hitler. Nel 2023 ha pubblicato La piccinina, curato nella versione audiolibro da il Narratore e interpretato dalla voce di Chiara Francese.


  • Uscito con Indomitus Publishing “Quello che nascondono le acque” di Damien Boyd, il quinto capitolo della celebre serie thriller poliziesca “Le indagini dell’ispettore Nick Dixon”

    Dal 23 gennaio è arrivato in Italia per la casa editrice Indomitus Pubblishing “Quello che nascondono le acque” di Damien Boyd, un thriller avvincente dove l’acqua che sale è solo uno dei pericoli che l’ispettore Dixon dovrà affrontare.

    Durante le prime ore della vigilia di Natale, sotto un cielo plumbeo, il destino del candidato al parlamento Tom Perry cambia per sempre. Sua moglie Elizabeth viene trovata assassinata in quello che sembra essere un furto finito in tragedia. Ma la scena del crimine cela più di quanto appare a prima vista.

    Mentre la campagna elettorale suppletiva si intensifica e le festività natalizie vengono oscurate da nubi di tempesta, l’ispettore di polizia Nick Dixon, temporaneamente relegato in aspettativa e riassegnato all’unità cold case, osserva da lontano le piogge incessanti che minacciano di sommergere i Somerset Levels. Ma è l’ondata di segreti e bugie che rischia veramente di affogare le indagini.

    Ritornato finalmente in prima linea, Dixon è determinato a scavare oltre la superficie della vita politica di Tom Perry. Perché l’assassino ha scelto Elizabeth e non il candidato stesso? Ogni indizio sembra svelare nuove ombre, ogni testimone porta con sé un enigma portando Dixon in un labirinto di inganni, dove ogni passo verso la verità lo allontanerà dalla sicurezza delle risposte facili.

    Indomitus Publishing – ha dichiarato l’editore Davide Radice – è orgogliosa di pubblicare il quinto capitolo della celebre serie thriller poliziesca Le indagini dell’ispettore Nick Dixon.

    Un ritorno che gli appassionati aspettavano da quasi quattro anni e che promette di tenere i lettori con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.

    Damien Boyd conferma il suo straordinario talento narrativo con una trama avvincente, ricca di colpi di scena e intrighi che si intrecciano con le ombre della politica e della vita privata. La scrittura, già lodata in precedenza per la sua qualità elevata e lo stile incisivo, si rivela nuovamente il punto di forza di una serie capace di conquistare i cuori degli amanti del genere.

    Inoltre, con Quello che nascondono le acque Boyd dimostra ancora una volta perché Nick Dixon è uno dei personaggi più irresistibili della narrativa thriller: brillante, umano e determinato, l’ispettore affronta ogni caso con una dedizione e una profondità che lo rendono unico nel panorama dei gialli contemporanei”.

    Il ritorno di Damien Boyd e di una serie che ha ridefinito gli standard del thriller poliziesco rinnova, quindi, l’impegno da parte di Indomitus Publishing a portare in Italia narrativa di alta qualità, perfetta per i lettori più esigenti.

    DATI TECNICI

    Titolo: Quello che nascondono le acque

    Autore: Damien Boyd

    Casa editrice: Indomitus Publishing

    Data di pubblicazione: 23 gennaio 2025

    Costo: ebook € 6,99 (in esclusiva su Amazon, incluso in Kindle Unlimited) / paperback € 16,99 in libreria e su tutti gli store online

    Pagine: 398

    Link al sito: https://www.indomitus-publishing.it/product/quello-che-nascondono-le-acque-damien-boyd/ e https://www.amazon.it/dp/B0DNJYVT9D (acquisto diretto Amazon)

    BIOGRAFIA AUTORE

    Damien Boyd è un ex avvocato diventato scrittore di romanzi polizieschi. Grazie alla sua vasta esperienza in diritto penale e a un periodo nel Crown Prosecution Service, Damien scrive thriller polizieschi dal ritmo serrato con protagonista l’ispettore Nick Dixon. Scopri di più su www.damienboyd.com

    CASA EDITRICE

    Indomitus Publishing è una casa editrice alternativa, indipendente e attenta nello scegliere accuratamente storie avvincenti per il mercato editoriale dando fiducia ai bravi Autori italiani e rispettando la natura grazie ad un’attenta pianificazione delle tirature per evitare sprechi.


  • “Tutte le altre vite”, il nuovo romanzo della giornalista e scrittrice Alessandra Distefano

    La giornalista e scrittrice Alessandra Distefano torna in libreria con il romanzo Tutte le altre vite (Affiori Edizioni), il sequel di Sala d’attesa uscito per la stessa casa editrice lo scorso anno.

    Concepito e costruito in modo da poter essere letto anche indipendentemente dal precedente, vede come protagonista sempre Alessia, una sorta di alter ego più giovane dell’autrice, ma a differenza del primo libro fortemente autobiografico – sebbene gli eventi narrati non siano tutti totalmente veri e siano anche resi in modo un po’ distopico – in queste nuove pagine i fatti sono quasi totalmente inventati, tranne i personaggi che sono completamente esistenti ma con nomi diversi.

    Alessia, dopo la laurea, è malata e incinta. Lascia la sua amata Milano per tornare, con dispiacere, a svolgere il proprio lavoro di farmacista in Sicilia nel paese in cui la famiglia si era già trasferita quando lei era piccola.

    Ma Alessia è anche già una madre con una figlia quasi adolescente, perché il romanzo si muove contemporaneamente su due linee temporali diverse.

    Gli eventi potrebbero filare lisci e diritti, tuttavia nella sua vita non esiste davvero mai nulla di sereno e scontato: lei non cammina, lei si ritrova sempre a correre, a saltare, a scavalcare e a fuggire.

    Da chi fugge insieme alla propria figlia – inconsapevole persino di essere in fuga – si svela già nei primissimi capitoli del testo, ma ciò che nessuno saprà fino alla fine è perché qualcuno la costringa a scappare e cosa voglia da lei, da loro.

    Parallelo alla trama corre il filo ingarbugliato dei pensieri, che spesso pare più simile a un gomitolo doloroso che sembra immobilizzarla e rendere doloroso ogni suo movimento.

    Si può sfuggire al proprio passato e alle persone terrificanti e spietate che ne hanno fatto parte?

    Riuscirà Alessia a cavarsela ancora una volta insieme alla propria adorata figlia?

    “Come sempre nei miei scritti, le parti in cui la protagonista dà libero sfogo ai sentimenti, ai pensieri e alle emozioni sono totalmente vere – ha dichiarato Alessandra Distefano.

    Scrivere questi due romanzi è stato inevitabile per me, sono stati un po’ dei testi di ‘riscatto’ in cui mi sono finalmente liberata, Alessia esprime tutto ciò che io non avevo mai detto finora e si libera da molte vicende subite in prima persona.

    Credo di non sbagliare se dico che si tratta di un romanzo avvincente, in cui gli eventi si susseguono e la curiosità sale di continuo, come aspettando che il cerchio si chiuda e che esploda una bomba in grado di svelare i misteri che vengono costruiti, ma quando pare che la tensione abbia raggiunto il massimo livello ci accorgiamo che cresce ancora.

    Spero che Tutte le altre vite sia accolto dai lettori con amore, perché ci ho messo veramente tutto il cuore e credo di non aver chiuso con Alessia a oggi, sto scrivendo ancora di lei perché ormai è diventata un personaggio vivo che ha molto da fare e da dire”.

    Un libro toccante, in grado di esplorare fino in fondo l’amore materno, i traumi del passato e la ricerca di identità e indipendenza. Attraverso riflessioni introspettive e momenti di intensa emotività, la protagonista affronterà una dopo l’altra le sfide della sua vita.

     

    Dati tecnici

    Autore: Alessandra Distefano

    Editore: Affiori

    Collana: Romanzo

    Anno edizione: 2025

    In commercio dal: 13 gennaio 2025

    Pagine: 224 p., Brossura

    EAN: 9791255792031

     

    Biografia

    Nata a Milano nel 1977, Alessandra si trasferisce all’età di nove anni a Randazzo, in Sicilia, con la famiglia. Ritorna a Milano per l’università e nel 2003 si laurea in Farmacia.

    Partecipa, ai programmi RAI Alle due su Rai1, con Paolo Limiti e A tutto benessere, con Daniela Rosati.

    Pubblica nel 2000 la raccolta di poesie Inverno Segreto (Gianni Iuculano Editore) con una prefazione di Alda Merini.

    Alberto Casiraghy crea per lei due edizioni limitate di Pulcinoelefante: Una poesia e Nonno Pippo.

    Collabora con il giornale «La Voce dell’Jonio» dal 2011 e diventa giornalista-pubblicista nel 2014.

    Sul numero 261 della rivista Poesia (Crocetti editore) viene pubblicato un articolo monografico con sedici sue poesie.

    Nel 2013 viene pubblicato Quello che manca è l’anima (Edizioni Arianna).

    Nel 2016 vince il Premio Ofelia, XI edizione del Premio Memorial Gennaro Sparagna e il Premio Internazionale al femminile Maria Cumani Quasimodo.

    Nel 2017 pubblica Due così (Edizioni La vita felice) e Hotel pension cosmopolita (Edizioni Arianna). Lo stesso anno vince il premio Aurelia Josz per corti teatrali con il racconto Preistoria d’amore. Nel 2018, poi, Beethoven al chiaro di luna (Edizioni La vita felice), Ed i sogni restano là (Aletti editore) e nel 2020 Perdonateci l’imperfezione (Edizioni La vita felice).

    Nel 2024 Sala d’attesa (Affiori Edizioni).

    Dal 2019 al 2022 collabora come giornalista culturale con TGR Randazzo realizzando il programma Tv Leggiamoci sopra.


  • “Le linee delle mani”: la nuova tappa del viaggio musicale di Gemma

    Esiste davvero il caso? O siamo tutti legati da fili invisibili tracciati molto prima che ci incontrassimo? Domande antiche, ma sempre attuali, a cui il cantautore romano Gemma cerca di dare una risposta con “Le linee delle mani” (Daylite/Altafonte Italia), il suo nuovo singolo disponibile in tutti i digital store.

    Un brano che affascina e incuriosisce, perché parla di ciò che tutti, almeno una volta, ci siamo chiesti: quanto di ciò che viviamo è frutto del destino? E se le persone che incontriamo non fossero altro che tappe obbligate di un percorso già scritto, inciso sulla pelle, come tracce segrete da decifrare?

    Le linee della mano, secondo la tradizione, raccontano il nostro cammino: chi siamo e dove stiamo andando. In molte culture, da secoli, la chiromanzia cerca di leggerle e interpretarle: la linea della vita, quella del cuore, della testa. Linee che sembrano disegnate da un autore invisibile, diverse e irripetibili per ciascuno di noi, come se ogni mano custodisse una storia unica. In base ad alcune credenze, cambiano con il tempo, seguendo le scelte che facciamo e gli incontri che ci segnano, come se la vita riscrivesse continuamente il nostro percorso. Secondo uno studio pubblicato sulla Harvard Gazette, la tendenza umana a cercare spiegazioni “predestinate” per eventi significativi nasce dal bisogno di attribuire un senso all’esistenza.

    Gemma parte proprio da questa riflessione per raccontare una storia che riguarda tutti: quella degli incontri che sembrano inevitabili, e lo fa attraverso una narrazione fatta di immagini vivide e riconoscibili, dando voce a quegli intrecci personali capaci di cambiare il corso delle nostre vite.

    «Tu ci pensi mai, se fossi nata dall’altra parte della Terra, tra distanze siderali, ci incontreremmo figli di congiunzioni astrali?»: un interrogativo che suona familiare a chi ha provato a spiegare un legame che appare scritto da sempre. Gemma trasforma queste suggestioni in musica, con un sound avvolgente che accompagna l’ascoltatore in un percorso sonoro tra casualità apparente e trame invisibili tessute dal destino.

    In un mondo frammentato, in cui viviamo iperconnessi ma spesso distanti, “Le linee delle mani” ci riporta a un concetto semplice e rivoluzionario: le connessioni spontanee (quelle che sentiamo inevitabili) non hanno bisogno di algoritmi. In un recente report del Pew Research Center, emerge come oltre il 60% delle persone creda che gli incontri più significativi della loro vita siano frutto del destino o di una “forza superiore”.

    Forse non sapremo mai se tutto è scritto, ma in una contemporaneità dove tutto sembra calcolato e programmato, “Le linee delle mani” ci ricorda che alcune connessioni sfuggono a qualsiasi schema.

    «Mi ha sempre affascinato l’idea che determinate persone entrino nella nostra vita per caso, ma poi restino come se fossero sempre state lì – spiega Gemma -. Forse tutto è scritto sulle nostre mani, o forse siamo noi a decidere come leggere quelle linee. La verità? Non lo so, ma credo nella forza di quegli incontri che ti cambiano senza spiegazioni.»

    Parole semplici, ma ricche di significato. Un invito a osservare le nostre storie personali con uno sguardo nuovo, a chiederci se davvero ciò che accade lo fa per caso o se ci muoviamo, inconsapevolmente, lungo traiettorie già disegnate.

    Tra poesia e realtà, “Le linee delle mani” è anche una riflessione sui paradossi della vita: «Nello stesso cielo, alla stessa ora, c’è chi nasce e chi muore, mentre noi due, destini che si cercano.» In una sola frase, Gemma mette a fuoco una verità spesso taciuta: mentre il mondo continua il suo ciclo di opposti – vita e morte, amore e odio – ci sono storie che, contro ogni probabilità, si intrecciano. Ed è proprio in questi incontri, apparentemente casuali, che troviamo significato.

    Gemma, con un percorso musicale tra premi e palchi importanti, prosegue il suo cammino dopo i successi raccolti con “Ogni momento che passa” e “12 tocchi“, che ha emozionato per il suo inno alla gratitudine e alla vita. Con “Le linee delle mani”, l’artista romano – già vincitore del concorso europeo Yes We Sing e finalista nel contest Zocca – Paese della Musica promosso da Vasco Rossi – conferma il suo talento nel dare voce a quei pensieri che tutti, prima o poi, ci troviamo ad avere: quanto dipende da noi e quanto, invece, è già deciso?

  • “Incantesimo” è il nuovo singolo di Punto Cieco

    Dal 17 gennaio 2025 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale “INCANTESIMO”, il nuovo singolo di Punto Cieco.

    Incantesimo” è un brano che vuole essere una riflessione sulle relazioni di coppia, esplorando i dubbi che sorgono all’interno di un rapporto e le continue scoperte che questa dinamica ci offre.

    Spiega l’artista a proposito del brano: “Capita a tutti di avere dei dubbi, soprattutto dal punto di vista sentimentale. Il brano è una riflessione profonda sulle dinamiche delle relazioni di coppia, esplorando le complessità che emergono nel corso di una storia condivisa. Esamina i dubbi che possono sorgere riguardo alla stabilità e alla comprensione reciproca, mettendo in evidenza le incertezze che spesso accompagnano il percorso di unione tra due persone. Allo stesso tempo, il testo sottolinea le continue scoperte che una relazione porta con sé, sia a livello emotivo che personale. Ogni esperienza condivisa contribuisce a rivelare nuovi aspetti di sé e del partner, mettendo in luce la crescita e la trasformazione che avvengono all’interno di una coppia nel tempo. In questo senso, la relazione è vista non solo come un cammino di intimità e connessione, ma anche come un percorso di continua evoluzione e scoperta reciproca.”

    Biografia

    Nato nel 2023 dalla volontà di Matteo Morini, Punto Cieco è un progetto musicale dal nome che porta un doppio significato: visivo e metaforico. Matteo è affiancato nelle produzioni e nelle performance da Giacomo Lunardi (chitarra e tastiere), Giuliano Sarti (basso e chitarra) e Rebecca Bonfigli (batteria). Un ruolo fondamentale è ricoperto da Giulio Testi, che si occupa di fotografia, grafica e, occasionalmente, di tastiere. Il progetto ha già collezionato diverse esibizioni live nel ferrarese, salendo anche sui palchi di festival locali come Il Solito Festival e Rockafe. Inoltre, Punto Cieco ha preso parte all’open week di maggio 2024 del CPM di Franco Mussida.

    Incantesimo” è il nuovo singolo di Punto Cieco disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 17 gennaio 2025.

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  • AABU: venerdì 21 febbraio in concerto al Covo Club di Bologna

    Venerdì 21 febbraio alle 22:00, gli AABU saranno in concerto al Covo Club di Bologna in apertura ai Big Mountain County.

    Gli AABU, quintetto bolognese di rock alternativo, tornano sul palco per presentare in anteprima il loro terzo album, in uscita per Overdub Recordings. Il live si terrà al Covo Club di Bologna (Viale Zagabria, 1), un luogo speciale per la band.

    «Dopo tanto tempo, siamo felici di tornare su un palco che per noi è casa e dare a chi ci ascolterà un’anteprima del nostro nuovo disco con un sound rinnovato e la nostra solita energia. Stateci vicino!», commenta il gruppo.

     

    I biglietti per la data di venerdì 21 febbraio 2025 al Covo Club di Bologna sono disponibili su DICE

    Biografia

    Gli aabu (acronimo di Abbiamo Ancora Bisogno di Urlare) sono un quintetto bolognese di rock alternativo, in procinto di rilasciare il loro terzo album, a qualche anno di distanza dall’omonimo pubblicato nel 2018 con l’etichetta Brutture Moderne. Il cuore della loro musica sono i testi, così personali da divenire universali, attorno ai quali prendono forma composizioni ricche di sfumature, con sintetizzatori analogici che si intrecciano a creare un’opera coinvolgente e intensa. Alla musica gli aabu uniscono una forte passione per la fotografia, che usano per documentare ogni momento della loro vita e di chi li circonda, creando un archivio visivo intimo e autentico. Dopo una fase di rinnovamento, in cui hanno esplorato influenze elettroniche, gli aabu sono pronti a tornare sui palchi per trasmettere nuove emozioni e coinvolgere il pubblico con un sound evoluto e carico di energia.

    Negli anni, gli aabu hanno costruito un’intensa attività live, esibendosi in alcuni dei principali club e festival della scena indipendente italiana, tra cui: Vidia Club – Cesena (opening act per i Ministri), Frogstock Festival – Riolo Terme (opening act per Ex Otago), Oltre Festival – Bologna (opening act per Motta,Giorgio Canali e Rossofuoco, Murubutu), Covo Club – Bologna, Hiroshima Mon Amour – Torino (Concerto del Primo Maggio), Pontelungo – Bologna (opening act per Punkreas), Cortile Cafè – Bologna (opening act per Cara Calma), OFF Club – Modena, Liggia Club – Genova.

     

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  • Tra le nuvole e nella musica di Martina

    Martina Sergi ad un passo dalla musica.

    A ridosso della sua uscita discografica, Martina si racconta e ci regala uno scorcio della sua personalità. 

    Non so definire bene in che momento io abbia iniziato a raccontare me stessa e le vite delle altre persone tramite le canzoni, ma so che questo bisogno nasce da dentro e non dargli modo di prendere forma sarebbe un peccato.Ho sempre guardato gli artisti pensandoli come qualcuno di inarrivabile, come se ci volesse una motivazione valida per essere definito tale e questo per tanti anni mi ha bloccata dall’esprimere ciò che sentivo dentro. Poi un giorno ho deciso di provare a scrivere per me, ho deciso di mettere me stessa nero su bianco, di raccontare ciò che provavo e dare a quel testo una melodia, provare a farlo risuonare e da lì non ho più smesso. Ricordo di avere avuto intorno a 12 anni quando scrissi la mia prima canzone, ero seduta in giardino e avevo davanti carta e penna e imbracciavo la mia tanto amata chitarra classica. Avevo subito una perdita tanto dolorosa, la scomparsa di mia nonna Lucia e sentivo di non riuscire a far comprendere quanto io stessi male e sentissi la sua mancanza. Lei era andata via ed io credevo di non averle detto tutto, di non aver avuto il tempo di viverla appieno. Questa sensazione cresceva ogni giorno di più e sentivo il bisogno di darle sfogo, sentivo il bisogno di parlare con lei, ma volevo un qualcosa che fosse solo nostro, qualcosa di indelebile, qualcosa di eterno, e così dopo aver abbozzato una sequenza di accordi, presi la penna in mano e ricordo ancora quella sensazione che mi pervase quando la avvicinai al foglio: era come se lei scrivesse da sola guidando la mia mano. Avevo realizzato qualcosa di speciale, ma ancora non lo comprendevo e ho accantonato la scrittura; il canto invece è rimasto parte di me ma faticavo a tirarlo fuori.Faccio un salto di svariati anni, è gennaio del 2019, ho iniziato da poco l’università, sono al primo anno, a metà del secondo semestre e sto preparando un esame. Tra una pausa e l’altra apro IG e visualizzo la foto di una citazione di Massimo Gramellini: “Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene. Continuerà a mandarti dei segnali disperati, come la noia e l’assenza di entusiasmo, confidando nella tua ribellione.”Leggere questa frase per me è stato un colpo al cuore perché l’unica cosa a cui riuscivo a pensare subito dopo era la musica, la scrittura e il canto. Decido già in quel momento che avrei terminato il mio percorso di studi ma alla fine di esso mi sarei dedicata esclusivamente alla musica.A giugno 2022 finalmente pubblico la mia prima cover, ma non mi bastava, volevo qualcosa che fosse “mia”. Inizio a cercare type beat su YT e comincio a scavarmi dentro. A mettermi a nudo con me stessa. Cosa c’era in me che aveva la necessità di essere raccontato? C’era qualcosa che avevo soffocato e che volevo tirare fuori tramite l’arte e la musica? Qualcosa che volevo sfogare in una maniera che mi facesse sentire libera? C’era una delusione d’amore ricevuta qualche anno prima che mi aveva realmente segnata, un amore vissuto nel segreto, con fatica e dolore. Decido di ritirarlo fuori e devo ammettere che dopo averne parlato tramite il testo della mia prima canzone autobiografica, Falling Apart, ho sentito una sensazione di pace interiore che non so spiegare. Da ho capito che è questo ciò che mi spinge a scrivere e cantare di me: il fatto di cercare tutto ciò che ho sempre tenuto dentro, le storie nascoste che porto con me, le cose vissute e trasformarle in parole e musica, alla ricerca di quella sensazione di pace e libertà che mi da il fatto di averle buttate fuori e averne creato un qualcosa. Durante il mio processo creativo sento come una “fatica” da affrontare, cerco di spogliarmi di tutto e di essere onesta con il foglio che ho davanti. Scrivo rigorosamente con carta e penna (anche se a volte per necessità uso comunque le note del telefono) e seduta sul pavimento perché mi da la sensazione di essere più vera. Mi scavo dentro, cerco quelle parole che possano toccarmi l’anima, quelle parole che possano andare dritte per la loro strada e raccontare di un qualcosa. Tutto questo è per me come un grande crescendo, un climax: inizio dal basso, da dove ho più difficoltà, cerco di raggruppare tutte le idee che ho in mente, tutte le sensazioni che un avvenimento mi ha suscitato e di metterle in ordine per creare la storia nel testo. All’inizio è come un grande caos emotivo e non nego che ho a volte dei blocchi per cui so di dovermi fermare e riprendere a scrivere in un secondo momento (che può essere un momento qualsiasi, magari sono sotto la doccia e mi viene in mente una frase, esco di corsa e la appunto). Alla fine di tutto questo lavoro, quando vedo il testo davanti a me e sento la melodia in sottofondo, provo una gioia immensa e so che tutta quella fatica che c’è dietro è stata ricompensata. Non ho mai puntato a fare grandi numeri, anche se ovviamente ci ho sperato qualche volta, ma con il tempo ho imparato ad apprezzare i miei testi partendo proprio da quella sensazione di libertà che mi danno, e quando ho ricevuto qualche apprezzamento, anche se di una sola persona, ho realizzato di essere riuscita a scrivere qualcosa di bello e vero. Ho capito negli anni che tutto può essere e ha il diritto di essere raccontato, che l’artista per essere tale non deve essere per forza su tutti i giornali e in cima a tutte le classifiche. Qualsiasi storia raccontata è valida, e riuscire a farla diventare arte (in musica o sotto qualsiasi forma espressiva) rende la persona artista. Pian piano ho iniziato a voler raccontare non solo di me, ma anche delle vite degli altri. Ho cercato storie, ho chiacchierato con persone di varie età e ho raccolto emozioni e sentimenti. Ho provato con tutta me stessa a rendere speciali le storie che mi sono state raccontate e da queste sono scaturite alcune mie canzoni come “Never be you”, “i can’t believe” e “Emily”. Regalare ad una persona un testo in musica che parla proprio di lei e vedere il sorriso sul suo volto e la commozione e l’emozione nei suoi occhi per me è qualcosa di impagabile. Il mio modo di scrivere si è evoluto nel tempo, mescolando più modalità. A volte parto dal racconto e quindi dal testo, senza ben sapere che melodia andrà ad avere e una volta finito e individuata la tipologia di brano che voglio farne scaturire, studio assieme a Giovanni un possibile arrangiamento e modifico il testo adattandolo alla metrica che ci serve. Altre volte invece parto direttamente dalla creazione di una melodia. Questo accade quando sento sottopelle l’esigenza di scrivere, ma ho bisogno di una strada, un punto di partenza che mi susciti qualcosa e che mi faccia trovare una storia da adattare a quel suono. A volte sento l’esigenza di dar vita a qualcosa in una specifica lingua e per questo passo dalla scrittura in italiano a quella in inglese. Il processo di scrittura rimane sempre lo stesso per entrambe, ma so che ci sono alcune espressioni, alcuni suoni a livello di parola/pronuncia, alcune strade comunicative che rendono meglio in una lingua o nell’altra per una determinata storia da raccontare che ho in mente.